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Meditazioni dei Padri della Chiesa

 

N.1   Chi ha sete venga a me e beva

Dalle  <<istruzioni >> di San Colombano,abate

(istruz. 13 su Cristo fonte di vita 1-2)

 

Fratelli carissimi, ascoltate attentamente. Ciò che vi dirò è necessario al vostro bene. Sono verità che ristoreranno la sete della nostra anima. Vi parlerà infatti della inesauribile sorgente divina. Però, per quanto sembri paradossale, vi dirò: Non estinguete mai la vostra sete. Così potrete continuare a bere alla sorgente della vita, senza smettere mai di desiderarla. E’ la stessa sorgente, la fontana dell’acqua viva che vi chiama a sé e vi dice: « Chi ha sete venga a me e beva». (Gv 7, 37).

Bisogna capire bene quello che si deve bere. Ve lo dica lo stesso profeta Geremia, ve lo dica la sorgente stessa:

« Hanno abbandonato me, sorgente dì acqua viva, dice il Signore» (Ger 2, 13). E’ dunque il Signore stesso, il nostro Dio Gesù Cristo, questa sor­gente di vita che ci invita a sé, perché di lui beviamo. Beve di lui chi lo ama. Beve di lui chi si disseta della parola di Dio; chi lo ama ardentemente e con vivo desiderio. Beve di lui chi arde di amore per la sapienza.

Osservate bene da dove scaturisce questa fonte; poiché quello stesso che è il Pane è anche la Fonte, cioè il Figlio unico, il nostro Dio Cristo Signore, di cui dobbiamo aver sempre fame. E’ vero che amandolo lo mangiamo e desiderandolo lo introduciamo in noi; tuttavia dobbiamo sempre desiderarlo come degli affamati. Con tutta la forza del nostro amore beviamo di lui che è la nostra sorgente; attingiamo da lui con tutta l’intensità del nostro cuore e gustiamo la dolcezza del suo amore.

Il  Signore infatti è dolce e soave: sebbene lo mangiamo e lo beviamo, dobbiamo tuttavia averne sempre fame e sete, perché è nostro cibo e nostra bevanda. Nessuno potrà mai mangiarlo e berlo inte­ramente, perché mangiandolo e bevendolo non si esaurisce, né si consuma. Questo nostro pane è eterno, questa nostra sorgente è perenne, questa nostra fonte è dolce.

Per tale motivo il profeta afferma: « Voi tutti assetati, venite alla fonte » (Is 55, 1). Questa fonte è per chi ha sete, non per chi è sazio. Giustamente quindi chiama a sé quelli che hanno sete, che ha dichiarati beati nel discorso della montagna. Questi non bevono mai a sufficienza; anzi quanto più bevono tanto più hanno sete.

E’ dunque necessario, o fratelli, che noi sempre desideriamo, cerchiamo e amiamo «la fonte della sapienza, il Verbo di Dio altissimo » (Sir 1, 5 volg.), nel quale, secondo le parole dell’Apostolo, «sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza » (Col 2, 3).

Se hai sete, bevi alla fonte della vita; se hai fame, mangia di questo pane di vita. Beati coloro che han­no fame di questo pane e sete di quest’acqua, perché, pur mangiandone e bevendone sempre, desiderano di mangiarne e di berne ancora. Deve essere senza dubbio indicibilmente gustoso il cibo che si mangia e la bevanda che si beve per non sentirsene mai sazi e infastiditi, anzi sempre più soddisfatti e bramosi. Per questo il profeta dice: « Gustate e vedete quanto è buono il Signore » 

(Sal 33, 9).

(Liturgia delle ore – Mercoledi della XXI settimana del tempo ordinario)

 

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N.2  Anelito dell'anima fedele alla chiara visione di Dio

(Meditazione del Salmo 41 di S.Agostino)

 

Questo salmo inizia con un santo desiderio, e colui che canta dice: Come il cervo anela alle fonti dell'acqua, così l'anima mia anela a te, Dio. Chi dice queste cose? Se lo vogliamo, siamo noi.

E che cosa cerchi al di fuori di quello che sei, quando è in tuo potere essere ciò che cerchi?

Fate vostra la mia avidità, partecipate con me a questo desiderio; amiamo insieme, insieme bruciamo per questa sete, insieme corriamo alla fonte di ogni conoscenza. 

