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STORIA DEI TEMPLARI
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STORIA DEI TEMPLARI

Le origini dei Templari si possono capire solo se si conosce ed analizza la storia della prima Crociata guidata dal famosissimo Goffredo di Buglione.

All'appello di papa Urbano II al concilio di Clermont (1095) per la 'guerra all'infedele', risposero in tanti, da ogni regione e di qualsiasi ceto sociale; pellegrini, povera gente, commercianti, principi e nobili cavalieri. La Crociata dei Baroni riuscì ad arrivare in TerraSanta e a liberare Gerusalemme.

A dimostrazione della bontà "spirituale" e non economica di questa avventura si può guardare alla condotta di Goffredo di Buglione dopo la conquista della Città’ santa: sarebbe potuto diventare Re di Gerusalemme, ma rifiutò la carica, volendo essere soltanto "Difensore del Santo Sepolcro.

Comunque, una volta riconquistata Gerusalemme, i Crociati, visto che non erano un esercito regolare, ma solo Cristiani che difendevano il loro diritto di andare a pregare in TerraSanta, per la maggior parte tornarono in Europa, alle loro case e alle loro famiglie, lasciando così Gerusalemme quasi senza protezione. Proprio in questo momento entrano in gioco i Templari.

Hugues de Payns insieme ad altri otto cavalieri (Bysol de Saint Omer, Andrè de Montbard zio di San Bernardo di Chiaravalle, Archambaud de Saint Aignan, Gondemar, Rossal, Jacques de Montignac, Philippe de Bordeaux e Nivar de Montdidier) partono dalla Francia per andare in TerraSanta con lo scopo di difendere i pellegrini dagli attacchi delle bande dei musulmani.

Venivano chiamati inizialmente i "Poveri Cavalieri di Cristo" ed erano un Ordine monastico e guerriero. Questa fu un’idea veramente rivoluzionaria per quel tempo! Scavalcò la tradizionale divisione sociale formata da: Bellatores (coloro che combattevano), Oratores (coloro che pregavano), e Laboratores (coloro che lavoravano).

I Templari univano alla mansuetudo del monaco la fortitudo del guerriero

I monaci cosiddetti tradizionali pronunciavano tre voti, ossia obbedienza, povertà e castità: i Templari, oltre a questi tre voti, ne pronunciavano anche un quarto, cioè lo "stare in armi", quindi il combattimento armato. Erano dei veri e propri monaci guerrieri.

Questi nove Cavalieri, si presentarono nell’anno Domini 1119 (1111 secondo altri studiosi) al Re di Gerusalemme Baldovino II mettendosi a disposizione per la protezione dei pellegrini ed il pattugliamento delle strade a Gerusalemme e dintorni.

Questi cavalieri, a differenza di tanti altri, non si presentarono al re vestiti in maniera sfarzosa, con i mantelli pieni di colori e con le gualdrappe dei loro cavalli pieni di frange dorate e multicolori, ma erano coperti da un semplice mantello bianco senza nessun altro fregio o armatura luccicante.

Hugues de Payns sostenne, davanti al re, che non erano le vesti che facevano i buoni e coraggiosi cavalieri, ma il cuore.

Dopo averli ascoltati, Baldovino II concesse loro come quartier generale un'ala del monastero fortificato di Nostra Signora di Sion, accanto a quello che era stato il Tempio di Salomone.

I cavalieri cominciarono così a pattugliare le strade come promesso al re, il quale fu entusiasta del loro operato. Dopo poco tempo, il numero dei cavalieri aumentò, cosicché dovettero trasferirsi a pochi metri, andando ad occupare tutta l'area di quella che era la spianata del Tempio di Salomone, ossia l'area fra la Moschea della Roccia e la Moschea di Al-Aqsa.

A questo punto il loro nome fu cambiato in "Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Gerusalemme", e furono più semplicemente riconosciuti come "Templari".

