Erman Jones, un giornalista alle prime armi,
non stava più nella pelle: aveva appena ricevuto l'incarico di
preparare un dossier dettagliato sulla popolazione degli Indios
Sudamericani.
Erman non riusciva ancora a credere che il suo datore di lavoro,
il signor Alexandre, gli avesse assegnato un compito così
importante.Nella sua mente continuavano a riaffiorare le parole
pronunciate dal suo capo:
– Questa è la sua grande occasione, veda di non sprecarla! –
Erman continuò a pensare a questa frase per tutto il viaggio, da
casa all' aeroporto, e ad immaginarsi ricco e famoso, sdraiato
sotto il sole di un paradiso terrestre ai tropici. Lo riportò
alla realtà la voce grave e rauca del tassista che gli diceva:
–Signore sarebbero 32 sterline….signore……signoreee!-
Erman si risvegliò dalle sue fantasticherie facendo un salto sul
sedile.
–Quanto ha detto?
– 32 sterline – rispose il tassista .
- Ma questo è un furto !!!!- pensò Jones
Un po' contrariato si diresse al check-in per imbarcare i
bagagli. In attesa del suo volo vide decollare un grande aereo
che riaccese la sua fobia per il volo. Erman iniziò a ripetersi
frasi come –Fatti forza Erman , cosa vuoi che sia volare –
un brivido gli percorse la schiena –dopo tutto è più sicuro
viaggiare in aereo che in auto e poi questa potrebbe essere la
tua occasione per diventare ricco e famoso.-
Una voce metallica annunciò il suo volo ed Erman, con passo
incerto, si diresse all' imbarco passeggeri, ma aveva il cuore
in gola.
Sull' aereo i braccioli della poltrona rischiavano di
sbriciolarsi sotto la presa ferrea delle mani di Erman Jones. Al
decollo, un sudore freddo imperlava la sua fronte e un pensiero
balenò nella sua mente:- Se l'aereo precipita diventerò una
frittata - ma subito dopo un nuovo pensiero gli affiorò – L'
aereo non può precipitare, oggi è il mio giorno fortunato –
Dopo
sei ore di volo Erman era ormai ridotto come un budino mal
riuscito. Quando i rumori del motore dell' aereo cambiarono,
Erman , allo stremo delle forze , non riuscì neanche a chiedere
spiegazioni alla hostess che velocemente passava nel corridoio .
Dopo un po' si sentì uno strano rumore, era il rumore di un'elica che si stava staccando. Erman impaurito restava rigido e
immobile mentre pensava che era arrivata la sua ora.
L'aereo precipitò nel mare dopo pochi istanti vicino a un isola
sperduta. Erman si accorse di essere ancora vivo e nuotò fino
all'isola. Animali di tutte le specie si avvicinarono a lui.
Riuscì a mettersi in salvo per un istante, infatti proprio
dietro di lui c'era un enorme squalo bianco, con l'intenzione di
papparselo in un sol boccone. Arrivato sull'isola si accorse di
non essere solo, infatti più di mille indigeni lo stavano
osservando. Appena cercò riparo, saltarono fuori e lo puntarono
con le lance. Lo catturarono e lo portarono al loro villaggio.
Lo rinchiusero in una gabbia di legno per animali. Di notte,
quando tutti dormivano, cercò di fuggire: aveva con sé un
coltello e, con esso, riuscì a liberarsi scardinando le cerniere
di legno.
Camminò per un bel po' e, ad un certo punto, su una collina,
vide una capanna. La raggiunse e si rifugiò lì. All'alba arrivò
il proprietario, che era un altro scienziato che voleva studiare
gli indigeni. Dopo aver raccontato le sue avventure, Erman
riuscì ad avere il permesso di vivere e di lavorare insieme a
lui. Cominciarono già quella stessa mattina. Miller, lo
scienziato ed Erman si diressero verso la foresta per
raggiungere il piccolissimo villaggio degli indigeni allo scopo
di approfondire la loro conoscenza.
La foresta era molto fitta, quindi lo scienziato, pur
proseguendo a passo spedito, doveva farsi strada con l'accetta.
Erman, incuriosito da un Totem di pietra incontrato sul loro
percorso, si fermò ad osservarlo con attenzione e quando si girò
per chiedere spiegazioni allo scienziato, con sua grande
sorpresa, Miller era scomparso. Erman cercò di seguire le tracce
lasciate da Miller, ma nella foga non si avvide di una grande
buca e cadde fragorosamente in una caverna sotterranea.
Quando riprese conoscenza, si ritrovò sdraiato su un semplice
pagliericcio con la testa fasciata con larghe foglie che
emanavano un disgustoso odore, ma che gli davano grande
sollievo. Spaventato cercò di muoversi, ma, come per incanto,
apparvero alla sua vista numerosi indigeni che si apprestavano a
servirlo e a curarlo. Sorpreso dal trattamento, Erman cercò le
motivazioni che ben presto gli apparvero chiare, quando, in suo
onore, venne fatta una danza al termine della quale fu
sacrificato un animaletto che poi, cucinato, risultò davvero
gustoso.
