IMPERO BIZANTINO

A CURA DI RICCARDO AFFINATI, ACCADEMIA WARGAME, www.accademiawargame.it

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I. STORIA: L'IMPERO BIZANTINO, DALL'ETA' DI GIUSTINIANO E DI ERACLIO ALL'ICONOCLASTIA.

Denominazione con cui si intende l'Impero romano nell'epoca in cui ebbe come capit. Costantinopoli, l'antica Bisanzio, a datare quindi dal 330; più restrittivamente, la parte orient. dell'impero stesso, definitivamente separata da quella occid. dopo la morte di Teodosio I (395). Comprendeva allora la Grecia con le sue isole, la Macedonia, la Tracia, l'Illiria, la Mesia, l'Asia Minore, la Siria e l'Egitto e si estese poi (sec. VI) all'Italia, a quasi tutta l'Africa mediterranea e a parte della Spagna. Come unità politica, se non territoriale, l'Impero b., col nome tradizionale d'Impero romano, sopravvisse fino all'occupazione turca di Costantinopoli (1453). Da Costantino a Teodosio I la storia dell'Oriente e quella dell'Occidente sono ancora strettamente intrecciate e dominate da un ideale politico unitario, che tuttavia trova un sempre minore riscontro nei fatti. In Oriente ebbero luogo i primi due concili ecumenici (Nicea 325, Costantinopoli 381), intesi ad attuare, tra gravi contrasti, l'unità religiosa; ma in Mesia si insediarono i Visigoti (376-379) e i Persiani fecero arretrare in alcuni punti i confini orientali. Con Arcadio (395-408), l'erede di Teodosio in Oriente, il distacco dall'Occidente divenne definitivo e, mentre questo si dissolveva per le invasioni barbariche e dopo il 476 non aveva più imperatori, l'altro resisteva: assumeva una configurazione propria di monarchia assoluta di tipo romano-cristiano-orientale con ordinamenti politici, amministrativi e militari rigidamente centralizzati e affrontava e risolveva, sia pure attraverso gravissime difficoltà, i problemi essenziali della propria sopravvivenza. Teodosio II (408-450), Leone I (457-474), Zenone (474-491), Anastasio I (491-518), mentre trasformavano Costantinopoli in una grande e munitissima capitale, riuscivano a stornare (verso l'Occidente) le invasioni barbariche (Visigoti, Unni, Ostrogoti) e a utilizzare parte dei barbari stessi immettendoli nell'esercito e anche nell'amministrazione. Al tempo stesso, l'impero era impegnato in complesse questioni religiose, che ne ostacolavano l'unità politica (particolarmente delicati i rapporti con Alessandria e con Roma); ma ancora in Oriente ebbero luogo i concili ecumenici di Efeso (431) e di Calcedonia (451), che segnano momenti di estrema importanza nella storia del cristianesimo. Agli inizi del sec. VI, comunque, maturarono nell'impero le condizioni per passare dalla mera difesa all'offensiva. L'iniziativa venne presa da Giustiniano (527-565), nipote, collaboratore e successore di Giustino I (518-527), che realizzò in parte l'ambizione di reintegrare l'unità dell'Impero romano con la riconquista dell'Africa vandalica, dell'Italia ostrogotica e di parte della Spagna visigotica e col tentativo (nel complesso tuttavia fallito) di instaurare l'unità religiosa ispirandosi al principio cesaropapista. Sommo legislatore (Corpus iuris civilis), costruttore di insigni opere monumentali, patrono dell'alta cultura, per sostenere la sua politica di magnificenza impose ai sudditi un peso fiscale tanto grave da inaridire le risorse economiche, che egli stesso si adoperava a potenziare, e da riuscire impopolare. Alla sua morte, le finanze erano esauste e le condizioni generali della popolazione erano misere; la grande costruzione imperiale vacillava, minata all'interno da violente reazioni alla formula assolutistica del regime giustinianeo e scossa da nuovi attacchi ai confini. Giustino II (565-578), Tiberio II (578-582), Maurizio (582-602) cercarono di impedire il franamento con prudenti misure finanziarie e difensive, ma non poterono evitare la perdita dell'Italia, invasa in gran parte dai Longobardi (568), la controffensiva dei Visigoti in Spagna, le incursioni degli Avari e degli Slavi. Questi ultimi si erano insediati in zone dei Balcani, soprattutto in Tracia e in Grecia, mentre i Persiani non davano tregua in Armenia, in Siria e in Cappadocia, e solo dopo un ventennio di guerra vennero a patti (591). La durezza di Maurizio, pure imposta da necessità di sopravvivenza, provocò una rivolta militare, che condusse alla sua eliminazione e sostituzione con Foca (602-10), affatto impari ai suoi compiti. Questi fu a sua volta abbattuto da Eraclio (610-641), che dall'Africa sbarcò a Costantinopoli dove fu accolto come un liberatore. Deposte le ambizioni universalistiche romane, Eraclio si dedicò, con vivo senso realistico, alla creazione di un regno meramente greco, “bizantino”, meno disperso e più forte. Il suo maggior successo fu una difficile ma trionfale campagna contro i Persiani, che ne uscirono disfatti (628); Eraclio assunse il titolo dei loro re, in greco basileus; anche gli Avari e gli Slavi furono tenuti a freno. Ma intanto l'impero perdeva definitivamente la Spagna (616), retrocedeva in Italia e, a partire dal 634, veniva mutilato della Siria, della Mesopotamia, dell'Egitto dalla travolgente avanzata degli Arabi; l'egemonia mediterranea di Bisanzio crollava, declinava l'economia, fermenti politico-religiosi si riaccendevano. Il sec. VII fu uno dei periodi più cupi della storia b.; la dinastia di Eraclio (610-711) diede sovrani di notevole valore, quali Costante II (641-668), Costantino IV (668-685) e Giustiniano II (685-695 e 705-711), che dedicarono la loro attività alla difesa di un'area sempre più ristretta rinnovandone e rafforzandone le strutture militari (organizzazione dei temi, cioè di circoscrizioni militari) e ravvivandone lo spirito nazionale, greco, e la coscienza religiosa, cattolica. Ma l'impero subì attacchi e perdite territoriali irrimediabili: gli Arabi, dopo l'Egitto, occuparono tutta l'Africa sett. fino allo stretto di Gibilterra, assalirono la stessa Costantinopoli (673-677), s'insediarono a Cipro e a Rodi e non cessarono di premere sull'Anatolia. Contemporaneamente gli Slavi penetravano sempre più a fondo in Grecia e i Bulgari, destinati a divenire un grande e aggressivo impero, stabilivano i loro primi stanziamenti a sud del Danubio in Tracia (679).