Egli stesso è la fonte...Se è fonte....è anche intelligenza che sazia l'anima avida di sapere; e chiunque capisce è illuminato da una certa luce non corporale, non carnale, non esteriore, ma interiore. 

Tu corri alla fonte, desidera le fonti delle acque. Presso Dio c'è la fonte della vita, una fonte inesauribile; nella luce di Lui c'è una luce che non si oscurerà mai.

Desidera questa luce, questa fonte; una luce che i tuoi occhi non hanno mai conosciuto....

L'anima mia ha sete del Dio vivente.  Di che ha sete? Quando verrò e comparirò alla presenza di Dio? E' di questo che ho sete: di venire e di apparire.

Ho sete nel cammino, ho sete nella corsa; sarò saziato quando arriverò.

 

 

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N.3 Beati i misericordiosi.... (Matteo 5,1)

Fa' il bene e ti sarà fatto. Fallo con gli altri affinché sia fatto a te. Tu invece sei nell'abbondanza

e sei nel bisogno; sei ricco di beni temporali, ma hai bisogno di quelli eterni.

Tu senti la voce di un mendicante, ma tu stesso sei mendicante di Dio.

Si chiede a te, ma chiedi anche tu.

Come ti comporterai con chi chiede a te, così anche Dio si comporterà con chi chiede a Lui.

Tu sei pieno e vuoto nello stesso tempo; riempi con la tua pienezza che è vuoto affinché il tuo

vuoto sia riempito della pienezza di Dio.

S.Agostino - Tempo ordinario IV Domenica anno A - Una lampada nella notte)

 

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N.4    Dai fioretti dei Padri del deserto

In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a Me. ( Mt 25,40 )

Un solitario aveva sotto di se un altro solitario che abitava

in una cella distante 10 miglia. Il suo pensiero gli disse:

<<Chiama il fratello perché venga a prendere il pane>>.

Ma poi pensò: <<Devo imporre al fratello una fatica di 10

miglia per del pane?>>.

Andrò io a portarglielo. Prese il pane e si diresse verso la cella del fratello. Lungo la strada inciampò in una pietra, si ferì un piede e versò molto sangue. Cominciò a gridare per il dolore e subito gli apparve un angelo che gli disse: <<Perché piangi?>>. E quello mostrandogli la ferita gli rispose.

<<E’ per questo che piango>>.

L’angelo gli disse: <<Non piangere per questo. I passi che hai fatto per amore del Signore sono tutti contati. E ti varranno una grande ricompensa davanti a Dio>>.

Allora l’asceta rese grazie a Dio e riprese il cammino pieno di gioia. Giunse dal fratello, gli portò i pani e gli raccontò la bontà di Dio nei suoi confronti. Quindi gli diede il pane e ritornò indietro. Il giorno seguente prese di nuovo i pani e s’incamminò verso un altro monaco; ma accadde che quel monaco stava venendo da lui e s’incontrarono per via.

E quello che andava disse a quello che veniva:

<<avevo un tesoro e tu hai cercato di togliermelo>>.

L’altro gli disse: <<La porta stretta farà passare soltanto te? Lasciami entrare con te>>.

E all’improvviso mentre stavano parlando apparve loro un angelo del Signore che disse: 

<<La vostra contesa è salita a Dio come profumo di soave odore>>. 

 

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N.5  Il tuo desiderio è la tua preghiera 

Il tuo desiderio è la tua preghiera: se continuo è il tuo desiderio continua è pure la tua preghiera.

L’Apostolo infatti non a caso afferma: “Pregate incessantemente”

(1 Ts. 5, 17). S’intende forse che dob­biamo stare continuamente 

in ginocchio o prostrati o con le mani levate per obbedire al comando di pregare incessantemente?

Se intendiamo così il pregare, ritengo che non possiamo farlo senza interruzione.

Ma v’è un’altra preghiera, quella interiore, che è senza interruzione, ed è il desiderio.

Qualunque cosa tu faccia, se desideri quel sabato (che è il riposo in Dio), 

non smetti mai di pregare.Se non vuoi interrompere di pregare, non  cessare di desiderare.

Il tuo desiderio è continuo, continua è la tua voce.

Tacerai, se smetterai di amare.

Tacquero coloro dei quali fu detto:

“Per il dilagare dell’ iniquità, l’amore di molti si raffredderà” - ( Mt 24, 12).

La freddezza dell’amore è il silenzio del cuore, l’ardore dell’amore è il grido del cuore.

