Movimento religioso della Riforma protestante originato dalla dottrina di Giovanni Calvino (Institutio christianae religionis, 1536).

Principale preoccupazione del cristiano è il riconoscimento della sovranità di Dio in ogni settore della vita. La conoscenza della volontà di Dio sul credente, fondata sulla sola Scriptura, avviene attraverso la grazia, che agisce su alcuni (gli eletti) a prescindere dalla loro irrimediabile indegnità, dovuta alla universale condizione di caduta nel peccato originale. Il fondamento oggettivo della fede è assicurato dalla predestinazione, in virtù della quale si raggiunge la certezza della salvezza poiché la grazia, assicurata dall'elezione, è irresistibile e non scade mai. Segni della grazia sono una vita retta e il desiderio di partecipare alla cena, unico sacramento oltre al battesimo che Calvino ammette; la chiesa istituzionale, sotto la guida di un corpo di ministri separato dalla giurisdizione secolare, è vista come necessaria.

Nel corso del Seicento si verificò all'interno del calvinismo, divenuto religione ufficiale in molti paesi, una diversificazione in correnti dottrinali che sollecitò una risposta autoritaria nel definire l'ortodossia specialmente riguardo alla teoria della predestinazione, che in Calvino non aveva la centralità poi attribuitagli.
Il sinodo di Dordrecht (1618-1619) compose le varie tendenze in una formula ortodossa accettando la linea rigida del predestinazionismo dei gomaristi e respingendo le posizioni di Arminius.
Fra XIX e XX secolo il calvinismo attraversò una fase di risveglio a opera di pastori e uomini politici (H. de Cock, A. Kuyper) che con la fondazione dell'Università di Amsterdam (1880) dotarono il neocalvinismo del suo principale centro di irradiazione intellettuale, all'insegna della necessità di orientare tutta la vita dell'individuo e della società secondo la Scrittura e di ribadire l'autonomia della religione dalla politica.