Alla dinastia d'Eraclio, finita nel caos di violente ed effimere usurpazioni, succedette, con Leone III (717-741), la dinastia detta degli Isaurici (in realtà, siriaca; 717-802), che consolidò la resistenza. Leone III salvò di nuovo la capitale dagli Arabi (717-718) e li respinse fino al Tauro; Costantino V (741-775) li attaccò in Armenia e in Siria e tenne a freno i Bulgari; Leone IV (775-780) seguì le orme dei predecessori. L'iconoclastia, imposta da Leone III nel 726, s'inquadra nel piano generale di restaurazione degli Isaurici (limitazione della potenza dei monaci, soddisfazione ai soldati); ma, oltre che gravi agitazioni interne, provocò la rottura col papato (che cercò allora l'alleanza dei Franchi) e la perdita dei rimanenti domini dell'Italia sett. (passata ai Franchi) e centr. (divenuta patrimonio della Chiesa). La restituzione del culto delle immagini (787), per volontà dell'imperatrice Irene (reggente, poi succeduta al figlio Costantino VI), fu tardiva e non durevole. Regnante Irene, papa Leone III incoronò sacro romano imperatore Carlo Magno (800), infliggendo un duro scacco a Bisanzio, che di Roma imperiale si credeva unica erede e continuatrice. Dopo un periodo di brevi e tragici regni, di cui profittarono a danno dell'impero i Bulgari e gli Arabi, e in cui fu resuscitata tra gravi violenze l'iconoclastia, Michele II (820-829) instaurò la dinastia frigia o d'Amorio (820-867), che risollevò alquanto il prestigio imperiale con iniziative economiche, civili e culturali. Teofilo (829-842) diede grande impulso agli studi; Michele III (842-867), reggente sua madre Teodora, pose fine per sempre all'iconoclastia (843), ristabilendo la

la pace religiosa; Boemi, Moravi, Bulgari furono convertiti al cristianesimo per iniziativa di Bisanzio (i cui rapporti col papato tuttavia si guastarono per lo scisma di Fozio, 867). Ma i progressi degli Arabi continuarono (823, insediamento a Creta; 827, primo sbarco in Sicilia; 837-42, attacchi in Anatolia e minacce alla capitale) e per la prima volta si profilò una minaccia russa (860).

II. STORIA: L'IMPERO BIZANTINO, DALLA RINASCENZA MACEDONE AL DECLINO DI BISANZIO.

Michele III fu eliminato da Basilio I (867-886), fondatore della dinastia macedone (di fatto di origine armena), che regnò dall'867 al 1056 e portò a maturità il lento e faticoso processo di restaurazione dell'impero, conducendolo tra la seconda metà del sec. X e il primo quarto del sec. XI all'apogeo della potenza. Gli inizi della ripresa non furono sempre brillanti: Basilio I non riconquistò la Sicilia, ma rafforzò le posizioni di Puglia e Calabria e d'Asia; Leone VI (886-912) sviò le mire espansionistiche del grande Simeone, zar dei Bulgari; l'uno e l'altro furono insigni legislatori, autori dei celebri Basilici; Costantino VII Porfirogenito (912-959), salvatosi a stento dai Bulgari, grazie a valorosi generali (Giovanni Curcuas, Romano I Lecapeno, che fu coimperatore dal 919 al 944, e Barda Foca), ebbe la ventura di assistere agli inizi della prima vigorosa controffensiva contro gli Arabi in Asia. Avviata verso il 920, essa fu condotta sempre più a fondo non tanto dai legittimi sovrani, Romano II (959-963) e i suoi figli ancora fanciulli Basilio II e Costantino VIII, quanto dai due bellicosi coimperatori, che regnarono con loro: Niceforo II Foca (963-969) e Giovanni I Zimisce (969-976). Questi riconquistarono Creta, la Cilicia, Cipro, Aleppo, Antiochia, Damasco, sfiorando i luoghi santi e tennero in rispetto Bulgari e Russi. Questa serie di travolgenti successi (la cosiddetta “epopea bizantina”) si concluse con la distruzione e la sottomissione dei Bulgari, impresa personale di Basilio II compiuta tra il 996 e il 1014. L'impero riacquistò allora l'estensione, il prestigio, la prosperità dei tempi di Eraclio. Il successivo tramonto della dinastia macedone, con Costantino VIII, le figlie Zoe (coi suoi tre mariti Romano III Argiro, Michele IV, Costantino IX) e Teodora, ultima dei Macedoni (m. 1056), coincise con un periodo di crisi, di riprese offensive di Arabi e Bulgari, di secessioni in Italia e, all'interno, di agitazioni signorili e popolari; avvenne allora anche la definitiva separazione religiosa di Bisanzio da Roma, con lo scisma di Michele Cerulario (1054). Tuttavia il livello civile e culturale non solo non ne sofferse, ma continuò a salire.

Le aspre lotte per il potere tra l'aristocrazia militare e terriera e quella burocratica della capitale, che ebbe una certa prevalenza, durante i regni di Michele VI, Isacco I Comneno, Costantino X Ducas, Romano IV Diogene, Michele VII Ducas, Niceforo III Botaniate, provocarono col disagio interno scacchi rilevanti: la definitiva perdita dei domini in Italia e l'insediamento, dopo la sconfitta di Romano IV a Manzikert, dei Turchi Selgiuchidi in Anatolia, nel medesimo anno 1071. Di qui la violenta reazione dell'aristocrazia militare, che portò al trono Alessio I Comneno (1081-1118), fondatore di una nuova dinastia (1081-1185), che diede all'impero gli ultimi splendori. Con le armi e la diplomazia Alessio I salvò Bisanzio dai Normanni di Puglia, da nuovi barbari calati dal nord (Peceneghi e Comani), dai Selgiuchidi dell'Anatolia. La I Crociata, se lo sollevò in parte dal peso della lotta antimusulmana e gli restituì qualche territorio, lo pose di fronte a difficili problemi di coesistenza con gli Stati franchi formatisi in Oriente e a quello, gravissimo, della progressiva avanzata commerciale delle repubbliche marinare italiane nell'impero. Alessio I lasciò a Giovanni II (1118-43) un'eredità gloriosa, che questi conservò dignitosamente, ma una situazione finanziaria precaria e non rimediabile. Manuele I (1143-80), attaccato da Ruggero II di Sicilia, dovette ricorrere all'aiuto dei Veneziani per difendersi e largheggiare con loro in privilegi, estesi poi anche ai Genovesi e ai Pisani. La sua politica italiana lo portò in seguito a un disastroso confronto coi Veneziani stessi, alleati con Guglielmo II di Sicilia. Riportò bensì notevoli successi contro l'Ungheria, arrestandone l'espansione verso l'Adriatico, ma vide crollare nella battaglia di Miriocefalo (1176) la speranza, non infondata, di sottrarre tutta l'Anatolia ai Selgiuchidi. Dopo il breve e tragico regno di Alessio II (1180-83), Andronico I (1183-85), rompendo la tradizione, ritirò tutti i privilegi ai mercanti italiani, che furono oggetto del furore popolare, e, con un'oculata amministrazione, tentò di ridare ordine e sollievo economico ai Greci. Tuttavia la sua durezza e la reazione “latina” sollevarono contro di lui tumulti nella capitale; Andronico I venne deposto e ucciso.

