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Dopo la conclusione della sfortunata operazione " Battleaxe ",
in giugno: il generale Wavell era stato sostituito dal generale Auchinleck, un
famoso ufficiale dell'esercito indiano noto con il soprannome di "Auk".
Dopo lo scoppio della guerra, egli aveva partecipato alla
campagna in Norvegia durante l'ultima fase della fallita operazione di Narvik;
ritornato in Inghilterra, era stato nominato comandante del V°corpo d'armata e
del comando meridionale, e nel gennaio 1941 era poi ritornato in India come
comandante in capo. Alla fine di giugno di quello stesso anno aveva lasciato
quell'incarico per recarsi in Egitto.
Fin dal giorno del suo arrivo al Cairo il generale Auchinleck
era stato sottoposto a incessanti pressioni politiche tendenti ad indurlo a
lanciare quanto prima un'offensiva nel deserto occidentale, pressioni che
crebbero con il passare del tempo ed egli dovette far ricorso a tutta la sua
energia per resistervi, fino a quando ritenne che la situazione, pur presentando
ancora alcuni elementi di rischio, era tale da far sperare nell'esistenza di
ragionevoli possibilità di successo.
Il generale Auchinleck, unitamente ai due comandanti in capo,
si affrettò ad esaminare questo grande e complesso problema e giunse alla
conclusione che la data più prossima nella quale sarebbe stato possibile aprire
un'offensiva nel deserto occidentale sarebbe caduta nella prima metà di
novembre.
In effetti, per tutta una serie di ragioni, non ultima delle
quali fu che la linea ferroviaria e l'oleodotto fino a Mis Heifa, in prossimità
della frontiera, non sarebbero stati ultimati prima del 13 e del 15 novembre, il
giorno fu infine fissato per il 18 novembre. Per consentire l'avvio
dell'approntamento di piani operativi era stato creato il comando dell'8ª
armata, che fu affidato al generale Cunningham, reduce dalla campagna
nell'Africa Orientale italiana. All'operazione fu assegnato il nome
convenzionale "Crusader".
Nel mese di settembre del 1941 le forze dell'Asse erano
distribuite tra la frontiera e il Gebel el Achdar, le opere di difesa della
frontiera erano presidiate da una divisione italiana appoggiata da contingenti
tedeschi; nel tratto di territorio compreso tra la frontiera e Tobruch si
trovavano due Panzerdivisionen tedesche e tre divisioni italiane, tutte
impegnate nell'assedio della città. Nel Gebel el Achdar, infine, erano dislocate
una divisione corazzata e due divisioni motorizzate italiane. Un complesso della
forza valutata a 400 carri armati.
Per l'imminente campagna l'8ª armata del generale Cunningham
avrebbe dovuto comprendere due corpi d'armata (XIII e XXX), un gruppo di brigate
autonomo (il 29° indiano) e la guarnigione di Tobruch, una divisione sarebbe
rimasta di riserva. Il XIII corpo d'armata, comandato dal tenente generale
W.H.E. Godwin Austen, comprendeva la divisione neozelandese, la 4ª divisione
indiana e la lª brigata carri (130 carri di vario tipo). Il XXX corpo d'armata,
comandato dal tenente generale C.W.M. Norrie, era invece formato dalla 7ª
divisione corazzata, dalla 4ª brigata corazzata, dalla lª divisione sudafricana
su due brigate e dalla 22ª brigata Guardie; in totale, i suoi carri armati
ammontavano a 500.
La guarnigione di Tobruch, al comando del tenente generale R.
Scobie, comprendeva la 70ª divisione, il gruppo di brigate polacche " Carpazi "
e la 32ª brigata carri (130 carri di vario tipo). La divisione di riserva era la
2ª sudafricana.
Era probabile che la Desert Air Force avesse una certa
superiorità numerica, ma l'Asse poteva contare su una cospicua riserva dislocata
in Grecia, a Creta e in Sicilia.
All'8ª armata era stato assegnato il compito di conquistare la
Cirenaica. Suo obiettivo immediato doveva pertanto essere la distruzione delle
forze corazzate tedesche. Non appena raggiunto questo obiettivo, Tobruch,
Bengasi e l'intera Cirenaica sarebbero automaticamente cadute.
A tal fine il generale Cunningham fu incaricato di studiare due
piani:
Il generale Cunningham scartò rapidamente il primo piano
soprattutto perché Rommel non sarebbe affatto stato costretto a gettare in
battaglia le sue forze corazzate, e disponendo in loco dei necessari
rifornimenti, egli avrebbe potuto f are a meno di Bengasi per qualche tempo,
mentre la direttrice dei rifornimenti dell'8ª armata sarebbe stata lunga e
vulnerabile.
Il secondo piano era più accettabile, dato che, se l'offensiva
principale fosse stata lanciata in direzione di Tobruch, Rommel non avrebbe
potuto permettersi di ignorarlo come non avrebbe potuto ignorare la possibile
liberazione della piazzaforte che per tanto tempo era stata come una spina nel
fianco.
In settembre Cunningham presentò dunque il suo piano, i cui
punti principali erano: Assicurare adeguati rifornimenti a queste ingenti forze
significava mettere a dura prova tutto l'apparato logistico: si prevedeva che
per la sola prima settimana sarebbero state necessarie oltre 30.000 t di
materiali di prima necessità. Si stabilì quindi di appoggiare l'operazione con
tre basi avanzate:
una vicino a Sidi el Barrani, una in prossimità della stazione
ferroviaria di testa di Mis Heifa ed una a Gìarabub. A ovest di queste basi, su
ambedue i lati della frontiera e a sud di Trig el Abd, sarebbero stati creati
sei FMC (Forward Maintenance Centres, Centri di assistenza avanzati) alimentati
dalle basi avanzate; ciascuno di essi avrebbe dovuto disporre di viveri,
munizioni, benzina, acqua e officine di riparazione, nonché depositi di
materiali del genio, sanitario, di armamento, ecc.
Nonostatnte tutto, l'acqua avrebbe continuato a scarseggiare, e
la razione assegnata ad ogni uomo, per tutti gli usi, non avrebbe potuto
superare i 3 litri al giorno. Molto veniva a dipendere dal fatto che gli uomini
dell'8ª armata riuscissero a conquistare Tobruch quanto prima, in modo che lo
sforzo cui si sarebbero trovati sottoposti, i trasporti ferroviari e stradali ed
i servizi amministrativi, potesse essere alleviato grazie all'impiego del porto
e delle navi come direttrice di rifornimento di maggior capacità.
Il 3 ottobre il generale Auchinleck approvò il piano del
generale Cunningham e subito dopo iniziarono i preparativi per renderlo
operante.
Come Cunningham anche il generale Rommel aveva i suoi problemi.
In un certo senso, i problemi dei due generali non erano dissimili: entrambi
erano a corto di tutti i mezzi necessari per fare quanto loro richiesto; Rommel
aveva bisogno di una maggiore quantità di truppe e di carri armati, di armi, di
equipaggiamento e di rifornimenti, per poter realizzare ciò che egli considerava
di vitale importanza.
Per Rommel, lo scoglio era rappresentato da Tobruch. Se non
fosse riuscito ad eliminarlo, non avrebbe neppure potuto pensare alla
possibilità di un'avanzata in Egitto. Con la resa di Tobruch non soltanto le sue
linee di comunicazione sarebbero state sicure, ma egli avrebbe anche potuto
sfruttare le attrezzature di un porto molto vicino, anziché dipendere da
Bengasi, distante circa 500 km nelle retrovie, o da Tripoli, ancora più lontano.