Questo primo periodo di storia Templare è contrassegnato dalle grandi difficoltà incontrate, sia dal punto di vista militare (erano relativamente pochi) sia dal punto di vista economico.

Furono proprio questi i motivi che spinsero Hugues de Payns a tornare in Francia nel 1127 per cercare rinforzi morali ed economici. Proprio in questo momento avviene la svolta decisiva dell’Ordine del Tempio: Hugues de Payns arriva a Troyes dopo aver incontrato a Roma il Papa Onorio II. Bisogna ammettere che la creazione della nuova milizia non aveva precedenti nella storia cristiana, e, anche il Papa stesso mostrava evidenti segni di imbarazzo.

Certo, i Templari non furono i primi monaci con altre finalità oltre la preghiera e la meditazione, i Cavalieri di San Giovanni conosciuti anche come Ospitalieri o Gerosolimitani e oggi come Cavalieri di Malta già esistevano, ma non avevano il voto delle armi, si preoccupavano soprattutto della cura dei feriti, degli invalidi e dei pellegrini più tardi però, sull’esempio Templare imbracciarono anch’essi le armi.
Per non parlare dei Teutonici, che copiarono sia la Regola Templare, sia la divisa.
Lo stesso dicasi per gli altri Ordini Cavallereschi, soprattutto quelli della Penisola Iberica.
Era necessario quindi trovare una posizione chiara e precisa, ricercando anche una Regola che si adattasse perfettamente alla situazione. Non è un caso se da questo momento entra in scena nelle vicende Templari, uno dei personaggi più carismatici ed autorevoli del tempo: San Bernardo di Chiaravalle appartenente all’ordine monastico nato a Cistercium (I Cistercensi) e fondatore dell’abbazia di Chiaravalle.

Fu proprio nel Concilio di Troyes che venne presentata la Regola e l’Ordine.
Oltre al Papa Onorio II ed allo stesso San Bernardo, erano presenti anche gli arcivescovi di Reims, Sens, Chartres, Amiens e Tolosa, oltre ai vescovi di Auxerre, Troyes e Payns. Tutti gli Statuti dell'Ordine furono approvati e la Regola Templare in blocco fu sottoscritta da tutti e vi fu apposto il sigillo papale, mentre Hugues di Payns, anch'egli presente al Concilio, venne nominato Gran Maestro dell'Ordine.
In questo frangente venne presentato il 'De laude novae militiae' (elogio della nuova milizia),vero e proprio proclama di esaltazione dell'Ordine Templare, che ebbe non poca importanza per il successivo sviluppo dell’Ordine. Ne citiamo una parte:

"Una nuova cavalleria e' apparsa nella terra dell'Incarnazione... essa e' nuova, dico... che si combatta contro il nemico non meraviglia... ma che si combatta anche contro il Male e' straordinario... essi non vanno in battaglia coperti di pennacchi e fronzoli, ma di stracci e con un mantello bianco... essi non hanno paura del Male in ogni sua forma... essi attendono in silenzio ad ogni comando aiutandosi l'un l'altro nella dottrina insegnata dal Cristo... essi fra loro non onorano il più nobile, ma il più valoroso... essi sono i Cavalieri di Dio... essi sono i Cavalieri del Tempio".

Da un altro scritto relativo alla nuova milizia sempre scritto da San Bernardo si percepisce ulteriormente lo spirito dei cavalieri templari: "Le armi nemiche avrebbero forse avuto paura dell'oro, avrebbero rispettato gemme e non oltrepassato la seta? sono necessarie solo tre cose: abilità, prontezza e circospezione; abilità nel cavalcare, prontezza nel colpire, circospezione nel guardarsi quando ci si recasse in terre e fra genti sconosciute". A Troyes poi i Templari adottarono un motto: "Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", ossia "Non a noi, Signore, non a noi, ma al Tuo nome da gloria". Anche qui c’è poco da aggiungere, è facile immaginare come un simile motto potesse accendere gli animi.