La dinastia degli Angeli (Isacco II, Alessio III, Alessio IV, 1185-1204) fu infelice; andò in rovina con la IV Crociata, le cui conseguenze furono la conquista latina di Costantinopoli, la creazione dell'Impero latino (1204-61), che fu appannaggio di signori di Francia e d'Italia e di mercanti veneziani, la riduzione dell'Impero b. a tre frammenti separati (Nicea, Tessalonica e Trebisonda), ciascuno con un principe che rivendicava per sé il diritto di rappresentare, in esilio, la legittima continuità della serie degli imperatori. Prevalse Nicea e mentre l'Impero latino, benché per altro verso non privo di benemerenze, smantellava i resti delle secolari strutture b., gli imperatori di Nicea Teodoro I Lascaris, Giovanni III Ducas, Teodoro II, Giovanni IV Ducas Lascaris e Michele VIII Paleologo, tra il 1204 e il 1261 predisponevano con abilità, coraggio e fortuna la riconquista di Costantinopoli. Essa riuscì, previa alleanza coi Genovesi (Trattato di Ninfeo, 1261), a Michele VIII, che rientrò quasi senza combattere nella desolata capitale (estate 1261) e vi avviò l'ultima e tormentata restaurazione. Michele VIII (1261-82), con l'appoggio dei Genovesi, recuperò parte dei territori (Peloponneso con Mistrà, Acaia, parte dell'Epiro, contesogli da Carlo I d'Angiò, vendicatore dell'Impero latino) e tentò anche l'impossibile riunione della Chiesa greca alla romana. Andronico II (1282-1328), associato col fratello Costantino, assoldò, per la difesa contro Angioini e Turchi, milizie catalane, che finirono col dominare in varie regioni, mentre risorgevano i forti Stati di Serbia e Bulgaria e una nuova formidabile potenza, i Turchi Ottomani subentrati ai Selgiuchidi, avanzava in Anatolia, toccando Brussa (1326). Andronico III (1328-41) poté effettuare ancora qualche recupero in Tessaglia e in Epiro; ma gli Ottomani arrivarono a Nicea e a Nicomedia, mirando alla capitale. Durante il regno di Giovanni V (1341-91), interrotto da ben tre usurpatori (Giovanni VI Cantacuzeno, 1347-55, Andronico IV, 1376-79, Giovanni VII, 1390; questi ultimi rispettivamente figlio e nipote di Giovanni V), maturò la catastrofe. Col favore di Giovanni VI Cantacuzeno, gli Ottomani passarono in Europa, occuparono anzitutto Gallipoli (1354), poi le città della Tracia e Adrianopoli (1362), la Bulgaria e la Serbia (1369-89), riducendo i domini imperiali solo a Costantinopoli, a Tessalonica e al Peloponneso. Gli appelli di Giovanni V alle potenze cristiane d'Occidente furono vani; quelli di suo figlio Manuele II (1391-1425) provocarono una crociata, che fu sbaragliata a Nicopoli (1396). Neppure dell'imponente disfatta inflitta ai Turchi da Tamerlano (Ankara, 1402) Manuele II poté approfittare per mancanza di mezzi propri e di aiuti, così che le posizioni turche in Europa rimasero intatte e si consolidarono. Una seconda crociata, ottenuta da Giovanni VIII (1425-48), dopo aver fatto atto formale di sottomissione al papa Eugenio IV (Firenze, 1439), fu pure battuta (Varna, 1444). Poco dopo, regnante l'ultimo dei Paleologhi, Costantino XI (1449-53), il sultano Maometto II predispose accuratamente la conquista di Costantinopoli e la realizzò, dopo un lungo assedio, il 29 maggio 1453; Costantino XI cadde nell'eroica difesa della città. Tessalonica era già caduta nel 1430; nel 1460 cadde il Peloponneso e nel 1461 Trebisonda, dove dal 1204 sopravviveva, sotto i Comneni, un frammento dell'Impero bizantino. Conclusa così la supremazia politica di Bisanzio, dopo undici secoli di storia spesso insigne, l'Impero sopravviveva con la sua civiltà greco-romano-orientale in tutti i Paesi dell'Oriente e dell'Occidente che erano stati un tempo sotto il suo dominio.

III. L'ESERCITO BIZANTINO.

L'esercito dei Bizantini era estremamente composito, dove nessuna arma in particolare prevaleva come numero sulle altre, vi era cavalleria pesante (catafratta), cavallerie leggere, fanterie veterane e leggere, corpi specializzati, compresi mercenari ed alleati. L'esercito bizantino fu il vero erede militare dell'esercito romano e solo la sua commistione con l'arte della guerra orientale della guerra provocarono il suo decadimento.

Dai primi Bizantini ai Bizantini di Maurizio, dai Bizantini Tematici ai Niceforiani, dai Bizantini Comneni ai Bizantini di Teodosio, Eraclio, ed infine i Bizantini Paleologhi, tutte queste entità militari variarono nel tempo le percentuali e le specialità, aggiungendo alleati e mercenari.