Un'altra importantissima ragione rendeva estremamente
auspicabile la conquista di Tobruch: se gli inglesi avessero lanciato
un'offensiva contemporaneamente dall'Egitto e dalla stessa piazzaforte
assediata, le forze dell'Asse si sarebbero trovate in una posizione critica,
dovendo operare in un'area limitata e con le direttrici di rifornimento
minacciate, e poiché non aveva dubbi sul fatto che gli inglesi avrebbero
sfruttato la situazione, Rommel riteneva indispensabile prevenire il crearsi di
una situazione di quel genere. Egli aveva sperato di costringere Tobruch alla
resa in settembre, ma le risorse a sua disposizione si erano rivelate
insufficienti, e ciò lo aveva costretto a rimandare l'attacco fino alla seconda
metà di novembre.
In settembre egli fece svolgere un'intensa attività di
ricognizione aerea sull'area di Sidi el Barrani, ma i ricognitori non rilevarono
alcun elemento da cui si potesse desumere che gli inglesi stessero predisponendo
un'imminente avanzata. Ciononostante egli pensò di sistemare a sud di Tobruch
una cortina protettiva che fosse in grado di contenere un eventuale attacco
inglese mirante a rompere l'assedio, sferrato durante la sua offensiva contro la
piazzaforte.
Raramente l'espressione " fog of war ", (mascheramento di ogni
attività preparatoria), è stata cosi appropriata come nei giorni che trascorsero
tra l'inizio dell'operazione " Crusader " e la fine di novembre. Poco dopo le
ore sei del 18 novembre 1941, circa 450 carri armati della 7ª divisione
corazzata, unitamente al gruppo d'appoggio formato da fanteria motorizzata e
artiglieria, si misero in movimento puntando verso Gabr Saleh, poco più di 50 km
a ovest di Sidi Omar. Entro le 17.30 di quel giorno, dopo aver effettuato a
mezzogiorno il rifornimento dei mezzi presso uno dei depositi avanzati, due
brigate avevano raggiunto l'obiettivo previsto per quella giornata, mentre
un'altra le seguiva a pochi chilometri di distanza. Durante l'avanzata, tutto
ciò che si era visto del nemico erano state alcune autoblindo che si erano
immediatamente ritirate. Né aveva dato alcun segno di vita la Luftwaffe, i cui
campi di aviazione erano stati resi inservibili da una pioggia torrenziale.
La notte passò rapidamente, ed alle prime luci del giorno
continuando a mancare qualsiasi reazione da parte del nemico il generale Gott,
comandante della 7ª divisione corazzata, ordinò alla 22ª brigata corazzata di
spingersi a ovest di Bir el Gobi, dove Gott riteneva si trovasse, la divisione
italiana " Ariete ", mentre la 7ª brigata corazzata proseguiva la sua corsa
verso Sidi Rezegh. La 4ª brigata corazzata avrebbe dovuto proteggere il fianco
destro delle forze avanzanti e il fianco sinistro del XIII corpo d'armata,
quando esso fosse sopraggiunto.
Verso mezzogiorno, infine, la 22ª brigata corazzata si trovò
impegnata in battaglia. La brigata era del tutto nuova alle operazioni nel
deserto: era arrivata in Egitto soltanto all'inizio di ottobre, e subito si era
scoperto che i suoi carri armati avevano bisogno di talune modifiche, e solo
alla fine del mese questo lavoro era stato ultimato.
La divisione " Ariete " non cedette terreno, e la 22ª brigata
fu respinta, al tramonto la 22ª brigata aveva perso 40 dei suoi 136 carri
armati, mentre gli italiani avevano perso soltanto 34 carri armati e 12 pezzi di
artiglieria.
Ma se la 22ª brigata corazzata era stata costretta a fermarsi,
al centro dello schieramento la 7ª brigata corazzata aveva avuto una giornata
insolitamente favorevole. Dopo essersi messa in moto, essa aveva rapidamente
raggiunto Sidi Rezegh, disperdendo una leggera cortina protettiva nemica
incontrata sul suo cammino; l'avanzata fu cosi rapida che il 6° Royal Tank
Regiment conquistò di sorpresa l'aeroporto, impossessandosi di 19 aerei
italiani, molti mezzi di trasporto, e facendo circa 80 prigionieri. La 7ª
brigata corazzata si trovava ormai a soli 15 km dal perimetro di Tobruch, e
tutto lasciava sperare per il meglio.
Ma la situazione non era altrettanto buona sul fianco destro,
dove la 4ª brigata corazzata era stata lasciata indietro, a Gabr Saleh. Verso la
metà del pomeriggio, il cielo si riempi improvvisamente di Stuka; e quando, poco
prima delle 16, il bombardamento e le raffiche di mitragliatrice cessarono,
fecero la loro comparsa 80/90 carri armati della 21ª Panzerdivision agli ordini
del colonnello Stephan.
L'attacco tedesco si concentrò sull'8° ussari, e quando
all'imbrunire il combattimento cessò, il reggimento messo in condizioni di netta
inferiorità dai più pesanti carri armati tedeschi, aveva perso 20 carri. Gli
effettivi della 4ª brigata corazzata, che aveva iniziato l'operazione con 164
carri armati, erano ridotti a 98; terminato lo scontro, il raggruppamento
Stephan, le cui perdite erano state insignificanti, si ritirò.
Comunque, anche se i combattimenti sui fianchi non si erano
dimostrati decisivi, la parte centrale dello schieramento aveva conseguito un
notevole successo e perciò fu rinforzata da due battaglioni del gruppo
d'appoggio, da un reggimento di cannoni controcarro e da un altro di artiglieria
da campagna che ricevettero l'ordine di raggiungere la 7ª, brigata corazzata a
Sidi Rezegh. Anche la 1ª divisione sudafricana si mosse verso nord in direzione
di Bir el Gobi per sostituire la 22ª brigata corazzata nel compito di
sorvegliare la divisione " Ariete ", nello stesso tempo, essa ricevette però
l'ordine di inviare a Sidi Rezegh una delle sue brigate.
La 22ª brigata corazzata, non più impegnata con la divisione "
Ariete ", avrebbe operato a nord di Bir el Gobi, mentre la 4ª brigata corazzata
sarebbe rimasta nella zona di Gabr Saleh.
Nel frattempo, durante questa fase di scaramucce tra il XXX
corpo di armata e le poche forze dell'Asse che fino a quel momento avevano fatto
la loro comparsa sul campo di battaglia, il XIII corpo d'armata aveva effettuato
i primi passi della manovra volta ad aggirare da sud le difese di frontiera,
inviando elementi della 7ª brigata indiana a tenere d'occhio le difese di Sidi
Omar.
Poiché anche questa mossa ebbe buon esito, il 19 novembre le
operazioni si conclusero con un successo apparentemente facile per gli inglesi,
i quali sembravano aver raggiunto risultati sorprendenti ad un prezzo
straordinariamente basso.
Nel messaggio che il generale Auchinleck inviò quello stesso
giorno al primo ministro per riassumere la situazione, non mancano però alcuni
segni di incertezza: " Si direbbe che il nemico non si sia reso conto della
tempestività e della forza con cui abbiamo sferrato l'attacco, e sia quindi
rimasto sorpreso. Anche se è necessaria un'ulteriore conferma, gli elementi in
nostro possesso sembrano indicare che il nemico sta cercando di ritirarsi dalla
zona Bardia Sollum. Finché non sapremo fino dove si sono spinte oggi le nostre
truppe corazzate non sarà possibile prevedere gli ulteriori sviluppi della
battaglia. Per quanto mi riguarda, sono soddisfatto della situazione... ".
Ma la cortina che aveva mascherato tutti i preparativi si stava
sollevando, e la soddisfazione del generale Auchinleck sarebbe ben presto
sfumata.
Un'occhiata sull'altro versante del monte consente di
individuare i motivi dell'inazione di Rommel. Si ricorderà che egli era tornato
al suo comando soltanto nella mattinata del 18 novembre, poche ore prima che
giungesse la notizia dell'avanzata inglese; inoltre dai rapporti inviati dalle
sue unità avanzate egli giunse alla conclusione che si trattava semplicemente di
una ricognizione in forze. Egli rifiutò quindi risolutamente di lasciarsi
distogliere dai preparativi per l'attacco a Tobruch.
