Fermiamo l'espansione suburbana,
ricostruiamo la civilta'!

Kirstin Miller

Sono qui per parlarvi di come possiamo fermare e invertire il fenomeno della suburbanizzazione e ricostruire la civilta'; come possiamo permettere alle nostre citta' di esistere in equilibrio con la natura invece di essere in concorrenza con essa. Questo processo richiede l'eliminazione di milioni di ettari di asfalto soffocante e la rinascita di paesaggi agricoli e selvatici, creando allo stesso tempo luoghi salubri e vitali dove la gente possa vivere e lavorare. Le fondamenta per questo progetto si basano su trent'anni di lavoro e ricerche sulla pianificazione e progettazione ecologica delle citta' attuato da Richard Register, fondatore dell'associazione ambientalista con base a Berkeley "Ecocity Builders".

Il momento per cominciare questo lavoro e' giunto. La National Wildlife Federation denuncia che ogni anno circa 2,5 milioni di acri di terreno agricolo, foreste, deserto, pascolo vanno perduti a vantaggio dello sviluppo suburbano negli Stati Uniti - e se le nazioni in via di sviluppo seguiranno questo trend, i loro tassi di incremento dello sviluppo suburbano supereranno presto quelli degli USA. Proprio nel momento in cui ci accorgiamo delle potenzialita' catastrofiche che presenta il rilascio di CO2 nell'atmosfera, lo sviluppo suburbano, probabilmente la causa piu' importante di questo fenomeno, sta preparando altri due miliardi di conducenti di auto da aggiungere al problema nei prossimi 10 o 20 anni. La soluzione: smetterla di costruire pensando all'automobile, eliminare il fenomeno della suburbanizzazione e ricostruire la civilta' in equilibrio con gli ecosistemi.

Ecocity Builders, assieme ad una coalizione di pionieri delle citta' ecologiche, molti dei quali hano partecipato alle Conferenze Internazionali per le Citta' Ecologiche tenute fino ad ora in cinque continenti, l'ultima delle quali a Shenzhen, in Cina, ha individuato nuovi strumenti adatti a creare un futuro piu' salubre per le persone e la natura. Questi strumenti cominciano ad esplorare comunita' pedonali e ciclistiche molto piu' equilibrate ecologicamente che corrispondano alle aspirazioni umane, tenendo conto delle esigenze di un ambiente naturale vitale. Includono la cessione di diritti di sviluppo, crediti di imposta sul recupero di aree naturali, progetti di dimostrazione ecologica, alloggi che non prevedano la presenza di automobili per contratto, e creazione di alcune zone urbane ecologiche. Crediamo anche che trasformare le nostre modalita' di costruire le citta' possa venire incontro alle esigenze del libero mercato attirando capitali in cerca di profitti, se adeguatamente facilitata da positivi incentivi governativi.

Ma prima vorrei definire meglio questo grande problema. Come sapete, l'umanita' attualmente sta costruendo citta' che rappresentano il principale fattore di cambiamento climatico e di collasso della biosfera - le citta' dello sviluppo suburbano, dell'energia a basso costo e delle automobili. Questo modo di costruire le citta' sta letteralmente soffocando il terreno sotto di noi e inaridendo intere aree del nostro pianeta. In California, la National Wildlife Federation ha pubblicato uno studio nell'aprile del 2001 intitolato "Asfaltando il Paradiso" nel quale denunciava che il 61% delle specie in via di estinzione nello Stato della California si trovano in questa situazione a causa delle alterazioni dell'habitat conseguenti allo sviluppo suburbano. Lo studio non include gli effetti degli scarichi di acque inquinate, dell'inquinamento atmosferico e del fatto che le automobili e le infrastrutture a loro dedicate sono la maggior singola causa di rilascio di CO2 nell'atmosfera. Ed e' lo stesso quasi ovunque. Se il cambiamento climatico dovesse accelerare, possiamo aspettarci una riduzione della biodiversita' sul pianeta come non si e' mai vista nella storia dell'evoluzione, e le citta' suburbane autodipendenti saranno la causa piu' importante di questa catastrofe. Dei molti ulteriori problemi che si verificano nelle citta' automobili, tra i quali vanno annoverati la segregazione delle funzioni economiche e sociali, le spese pure e semplici che mettono la citta' automobile al di fuori della portata delle tasche dei cittadini a basso reddito, la perdita di tempo nel traffico e via dicendo, uno merita una attenzione particolare: il mezzo milione di persone che ogni anno muoiono in incidenti stradali.

