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Enrico VIII d'Inghilterra
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Enrico VIII, nato nel 1491, salì sul trono a soli 18 anni, nel 1509, dopo la morte del padre Enrico VII (1485-1509).

Nel primo periodo del suo regno egli diede l'impressione di un devoto fedele della Chiesa Cattolica: scrisse perfino un Assertio Septem Sacramentorum nel 1521 e fu molto efficace nell'opporsi alla diffusione del luteranesimo in Inghilterra. Il tutto gli fece guadagnare il titolo di Difensor fidei (difensore della fede) da parte del papa.

Ma la crisi con Roma arrivò nel 1527: infatti Enrico era sposato, per volontà politica di suo padre, dal 1509 con Caterina d'Aragona, vedova di suo fratello Arturo. A quel tempo, questo matrimonio si poté celebrare solamente con la dispensa di Papa Giulio II (1503-1513).

Dopo 18 anni, il re chiese al Papa Clemente VII (1523-1534) l'invalidazione della dispensa papale, ma la questione era infatti molto delicata: da una parte Enrico era seriamente preoccupato per la successione al trono d'Inghilterra a causa del matrimonio con la più anziana Caterina, che non era riuscita a dare un erede maschio al re: l'unica superstite delle sue varie gravidanze era la figlia Maria. Però, dall'altra parte bisognava considerare le implicazioni internazionali: Caterina era anche zia dell'imperatore Carlo V (1519-1558)

L'intermediario papale [l'arcivescovo di Salisbury Lorenzo Campeggio (1472-1539)] e quello del re [il cardinale e Lord Cancelliere Thomas Wolsey (1474-1530)], scelti per condurre la trattativa, tirarono per le lunghe senza arrivare ad una conclusione e lo stesso Papa Clemente VII, dopo aver subito il sacco di Roma e la prigionia da parte dei lanzichenecchi di Carlo V nel 1527, non voleva ulteriormente provocare l'imperatore, perciò nel 1529 avocò a Roma il diritto di decidere sulla questione, ma anche lui, debole o troppo prudente, continuò a posporre la decisione finale.

Lo stato di impasse fu superato grazie a Thomas Cranmer, docente universitario alla Jesus College di Cambridge, il quale suggerì al re di consultare le principali università europee. Oltretutto, secondo Cranmer, anche dalle stesse Sacre Scritture veniva la conferma della scelta di separazione, secondo un passo del Levitico: Se un uomo sposa la moglie di suo fratello commette un'impurità; essi rimarranno senza figli.

Benché la proposta di Cranmer non permettesse di raggiungere l'unanimità di consensi, tuttavia la maggioranza delle risposte fu favorevole a Enrico. Anno dopo anno, Enrico VIII, consigliato da Cranmer, nominato nel 1532 arcivescovo di Canterbury, alzò sempre più il tiro contro la Chiesa Cattolica. Nel frattempo, però, Cranmer si era nel frattempo sposato con Margaret, nipote del riformatore luterano Andreas Osiander: dovette occultare la presenza della moglie e perfino mandarla all'estero per non dispiacere al re.

Nel 1530 il re accusò molti prelati inglesi di violare, a loro favore, gli statuti, denominati Praemunire, (editti nel 1353, 1365 e 1393), i quali concedevano che le cause legali coinvolgenti uomini di chiesa fossero portate davanti a corti papali fuori dall'Inghilterra, solo dopo il beneplacito del re. La vittima più illustre di questa accusa fu Thomas Wolsey, che già caduto in disgrazia per la sua inefficienza dimostrata durante le trattative per la separazione del re, fu messo sotto accusa, ma morì di malattia il 30 novembre 1530 durante il suo trasferimento a Londra.

Nel 1531 Enrico fece votare dal parlamento “l'atto di supremazia” con la quale egli si fece riconoscere Capo Supremo della Chiesa in Inghilterra. Nel 1532 decise che i tributi andavano pagati alla corona e non a Roma.

Lo strappo definitivo arrivò nel 1533, quando il re sposò in segreto la sua nuova fiamma, Anna Bolena, la quale già aspettava un figlio da lui, e, tre mesi dopo, Cranmer, facendosi forte di un decreto parlamentare sulla autonomia della Chiesa inglese nelle decisioni interne, dichiarò sciolto il matrimonio di Enrico con Caterina e riconobbe ufficialmente quello con Anna Bolena.