Per altro, il generale Cruewell, comandante del DAK
(Deutsches Afrikakarps), formato dalla 15ª e dalla 21ª Panzerdivision, riteneva
che ingenti forze inglesi si fossero mosse nella direzione di Sidi Azzeiz.
Cruewell non sapeva che queste " ingenti forze " altro non erano che il 3° Royal
Tank Regiment che, dopo aver inseguito le autoblindo tedesche in direzione di
Sidi Azzeiz, quella sera stessa si era ritirato a Gabr Saleh.
Per annientare questa formazione ed ottenere l'approvazione di
Rommel, Cruem,ell inviò la 15ª Panzerdivlsion in direzione est e lanciò in tutta
fretta la 21ª Panzerdivision in direzione di Sidi Omar per precludere al nemico
ogni possibilità di ritirata verso sud; nel frattempo le difese di frontiera
avrebbero costituito un saldo blocco per impedire eventuali tentativi di fuga
verso est.
Gruewell si gettò dunque alla caccia della formazione fantasma,
e ci vollero alcune ore prima che si rendesse conto dell'errore compiuto. Ma
quando se ne rese conto, seppe anche reagire senza indugio: sebbene Rommel gli
avesse dato disposizioni di attaccare il giorno seguente con ambedue le
Panzerdivisionen, egli inviò immediatamente la 15ª Panzerdivision verso Gabr
Saleh per prendere contatto con il nemico.
Di solito le ore della notte riportavano la quiete nel deserto.
Anche la notte tra il 19 e il 20 novembre trascorse tranquillamente, e la
mattina seguente il generale Cunningham, che aveva trascorso la notte al comando
del XIII corpo d'armata, raggiunse nuovamente l'8ª armata.
Le informazioni disponibili inducevano a ritenere che, nel loro
tentativo di fuggire, le forze dell'Asse stessero effettuando uno spostamento
generale verso ovest. Il generale Gott, che aveva personalmente constatato la
situazione a Sidi Rezegh, pensò che se la 70ª divisione del generale Scobie
avesse tentato in quel momento la sortita da Tobruch, avrebbe potuto
congiungersi con il gruppo di appoggio e raccomandò che l'operazione fosse
effettuata nel corso della mattina del 21 novembre. Naturalmente questa mossa
costituiva una radicale modifica del piano originale, che non prevedeva alcun
tentativo di sortita finché le forze corazzate nemiche non fossero state
decisamente battute.
Poiché alcuni messaggi concernenti i movimenti delle unità
corazzate tedesche erano stati intercettati, lo scontro tra carri armati
sembrava ormai imminente. Si avvertì il generale Norrie, di prepararsi a far
fronte a un massiccio attacco che il nemico avrebbe probabilmente sferrato
contro la 4ª brigata corazzata verso mezzogiorno del 20, la fiducia in un
risultato favorevole era tale che quello stesso pomeriggio il generale
Cunninghain approvò che la sortita da Tobruch avesse luogo all'alba del 21
novembre.
Per far fronte alla minaccia che Cruewell costituiva per il
fianco destro della 7ª divisione corazzata, la 22ª brigata corazzata che si
trovava sulla sinistra, ricevette l'ordine di congiungersi con la 4ª brigata
corazzata. Ma a causa di alcune difficoltà insorte nel rifornimento di
carburante, essa non giunse sul campo di battaglia che all'imbrunire, quando i
combattimenti erano in corso già da alcune ore e 26 carri armati inglesi erano
stati messi fuori combattimento mentre il nemico era uscito quasi indenne dallo
scontro.
Rommel era ormai convinto di trovarsi di fronte ad una
massiccia offensiva inglese, e riteneva che la minaccia più grave potesse essere
costituita da un eventuale successo nemico a Sidi Rezegh. Per rovesciare questa
situazione, la notte del 20 novembre egli ordinò al generale Cruewell di
spostare le Panzerdivisionen verso nordovest e sferrare un attacco concentrato
su Sidi Rezegh la mattina seguente, il più presto possibile.
Prima ancora dell'alba le Panzerdivisionen si misero in
movimento, ma vennero ben presto scoperte dalla 4ª e dalla 22ª brigata corazzata
inglese, che si prepararono ad attaccare. Come di consueto, i tedeschi seppero
sfruttare con grande abilità i loro mezzi controcarro (l'eccezionale cannone
contraereo da 88 mm ed il cannone controcarro da 50 mm) aggregato alla
retroguardia; mezzi che costituivano una grave minaccia per i carri armati
inglesi, e specialmente per gli Stuart. Il fuoco tedesco, ed i ritardi connessi
al rifornimento di carburante e al terreno accidentato, ridussero l'efficacia
dell'attacco inglese alle divisioni Panzer, ed i tedeschi riuscirono a
respingere il tentativo nemico di minacciarli alle spalle.
La sortita da Tobruch era iniziata, quella stessa mattina,
e nonostante una resistenza inaspettatamente tenace prima di sera la 70ª
divisione era riuscita a creare un saliente di circa 4.000 metri quadrati e a
catturare numerosi soldati tedeschi ed italiani.
A Sidi Rezegh, in conformità al piano originale che prevedeva
la cooperazione tra il XXX corpo d'armata e la guarnigione di Tobruch, la 7ª
brigata corazzata ed il gruppo d'appoggio avevano ricevuto l'ordine di occupare
quella parte della scarpata di Sidi Rezegh che dominava Trig Capuzzo,
interrompendo in tal modo la direttrice di rifornimento dell'Asse diretta verso
est.
L'attacco avrebbe dovuto iniziare alle ore 8.30 dei 21
novembre, ma mezz'ora prima che esso iniziasse giunse notizia che grosse colonne
di carri armati nemici stavano avvicinandosi da sudest. Stavano sopraggiungendo
due Panzerdivisionen, la 15ª e la 2lª.
Con questa minaccia alle spalle, il comandante di brigata Davy,
che guidava la 7ª brigata corazzata ed era anche responsabile dell'andamento
delle operazioni a Sidi Rezegh, non ebbe altra alternativa che quella di
fronteggiare i carri armati tedeschi che stavano sopraggiungendo con due dei
suoi reggimenti, lasciando al generale di brigata Campbell del gruppo di
appoggio il compito di battersi per il ciglione.
In tal modo si venne a creare una situazione che non sarebbe
mai stato possibile prevedere. A nord, la guarnigione di Tobruch stava
effettuando una sortita attaccando tedeschi ed italiani che, a loro volta,
fronteggiavano, verso sud, la 7ª brigata corazzata; in mezzo si trovava la 7ª
brigata corazzata, la quale stava attaccando a nord e, allo stesso tempo,
cercava di respingere le Panzerdivisionen di Cruewell tallonate, a loro volta,
dalla 4ª, e dalla 22ª brigata corazzata inglese. Le due parti stavano
rapidamente formando un groviglio sempre più inestricabile.
Per tutta quella giornata i combattimenti furono accaniti.
Prima di sera, il I battaglione del King's Royal Rifle Corps e una compagnia del
II battaglione della Rifle Brigade avevano conquistato i loro obiettivi sul
ciglione. Ma quando il 6° Royal Tank Reglment avanzò per tentare di congiungersi
con la guarnigione di Tobruch in prossimità di El Duda, esso venne respinto con
gravi perdite. A sud, l'attacco corazzato tedesco fu contenuto, ma solo a prezzo
di perdite considerevoli sia in uomini sia in carri armati; dei 141 carri con i
quali la 7ª brigata corazzata aveva iniziato l'operazione, solo 28 erano in
condizioni di combattere la mattina seguente. Per quanto riguardava la sortita
da Tobruch, rendendosi conto che per il momento non avrebbe potuto ricevere
alcun aiuto da Sidi Rezegh, il generale Scobie decise di ordinare una
sospensione dell'offensiva per poter organizzare a difesa il terreno
conquistato.
