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I FUOCHI DI SANT’ELMO

Si narra che Leon Pancaldo, un giorno, mentre attraversava lo stretto di Magellano, si ricordò improvvisamente di Savona, che era la città in cui era nato e cresciuto; e della Torre di Sant’Elmo. La torre gli ricordava quando aveva dato l’addio a Silvia de Romana, la sua sposa.
Quando arrivò l’ora del cambio, Leon, che era di vedetta, diede le istruzioni da seguire al suo successore e andò nella sua cabina. Non riusciva ad addormentarsi; però, quando finalmente ci riuscì, delle strane immagini tormentarono i sui sogni: vide una burrasca che strapazzava la barca, alcuni dei marinai erano già caduti in mare, gli altri, senza speranze, aspettavano di morire.
Dopo un po’ gli apparvero dei fuochi, ora chiamati Fuochi di Sant’Elmo, sull’albero maestro, che era l’unico ad essere rimasto intatto, poi, nella sua visione i fuochi scesero fino a lui e dopo un po’ risalirono e andarono, attraversando il mare senza spegnersi, fino alla Torre di Sant’Elmo, dove c’era Silvia che chiamava Leon avvolta dalle fiamme. D’istinto Leon gridò <Silvia,Silvia> e cadde dal letto svegliandosi. Per alcuni giorni a seguire ebbe altre visioni simili, ma lui pensava che fossero senza motivo.
Silvia viveva da sola dove il navigatore Leon era nato. A lui già da piccolo piacevano le storie di avventure in mare; così quando era ancora giovane decise di inseguire il suo sogno di navigare e si imbarcò . Durante il tempo che passò in mare Leon acquistò una certa fama. Magellano, che era l’ammiraglio di Carlo V, lo volle far partire come pilota in una delle sue più importanti spedizioni.

La zona vicino alla sua casa nativa era frequentata da persone senza scrupoli, con al loro “comando” Michele Solaro: noto perché era stato uno dei più terribili negoziatori di schiavi; aveva dei compagni spregevoli quanto lui: Brancaleone e Ludovico.
In una notte i tre compari, insieme ad altri furfanti penetrarono nell’abitazione di Pietro Saluzzo che era un uomo ricchissimo; senza essere nè visti nè sentiti ruppero la serratura, forzarono la porta ed entrarono in casa, puntarono le armi su Pietro e lo obbligarono a dar loro tutti i suoi averi. Usciti dall’abitazione di Pietro vollero andare e rovistare tra i resti dell’arsenale e passarono davanti alla chiesa di Santa Caterina, così decisero di fare irruzione pure in questo luogo sacro, presero le cose più preziose e poi uscirono ed andarono come previsto all’arsenale: tutto andava secondo i loro piani, però ad un certo punto uno dei ladri ubriachi volle una luce più forte per poter lavorare, inzuppò di catrame un oggetto e gli diede fuoco, seza accorgersene versò catrame dappertutto e visto che è altamente infiammabile a poco a poco incominciò a bruciare tutto. Dopo molti tentativi riuscirono a scappare , mentre quasi tutti si erano radunati davanti alle fiamme, svegliati dal loro bagliore. Stava prendendo fuoco pure la chiesa che era lì vicina, quando Silvia chiamò aiuto chiamando il suo sposo tanto lontano. La casa di Silvia era ormai in fiamme quando pure uno dei ladri di nome Giovanni sentì la voce di Silvia, suo marito lo aveva salvato durante una burrasca quando nessun altro voleva aiutarlo,allora decise di tornare indietro e portare in salvo la donna. La avvolse in una coperta che non era ancora bruciata e la portò fino alla Torre di Sant’Elmo, dove, aiutato dalle guardie, la posò in un posto dove poteva riposare. Esausta, Silvia si addormentò e nel frattempo Giovanni giurò di non andare più a fare parte di quella maledetta banda di ladri anzi si impegnò a contrastarli. Si dice che Silvia nel sogno continuava a vedere quelle fiamme e credeva di esserne ancora “avvolta” così continuava a chiedere aiuto chiamando il suo amato Leon Pancaldo.


Cinzia G. Alessandro G. II F Andora
Valentina P. Martina A. II D Arenzano

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