III/4 PRIMI BIZANTINI. La continua lotta con l'impero Sasanide vede anche il coinvolgimento delle tribù arabe. Una tregua permette ai Bizantini di rivolgersi ad ovest, abbattere il regno Vandalo d'Africa, che bisogna però difendere dalle incursioni di Mauri. Due dure guerre sono necessarie per la riconquista dell'Italia agli Ostrogoti, liberata poi dalle scorrerie dei Franchi e degli Alemanni, mentre in Spagna solo la zona attorno a Siviglia viene strappata ai Visigoti. L'Italia viene poi in gran parte occupata dai Longobardi mentre Bulgari e Avari invadono i Balcani (ma Bisanzio riesce a metterli uno contro l'altro) e a est riprendono le lotte contro i Sasanidi. L'esercito è formato da ordinari, affiancati da bucellarii (guardie private), foederati, simmachoi (alleati). ordinari bucellarii foederati simmachoi. Punto di forza è la cavalleria, ben protetta ed armata di lancia, spada ed arco (Cv) mentre la fanteria è armata di archi, giavellotti e fionde. I mercenari comprendono : Traci, Isauri e Illiri (Sp, Ax, Ps), arcieri a cavallo unni o persiani (LH, Ps), Gepidi (Kn, Bd).

Primi Bizantini (491-578): Eserciti Orientali: 1 Kn3, 4 Cv3*, 2 LH2, 2 Bd4 o 2 Sp4, 1 Ax3, 1 Ax3 o Ps2, 1 Ps2. Eserciti di Narsete: 2 Kn3 o Sp4 (Longobardi, Eruli...), 1 Kn3 o Sp4 o Cv3 o Bw4, 1 Cv3*, 2 Cv3 o Bw4, 2 LH2, 2 Bd4 o 2 Sp4, 1 Ps2, 1 Ps2 o Ax3. Altri Eserciti Occidentali: 1 Kn3, 4 Cv3*, 2 LH2, [3 Cv3, 2 LH2] o [2 Bd4 o 2 Sp4, 1 Ax3, 2 Ps2].

III/17 BIZANTINI DI MAURIZIO. Il Basileus Maurizio, per il quale viene compilato lo Strategikon, libro di tattica e strategia, inizia una riforma militare completata poi dal successore Eraclio. L'esercito è formato da fanti Illiri, Traci, Isauri, Pontici e Cappadoci semi-romanizzati sottoposti a disciplina, appoggiati a ricchi arsenali di armi e macchine d'assedio. Ogni unità si distingue per un diverso colore degli scudi. Al loro fianco combattono symmacchoi (barbari), foideratoi (ausiliari scelti) e limitanei (ausiliari frontalieri), soprattutto Armeni ed Arabi. Il campo è protetto da carri e presidiato da arcieri (Fw).

Optimates: Cavalieri scelti di stanza presso la capitale (Cv).

Kataphraktoi: Cavalieri pesanti che formano il nucleo dell'esercito. Sono armati di spade, daghe, archi (i pesanti archi degli Avari), lance, elmi con pennacchio, maglie di ferro e cavalli corazzati (Kn, Cv). Anche i bucellari sono radunati in un'unica tagma.

Trapeziatoi: Cavalieri armati di lance, archi e giavellotti (LH).

Skutatoi: Fanti armati di spade corte, lance corte, giavellotti ed archi, protetti da maglie, elmi, gambali e scudi (Sp).

Psiliti: Fanti leggeri armati di giavellotti, fionde, balestre e piccoli scudi (Ps). I Balcani sono occupati dagli Avari (90), che giungono sotto Bisanzio e ottengono un tributo, dagli Slavi e dai Bulgari, coinvolti in continui cambi di alleanza dall'abile politica Bizantina.

In Italia i Bizantini perdono lentamente terreno ad opera dei Longobardi mentre in Oriente i Sasanidi occupano Siria, Palestina, Egitto e giungono sotto Bisanzio alleati agli Avari, ma sono poi ricacciati e piombano nella guerra civile, tuttavia la riconquista ha breve durata per l'inizio dell'espansione degli Arabi mussulmani che occupano Palestina, Siria ed Egitto.

Bizantini di Maurizio (575-650): 1 Kn3 (Optimatoi), 5 Cv3*, 4 Cv3 o [2 Bd4 o 2 Sp4, 2 Ps2], 2 LH2.

III/29 BIZANTINI DEI THEMI. La dinastia Eraclide riduce l'impiego di mercenari e divide l'impero in themi, 12 europei e 17 asiatici (ma il numero varia con il variare dei confini), il cui nome deriva dal tipo di truppe che fornisce (Cv, LH, Sp, Ps). Ogni thema è governato da uno stratego con poteri civili e militari, fornisce contadini-soldati a cavallo, per lo più arcieri (Cv), ricompensati con terre ereditarie. Il sistema viene mantenuto dalla successiva dinastia Isaurica, che crea inoltre una guardia a cavallo chiamata tagmata (Cv), dalle dinastie Amoriana e Macedone. L'impero, grazie a questo nuovo esercito, alla proverbiale diplomazia, alle possenti mura della capitale ed al segreto del fuoco greco, respingere i violenti attacchi mossi da est e da ovest:

Bisanzio resiste a tre assedi degli Arabi, due dei Bulgari, due dei Vichinghi provenienti dalla Russia ed uno dei Russi di Kiev. In Italia gli Aglabiti si affiancano come avversari ai Longobardi, questi sono poi sostituiti dai Franchi.

Nei Balcani e sul Mar Nero Bisanzio ora si allea ed ora combatte Bulgari, Slavi, Khazari e Peceneghi. In Oriente riconquista l'Asia Minore eliminando l'emirato Hamdanide di Aleppo.

Bizantini dei Themi (650-963): 6 Cv3*, 1 LH2, 2 Pk4, 2 Bw4 o Ps2, 1 Ps2.

III/64 BIZANTINI DI NICEFORO.

Il generale Neceforo Foca, dopo una vittoriosa campagna contro gli Hamadamidi di Aleppo, rovescia la dinastia Macedone e riforma lo stato favorendo l'aristocrazia.

I contadini-soldati (Cv) sono sempre più ridotti di numero a vantaggio dei contingenti feudali (Kn, Cv, LH, Sp, Ps) e mercenari. I Variaghi formano una fedele guardia (Bd, Sp), i Normanni forniscono cavalieri pesanti (Kn) ed i Peceneghi cavalleggeri (LH).

Internamente le famiglie aristocratiche (Ducas, Comneni) causano anche guerre civili (117), alle quale partecipano gli eunuchi di corte e la chiesa, che giunge allo scisma con Roma. C'è anche il caso di una Basilissa sul trono senza consorte.