Ma al comando dell'8ª, armata la situazione era ancora
considerata favorevole, in quanto si sperava che la 4ª e la 22ª, brigata
corazzata sarebbero riusciute ad attaccare il fianco e la retroguardia di
Cruewell; il generale Cunningham ordinò pertanto al XIII corpo di armata di
avanzare. In conformità a questi ordini, la divisione neozelandese, al comando
del maggior generale B.C. Freyberg, a mezzogiorno lasciò la zona a ovest di Sidi
Omar in cui si trovava puntando verso nord. Al tramonto la 6ª brigata
neozelandese si trovava a ovest di Sidi Azzeiz, la 5ª brigata nei pressi della
ridotta Capuzzo e la 4ª brigata sul ciglione a ovest di Bardia. Nel frattempo la
4ª divisione indiana del maggiore generale F.W. Messervy stava preparandosi ad
occupare Sidi Omar.
A Sidi Rezegh, la mattina del 22 novembre fu relativamente
calma, ma nel pomeriggio la battaglia riprese con ancor maggiore intensità. La
5ª brigata sudafricana, che il giorno prima aveva raggiunto il teatro degli
scontri ma non era stata impegnata nella battaglia ingaggiata dalle forze
corazzate, ricevette l'ordine di impossessarsi della parte meridionale del
ciglione, in prossimità di Quota 178. L'attacco, sferrato verso le 15, falli, e
avendo subito ingenti perdite la brigata dovette arretrare di circa 3 km. Nel
corso di quel pomeriggio la battaglia si riaccese anche tra le formazioni
corazzate.
L'offensiva tedesca iniziò con un attacco della 21ª
Panzerdivision da ovest e da nordovest, attacco che fu fronteggiato dalla 22ª
brigata corazzata e dai resti della 7ª brigata corazzata e del gruppo
d'appoggio. La sabbia sollevata dal vento ed il fumo provocato dalle esplosioni,
nonché dai carri armati e dagli automezzi in fiamme, oscurava in misura tale il
campo di battaglia che quando la 4ª brigata corazzata arrivò a circa 8 km a est,
non riuscendo a distinguere tra i contendenti chi fosse il nemico non poté
recare alcun contributo. Ambedue le parti subirono consistenti perdite, sia in
uomini sia in carri armati, ma la peggio toccò agli inglesi, i quali prima del
tramonto dovettero ritirarsi sulle posizioni tenute dalla 5ª brigata
sudafricana.
La 15ª Panzerdivision, che si era mantenuta a est, aveva
ricevuto l'ordine di effettuare un ampio movimento aggirante in modo da
raggiungere il campo della battaglia provenendo da sud; ma mentre stava
effettuando questa operazione ricevette una richiesta di aiuto da parte della
21ª Panzerdivision e puntò direttamente verso il campo di battaglia. Cosi
facendo si imbatté nella 4ª brigata corazzata che stava preparando
l'accampamento per trascorrere la notte. Entrambe le parti furono sorprese, ma
alla luce dei razzi illuminanti i carri armati e la fanteria tedesca si
lanciarono nell'accampamento impossessandosi di numerosi carri armati,
autoblindo, cannoni e facendo molti prigionieri, cosicché per oltre 24 ore la
brigata cessò di esistere come unità combattente.
Altrove, sul fronte del XIII corpo d'armata, le operazioni
erano proseguite in modo soddisfacente. La 7ª brigata di fanteria indiana aveva
occupato gran parte di Sidi Omar con un'azione particolarmente brillante ma nel
corso della quale, tenendo conto dei numero di carri armati impegnati, le
perdite erano state pesanti; la divisione neozelandese aveva conquistato la
ridotta Capuzzo, interrotto l'acquedotto proveniente da Bardia e bloccato la
strada per Tobruch.
A mezzanotte i diversi comandi britannici dell'8ª armata, del
XXX corpo d'armata e della 7ª divisione corazzata non erano ancora al corrente
dell'effettiva e pericolosa situazione in cui si trovavano le forze corazzate.
Poiché non era giunto alcun rapporto, il generale Cunningham persistette nella
sua idea di rompere l'assedio intorno a Tobruch, ordinando al XIII corpo
d'armata di avanzare verso la città con la divisione neozelandese, contenendo al
tempo stesso le difese di frontiera. Il compito del XXX corpo d'armata restava
inalterato: concentrare tutti gli sforzi per distruggere le forze corazzate
dell'Asse e aiutare i neozelandesi qualora fossero stati attaccati da carri
armati nemici.
Rommel, però aveva deciso di annientare le forze corazzate
britanniche. Egli diede quindi disposizioni al generale Cruewell affinché la
mattina seguente attaccasse con il DAK in direzione di Bir el Gobi, mentre la
divisione corazzata " Ariete " sarebbe avanzata verso nord. Cruewell, che aveva
diretto la battaglia in modo magistrale, modificò questo piano inviando tutte le
sue forze corazzate verso sudest in modo che, attaccando in direzione nordovest,
esse agissero da martello per spingere gli inglesi verso l'incudine
rappresentata dalle altre unità del DAK schierate a nord.
La mattina del 23 novembre, il comando avanzato dell'8ª
armata si rese conto che le forze corazzate inglesi si trovavano in una
situazione tutt'altro che buona. Non si sapeva nulla della 7ª brigata corazzata,
mentre era ormai chiaro che la 4ª e la 22ª brigata corazzata potevano contare
soltanto su poco più di 50 carri armati, 43 dei quali appartenevano alla 22ª
brigata corazzata.
Sempre quella mattina, il generale Cunningham decise di
affidare al generale Godwin Austen la direzione delle operazioni che la fanteria
avrebbe condotto contro Tobruch il 24 novembre, e di passare la 70ª divisione
sotto il suo comando.
Alle sette, muovendosi attraverso una fitta foschia, la 15ª
Panzerdivision si apprestava a congiungersi con l'a divisione " Ariete " quando,
si imbatté in alcuni elementi del gruppo di appoggio e nei reparti trasporti
della 5ª brigata sudafricana. Ne seguì una confusa mischia. Verso mezzogiorno
sopraggiunse il 5° Panzregiment della 21ª Panzerdivision ed alle 15 i tedeschi
sferrarono un attacco contro i sudafricani che resistettero coraggiosamente. Il
campo di battaglia era ormai coperto da una pesante nube di fumo e polvere; i
carri armati superstiti della 22ª brigata corazzata fecero tutto il possibile
per recare, aiuto ai sudafricani, ma tutto fu inutile. Al tramonto, avendo perso
i due terzi degli uomini, tutte le armi e l'equipaggiamento, la 5ª brigata
sudafricana cessava di esistere. Ciò che era rimasto della formazione britannica
si ritirò verso sud.
Quello fu un giorno molto sfortunato per il XXX corpo d'armata.
Dopo le due precedenti giornate di battaglia, la 7ª divisione corazzata era
ridotta a circa 70 carri armati. Ma sebbene vittoriosi anche i tedeschi avevano
subito perdite gravissime; non solo avevano perso un numero imprecisato ma certo
cospicuo di ufficiali e uomini, ma 60 / 70 dei loro carri armati erano stati
distrutti o catturati. Le perdite tedesche in carri armati erano particolarmente
gravi in quanto essi non avevano riserve cui attingere, mentre, almeno in una
certa misura, questo problema non affliggeva gli inglesi.
Nel frattempo il XIII corpo d'armata aveva conseguito buoni
successi sul fianco orientale: dopo aver conquistato i baraccamenti di Sollum e
parte del ciglione di Sidi Rezegh, la divisione neozelandese si trovava ormai a
soli 10 km dal campo di aviazione.