Erman non era certo dispiaciuto di approfittare della situazione
ed il ruolo di “dio” non gli dispiaceva, anche perché gli dava
modo di venire a conoscenza dei costumi e degli usi di questa
sconosciuta tribù.
La vita nella caverna si protrasse per mesi ed Erman, ormai,
aveva imparato quasi alla perfezione il linguaggio della Tribù
degli “Sputh”, quando, con sua grande sorpresa, fu portato su
una improvvisata lettiga, lungo un percorso impervio ed oscuro,
ma, dopo circa un'ora di cammino, la visione unica e
meravigliosa che gli apparve, lo ripagò di tutti i disagi
sopportati.
La splendida valle che si apriva davanti ai suoi occhi era ricca
di vegetazione, di alberi di ogni genere, carichi di gustosi e
variopinti frutti, di cascate tonanti nonché di un grande e
fumante vulcano, chiamato “Kumacasu”.
Erman era stato riconosciuto ufficialmente come il figlio del
dio Kumacasu. Solo Pink aveva dei dubbi sulla sua divinità, ma
grazie ad uno specchietto che Erman aveva con sé e ai giochi di
luce che riusciva a fare, convinse l'indigeno, che anzi, diventò
il suo migliore amico.
Erman e Pink vivevano aiutando gli indigeni, in piena allegria
ed armonia quando un giorno sentirono arrivare dal mare dei
rumori strani: erano navi che approdavano; si avvicinarono per
vedere chi fosse e vennero catturati da un gruppo di uomini
sbarcati dalle navi, i quali volevano sapere dove fosse la
tribù, ma loro resistettero fino a che non incominciarono a
frustarli. Allora finsero di cedere indicando loro un posto
qualunque, così furono liberati. Corsero subito dalla tribù e
avvertirono gli indigeni che dovevano spostarsi perchè stavano
arrivando degli uomini che gli davano la caccia. Presero in
fretta tutto ciò di cui avevano bisogno, anche le capanne e si
diressero verso il lago. Arrivati a destinazione rimontarono le
loro abitazioni e andarono a caccia, perché avevano lasciato
tutte le provviste troppo pesanti. Mentre si aggiravano nella
foresta, si imbatterono in una specie di laguna, dove trovarono
alcuni dinosauri, veri e propri dinosauri.
Erman non credeva ai propri occhi : quelli che vedeva erano
davvero dei dinosauri? Impossibile! I dinosauri si erano estinti
milioni di anni fa, ma proprio in quel momento fu riportato alla
realtà da un ruggito possente che lo fece rabbrividire. Erman e
la tribù allora se la diedero a gambe levate perché era l'unico
modo per sfuggire alla furia distruttiva del dinosauro,
disturbato da tutti quei piccoli esseri in movimento. Il
mostruoso animale era troppo veloce, ormai Erman poteva sentire
il suo fiato sulla nuca, quando, improvvisamente, inciampò in un
tronco d'albero sradicato. Il dinosauro si chinò come per
mangiarlo in un sol boccone, quando il suo miglior amico Pink,
con un gesto eroico, sottrasse la “preda” al “cacciatore”. Erman
e la tribù si rifugiarono in una grotta al sicuro dal terribile
animale e tutti insieme si confrontarono per trovare una
strategia adatta a rendere inoffensivo l'animale preistorico. Lo
Sciamano chiese al “Dio” Herman di utilizzare i suoi magici
poteri. A questo punto Erman non potè più fingere e raccontò
tutta la verità. La tribù che, ormai, si era affezionata al
giovane, lo accettò come membro onorario del circolo dei
giovani. Tutti insieme decisero di fare dei turni di guardia per
controllare gli spostamenti dell'animale e con grande sorpresa
si resero conto che non mangiava e non beveva mai. Erman
accompagnato dall'inseparabile Pink decise di avvicinarsi al
rettile per studiarlo meglio. Con sorpresa i due amici si resero
conto che il dinosauro soprannominato “Denti Aguzzi” era un
robot, probabilmente costruito dallo scienziato scomparso.
Trovato il meccanismo per fare funzionare l'animale lo
telecomandarono contro gli invasori dell'isola giunti via mare,
che volevano impossessarsi del tesoro della tribù. Alcuni di
essi nella foga di scappare si lanciarono in mare dall'alta
scogliera, altri, invece, riuscirono a raggiungere le navi a
nuoto e una volta salpati dall'isola la cancellarono dalle loro
carte marittime per essere sicuri di non tornarvi mai più. Una
nave fu abbandonata nella laguna con grande gioia di Erman, che
così, poteva tornare alla “civiltà”. I preparativi furono fatti
con gran tristezza da tutti i componenti la tribù. Venuto il
gran giorno della partenza Erman si rese conto di non aver
assolutamente più voglia di tornare nel suo mondo per cui, con
grande felicità di tutti, decise di restare sull'isola. “Denti
Aguzzi” venne impiegato per i lavori pesanti e il villaggio
prosperò e rifiorì. Un giorno Erman e Pink decisero di andare a
caccia sul versante nord dell'isola, ma quando giunsero in
prossimità del lago Incantato si accorsero che … ma questa è
un'altra storia.
Matteo B. Martina D. Giorgio R.
RobertaM. & Maila B. Veronica N.
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