Nei Balcani Bisanzio continua la politica delle alleanze con e contro i Bulgari, che sono sottomessi, i Pecenechi che insorgono, l'espansione del regno d'Ungheria e del principato di Kiev. In Italia la lotta tra Bizantini, principati Longobardi e Normanni si risolve a vantaggio di questi ultimi. In Oriente Bisanzio contende la Siria e la Palestina ai Fatimidi d'Egitto e l'Armenia al nuovo regno Georgiano ma la sconfitta di Mazinkert ad opera dei turchi Selgiuchidi segna la perdita definitiva di gran parte dell'Asia Minore.

Bizantini di Niceforo (963-1042): 3 Cv3* (Kavallarioi), 1 Cv3 o LH2 (Kavallarioi), 1 Cv3 o Kn4 (Kavallarioi o Kataphraktoi), 4 Bw4 (Skutatoi ed Arcieri), 1 Bw4 o (dal 988) Bd4 (Variaghi), 2 Ps2.

III/75 Bizantini dei Costantini (1042-1070): 3 Cv3*, 1 Kn3 (Normanni), 2 LH2, 2 Ps2, [1 Cv3, 1 Cv3 o Kn4 (Kataphraktoi), 2 Sp4 (Variaghi)] o [3 Bw4 (lanceri e arcieri), 1 LH2 (Peceneghi o Cumani) or Bw4].

IV/1 BIZANTINI DELLA DINASTIA COMNENA.

La famiglia aristocratica dei Comneni sale al trono imperiale e intraprende una politica di riconquista dei territori perduti. Nei Balcani combattono contro Ungheresi (119), Cumani, chiamati Polovtsy e alleati a questi sterminano i Peceneghi. Insorgono i Serbi, i Bulgari ed i Croati che vengono sottomessi ma riconosciuti come stati vassalli sotto sovrani propri. L'Epiro e la Grecia sono più volte invase dai Normanni del regno di Sicilia che sono respinti dopo dure lotte. Alcuni scontri sono causati dal passaggio dei Crociati ed i principati latini di Siria da loro fondati, come quello Armeno di Cilicia, necessitano di alcune spedizioni per veder riconosciuto almeno un debole legame di vassallaggio in modo da combattere i turchi di Siria e l'impero del Saladino. Fallisce invece la riconquista dei territori in mano ai Turchi Selgiuchidi. Le lotte dinastiche favoriscono l'intervento dei crociati, guidati dai Veneziani, che saccheggiano Bisanzio e fondano l'Impero Latino d'Oriente. Alla cavalleria ed alla fanteria (Sp, Ps) fornite dai pronoia (Cv) sono affiancate numerose truppe mercenarie : la guardia Variaga (Bd) Turchi (Cv, LH, Ps), Bulgari (Bd, Ax), Alani (LH), Normanni ed altri occidentali (Kn).

Bizantini della Dinastia Comnena (1071-1149): 2 Cv3* (Kavallarioi), 1 LH2 o Cv3 (Tourkopouli), 3 LH2 (Skythikon), 1 LH2 (Skythikon) o Kn3 (Latinikon), 1 Bd4 (Variaghi), 1 Ps2 o Bw4 o Ax3 (Manichei), 2 Ps2 o Sp4, 1 Ps2.

Bizantini della Tarda Dinastia Comnena (1150-1204): 1 Kn3* (Kavallarioi), 1 Kn3 (Kavallarioi) o Bd4 (Variaghi), 2 Kn3 (Latinikon), 1 LH2 o Cv3 (Turcopoli), 3 LH2 (Skythikon), [1 LH2 (Vardarioten?), 1 Ps2] o 2 Sp4, 1 Ps2 o Bw4, 1 Ps2.

TARDI BIZANTINI. Dopo la presa di Bisanzio da parte dei crociati, ai Bizantini rimangono numerosi territori tra i quali Nicea, Trebisonda e l'Epiro.

I Bizantini di Nicea, risparmiati dalle invasioni Mongole, con un abile politica di alleanze combattono i Selgiuchidi, i Bulgari, l'Impero Latino al quale tolgono la Tracia, parte della Grecia ed infine riprendono la propria capitale. La dinastia Paleologa continua le lotte contro i Bulgari, l'espansione della Serbia e quella Osmana, anche con l'impiego dalla compagnia Catalana, che risponde ai giochi politici bizantini ribellandosi. Gli Osmani, utilizzati anche nelle lotte dinastiche, mettono piede in Europa, privano Bisanzio di tutti i territori, assediano più volte la munita città, infine la prendono e la ribattezzano Istambul, ponendo fine al millenario impero. L'esercito è formato da pronoia, nobili muniti di feudi (Cv) con il loro seguito (LH, Sp, Ax, Ps), mercenari occidentali (Kn), Turchi, Cumani, Alani (LH, Ax, Ps).

IV/31 Bizantini di Nicea (1204-1261): 3 Cv3* (Stradioti), 1 LH2 o Cv3 (Turcopoli), 2 Kn3 (Latinikon), 2 LH2 (Cumani), 2 Sp4 o [1 Ps2 o Bw4, 1 Ps2 (arcieri)], 2 Ps2 (arcieri).

IV/33 Bizantini d'Epiro (1204-1318): 2 Cv3* o [1 Kn3*, 1 LH2] (Stradioti), 1 Kn3 (Cavalieri Mercenari), 1 LH2 (Albanesi), 2 Ax3 o Sp4, 2 Ps2 (arcieri), [2 Ax3, 1 Ps2 o Bw4 (Greci mercenari), 1 Ps2 o LH2 (Albanesi)] o [3 LH2, 1Ax3 o Ps2 (Valacchi)].

IV/34 Bizantini di Trebisonda (1204-1461): 2 Cv3* o (dal 1360) LH2*, 4 LH2, 2 Bw4 o Ps2, [1 Ax3, 1 Ax3 o Ps2 (Laz?)] o (dal 1360) 2 LH2, [2 Bw4 o Ps2] o 2 Sp4. IV/50 Bizantini della Dinastia Paleologa (1261-1384): 2 Cv3*, 1 Kn3, 1 LH2, 2 Sp4, 2 Ps2, 1 Ps2 o Bw4, [1 Hd(ax6), 1 Ps2] o (fino al 1291) 2 LH2 (Cumani), 1 Ax4 o [(fino al 1305) LH2 o Cv3 (Turcopoli)].