Se il 22 novembre il generale Cunningham era preoccupato per le
perdite subite in termini di carri armati, il giorno seguente la sua
preoccupazione crebbe. Per quanto riguardava i carri armati sembrava che egli
non godesse più di quella superiorità numerica con la quale aveva iniziato
l'offensiva; se Rommel avesse isolato le sue forze a ovest del reticolato di
frontiera, praticamente nulla avrebbe più impedito alle forze dell'Asse di
avanzare in Egitto. Si doveva continuare la manovra offensiva o cercare invece
di disimpegnarsi?.
Quando il generale Auchinleck arrivò e ascoltò un resoconto
sommario sulla situazione prese senza esitare la ferma decisione di continuare
instancabilmente l'offensiva, assumendosene la piena responsabilità. Su questa
base il generale Cunningham impartì nuove istruzioni, che cosi si riassumevano:
Quella sera stessa anche Rommel prese una decisione destinata a
costituire un altro dei punti chiave della battaglia, una decisione che, se
appropriata, avrebbe potuto porre bruscamente fine alle operazioni in corso in
Cirenaica.
Secondo quanto ha narrato il generale Bayerlein dopo la guerra,
i generali Rommel e Cruewell si incontrarono sulla strada di circonvallazione
che correva intorno a Tobruch, nelle prime ore del mattino del 24 novembre.
Cruewell fece un resoconto completo dei combattimenti svoltisi intorno a Sidi
Rezegh: a suo avviso, anche se parte delle forze inglesi era riuscita a fuggire,
la disfatta del nemico era stata pressoché completa; egli chiese quindi che gli
venisse consentito di continuare le operazioni contro i resti delle formazioni
disperse fino alla loro completa distruzione. Cosi facendo, si sarebbe per
sempre eliminata la possibilità che gli inglesi minacciassero le forze dell'Asse
che assediavano Tobruch, e la campagna avrebbe potuto facilmente essere vinta.
Rommel aveva però rimuginato un piano del tutto nuovo, il XXX
corpo d'armata era stato annientato, o comunque non sarebbe stato in grado di
combattere per qualche tempo e, dopo che i suoi piani erano stati completamente
sconvolti, l'8ª armata si trovava probabilmente in uno stato di shock,
confusione e incertezza. Inoltre le truppe tedesche dislocate lungo la frontiera
si trovavano in grave difficoltà e avevano bisogno di aiuto.
"La maggior parte delle forze nemiche che puntavano su Tobruch
è stata distrutta, ora noi dirigeremo verso est attaccando i neozelandesi e gli
indiani, prima che essi siano riusciti a ricongiungersi con i resti della
formazione principale per sferrare un nuovo attacco combinato contro Tobruch.
Nello stesso tempo occuperemo Habata e Maddalena, tagliando loro i rifornimenti.
Elemento essenziale per il successo è la rapidità: noi dobbiamo sfruttare al
massimo lo stato di shock in cui la disfatta ha gettato il nemico e gettarci in
avanti subito e il più rapidamente possibile con tutte le nostre forze, puntando
verso Sidi Omar ".
A mezzogiorno, Rommel si lasciò alle spalle un piccolo
contingente per impedire alla divisione neozelandese di congiungersi con la
guarnigione di Tobruch e guidò personalmente la 21ª Panzerdivision. Confluendo
sul Trig el Abd le stanche e malconce forze corazzate tedesche, si diressero
verso Bir Sheferzen, sulla frontiera.
La loro direttrice di marcia le portò ad attraversare, o
sfiorare, numerosi comandi inglesi, da quello del XXX corpo d'armata agli altri
posti più indietro, provocando una notevole confusione.
Rommel raggiunse il " reticolato " pochi chilometri a sud
di Sidi Omar alle 17. Qui giunto egli imparti gli ordini per il giorno seguente:
la 21ª Panzerdivision, dopo aver attraversato la frontiera e piegato a nordovest
in direzione di Sollum, doveva attaccare verso ovest, mentre la 15ª
Panzerdivision doveva puntare verso nord mantenendosi a cavallo della frontiera;
le divisioni " Ariete " e " Trieste " dovevano puntare a est, verso la ridotta
Capuzzo.
Queste istruzioni, dovettero essere modificate per la lentezza
con cui avanzava la divisione " Ariete ", la 15ª Panzerdivision ricevette
l'ordine di attaccare tra Sidi Omar e Sidi Azzeiz. Se la confusione era al colmo
nell'8ª armata essa regnava anche assoluta tra le forze dell'Asse, fu una vera
fortuna per lui che le operazioni non andassero a rotoli già nelle primissime
fasi: durante la notte tutti gli ufficiali di grado più elevato del DAK
sfuggirono per puro caso alla cattura. Subito dopo aver impartito i suoi ordini,
Rommel e il suo capo di stato maggiore si erano messi in movimento su di un
automezzo privo di scorta per guidare la 21ª Panzerdivision verso passo Halfaya.
Nel ritorno, la macchina si arrestò per un guasto. Per puro caso, il generale
Cruewell passò di li e, nel tentativo di raggiungere il reticolato, si persero
nell'oscurità. Fu solo all'alba che riuscirono a mettersi in salvo, dopo aver
trascorso una notte estremamente agitata, con motociclisti portaordini, carri
armati e autocarri inglesi che passavano a pochi metri da loro.
L'effetto psicologico di questa corsa al reticolato era stato
grande, ma sul piano concreto i vantaggi erano trascurabili. Passando avanti e
indietro, tra le linee inglesi, Rommel si trovò a fronteggiare una crisi dopo
l'altra mentre tutti i piani escogitati andavano all'aria. Il 5° Panzerregiment
tentò di riconquistare Sidi Omar, parzialmente occupata dalla brigata indiana il
22 novembre. La brigata indiana se ne stava tranquillamente al riparo nelle
difese messe a punto da tedeschi e italiani. In un primo momento il 5°
Panzerreginent fu ricacciato indietro, con una brillante azione, dal l°
reggimento artiglieria da campagna e dal 4/11° reggimento Sikh, dislocato in
pieno deserto a sud di Sidi Omar, e quando tentò nuovamente di avvicinarsi alle
difese fu accolto da una salva dopo l'altra di cannoni di medio calibro
schierati all'interno della posizione. Quando scese la sera, il 5°
Panzerregiment aveva lasciato sul terreno 18 carri armati.
Altrove, quella delle forze dell'Asse fu una storia di ritardi
e di insuccessi. La 15ª Panzerdivision fu bloccata tra Sidi Omar e Sidi Azzeiz
per difficoltà nei rifornimenti; la 21ª Panzerdivision, privata delle sue unità
corazzate, restò ad Halfaya, mentre la marcia della divisione " Ariete " fu
ritardata da una scaramuccia con la 1ª brigata sudafricana poco dopo aver
lasciato Bir el Gobi.
L'incursione contro la stazione ferroviaria di testa tenuta
dalle truppe inglesi di Mis Heifa, non si tradusse mai in pratica in gran parte
a causa di colpi inferti alla colonna tedesca dalla Desert Air Force, che svolse
un ruolo importante nell'eliminare quelle forze dell'Asse che erano riuscite ad
attraversare la frontiera.
Per gli inglesi finalmente cominciavano ad arrivare le buone
notizie: la divisione neozelandese aveva conquistato Gambut, sottraendo in tal
modo l'aeroporto ai caccia tedeschi, e stava attaccando Belliamed sul lato
orientale del fronte di Tobruch. Molto più a sud, la Oasis Force aveva
conquistato Augila e Gialo, rispettivamente il 22 e il 24 novembre; purtroppo la
mancanza di benzina e l'attività aerea nemica le avevano impedito di avanzare
ulteriormente.