San Bernardo inoltre trasmise ai cavalieri la devozione a Maria e il grande rispetto per la donna, la Regola infatti cita: "Maria presiedette al principio del nostro Ordine, ne presieda anche, se questa sarà la volontà del Signore, la fine". Ancora l’ultimo Gran Maestro, sul rogo, pregò i suoi carnefici di legarlo con il viso rivolto verso Notre Dame.
D’esempio per i Templari furono quindi i Cistercensi e gli Agostiniani, di cui ammirarono la loro vita comunitaria e il gusto per la liturgia sontuosa.
La Regola Templare era formata da 72 articoli ed era durissima. Veniva vietato qualsiasi contatto con le donne (non si poteva baciare neanche la madre, ma bisognava salutarla compostamente chinando il capo), non si poteva andare a caccia, erano banditi il gioco dei dadi e delle carte, aboliti mimi, giocolieri e tutto ciò che è divertimento, non si poteva ridere scompostamente, parlare troppo o urlare senza motivo, i capelli andavano corti o rasi, in inverno la sveglia era alle 4 del mattino, in estate alle 2, bisognava dormire "in armi" per essere sempre pronto alla battaglia "...il demonio colpisce di giorno e di notte, quindi che si difenda il Sacro Sepolcro dall'alba all'alba successiva sempre in armi..."…

C’erano regole anche sul modo di mangiare e sul modo di vestirsi. Bisognava veramente avere una sincera vocazione per sottomettersi a tali ferree regole! Dopo questa approvazione ecclesiastica ufficiale, la fama dell'Ordine del Tempio crebbe rapidamente ed in modo vertiginoso, con essa aumentò anche la potenza e la ricchezza dell'Ordine stesso, che ricevette elargizioni e donazioni spontanee praticamente da ogni strato sociale.
Difatti ogni elargizione o donazione veniva usata per il finanziamento della campagna di guerra in Terra Santa, e tutti, pur non partecipando direttamente alla guerra, potevano però dare il loro contributo: in pratica, donare ai Templari significava contribuire materialmente alla liberazione dei "Possessi di Dio" come veniva chiamata spesso la la terra al di là del mare.
L'Ordine crebbe anche in prestigio, tanto che i cadetti delle famiglie nobili facevano a gara per entrare nell' Ordine, sia per la loro sistemazione (non essendo i primogeniti avevano ben pochi diritti in famiglia) sia per avere un baluardo cristiano in Terrasanta. La massa delle donazioni ed elargizioni fu tale che Hugues di Payns dovette lasciare in Francia parecchi confratelli che fossero in grado di amministrare l'enorme patrimonio acquisito, onde far fronte alle grosse spese delle campagne di guerra in Terrasanta.