Naturalmente, ricostruire il nostro habitat comportera' anche la ricostruzione dei nostri schemi mentali individuali e collettivi, e le nostre percezioni di noi stessi in relazione all'ambiente. Non e' un obiettivo facile, ma credo che questo processo stia cominciando e che debba accelerare. Voi, le persone intervenute a questa conferenza, siete alcuni dei piu' importanti leader di questo movimento per un futuro migliore. Mi sento onorato di essere qui oggi per presentare la mia relazione sulle citta' ecologiche per mezzo della mia organizzazione, Ecocity Builders.

Vi parlero' anche chiaramente delle dimensioni del problema che ci troviamo ad affrontare. Benche' sia desiderabile e da considerarsi un passo nella direzione giusta, non sara' sufficiente migliorare solo alcune piccole porzioni delle nostre citta', o costruire alcune nuove citta' che funzionino bene, se ignoriamo la crisi globale che stanno attraversando le citta' di oggi. E non sara' nemmeno sufficiente che le persone che tra di noi sono preoccupate smettano semplicemente di guidare. Le citta' costruite per le automobili e la dispersione della cultura umana in scenari meccanizzati non possono essere resi sostenibili dai miglioramenti delle tecnologie che sostengono questa struttura, inclusa la costruzione di "automobili migliori". Invece, abbiamo bisogno di cambiare la struttura stessa alle fondamenta. Dobbiamo tornare ai principi di base e renderci di nuovo conto che la citta' deve essere progettata per la gente, non per le macchine. Possiamo farci aiutare da alcune macchine: macchine per costruire la citta', ascensori, biciclette, treni, tram. Ma costruire le citta' obbedendo ai dictat dell'automobile, delle tangenziali, dei quartieri residenziali suburbani a bassa densita' abitativa e dell'energia a basso costo non potra' mai essere salutare per la societa' e per la natura. Dobbiamo anche ricordarci che non possiamo tornare al passato. Ci sono piu' di sei miliardi di persone sul nostro pianeta. Non possiamo ricreare citta' con edifici di quattro piani come fecero i nostri avi nel Medio Evo. Ci sono cinquanta volte piu' persone viventi adesso, e dal 1999 la domanda di risorse naturali ha superato la capacita' di carico del pianeta del 25%. Il classico di Christopher Alexander, "A Pattern Language", contiene molte immagini suggestive e consigli, ma il suo vocabolario e' limitato a questo periodo della storia. Le citta' ecologiche del futuro saranno piu' alte: molto piu' alte in alcuni luoghi. Progettate con caratteristiche ecologiche e con un occhio di riguardo a principi ecologici, questi posti potranno essere eccitanti, belli ed armoniosi.

C'e' un principio universalmente vero nella sua essenza semplice e basilare: gli organismi viventi di qualsiasi livello di complessita' si organizzano tridimensionalmente, non in piatti fogli bidimensionali come un pezzo di carta. Una struttura essenzialmente piatta richiede linee di congiunzione tra i suoi punti proporzionalmente molto piu' lunghi. Per un organismo vivente dilatarsi in questo modo lungo una superficie piatta richiederebbe che il sistema vascolare occupi un'enorme porzione della sua anatomia con l'unico scopo di portare sostanze nutritive e informazioni in giro per il corpo. Un tale grottesco organismo appiattito e dilatato sarebbe assolutamente inefficiente se esistesse: cosi', semplicemente non esiste!