Estrema importanza rivestiva anche il fatto, che il XXX corpo
d'armata aveva recuperato e rapidamente riparato un buon numero di carri armati
danneggiati dal nemico: poterono essere riuniti non meno di 70 carri armati che
furono affidati agli equipaggi rimasti appiedati.
Quella di continuare l'offensiva non era la sola difficile e
importante decisione che il generale Auchinleck dovette prendere in quel
frangente. Ce n'era un'altra, quella di rilevare il generale Cunningham dal
comando del1'8ª armata. Il generale Auchinleck era giunto alla conclusione che
Cunningham pensava più alla difesa che non all'attacco.
Auchinleek aveva bisogno di qualcuno che ragionasse come lui, e
che conoscesse non solo in teoria i dettagli dell'operazione. Ambedue i
comandanti dei corpi d'armata, e in particolar modo il generale Godwin Austen,
erano impegnati a fondo nella campagna, e la scelta di uno di essi avrebbe
potuto ripercuotersi negativamente sull'andamento dei combattimenti. Egli
preferì quindi scegliere il suo sottocapo di stato maggiore, generale Ritchie,
che era più giovane e di grado inferiore ai comandanti dei due corpi d'armata.
Ritchie, assunse il comando dell'8ª armata il 26 novembre.
Entro la sera di quel giorno la divisione neozelandese aveva
conquistato Belhamed e Sidi Rezegh, e la 70ª divisione della guarnigione di
Tobruch si era impadronita di El Duda, dopo aver sostenuto duri combattimenti e
subito gravi perdite. A El Duda, inoltre, le due divisioni si erano ricongiunte.
I neozelandesi, le cui scorte di materiale stavano rapidamente
diminuendo. si trovavano però in una situazione pericolosa: rendendosi conto che
le sue scorrerie non avevano indotto gli inglesi ad abbandonare l'idea di
liberare Tobruch dall'assedio, la mattina del 28 novembre Rommel aveva spostato
nuovamente verso ovest, lungo il Trig Capuzzo e a sud di esso, ambedue le
Panzerdivisionen e la divisione " Ariete ".
Le forze delle due parti erano ormai talmente vicine che il
comandante della 21ª Panzerdivision, generale von Ravenstein, finì nel comando
del 21° reggimento neozelandese, dove fu fatto prigioniero. La 7ª divisione
corazzata, priva della 7ª brigata corazzata che stava ritornando in Egitto,
tentò di intercettare le formazioni nemiche e di bersagliarne con continui
attacchi il fianco meridionale; sebbene in quel momento uno stretto appoggio
aereo sarebbe stato particolarmente prezioso, le condizioni atmosferiche
sfavorevoli impedirono alla Desert Air Force di attaccare le forze corazzate
dell'Asse.
Quella notte, gli inglesi ruppero per la prima volta (anche se
per breve tempo) l'assedio intorno a Tobruch: il comando del XIII corpo d'armata
entrò nella cintura difensiva della città.
Tra il 29 novembre ed il l° dicembre nei pressi di El Duda,
Sidi Rezegh e Belhamed si svolsero violenti combattimenti. La divisione
neozelandese era ormai ridotta a due deboli brigate, la 3ª arretrata verso
Sollum, resistette agli sforzi di Cruewell di riconquistare la vitale zona a sud
di Tobruch.
Il l° dicembre, la 4ª e la 6ª brigata, subirono perdite cosi
gravi che il generale Freyberg decise di ritirarsi per poter riorganizzare le
sue unità. La manovra fu portata a termine con successo e alcune unità entrarono
nella città stessa di Tobruch. I tedeschi erano dunque riusciti a richiudere
l'anello intorno a Tobruch; ma ciò era costato loro un prezzo molto alto.
Nonostante i gravi contrattempi subiti nel corso di quelle tre
giornate, il generale Ritchie era deciso a non dare tregua alle truppe di
Rommel. Dopo la necessaria riorganizzazione, egli pensò di attaccare El Adem, un
altro punto nevralgico della rete di comunicazioni dell'Asse, 25 km a ovest di
El Duda e a soli pochi chilometri di distanza dal perimetro di Tobruch.
Il compito fu affidato al XXX corpo d'armata, il quale avrebbe
inquadrato la 7ª divisione corazzata, la la brigata sudafricana, la 22ª brigata
Guardie e la 4ª divisione indiana, non appena questa fosse stata sostituita da
una divisione della riserva, la 2ª divisione sudafricana. A Tobruch la
situazione era incoraggiante, ed il generale Godwin Austen aveva riferito di
essere in grado non soltanto di tenere il perimetro ma anche di attaccare. In
Egitto stavano arrivando sempre nuove formazioni, tra le quali la lª divisione
corazzata che si stava addestrando dietro la frontiera in modo da poter
costituire una riserva.
Prima di intraprendere l'avanzata su El Adem, era necessario
neutralizzare una forte postazione tedesca 10 km a nord di Bir el Gobi; il 3
dicembre, appoggiata da alcuni carri armati e dall'artiglieria, l'11ª brigata
indiana si spinse in avanti. Ma, l'operazione non ebbe successo, e la brigata
subì gravi perdite.
Intanto Rommel, stava ancora pensando a un'offensiva. Egli era
molto preoccupato per la pessima situazione in cui si trovavano le truppe
dislocate a presidio delle difese di frontiera e, per altro, sapeva che gli
inglesi stavano ammassando forze nel settore di Bir el Gobi; ma sulla base delle
informazioni che era riuscito a raccogliere, egli riteneva improbabile che un
attacco in quella direzione venisse sferrato prima del 3 dicembre. Cosi,
lasciando il grosso delle sue forze corazzate e mobili a sudest di Tobruch, in
una posizione che avrebbe consentito loro di far fronte ad un attacco da Bir el
Gobi o di spostarsi verso est, Rommel inviò due colonne a ristabilire il
collegamento con le sue guarnigioni di frontiera che in quel momento si
trovavano isolate. Ambedue le colonne vennero avvistate dall'aria: la colonna
settentrionale cadde in un'imboscata tesa dalla 5ª brigata neozelandese che la
annientò, mentre quella meridionale fu dispersa dalla 4ª divisione indiana.
Un altro tentativo tedesco di riconquistare El Duda fallì il 4
dicembre; ciò indusse Rommel, timoroso che i suoi fianchi venissero minacciati
dal XXX corpo d'armata, a decidere che la sua mossa successiva doveva essere la
distruzione delle forze inglesi a Bir el Gobi. Egli decise di farlo il 5
dicembre, con un attacco sferrato dalle Panzerdivisionen e dalle divisioni "
Ariete " e " Trieste ", anche se ciò significava lasciare scoperta una parte del
fronte di Tobruch. A tal fine egli diede ordine di abbandonare il lato orientale
del perimetro, e le truppe di questo settore cominciarono a ritirarsi quella
notte stessa. Ma i suoi piani svanirono in quanto italiani non riuscirono a
portare in linea le loro unità corazzate; l'operazione dovette essere annullata.
La sera del giorno seguente, 5 dicembre, il ciglio che
sovrastava il limite settentrionale dell'aeroporto di Bir el Gobi offri un
sorprendente spettacolo agli inglesi appostati al limite meridionale, vi era
schierata una vasta massa di automezzi di tutti i tipi, apparentemente sul punto
di attaccare. Anche questa volta, in parte per il mancato arrivo della divisione
" Ariete ", in parte perché il comandante della 15ª Panzerdivision era rimasto
mortalmente ferito, l'attacco non ebbe luogo. La mattina seguente, tenendo conto
di quanto aveva constatato personalmente, del quadro della situazione fattogli
da Cruewell e della rapidità con cui stavano diminuendo le scorte di benzina e
di munizioni, il generale Rommel decise che la sola speranza di uscire da quella
situazione senza perdite troppo gravi consisteva nella ritirata.