 Se resta sempre vivo l’amore, tu gridi sempre; se gridi sempre, desideri sempre;

se desideri, hai il pensiero volto alla pace.

“E davanti a te sta ogni mio desiderio” (Sal 37,10).

Se sta davanti a Lui il desiderio, come può non essere davanti a Lui

anche il gemito che è la voce del desiderio?

Perciò egli continua: “E il mio gemito a te non è nascosto”

(Sal 37,10), ma lo è a molti uomini.

(S. Agostino dal “Commento sui Salmi”)

 

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N.6 La luce del cristiano non può rimanere nascosta 

Niente è più freddo del cristiano che non si cura della salvezza degli altri. Non puoi qui tirar fuori la povertà; infatti quella donnetta che mise le due monetine ti accuserà. (Le 21,1-4). Anche Pietro diceva: «Non ho nè argento nè oro»

(Atti 3,6). Così Paolo era talmente povero da patir spesso la fame e mancare del necessario. Non puoi mettere avanti la tua umile condizione; gli apostoli infatti erano di basse origini, nati da poveri. Non puoi addurre il pretesto dell’ignoranza; anche loro erano illetterati. Non puoi obiettare che sei debole; così era anche Timoteo, che soffriva di frequenti infermità Chiunque può essere utile al prossimo, se vuole compiere la sua parte. Non vedete le piante ornamentali, come sono rigogliose, come sono belle, sviluppate, snelle e alte? Ma se avessimo un orto vorremmo avere melograni e olivi fecondi piuttosto che quelle; quelle infatti sono per il godimento, non per l’utilità; e se vi è qualche utilità, è molto poca. Così sono coloro che vedono soltanto i propri interessi; anzi non sono neppure così, ma atti solamente ad essere puniti. Quelle piante infatti servono almeno agli edifici e a riparo delle cose. Così erano quelle vergini: caste, decorose, modeste, ma a nessuno utili e perciò buttate nel fuoco (Mt 25,l-l3).Cosi sono quelli che non nutrono Cristo. Nota poi come nessuno di essi è accusato per i suoi peccati: non perché ha fornicato, non perché ha spergiurato, niente di tutto questo; ma perché fu inutile agli altri. Tale era colui che sotterrò il talento (Le 19,1 l-28):presentava una vita senza colpe, a inutile agli altri. Come di grazia, potrebbe essere cristiano chi è così? Se il lievito mescolato alla farina non porterà tutto a fermentazione, è davvero lievito? E che dire di un profumo che non investa quanti si accostano?

Lo si chiamerà ancora profumo? E non dire:«Non posso indurre gli altri»; perché , se sarai cristiano, questo non potrà non avvenire. Infatti come le cose che sono di eguale natura non sono in contraddizione tra loro, così di quanto stiamo dicendo: fa parte della natura stessa del cristiano. Non offendere Dio. Se dici che il sole non può risplendere, gli fai torto; se dici che il cristiano non può far del bene, offendi Dio e lo rendi bugiardo E’ più facile infatti che il sole non scaldi e non brilli, che un cristiano non risplenda; è più facile che la luce sia tenebra, che accada questo. Non dire che è impossibile; è invece il contrario impossibile. Non offendere Dio. Se noi facciamo bene la nostra parte, questo avverrà sicuramente e si rivolgerà come un fatto naturale. Non può la luce di un cristiano restare nascosta; non può restare nascosta una fiaccola così splendente.

 

(Omelie sugli Atti degli Apostoli di G.Crisostomo - Om.20,4 - Liturgia delle ore)

(tratto dal libro: Introduzione a “I Padri della Chiesa” - - Edizione Istituto San Gaetano - Vicenza)

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       N.7 Dai "Commenti sul Diatessaron" di Sant’Efrem diacono

            «La parola di Dio è sorgente inesauribile di Dio»

 

Chi è capace di comprendere, Signore, tutta la ricchezza di una sola delle tue parole? E’ molto più ciò che ci sfugge di quanto riusciamo a comprendere. Siamo proprio come gli assetati che bevono ad una fonte.

La tua parola offre molti aspetti diversi, come numerose sono le prospettive di coloro che la studiano. Il Signore ha colorato la sua parola di bellezze svariate, perché coloro che la scrutano possano contemplare ciò che preferiscono. Ha nascosto nella sua parola tutti i tesori, perché ciascuno di noi trovi una ricchezza in ciò che contempla.