Importantissima (anzi vitale) fu la bolla "Omne datum optimum" del 1139, di papa Innocenzo II che concesse all'Ordine la totale indipendenza, compreso l'esonero dal pagamento di tasse e gabelle, oltre alla direttiva secondo la quale l'Ordine non doveva rendere conto a nessuno del suo operato, tranne che direttamente al Papa. Diventò un organismo a parte con una posizione molto privilegiata.
Hugues tornò a Gerusalemme con un gran numero di reclute, che divennero perfetti cavalieri templari combattenti.
Tra i crociati si erano sempre distinti per la loro incredibile determinazione in battaglia, avevano disciplina disumana e una spietata fermezza di fronte all’avversario. Non a caso venivano chiamati dai musulmani i "diavoli rossi", mentre i Gerosolimitani erano chiamati i "diavoli neri".
Rivendicavano a se il privilegio della prima linea durante i combattimenti, non infrequentemente dovettero pagare con un alto tributo di sangue questo privilegio, ma con la loro fama di essere i più valorosi difensori della Croce non trovavano difficoltà a ripristinare le fila diradatesi.
Le loro rotte si contano sulle dita di una mano, furono gli ultimi a lasciare la TerraSanta e nell’assedio di Acri non mollarono fino all’ultimo, la difesa della fortezza era chiaramente senza speranza, senza alcun pericolo ci si poteva salvare via mare, ma i cavalieri combatterono e morirono quasi tutti. Non potendo più guidare l’avanguardia in battaglia si trasformarono in retroguardia e sacrificarono così le loro vite, ultimi crociati in TerraSanta.
E’ tragico pensare che i cavalieri sopravvissuti alle scimitarre dei Saraceni caddero poi vittime dei carnefici del Re di Francia e della debolezza del Pontefice, tra di essi c’era anche l’ultimo Gran Maestro, Giacomo di Molay e il precettore di Normandia Goffredo di Charney un omonimo del quale, molto probabilmente un suo parente, sarà poi il primo possessore europeo della Santa Sindone.
Ma i Templari non furono protagonisti solo in TerraSanta: quando le orde mongoliche minacciarono l’Europa i templari contribuirono non poco alla sua difesa, che trovò provvisoria soluzione con la battaglia di Liegnitz nel 1241. Nella penisola iberica stettero parimenti in prima linea, i sovrani di Spagna e Portogallo difficilmente avrebbero conseguito le loro vittorie senza i Templari, non invano affidarono loro le proprie fortezze più munite e li ricoprivano di munifici donativi. Anche la flotta Templare era tra le migliori, nessuno si sarebbe mai azzardato ad attaccare una nave battente bandiera Templare e i Saraceni se ne tenevano ben alla larga.

Esiste però un problema di non facile soluzione né per quel tempo e ancor meno per il nostro tempo quello cioè della così detta guerra giusta che spesso viene definita anche santa.
San Bernardo, riprendendo il concetto della "guerra giusta" espresso da Sant'Agostino, considerò il voto templare dell'uso delle armi contro gli infedeli non una intenzione di "omicidio", ma una vera e propria azione contro il Male, ossia un "malicidio" (vedi sopra 'De laude novae militiae'), anche perché Templari difendevano i Luoghi Santi, che dovevano essere a disposizione di tutti, quindi chiunque avesse preteso di tenerli soltanto per se sarebbe stato considerato "malvagio" e andava quindi debellato…

Per noi uomini di oggi è difficile accettare la violenza giustificata esclusivamente da motivazioni religiose, ferisce la "sensibilità" di molti, ma bisogna entrare nella mentalità dell’epoca e non pensare subito "è sbagliato".
Allora il Cavaliere dell’Ordine era il Guerriero di Dio per antonomasia, ed il suo compito era servire Dio combattendo l’eresia e le ingiustizie. Una grave ingiustizia era quella perpetrata dai mussulmani in Terra Santa.
Fin dall’800, infatti, i pellegrini che si recavano al Santo Sepolcro venivano uccisi, derubati, le donne violentate, nel migliore dei casi veniva imposta loro una forte tassa.
La setta degli "Assassini" nacque proprio in questo periodo ed aveva come scopo l’uccisione sistematica dei pellegrini Cristiani. Questo atteggiamento intollerante da parte dei musulmani portò ad una reazione violenta degli Europei.
San Bernardo con 'De laude novae militiae' espresse bene questa mentalità.
Le Crociate avevano un costo altissimo, sia per gli armamenti, per il viaggio, per la costruzione di fortezze, e questa spesa non poteva essere affrontata dai soli Templari, che nei loro monasteri si dedicavano per lo più alla coltivazione e all’allevamento, per raggiungere i loro scopi c’era bisogno di ben altro. Le ricchezze ottenute dai Templari furono impensabili e loro stessi furono bravi a gestirle: non lasciavano il denaro in eccesso a marcire in buie stanze, ma lo investivano munificamente, soprattutto facendo servizio di tesoreria per nobili e re e prestando il denaro, certo, da Cristiani non potevano chiedere interessi, ma sapevano come non subire danni con tariffe di prestito.
Gli affari che svolgevano erano soprattutto di quattro categorie:

-deposito tributi e somme di denaro di un principe votatosi alla Crociata
-Trasferimento in TerraSanta di dette somme
-riscossione delle decime pontificie per le crociate
-prestiti a principi o nobili, che motivassero tale bisogno di denaro con pii motivi.
A loro è dovuta anche l’invenzione dell’assegno o della lettera di cambio: per esempio i pellegrini che si volevano recare in TerraSanta, ma avevano paura di essere rapinati, potevano lasciare denari in una qualsiasi magione templare e ricevere una quietanza di riscossione; all’arrivo in TerraSanta portavano la quietanza nella magione e tornavano in possesso della somma di denaro lasciata prima della loro partenza.
Da notare che il più famoso sigillo templare era un cavallo cavalcato da due cavalieri che stava ad indicare la povertà iniziale dei cavalieri che erano costretti ad andare in due su un solo cavallo e il dualismo universale delle cose, a cui si rifà il loro ideale, cioè la convivenza pacifica in TerraSanta della cultura Cristiana e di quella Islamica.
I Templari quindi godevano di un’altissima stima da parte delle popolazioni Medioevali, li vedevano come la Cavalleria di Cristo, i Templari erano l’incarnazione del vero spirito Cavalleresco, che Bernardo di Chiaravalle contribuì ad esaltare con i suoi scritti, ma non solo, scriveva infatti Clemente III nel 1191: "Consacrati al servizio dell’Onnipotente, vanno considerati parte della Cavalleria Celeste". Anche Pietro il Venerabile ammoniva: "Chi non si rallegra con tutto il suo animo in Dio suo Salvatore, che la Cavalleria dell’Eterno, i Templari, abbia lasciato gli accampamenti celesti per scendere a ingaggiar nuove battaglie, a battere i principi di questo mondo, a sconfiggere i nemici della Croce di Cristo?" e ancora, sempre rivolto ai Templari "Siete Monaci nelle vostre virtù, Cavalieri nelle vostre azioni; le une le realizzate con la forza dello spirito, le altre le esercitate con la vigoria del corpo".