Il 7 dicembre, dopo tre settimane di durissimi combattimenti
che avevano impegnato carri armati e fanteria, le forze tedesche ed italiane
furono costrette ad abbandonare, dopo otto mesi, l'assedio di Tobruch. La
guarnigione di Tobruch, il punto focale della guerra d'Africa, fu liberata: l'8ª
armata aveva conseguito una grande vittoria per gli alleati proprio nel giorno
in cui i giapponesi sbarcavano in Malesia e lanciavano il loro attacco su Pearl
Harbor.
Rommel aveva deciso di ritirarsi ad Ain el Gazala, dove si
trovavano postazioni difensive preparate in precedenza; la manovra fu condotta
con tale abilità che il XXX corpo d'armata, lanciato all'inseguimento, non
riusci ad ostacolarla che in misura irrilevante.
Ma oltre a dover badare alla manovra della ritirata, Rommel
stava anche incontrando non poche difficoltà con l'alto comando italiano, il
quale era riluttante ad accettare l'idea di interrompere l'assedio di Tobruch,
la possibilità di un'ulteriore ritirata da Ain el Gazala e la totale perdita
della Cirenaica. Comunque, nonostante le rimostranze italiane, Rommel prese i
provvedimenti che riteneva opportuni per salvare le sue grandi unità da un vero
e proprio disastro.
A questo punto, il 9 dicembre, il generale Ritchie riorganizzò
il proprio comando affidando al generale Godwin Austen la direzione di tutte le
future operazioni per la riconquista della Cirenaica; nello stesso tempo, il
comando del XXX corpo d'armata venne trasferito nelle retrovie per occuparsi
della completa eliminazione delle guarnigioni tedesche di frontiera.
Il generale Godwin Austen pensò, che ad Ain el Gazala, gli si
offrisse una buona possibilità di decidere definitivamente le sorti della
campagna prima che Rommel potesse ulteriormente ritirarsi. A tal fine egli
elaborò il seguente piano :
sulla costa, di fronte ad Ain el Gazala, le forze inglesi si
sarebbero limitate a fronteggiare il nemico;
Egli riteneva che il potenziale del nemico in carri armati
fosse ormai ridotto a circa 50 mezzi: se si fosse riuse ti a distruggerli, la
resistenza delle altre formazioni tedesche sarebbe crollata. Appunto con
l'obiettivo di distruggere le residue forze corazzate tedesche, la 4ª brigata
corazzata, che poteva contare ancora su 90 carri armati, avrebbe dovuto
effettuare un ampio movimento aggirante intorno al fianco meridionale di Rommel,
in modo da raggiungere le retrovie nemiche.
Il 15 dicembre ebbe inizio l'attacco. Sulla destra e al centro
si registrarono alcuni successi, ma la 4ª divisione indiana fu fermata da decisi
contrattacchi di unità corazzate nemiche. La 4ª brigata corazzata, che doveva
coprire una distanza di più di 110 km, dovette procedere su di un terreno molto
accidentato, cosicché il consumo di benzina fu talmente elevato che quando
l'unità raggiunse il luogo dell'appuntamento le scorte di carburante si erano
pericolosamente ridotte. Anche il giorno seguente, dopo le operazioni di
rifornimento, essa non fu in grado di partecipare in misura sensibile alla
battaglia, se non minacciando la linea di ritirata delle forze dell'Asse.
Se la Desert Air Force fosse stata impiegata al pieno delle sue
possibilità la posizione del nemico sarebbe stata ben peggiore, ma a causa di
numerosi fattori, quali le condizioni atmosferiche e la difficoltà di stabilire
una "linea di bombardamento" per i movimenti che le truppe inglesi effettuavano
alle spalle del nemico, ad essa si fece un ricorso molto limitato.
Quel giorno, nel suo rapporto all'alto comando tedesco, Rommel
scrisse: " Dopo quattro settimane di ininterrotta e dura battaglia, la capacità
di combattimento delle truppe si sta indebolendo, tanto più che il rifornimento
di armi e munizioni è completamente cessato ". Egli prosegui rilevando che la
ritirata della notte del 16 / 17 dicembre, era assolutamente necessaria se si
voleva che il suo esercito sfuggisse all'accerchiamento ed all'annientamento.
Quella notte, nonostante le insistenze e le proteste italiane, cominciò la
ritirata verso Agedabia ed El Agheila, tutte le truppe mobili muovendosi a sud
del Gebel el Achdar e le altre lungo la strada che lo attraversava.
Finalmente il 17 dicembre, per la prima volta, da quando le
armate inglesi e dell'Asse si erano impegnate nell'operazione " Crusader ", i
segni sulle carte topografiche illustranti l'andamento dei combattimenti
cominciarono a disporsi con una certa logica. A ovest di Ain el Gazala le forze
inglesi incalzavano il nemico in ritirata; a est, all'interno dei perimetri
difensivi isolati di Bardia e Halfaya, guarnigioni dell'Asse giacevano impotenti
nelle retrovie inglesi, sperando che qualcuno arrivasse a liberarle.
Le guarnigioni di frontiera costituivano una spina nel fianco
delle truppe britanniche, e dovevano quindi essere eliminate per rendere
disponibili le forze che le circondavano e rendere sicure le vie di
comunicazione passanti nelle immediate vicinanze: l'eliminazione di questi
nuclei era importante, ma non essenziale come la distruzione delle truppe
dell'Asse che stavano ritirandosi in tutta fretta verso Agedabia. Un'altra Beda
Fomm, con l'eliminazione di Rommel, avrebbe potuto far cadere in mano britannica
come un frutto maturo il resto della costa dell'Africa Settentrionale. Rommel,
pur essendo deciso a contenere l'avanzata nemica tra Derna ed El Mechili finché
fosse stato possibile, non aveva alcuna intenzione di restare su quella linea
una volta che quest'ultima località fosse caduta: quando ciò fosse avvenuto egli
pensava di evacuare il saliente di Bengasi, costringendo il nemico a pagare il
prezzo più alto possibile per quella concessione e nello stesso tempo
distruggendo tutte le attrezzature del porto. Egli pensava di riorganizzare le
proprie forze dietro Marsa el Brega; nel frattempo avrebbe tenuto impegnate le
truppe britanniche con l'impiego di forti distaccamenti mobili.
L'inseguimento inglese recò, nella sua esecuzione, i segni
dello sbalordimento: in un primo tempo gli inseguitori si accontentarono di
seguire il nemico, attendendo una serie di duri scontri di retroguardia, ma poi,
raggiungendo El Mechili e rendendosi improvvisamente conto che il nemico stava
correndo troppo forte per poter essere raggiunto, si galvanizzarono lasciandosi
prendere da una fretta inconsulta. Ci si rese improvvisamente conto, che
un'avanzata celere procedendo fuori dalle rotabili per puntare direttamente su
Beda Fomm avrebbe potuto isolare il nemico, ma il 18 dicembre le sole truppe che
avrebbero potuto essere impiegate in un'avventura di quel genere erano disperse
tra mille altre attività, il che dimostra in quale misura la pronta ritirata di
Rommel avesse preso alla sprovvista il generale Ritchie.
Con crescente eccitazione, colonne messe insieme in fretta e
furia si lanciarono da Derna e El Mechili verso Bengasi e la strada costiera che
correva verso sud. Ma la carenza di benzina e di altri materiali ritardò ben
presto l'avanzata e limitò l'entità di ciascuna colonna. A peggiorare la
situazione intervenne un altro elemento: le sfavorevoli condizioni atmosferiche
ed un'improvvisa diminuzione dei numero di bombardieri di media autonomia
disponibili ridussero l'efficacia degli attacchi aerei contro le colonne nemiche
in fugai.