La sua parola è un albero di vita che, da ogni parte, ti porge dei frutti benedetti. Essa è come quella roccia aperta nel deserto, che divenne per ogni uomo da ogni parte una bevanda spirituale. Essi mangiarono, dice l’Apostolo, un cibo spirituale e bevvero una bevanda spirituale.  

(cfr. I Cor. 10,2).

Colui al quale tocca una di queste ricchezze non creda che non vi sia altro nella parola di Dio oltre ciò che egli ha trovato. Si renda conto piuttosto che egli non è stato capace di scoprirvi se non una sola cosa fra molte altre.

Dopo essersi arricchito della parola, non creda che questa venga da ciò impoverita. Incapace di esaurirne la ricchezza, renda grazie per la immensità di essa. Rallègrati perché sei stato saziato, ma non rattristarti per il fatto che la ricchezza della parola ti superi. Colui che ha sete è lieto di bere, ma non si rattrista perché non riesce a prosciugare la fonte. E’ meglio che la fonte soddisfi la tua sete, piuttosto che la sete esaurisca la fonte. Se la tua sete è spenta senza che la fonte sia inaridita, potrai bervi di nuovo ogni volta che ne avrai bisogno. Se invece saziandoti seccassi la sorgente, la tua vittoria sarebbe la tua sciagura. Ringrazia per quanto hai ricevuto e non mormorare per ciò che resta inutilizzato. Quello che hai preso o portato via è cosa tua, ma quello che resta è ancora tua eredità. Ciò che non hai potuto ricevere subito a causa della tua debolezza ricevilo in altri momenti con la tua perseveranza.

Non avere l’impudenza di voler prendere in un sol colpo ciò che non può essere prelevato se non a più riprese, e non allontanarti da ciò che potresti ricevere solo un pò alla volta.

 (dall’Ufficio Divino 6^ domenica del tempo ordinario)

 

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N.8 La preghiera bussa, il digiuno ottiene, la misericordia riceve

dai «Discorsi» di san Pietro Crisologo, vescovo.

 

Tre sono le cose, tre, o fratelli, per cui sta salda la fede, perdura la devozione, resta la virtù: la preghiera, il digiuno, la misericordia. Ciò per cui la preghiera bussa, lo ottiene il digiuno, lo riceve la misericordia. Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l’una dall’altra.

Il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega, digiuni. Chi digiuna abbia misericordia. Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica.

Chi digiuna comprenda bene cosa significhi per gli altri non aver da mangiare. Ascolti chi ha fame, se vuole che Dio gradisca il suo digiuno. Abbia compassione, chi spera compassione. Chi domanda pietà, la eserciti. Chi vuole che sia concesso un dono, apra la sua mano agli altri. E’ un cattivo richiedente colui che nega agli altri quello che domanda per se.

O uomo, sii tu stesso per te la regola della misericordia. Il modo con cui vuoi che si usi misericordia a te, usalo tu con gli altri. La larghezza di misericordia che vuoi per te, abbila per gli altri. Offri agli altri quella stessa pronta misericordia, che desideri per te.

Perciò preghiera, digiuno, misericordia siano per noi un’unica forza mediatrice presso Dio, siano per noi un’unica difesa, un’unica preghiera sotto tre aspetti. Quanto col disprezzo abbiamo perduto, conquistiamolo con il digiuno. Immoliamo le nostre anime col digiuno perché non c’è nulla di più gradito che possiamo offrire a Dio, come dimostra il profeta quando dice: «Sacrificio a Dio è uno spirito contrito; un cuore contrito e umiliato tu, o Dio, non disprezzi» (Sal 50,19). O uomo, offri a Dio la tua anima e offri l’oblazione del digiuno, perché sia pura l’ostia, santo il sacrificio, vivente la vittima, che a te rimanga e a Dio sia data. Chi non dà questo a Dio non sarà scusato, perché non può non avere se stesso da offrire. Ma perché tutto ciò sia accetto, sia accompagnato dalla misericordia. Il digiuno non germoglia se non è innaffiato dalla misericordia. Ciò che è la pioggia per la terra, è la misericordia per il digiuno. Quantunque ingentilisca il cuore, purifichi la carne, sradichi i vizi, semini le virtù, il digiunatore non coglie frutti se non farà scorrere fiumi di misericordia, O tu che digiuni, sappi che il tuo campo resterà digiuno se resterà digiuna la misericordia. Quello invece che tu avrai donato nella misericordia, ritornerà abbondantemente nel tuo granaio. Pertanto, o uomo, perché tu non abbia a perdere col voler tenere per te, elargisci agli altri e allora raccoglierai. Dà a te stesso, dando al povero, perché ciò che avrai lasciato in eredità a un altro, tu non lo avrai.