Se impariamo a pensare in tre dimensioni e ad utilizzare per i nostri edifici terrazzi e portici sopraelevati; se realizziamo giardini pensili dove alloggiare uccelli indigeni e forniamo ai cittadini luoghi alti da visitare, dove lavorare o vivere, perche' non possiamo immaginare davvero citta' piu'alte e piu' belle piene di vita e di ispirazioni? Edifici del genere, e citta' formate principalmente da questi edifici, sarebbero parte di un organismo vivente ecologicamente e socialmente salubre.

Un buon esempio di una citta' che ha sposato molti principi ecologici e che e' in grado di pensare a tre dimensioni e' Curitiba, in Brasile. A partire dal 1972 l'allora sindaco, oggi governatore, Jaime Lerner ha cominciato ad organizzare lo sviluppo del sistema di trasporto pubblico su "strade dedicate" - cioe' strade per soli autobus con una maggiore densita' di abitazioni, di servizi e di attivita'. Sono presenti anche 27 isolati di strade pedonali, decine di bellissime piazze e piazzette, giardini pubblici imponenti e spazi aperti semi-naturali abbelliti da fiumi e ruscelli.

Nel 2001, mentre frequentavo la quarta Conferenza Internazionale sulle Citta' Ecologiche a Curitiba, ebbi la fortuna di intervistare Jaime Lerner. Ecco alcune delle sue parole a proposito della progettazione urbana che sono contento di condividere con voi. Dice "Quando si ha qualsiasi proposta da fare, bisogna essere sostenuti da una visione generale a proposito delle persone. Dovete essere ottimisti quando avete a che fare con la gente. Questo non significa essere naif. Si tratta solo della consapevolezza che il cambiamento e' possibile. Come vi rendete conto dell'importanza del cambiamento, comincia sempre un processo educativo. Non potete rispettare la citta', l'ambiente, se non lo capite. Cosi' abbiamo cominciato a rendere comprensibile questo processo." Ancora: "La pianificazione non e' progettare tendenze; e' un processo di cambiamento. Se progettate brutte tendenze, se progettate la tragedia, avrete la tragedia".

Nel mondo occidentale, le persone non abbracciano il cambiamento con prontezza - a meno che non si tratti dell'ultimo modello di fuoristrada - e generalmente preferiscono progettare cattive tendenze. Ma, come dice Lerner, dobbiamo credere che il cambiamento e' possibile, e che nelle giuste circostanze e con grandi energie dedicate al processo educativo, possiamo cominciare a invertire la tragedia dell'automobile e a progettare un futuro migliore, piu' rispettoso dell'umanita' e dell'ambiente.

Stanno avvenendo dei cambiamenti positivi. Siamo qui riuniti, provenienti da posti differenti per condividere idee ed informazioni. In Europa, molte citta' hanno cominciato ad allargare le loro aree pedonali. Piazze che erano state trasformate in parcheggi negli anni dai '40 ai '70 stanno venendo restituite alle loro originali funzioni "filopedonali". Sono state realizzate molte piste ciclabili, per un totale di migliaia di chilometri, e costruite ex novo o recuperate molte linee tranviarie.

La citta' rende possibili molte relazioni, perche' mette insieme tante cose diverse: le persone, le idee, le macchine, gli strumenti, il sapere, la memoria, la letteratura, l'arte, tutto! Nella sua struttura fisica, la citta' puo' rendere possibili le cose, o impedire che avvengano. Puo' essere un meccanismo che libera le persone in una misura incredibile, o, come le attuali citta' Americane e molte altre, non puo' venire sfruttata senza guidare per lunghe distanze, sprecando un sacco di soldi, inquinando e bruciando fino all'esaurimento i combustibili fossili.

Penso che molti di noi sarebbero d'accordo con Richard Register quando dice che "e' arrivato il tempo di fronteggiare la necessita' di una riprogettazione radicale, la riprogettazione delle citta', e niente, con la possibile eccezione di dover mettere fine ad una guerra, e' piu' importante".