Le fasi finali della ritirata delle forze dell'Asse furono
caratterizzate da due sintomatici episodi. Il 19 dicembre da un solo aereo da
trasporto, vennero scaricati 22 carri armati destinati alla 15ª Panzerdivision i
primi rinforzi corazzati pervenuti ai tedeschi dopo l'avvio dell'operazione "
Crusader ". Nello stesso tempo, altri 23 carri armati venivano sbarcati a
Tripoli. La vigilia di Natale, mentre gli inglesi si stavano avvicinando al
porto e quando l'Oasis Force lasciò Gialo per dirigersi a nord, verso Agedabia,
in prossimità di Beda Fomm scoppiò una battaglia.
In questa zona, il 23 dicembre, le Coldstream Guards che
stavano effettuando puntate per saggiare la consistenza nemica verso ovest
furono attaccate dalla ricostituita 15ª Panzerdivision e ricacciate indietro tra
i loro carri armati d'appoggio. Ma quando, il 27 dicembre, la 22ª brigata
corazzata tentò di aggirare da sud le forze corazzate del generale Cruewell
concentrate ad Agedabia, i tedeschi reagirono con violenza, gettandosi in avanti
con 60 carri armati e accerchiando la brigata corazzata inglese rimasta alquanto
esposta; alla fine dello scontro sul campo restarono 37 carri armati inglesi e
solo 7 tedeschi. Tre giorni dopo si ebbe una replica questa volta il risultato
fu di 23 a 7 a vantaggio dei tedeschi. Sotto ogni aspetto, la 22ª brigata
corazzata cessò di esistere come unità in grado di combattere e Rommel fu libero
di ricostituire le sue unità in tutta tranquillità; dopo il duro trattamento
subito in quegli ultimi scontri, la fase di movimento dell'operazione " Crusader
" si concluse dunque con una nota di inquietudine per gli inglesi.
Nella guerra di posizione gli inglesi affermarono la loro
superiorità nella zona di frontiera. Qui si trovavano due distinti presidi
nemici: uno a Bardia, della forza di 8.800 uomini tra fanti italiani e truppe
tedesche adibite a servizi logistici, comandata dal maggiore generale tedesco
Schmitt; l'altro a Sollum Halfaya, formato da 6.300 combattenti tedeschi ed
italiani comandato dal generale di brigata De Giorgi. Ambedue i presidi erano a
corto di rifornimenti, e soprattutto di acqua, che i convogli marittimi non
potevano evidentemente trasportare; entrambi, bloccando le strade provenienti
dall'Egitto, contribuivano ad ostacolare l'afflusso dei rifornimenti alle truppe
inglesi. Esse dovevano quindi essere eliminate. E il tenente generale Norrie,
comandante del XXX corpo d'armata, ricevette l'ordine di eliminarli al minimo
prezzo possibile dopo che, di fronte ad una tenace resistenza, i precedenti
tentativi dell'inesperta 2ª divisione sudafricana erano falliti.
Il 31 dicembre, appoggiate dai bombardieri medi, dal fuoco
dell'incrociatore Ajax e della cannoniera Aphis, da un massiccio fuoco di
artiglieria e da una brigata dotata di carri armati del tipo Valentine e
Matilda, la 3ª e la 4ª brigata sudafricane si prepararono ad aprire un varco nei
campi minati, negli sbarramenti di filo spinato e nei fossi anticarro che
proteggevano il lato sudoccidentale del perimetro di Bardia. Ma l'analogia con i
precedenti attacchi finiva qui: questo si sarebbe svolto di notte, guidato dalla
la brigata carri; l'esperienza nel condurre attacchi notturni accumulata da
quegli uomini nelle precedenti fasi della " Crusader ", li avevano convinti
della possibilità di impiegare con successo i carri armati anche nell'oscurità.
Essi attaccarono dunque prima dell'alba, riuscendo ad aprire un
varco di dimensioni notevoli. Si sperava che questo varco avrebbe potuto essere
sfruttato durante le ore del giorno, ma un energico contrattacco nemico annullò
quasi interamente il buon lavoro svolto durante la notte. Il comandante dei
carri armati britannici, generale di brigata H.R.B. Watkins, decise di attendere
nuovamente l'oscurità. Poi, lanciandosi nella parte centrale del varco aperto la
notte precedente, riusci a sfondare in modo decisivo e, avanzando a falange con
la fanteria su di un terreno illuminato dai razzi illuminanti lanciati da aerei
della marina, invase la piazzaforte. All'alba del 2 gennaio si presentarono due parlamentari, e
poco dopo gli inglesi ebbero nelle mani 8.000 prigionieri e 35 cannoni. Le
perdite totali degli attaccanti ammontavano soltanto a 450 unità.
Per indurre alla resa la guarnigione di Halfaya, sottoposta ad
una vera e propria pioggia di granate, bombe e volantini propagandistici, non fu
necessario un attacco in grande stile. Il 12 gennaio i sudafricani chiusero
intorno a Sollum uno stretto assedio. Il 17 gennaio, affamati ed assetati,
storditi dai bombardamenti e senza dubbio tratti in inganno dai volantini
propagandistici, i resti del presidio chiesero di trattare la resa.
Fino al 6 gennaio 1942, la storia della campagna, non fu che un
susseguirsi di sforzi condotti dal XIII corpo d'armata, per isolare il nemico e
di repliche da parte di Rommel. Repliche tanto efficaci, che entro quella data
Rommel era riuscito a concentrare tutte le sue forze dietro le forti posizioni
comprese tra Marsa el Brega e Alem el Mgaad.
Invece della breve e accanita campagna prevista, si era
trattato di una lotta lunga il cui prezzo era stato cosi alto che alla fine
ambedue le parti erano assai prossime al completo esaurimento, sia delle unità
combattenti, sia di quelle addette alle attività logistiche. Prima della
successiva ripresa tanto gli uni quanto gli altri avevano assolutamente bisogno
di una pausa per riprendere fiato.
I dati statistici danno per i due schieramenti perdite
pressappoco uguali; l'Asse aveva avuto circa 38.000 fra morti, feriti e
dispersi; le truppe britanniche ne ebbero 18.000. t invece difficile valutare
con, precisione le perdite in carri armati, perché i carri messi fuori
combattimento venivano spesso recuperati e riparati; comunque, è probabile che i
carri armati completamente distrutti furono 300 per i tedeschi e gli italiani e
278 per gli inglesi.
In merito all'appoggio aereo, si può affermare che mai prima di
allora gli uomini operanti sulla terraferma erano stati più, e meglio, aiutati
dagli aerei della Desert Air Force e da quelli di base a Malta. Questo aiuto,
sarebbe stato anche maggiore se non fosse stato per le cattive condizioni
atmosferiche e per la frequenza con cui sul campo di battaglia le due parti
finivano con il mescolarsi. Con una media di 190 missioni al giorno per tutta la
durata di quel periodo, le perdite inglesi in quel settore ammontarono a 300
aerei, mentre quelle dell'Asse furono considerevolmente superiori.
Non vi è dubbio che l'armamento e l'equrpaggiamento inglesi
presentavano talune carenze. Gli equipaggi dei carri armati, ad esempio, si
trovavano svantaggiati non solo per lo scarso affidamento che davano alcuni tipi
di carro, ma anche per certe inefficienze del cannone da 37 mm di cui erano
dotati; anche il cannone controcarro da 37 min era del tutto insufficiente, e
spesso per la difesa controcarro si dovette ricorrere ai cannoni da campagna.
Tutto sommato e grazie, all'eccezionale guida di Auchinleck gli
inglesi si erano assicurati una vittoria; ma non si trattava di una vittoria
decisiva. La Cirenaica era stata conquistata, ma le forze dell'Asse non erano
state distrutte e Rommel si era ritirato per prepararsi a combattere alla
prossima occasione.
Le forze dell'Asse erano state finalmente cacciate dall'Egitto
e dalla Cirenaica.