IV/51 Bizantini di Morea (1262-1460): 2 Cv3*, 2 Ax3 o Ps2 (Slavi), 2 Ps2, [(1347-1458) 2 LH2, 1 LH2 o Ax3, 1 LH2 o Ps2 (Albanesi), 2 Sp4 o Bw4] o [2 Sp4, 2 Bw4, 2 Ps2].

IV. REGOLE DI WARGAME E L'ORGANIZZAZIONE MILITARE DI BISANZIO.

Questo periodo storico può essere giocato con diversi regolamenti, potete utilizzare il DBA, il DBM, oppure ATTILA un metodo semplice e veloce, che rispetta però una filosofia di equilibrio tra simulazione e storicità. Se però cercate un regolamento particolarmente dettagliato, vi consigliamo ARMATI ARMAGEDDON, un sistema di regole tra i migliori in circolazione e distribuito, da Strategia & Tattica, Via Cavour 250, Roma, e-mail: Strategia@mclink.it e spedito per posta in tutta Italia (una versione semplicizzata è presente sul sito Accademia).

L'esercito di Bisanzio poneva le sue fondamenta sull'analisi delle proprie forze, della logistica, del terreno e del nemico, attraverso queste caratteristiche, l'impero sopravvisse oltre 1000 anni, dalla caduta dell'impero romano d'Occidente nel V secolo fino al sacco di Costantinopoli del 1204 ad opera dei Crociati ed alla definitiva presa dei Turchi Ottomani nel 1453.

All'inizio le truppe incaricate della difesa di certi settori dei confini erano di origine locale, ma questo sistema rivelò la sua debolezza nel VII secolo con le invasioni nelle province africane dell'Egitto e della Siria. Allora la forza principale dell'esercito fu trasferita ai temi, o guarnigioni permanenti, di cui i principali erano in Anatlia ed in Armenia, Creati poco alla volta da Eraclio e da Costante II e definitivamente strutturati da Giustiniano II, i temi avevano giurisdizione militare e civile ed erano al comando di un generale o strategòs, cui veniva conferito il titolo di patrizio e da cui dipendeva un nutrito stato maggiore.

Col tempo si rese necessario un sistema di rotazione degli strateghi fra i vari temi, onde evitare un accentramento di potere nelle mani di un solo generale, inoltre i sette temi iniziali furono frammentati in oltre trenta.

Importante era l'organizzazione politica ed amministrativa dell'impero, basata sull'entità territoriale denominata tema, la quale permetteva di ottenere ben regolati livelli di reclutamento militare sul piano locale ed anche di sostenere le forze di guarnigione, mentre quelle centrali, conosciute come tagmata, erano dislocate nella zona di Costantinopoli.

Sia il numero dei temi sia la struttura militare bizantina mutarono durante il corso dell'epoca imperiale, mentre il numero degli uomini che ciascun tema poteva fornire variava di periodo in periodo e di zona in zona.

Un tema composto da 10.000 uomini, era diviso in due turma di 5.000 uomini ciascuno, a sua volta diviso in cinque bande di 1.000 uomini.

Ogni banda era composta da cinque pentarchie di 200 uomini, composte da cinque pentacontarchia di 40 uomini ciascuna. L'occupazione turca (turchi Selgiuchi) delle regioni centrali dell'Asia Minore, il cuore del sistema dei temi, dopo la battaglia di Manzikert (1071) produsse lo strisciante declino, poichè la sola provincia della Tracia non era in grado di sostenere numericamente la continuazione del sistema, l'unico mezzo adeguato per contrapporsi alle continue invasioni dalle frontiere orientali.

La tattica preferita dai strateghi bizantini era quella di attirare il nemico in una trappola e poi annientarlo con il minimo rischio di perdite.

a) Per prima cosa apposite truppe leggere attiravano il nemico nel luogo dove era stato preparato un agguato.

b) Il nemico veniva fermato e scompigliato.

c) Le unità nemiche venivano improvvisamente attaccate simultaneamente sulla fronte, sui fianchi e sul retro, e a questo punto interveniva la seconda linea che supportava ed avvolgeva..

d) La riserva bizantina, interveniva attivamente, dimostrandosi decisiva e le forze nemiche avvolte e battute.

Fin dall'inizio dell'autonomia dell'impero d'Oriente, l'esercito bizantino fu diverso da quello delle legioni romane d'occidente, e sotto Belisario e Narsete, i generali grazie a cui il grande imperatore Giustiniano (527-65) riguadagnò il controllo dell'Italia e dell'Africa settentrionale (distruggendo in tal modo il potere dei vandali), somigliava da vicino a quello di Ezio ... il grosso dell'esercito di entrambi i generali era formato da non romani, tra cui unni in Africa e un contingente di arcieri persiani in Italia.

Le truppe erano organizzate in unità che derivano da quelle delle riforme di Costantino del IV secolo più che dalle pesanti legioni di fanteria: erano piccoli reggimenti indipendenti di fanteria e di cavalleria che potevano essere combinati secondo le necessità per rafforzare le milizie di frontiera.

L'arruolamento e l'addestramento dei contigenti locali avveniva secondo schemi particolari e gli abitanti dei villaggi venivano radunati a questo scopo. Ogni uomo doveva portare con sé due cavalli e talvolta anche i relativi traini; la disubbidienza era punita con la morte. Il rogo o la crocifissione erano le pene per i disertori; mentre la flagellazione, la rasatura dei capelli o della barba, dei baffi o delle sopracciglia erano pene per altri delitti minori.

V. LE BATTAGLIE.

E' venuta l'ora, dopo la storia, le tattiche e le regole di gioco, di presentare alcuni scenari di guerra che hanno visto protagonista l'esercito longobardo. Vi alleghiamo anche degli army list da utilizzare con le regole D.B.A. 2.0 oppure con il D.B.A. MULTIPERIODO. Se siete wargamisti esperti, sarete in grado, senza molta fatica di convertire la lista degli eserciti per altri regolamenti da voi preferiti.

Tutte le notizie storiche e gli scenari, sono stati presi dal volume di R. Affinati, DBA MULTIPERIODO, Roma, 2001, lire 10.000 (distribuito presso Strategia & Tattica, Via Cavour 250, Roma, e-mail: strategia@mclink.it, inviato per posta in tutta Italia).

Tricameron, 553.

Casilinum, 554.

Manzikert, 1071.

Durrazzo, 1081.

Tricameron, 553.