(da <<l’ora dell’ascolto>> lezionario biblico-patristico per l’ufficio delle letture – Piemme – Edizioni del Deserto - III settimana di Quaresima – Mercoledi)

 

 

 

N.9 Una sola anima in due corpi

Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo. 

(Disc. 43, 15. 16-17. 19-21; PG 36, 514-523)


Eravamo ad Atene, partiti dalla stessa patria, divisi, come il corso di un fiume, in diverse regioni per brama d’imparare, e di nuovo insieme, come per on accordo, ma in realtà per disposizione divina.
Allora non solo io mi sentivo preso da venerazione verso il mio grande Basilio per la serietà dei suoi costumi e per la maturità e saggezza dei suoi discorsi inducevo a fare altrettanto anche altri che ancora non lo conoscevano. Molti però già lo stimavano grandemente, avendolo ben conosciuto e ascoltato in precedenza. 
Che cosa ne seguiva? Che quasi lui solo, fra tutti coloro che per studio arrivavano ad Atene, era considerato fuori dell’ordine comune, avendo raggiunto una stima che lo metteva ben al di sopra dei semplici discepoli. Questo l’inizio della nostra amicizia; di qui l’incentivo al nostro stretto rapporto; così ci sentimmo presi da mutuo affetto.
Quando, con il passare del tempo, ci manifestammo vicendevolmente le nostre intenzioni e capimmo che l’amore della sapienza era ciò che ambedue cercavamo, allora diventammo tutti e due l’uno per l’altro: compagni, commensali, fratelli. Aspiravamo a un medesimo bene e coltivavamo ogni giorno più fervidamente e intimamente il nostro comune ideale.
Ci guidava la stessa ansia di sapere, cosa fra tutte eccitatrice d’invidia; eppure fra noi nessuna invidia, si apprezzava invece l’emulazione. Questa era la nostra gara: non chi fosse il primo, ma chi permettesse all’altro di esserlo.
Sembrava che avessimo un’unica anima in due corpi. Se non si deve assolutamente prestar fede a coloro che affermano che tutto è in tutti, a noi si deve credere senza esitazione, perché realmente l’uno era nell’altro e con l’altro.
L’occupazione e la brama unica per ambedue era la virtù, e vivere tesi alle future speranze e comportarci come se fossimo esuli da questo mondo, prima ancora d’essere usciti dalla presente vita. Tale era il nostro sogno. Ecco perché indirizzavamo la nostra vita e la nostra condotta sulla via dei comandamenti divini e ci animavamo a vicenda all’amore della virtù. E non ci si addebiti a presunzione se dico che eravamo l’uno all’altro norma e regola per distinguere il bene dal male. 
E mentre altri ricevono i loro titoli dai genitori, o se li procurano essi stessi dalle attività e imprese della loro vita, per noi invece era grande realtà e grande onore essere e chiamarci cristiani.


Ufficio delle letture del 2 gennaio – memoria dei santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno, vescovo

 

  10 - L'Abbandono alla Provvidenza Divina   

di JEAN-PIERRE DE CAUSSADE

 Non vi è niente di piú ragionevole, di piú perfetto, di piú divino della volontà di Dio. Può forse il suo valore infinito essere accresciuto da una qualche differenza di tempi, di luoghi, di cose? … … Attingete dunque a questa volontà che si dà, nascosta e velata, in tutto ciò che vivete al momento presente, e la troverete sempre infinitamente piú vasta dei vostri desideri. …  … i sensi adorano le creature, la fede adora la volontà divina. Strappate gli idoli ai sensi, piangeranno come bambini disperati: la fede invece trionfa, perché non le si può togliere la volontà di Dio. … … Ciò che fa difetto ai sensi, rafforza, aumenta e arricchisce la fede; quanto meno è dato ai sensi, tanto piú è dato all'anima. … 

