Nomi Flavetta, Carnazza e Arena nella storia di Catania

Nel 1700 a Catania era ben nota una famiglia di costruttori di nome Flavetta.

Nel 1848, Catania segue l'esempio di Palermo, si solleva contro i Borboni e proclama la propria indipendenza. Nello stesso anno si svolgono le votazioni per l'elezione dei rappresentanti alla Camera dei Comuni. Deputati catanesi vengono eletti Gabriele Carnazza, Pietro Marano, Benedetto Privitera, Diego Fernandez, Francesco Marletta e Giuseppe Catalano. Ma è solo una meteora che si spegnerà il 16 aprile del 1849. Catania viene attaccata, per terra e per mare, dalle truppe napoletane comandate dal generale Filangeri. La resistenza è accanita e la popolazione verrà premiata con la medaglia d'oro. Troppa è però la disparità delle forze in campo, e la città viene rioccupata. Stavolta il dominio borbonico sarà particolarmente duro e per la sua fine bisognerà aspettare il 1860. Gabriele Carnazza fu anche molto attivo per gli aiuti alle popolazioni durante il terremoto del 1886.

Nel primo decennio del secolo ventesimo, l'alleanza popolare garantita da De Felice, convince sempre meno; astro nascente della grande borghesia catanese è Gabriello Carnazza (1871-1931), di grande famiglia risorgimentale, legato ad interessi finanziari dei nuovi gruppi elettrici, interessato a grandi progetti di bonifica agraria. E' il principale nemico del defelicianesimo, mentre si prospettano, a destra, aggregazioni nazionalistiche e agrarie. La città, che ha esitato a lungo tra la vocazione industriale e quella commerciale, ha finito col far prevalere quest'ultima. Con la grande guerra, e con la successiva crisi del fascismo, si spezzano i circuiti commerciali; perde d'importanza lo zolfo siciliano; la città entra in una crisi profonda, non solo economica. Nei primi anni Venti del Novecento, però, la città è ancora carica di energia: Pirandello scrive testi dialettali per Angelo Musco, Gabriello Carnazza è ministro di Mussolini. Ma un gruppo di giovani vivaci, fortemente sedotti dal futurismo, dall'interventismo, perfino dal fascismo, finisce col disperdersi emigrando fisicamente o intellettualmente. La Catania degli anni Trenta è quella che Vitaliano Brancati (1907-l954) percepirà come carica di noia e di incapacità di vivere, tutta risolta nell'impotenza dello sguardo e della smania erotica nei romanzi Gli anni perduti e Don Giovanni in Sicilia, pubblicati nel 1941.

Don Tommaso Paternò Castello, sposa a Catania l’11-6-1660 Donna Margherita Moncada dei Baroni della Ferla e il figlio: Don Antonio sposa a Catania, il 29-10-1684 Olivia, figlia di Silvio Arena (+ 1687).

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