L'imperatore bizantino ha inviato il generale Belisario con 15.000 uominia recuperare la metà occidentale dell'impero, con l'obiettivo primario di sbarcare in Nord Africa presso Cartagine ed invadere il regno barbaro di Gelimero, re dei Vandali, che però ha in campo tre eserciti che cercano di riunirsi per affrontare in campo aperto il nemico.

Ordine di Battaglia

Vandali (Ag. 3, Topografia Litoral):

Turno I: 1x3Cv (Generale), 3x3Cv, 2x2Ps.

Turno II: 3x3Cv, 3x2LH, 3x2Ps.

Turno V: 3x3Cv, 3x2LH, 3x7Hd.

Bizantini (Ag. 3, Topografia Arable): 1x3Kn/Bd (Generale), 5x3Kn, 4x4Bd, 2x4Bw4.

Terreno e Dispiegamento. Normale DBA 2.0.

Regole Speciali. Il Vandalo dovrà obbligatoriamente essere l'Attaccante ed il Bizantino il Difensore. Non si userà quindi il valore di Aggressività standard. Inoltre il Bizantino dovrà obbligatoriamente posizionare sul suo lato di schieramento un'Area Fortificata. Le truppe dei Vandali entreranno dal loro lato di schieramento nel turno specificato.

Condizioni di Vittoria. Normale DBA 2.0.

Casilino, 554.

Tu sei Narsete, generale bizantino, nel 533 hai salvato l'imperatore Giustiniano dalla rivlta di Nika, mentre nel 538 sei stato inviato in Italia ad affiancare Belisario contro i goti, e siccome non andavate d'accordo siete stati richiamati entrambi.

Nel 552 torni in Italia come comandante unico e sconfiggi i goti di Totila presso Gualdo Tadino e quelli di Teia sui Monti Lattari (552). Ora si tratta di riportare quasi tutta l'Italia sotto il controllo bizantino, ma rimangono i Franchi di Buccelin, ed a Casilino arriva il momento fatidico per concludere l'impresa.

Ordine di Battaglia

Franchi: 1x3Cv (Generale), 1x3Cv, 8x4Sp, 8x4Wb.

Bizantini: 1x3Kn/4Bd (Generale), 7x3Kn, 4x4Bw, 3x4Sp, 1x2LH, 2x2Ps.

Terreno e Dispiegamento. Normale DBA 2.0.

Regole Speciali. Il giocatore con i Franchi dovrà obbligatoriamente essere l'Attaccante ed il Bizantino il Difensore. Non si userà quindi il valore di Aggressività standard.

Condizioni di Vittoria. Normale DBA 2.0.

Manzikert, 1071.

L'esercito dei Turchi Selgiuchi, al comando di Alp-Arslan si scontrano contro l'impero bizantino, che con Romano IV tenta di mettere fine alla minaccia degli infedeli, ma la sagacia tattica dei turchi trasforma la ritirata bizantina in una rotta completa.

Ordine di Battaglia

Turchi Selgiuchi, (Aggressività 3, Topografia Steppa):

a) 1x3Cv (Generale), 14x3Cv.

b) 1x2LH (Generale), 14x2LH.

c) 1x2Ps (Generale), 5x2Ps.

Bizantini, (Aggressività 1, Topografia Pianeggiante):

a) 1x3Kn (Generale), 4x3Kn, 5x3Cv, 5x2LH.

b) 1x4Bd (Generale), 4x4Bd, 5x4Sp, 5x8Bw.

c) 1x2Ps (Generale), 5x2Ps.

Terreno e Dispiegamento. Normale DBA 2.0.

Regole Speciali. Si usano le regole delle Grandi Battaglie D.B.A.

Condizioni di Vittoria. Normale DBA 2.0. per le Grandi Battaglie.

Durrazzo, 1081.

L'esercito normanno di Roberto il Guiscardo tenta l'invasione dei possedimenti dell'impero bizantino, ma le forze di Alessio della dinastia Comnena, tentano di aggirare le forze nemiche.

Ordine di Battaglia

Normanni: 1x3Kn (Generale), 4x3Kn, 2x3Cv, 3x4Bd, 1x2LH, 1x2Ps.

Bizantini:

a) 1x3Cv (Generale), 2x3Cv, 3x2LH, 2x4Bd, 2x4Sp, 4x3Ax, 4x2Ps.

b) 1x3Cv, 1x2LH, 1x4Bd, 1x4Sp, 1x3Ax, 1x2Ps.

Terreno e Dispiegamento. Normale DBA 2.0.

Regole Speciali. Il Normanno dovrà obbligatoriamente essere l'Attaccante ed il Bizantino il Difensore. Non si userà quindi il valore di Aggressività standard. Inoltre il Bizantino dovrà obbligatoriamente posizionare sul suo lato di schieramento un'Area Fortificata, mentre il Normanno non userà il suo campo. Le truppe dei Bizantini (b) entreranno dal lato di schieramento Normanno (in pratica alle loro spalle), se nel turno specificato otterranno con lancio di dado (d6), un risultato di "6". Il tentativo viene effettuato all'inizio di ogni turno.

VI. SOLDATINI E BIBLIOGRAFIA.

Libri e soldatini, per tutti i veri esperti di wargame, vanno di pari passo, non c'è divertimento senza una buona cultura.

Soldatini di Bisanzio.

Il catafrattoera il sodato più importante dell'esercito: un cavaliere con armatura pesante, le cui armi erano una lancia, una sciabola, un pugnale o una piccola ascia ed un arco (la faretra con le frecce era fissata alla sella), protetti da uno scudo rotondo fissato all'avvambraccio sinistro e da un elmo conico, ornato di una cresta di crini di cavallo, da una maglia metallica che lo copriva fino alle cosce, dai guanti di metallo e dai gambali o dagli stivali. Sopra la maglia metallica veniva portata una sopravveste il cui colore indicava l'unità di appartenenza del soldato e dello stesso colore erano anche la cresta dell'elmo, lo scudo e il pennone della lancia.

Gli squadroni di catafratti erano usati in formazione massiccia, ed anche i loro cavalli venivano ricoperti di maglia metallica o di scaglie, specialmente quelli che formavano la prima linea.

La fanteria, numerus, era divisa in due gruppi, dei quali uno, quello della fanteria leggera, era costituito quasi esclusivamente da arcieri. Questi vestivano tuniche lunghe fino alle ginocchia e calzavano ampi stivali; le faretre (ognuna con 40 frecce) ed i piccoli scudi rotondi venivano portati sulle spalle. Molti indossavano le maglie metalliche, altri armature di scaglie di corno o di cuoio rinforzate con piastre metalliche. I capelli venivano tenuti corti perchè i fanti leggeri non avevano elmi; spesso essi si esercitavano al tiro con le frecce tenendo bene a mente le parole di Leone il Saggio: "La negligenza di quest'arma ha causato molte delle sconfitte dei Romani".