La via della fede è come un continuo inseguimento di Dio attraverso quanto lo dissimula, lo sfigura, lo distrugge, per cosí dire, e lo annienta. … … Ma quello che Dio vi dice, anime care, le parole che Egli pronuncia momento per momento, il cui corpo non è fatto di inchiostro e di carta, ma di quello che a voi tocca patire e fare un momento dopo l'altro, non meritano dunque niente da parte vostra? Perché non rispettate in tutto questo la verità e la bontà di Dio? Eppure non c'è nulla che non vi dispiaccia, e tutto censurate. Non vi accorgete che in tal modo misurate con i sensi e con la ragione quello che si può misurare soltanto con la fede? …  … Voi cercate dei mezzi segreti per appartenere a Dio, anime care? Non ce n'è altri se non quello di servirsi di tutto quello che si presenta a noi. Tutto conduce a questa unione, tutto perfeziona, eccetto quel che è peccato ed esula dal dovere …  … Ciò che accade in ogni istante reca l'impronta della volontà di Dio. Quanto è santo questo nome! quanto è giusto dunque benedirlo, trattarlo come una cosa che santifica quel che designa! Come potremmo dunque vedere ciò che porta questo nome senza stimarlo infinitamente? È una manna divina che fluisce dal cielo per farci costantemente crescere nella grazia …  … Tutto quello che da Lui viene è eccellentissimo, tutto quello che ne discende porta il segno della sua origine. …  … Se non vi basta quello che Dio stesso sceglie espressamente per voi, quale mano, che non sia la sua, potrebbe mai bastarvi? Se vi disgusta un cibo che la divina volontà ha lei stessa imbandito, quale nutrimento non sembrerà insipido a un gusto tanto depravato? Un'anima non può essere veramente nutrita, fortificata, purificata, arricchita, santificata, se non da questa pienezza nel momento presente. … … Quanta infedeltà nel mondo! In che maniera indegna si giudica Dio, poiché continuamente si trova da ridire sull'azione divina come non si oserebbe fare, a proposito della sua arte, nemmeno con il piú umile artigiano! …  … Ah! divino amore! adorabile! azione infallibile! in che modo vi si giudica? La volontà divina può mai essere inopportuna, può mai aver torto?  «Ma … quel tale mi ostacola in opere cosí sante: tutto questo non è del tutto irragionevole? E questa malattia che mi colpisce proprio quando non posso assolutamente fare a meno della salute?». Eppure io dico che la volontà di Dio è la sola cosa necessaria. Quindi tutto ciò che essa non dà è inutile. No, anime care, a voi non manca niente; se sapeste che cos'è tutto quello che chiamate rovesci, contrattempi, avvenimenti inopportuni e irrazionali, contrarietà, sareste grandemente mortificati: perché le vostre sono bestemmie, ma voi non ci pensate. Tutto quello che vi accade non è altro che la volontà di Dio: e i suoi cari figli la misconoscono e la bestemmiano. … … Quello che si chiama volontà di Dio potrebbe mai farmi del male? Dovrei forse temere, fuggire il nome di Dio? E dove potrei andare, allora, per trovare qualcosa di migliore, se temo l'azione divina su di me, poiché questa è l'effetto della sua divina volontà? …  … La fede è madre della serenità, della fiducia, della gioia; essa non può avere altro che tenerezza e compassione per i suoi nemici che si arricchiscono tanto a sue spese. …  … La volontà di Dio ha solo compiacenze, favori, tesori per le anime sottomesse; non si può mai avere troppa fiducia in lei, né abbandonarsi troppo spesso. Essa può e vuole sempre ciò che piú contribuirà alla nostra perfezione, purché, tuttavia, si lasci fare a Dio; su questo la fede non ha dubbi. …  … Andiamo, dunque, anima mia, andiamo a Dio mediante l'abbandono, e, poiché la virtú nasce dall'attività e dagli sforzi, confessiamole la nostra impotenza e la nostra fiducia in Dio, il quale certo non ci renderebbe incapaci di camminare a piedi, se non avesse la bontà di portarci sulle sue braccia. …  … Ci basterà volgere lo sguardo a Voi, Signore, per sentirci sicuri nei piú grandi pericoli. Dimenticheremo le diverse strade e le loro qualità, dimenticheremo noi stessi, e, totalmente abbandonati alla sapienza, alla bontà, alla potenza della nostra guida, non avremo piú altro pensiero se non quello di amarVi, di fuggire ogni peccato, non solo quelli evidenti, ma anche i piú lievi, e di adempiere ai doveri cui siamo tenuti. Questo è il solo compito, amore caro, che Voi lasciate ai vostri cari figli, mentre siete Voi a sobbarcaVi tutto il resto. … 

 

 

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