Il papa Clemente VII reagì con la scomunica del re, di Anna Bolena e di Thomas Cranmer nel luglio 1534 e con l'interdizione (cessazione dell'amministrazione dei sacramenti) dell'Inghilterra, provvedimento che sarebbe stato tremendo nel medioevo, ma che fu praticamente ignorata nel XVI secolo. Clemente morì nel settembre 1534: il successore, Paolo III (1534-1549), ideatore del Concilio di Trento, dovette gestire un rapporto con la Corona d'Inghilterra, che peggiorava ogni giorno sempre di più.

Infatti Enrico VIII rispose alla scomunica nel novembre 1534 con tre atti:

Un ulteriore “atto di supremazia” (il re era il Capo Supremo sulla Terra della Chiesa di Inghilterra) con il diritto di reprimere le eresie e di scomunicare;

L'obbligo per tutti gli inglesi di giurare solamente davanti al re, e non davanti a qualche autorità straniera (sic!)

La condanna per tradimento per chi osasse dire che il re fosse eretico, tiranno o scismatico.

La pressione sulla Chiesa cattolica inglese fu elevatissima: sotto il coordinamento del Vicario Generale Thomas Cromwell, i monasteri furono chiusi e i loro beni incamerati dalla corona e tutti i prelati dovettero giurare di rispettare l'atto di supremazia, solo Tommaso Moro (Thomas More) (1478-1535), il grande filosofo umanista erasminiano, autore dell'Utopia, ed ex Lord Cancelliere, e John Fisher (1469-1535), vescovo di Rochester ed ex confessore di Caterina d'Aragona, si opposero ed entrambi furono decapitati per tradimento. Ambedue furono successivamente nominati santi dalla Chiesa cattolica.

Ma la cosa più curiosa fu che, dal punto di vista dottrinale, almeno in questa prima fase, Enrico VIII non aveva affatto rotto con il cattolicesimo: in linea di massima, egli si mostrò un buon cattolico e solo dopo, durante il breve regno del figlio Edoardo VI (1547-1553), si fecero largo con più decisione elementi cari alla Riforma.

Ma ai tempi di Enrico VIII queste idee potevano costare care: se ne rese conto anche Thomas Cromwell, che cercò di spingere la monarchia verso il luteranesimo, facendo adottare i Dieci Articoli (The Ten Articles), articoli di fede di chiara ispirazione luterana (sola fide e semplificazione a soli tre Sacramenti) e, con le Ingiunzioni Reali del 1538, fece mettere una Bibbia in latino ed una in inglese in ogni chiesa (sola scriptura!). L'esperimento fallì e Cromwell, caduto in disgrazia, anche perché ritenuto il responsabile del matrimonio, poi fallito, del re con Anna di Cleves, fu condannato per tradimento e decapitato nel luglio 1540. Nel 1537 Enrico ritornò con decisione ai dogmi cattolici, facendo redigere il Bishop's book (il libro del vescovo), che conservava i sette sacramenti, il culto della Vergine e dei santi e proibiva la lettura individuale della Bibbia. Il libro fu poi rivisto in senso ancora più cattolico e ristampato nel 1543 con il titolo di King's book (il libro del re).

Nel 1539 il parlamento inglese approvò i Sei Articoli (The Six Articles), che confermarono, tra l'altro, la validità del dogma della transustanziazione, l'Eucaristia sotto una sola specie, il celibato per i prelati, le Messe private e la confessione.

Riprese quindi con vigore la persecuzione contro i protestanti: fu bruciato sul rogo nel 1540 il luterano Robert Barnes; il traduttore William Tyndale, il quale aveva pubblicato la prima Bibbia (Nuovo Testamento) in inglese nel 1535, fu denunciato all'inquisizione spagnola, che lo bruciò a Bruxelles nel 1536; la protestante Anne Askew fu processata e bruciata sul rogo nel 1546; alti prelati di chiare simpatie riformiste, come i vescovi Hugh Latimer e John Hooper, l'ex frate agostiniano Miles Coverdale, traduttore del primo Antico Testamento in inglese, e lo stesso Thomas Cranmer, dovettero o rifugiare all'estero o rivedere drasticamente le proprie idee o perlomeno adottare un atteggiamento nicodemitico.

Insomma alla sua morte nel 1547, Enrico VIII lasciò sia i cattolici che i protestanti inglesi del tutto insoddisfatti.