Il fante con armatura pesante, lo scutatos, prendeva il suo nome dal grande scudo rotondo che usava. Era armato di lancia, spada, ascia (con lama da un lato e punta dall'altro) e di un elmo simile a quello del catafratto, ed anche per lo scutatos i colori della cresta dell'elmo, dello scudo e della sopravveste erano quelli del suo reparto.

La guardia degli imperatori bizantini era costituita originariamente da variaghi, cioè svedesi e norvegesi che avevano seguito le rotte commerciali della Rus lungo i grandi fiumi russi fino a Costantinopoli, ma dopo il 1066 in larga parte da anglossassoni emigrati.

Le bandiere di combattimento spesso raffiguravano S. Michele, S. Giorgio o S. Demetrio, guerrieri difensori della fede; inoltre i soldati dovevano confessarsi prima di ogni battaglia.

La maggior parte delle case produttrici di soldatini in piombo (Essex, Museum, Irregular, ecc.), prevedono nei loro cataloghi l'esercito bizantino, sia in 6mm, 15mm e 25mm. La situazione per i soldatini in plastica è invece decisamente pessima, le fabbriche producono poco per l'antico ed il medioevo, ma il futuro è pieno di novità.

L'esercito bizantino, in particolare quello di Niceforo, è per molti tornei e regolamenti (ARMATI), un temibile avversario ed una ottima scelta da fare, poichè grazie alla sua struttura elastica e variegata, è in grado di affrontare qualsiasi possibilità tattica.

Notevoli sono i Catafratti ed i Varieghi, che se ben usati possono tappare qualsiasi falla createsi nel fronte oppure essere utilizzatiper avvolgere o dare il colpo finale.

In regolamenti come il DBA ed in parte il DBM, tali prerogative sono di molto limate, l'uniformazione in categorie specifiche, non sempre rende onore alle possbilità dell'esercito bizantino, che comunque rimane sempre una notevole macchina da guerra.

Personalmente ordino i miei 15mm presso Strategia & Tattica, Via Cavour 250, Roma, e-mail: strategia@mclink.it, che spedisce per posta in tutta Italia, comunque ovunque ordiniate le vostre figure, buon gioco! Bibliografia.

Studi dettagliati di tattica e strategia, a un livello fino ad allora sconosciuto in Occidente, erano requisiti indispensabili per ogni ufficiale bizantino. A riprova sono giunti a noi dei manuali militari di questo periodo imperiale: lo Strategicon dell'imperatore Maurizio scritto verso l'anno 600 d.C. e la Tactica di Leone il Saggio circa dell'anno 900 d.C., oltre a un'opera di uno dei generali dell'imperatore Niceforo Foca redatta intorno al 960 d.C.

Ci pare cosa buona e giusta darvi la possibilità di leggere alcuni frammenti dello Strategicon dell'imperatore Maurizio, che rappresenta la maggior elaborazione del pensiero strategico dell'antichità e del Medioevo. Vi accorgerete che i Bizantini tenevano in gran conto la conoscenza dei loro nemici.

I Persiani Il loro assetto di battaglia comprende tre corpi uguali: il centro, l'ala destra e l'ala sinistra; il centro dispone di una truppa scelta di quattro o cinquecento uomini. La formazione non si presenta eccessivamente compatta. Si sforzano di posizionare i cavalieri di ciascuna compagnia sulla prima e la seconda linea delle falangi e matengono un fronte denso e rettilineo. I cavalli di riserva e l'equipaggiamento seguono a breve distanza dietro la linea principale. Quando si trovano a combattere dei lancieri, si affrettano a formare la linea di battaglia sul terreno più disagevole possibile e usano gli archi, in modo che la carica dei lancieri si trovi dispersa e interrotta dalle asperità del terreno.

Sciti, Avari e Unni.

Sono provvisti di cotte di maglia e armati di sciabola, arco e lancia. Durante il combattimento la maggior parte attacca con un doppio armamento: lancia a bandoliera e arco in mano, servendosi dell'una o dell'altro a seconda della necessità. Non provvedono di armatura solo i soldati: anche i cavalli dei personaggi più in vista hanno i pettorali coperti di ferro o feltro. Hanno un talento particolare nel tirare con l'arco stando a cavallo.

Contrariamente a quanto fanno Romani e Persiani, il loro schieramento di battaglia non è costruito da tre parti ma da diverse unità di dimensioni differenti, mantenute a stretto contatto in modo da presentare l'apparenza di un lungo fronte unitario. Oltre alla formazione principale dispongono di una forza ausiliaria che possono impiegare in un'imboscata contro un avversario disattento, o che tengono di riserva per sostenere un punto particolarmente minacciato.

Franchi, Longobardi e altri.

Il loro fronte di combattimento è denso e regolare. A piedi o cavallo, caricano impetuosamente, come se fossero l'unico popolo al mondo a ignorare la paura. Sono impazienti rispetto agli ordini dei loro capi. Non importa loro quanto una situazione sia difficile; non badano molto alla sicurezza e all'integrità fisica. Disprezzano l'ordine, soprattutto se combattono a cavallo. Sono avidi e li si può facilmente corrompere con l'argento.

Quando si combatte contro di loro bisogna prima di tutto evitare lo scontro pianificato, soprattutto nelle prime fasi delle operazioni. Si faccia piuttosto ricorso alle imboscate ben organizzate, ai colpi di mano e alle astuzie strategiche: ritardate gli scontri e li rovinerete, fingete magari di voler negoziare degli accordi.

Gli Slavi, gli Anti e i loro affini.

Mancando di un governo centrale e di unità interna, essi ignorano che cosa significhi avere una formazione di combattimento. Non sanno dare battaglia tenendosi in formazione serrata, o impegnando un terreno scoperto e non accidentato. Se hanno sufficiente coraggio, al momento dell'attacco lanciano grida e caricano a breve distanza. Se gli avversari, sentendoli gridare, accennano a cedere, attaccano con violenza; altrimenti sono loro stessi a voltare le spalle, senza darsi pensiero di saggiare con un contatto la forza del nemico. Corrono allora a rifugiarsi nel bosco, luogo in cui sono enormente avvantaggiati per come sono abituati a combattere.


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