Un aspetto da notare è la scelta gerarchica fatta all’interno dell’Ordine; l’assoluto rispetto per i superiori, esistevano infatti dei Marescialli, dei Precettori, dei Balivi, dei Priori, dei Gran Priori.
Era una organizzazione perfetta, visto che ognuno per la gestione interna era totalmente indipendente dall'altro, e ognuno doveva rendere conto al suo superiore diretto, fino ad arrivare al Gran Maestro che era il "primus inter pares".
La prima vera battaglia Templare fu con il secondo Gran Maestro, Roberto di Craon, nel 1138 a Tecua, vicino Ghaza, dove i Templari ebbero una gravosa sconfitta, dovuta al fatto che i comandanti Crociati non vollero ritirarsi dopo aver conquistato la città (opzione consigliata da Roberto di Craon, visto che la città non era sufficientemente fortificata) dando il tempo ai musulmani di riorganizzarsi e di reagire compiendo un vero e proprio massacro.
La situazione in TerraSanta comunque non era delle migliori, un incredibile condottiero islamico dominava la scena: Zengi, un uomo che riuscì a riunire gli sceiccati mettendo assieme un formidabile esercito di oltre 100.000 uomini pronti a tutto pur di riconquistare le terre una volta loro. Zengi iniziò fra i musulmani la predicazione della "jihad" o guerra santa, incitandoli alla riconquista dell'intero Oriente. Alla testa del suo esercito, nel 1128 si impadronì di Aleppo e il Principato di Antiochia, fino a conquistare nel 1144 Edessa e tutta la sua Contea.
La caduta di Edessa provocò un grande scalpore in Europa Baldovino III chiese al Papa Eugenio III di bandire un'altra crociata, cosa che avvenne il primo dicembre 1145 con le relative bolle pontificie.
San Bernardo di Chiaravalle girò l’Europa infiammando le folle e i Re (tra cui Corrado III di Germania, che inizialmente non voleva partire). Le truppe Crociate quindi partirono, ma separate, i francesi via mare, mentre i tedeschi via terra. Quest’ultimi nel bel mezzo delle montagne furono attaccati e quasi completamente distrutti dall'esercito turco selgiuchida, tanto che i crociati persero i nove decimi degli effettivi, e si ritirarono fortunosamente a Nicea, dove attesero l'esercito francese condotto da Luigi VII. I francesi arrivarono insieme ai Templari e al loro Gran Maestro Everardo di Barres, ma furono subito attaccati dai musulmani e non riuscirono a trovare un sicuro riparo nella città di Laodicea. I crociati francesi erano allo stremo ed ormai molti disertavano e si ribellavano ai loro ufficiali: solo i Templari rimanevano nei ranghi compatti e disciplinati. A questo punto Everardo di Barres, dopo un colloquio con il re di Francia, prese il comando dell'esercito, riorganizzandolo, ponendo a capo di ciascun gruppo di 100 soldati un templare, che ben sapeva cosa fare.
Dopo altre peripezie (non è questa la sede per dilungarmi) si ritrovarono a Gerusalemme Luigi VII, Corrado III, Il Gran Maestro Templare, quello degli Ospitalieri e quello dei Teutonici, che insieme presero una sciagurata decisione: attaccare e conquistare Damasco. La seconda Crociata finiva nel sangue, a Damasco ci fu una terribile sconfitta degli Europei, schiacciati da Nur-Ed-Din (successore di Zengi) e dal suo esercito.
Importantissimo fu l’avvenimento del 1150, quando Baldovino III dopo aver fatto fortificare la città di Gaza la donò ai Templari, perché la difendessero e perché facessero da sentinelle al sud della Palestina.
Devo citare un accadimento degno di nota, che fa capire le atrocità commesse dai musulmani, perché molte volte sembra che solo i Crociati abbiano commesso delitti: Il 25 gennaio 1153, l'intero esercito cristiano si accampò ad assedio ad Ascalona, ma dopo quattro mesi, ancora nulla era stato concluso, ogni attacco veniva sistematicamente respinto.
Verso la fine di luglio 1153, una torre mobile dell'esercito cristiano prese fuoco, e venne scagliata contro le mura della città: il forte impatto ed il calore provocarono una breccia dove si trovava un gruppo di Templari guidati da Bernardo di Tremelay.
Quest’ultimo vista la breccia colse al volo la possibilità di buttarsi in prima linea e quindi si lanciò con quaranta cavalieri dentro la breccia. Gli altri Crociati in quel momento si trovavano dall’altra parte della città e non fecero in tempo a seguire i Templari che si erano gettati all’interno di Ascalona. I musulmani, vedendo solo quaranta uomini, contrattaccarono, massacrando i cavalieri e lo stesso Tremelay. I corpi del templari furono appesi per i piedi fuori dalle mura, e le loro teste lanciate sul campo cristiano con delle piccole catapulte.
La furia dei cristiani a questo spettacolo fu tale che il 19 agosto 1153, dopo un formidabile ed intenso assedio, la città fu presa e messa a ferro e fuoco.
A questo evento seguì un periodo di relativa pace. Ma durò poco. Sal-Hal-Din più noto come Saladino riorganizzò l'esercito musulmano, portandolo ad oltre 200.000 uomini, con i quali attaccò il Cairo, sbarazzandosi del visir Shawar, ormai amico dei cristiani, e rivolgendosi direttamente contro Gerusalemme. Tutto il mondo mussulmano si unì a Saladino contro i cristiani nel 1174.
Nel novembre 1174 Saladino entrava a Damasco, ed il 9 dicembre dello stesso anno entrava ad Homs, per poi proseguire per Aleppo, che venne assediata il 30 dicembre. Nel 1178, Baldovino fece costruire una fortezza, chiamata "Guado di Giacobbe", che fu affidata ai Templari.
Tutto sembrava calmo, ma nel febbraio del 1179 Saladino attaccò ed invase la Galilea, senza però tener conto della resistenza della fortezza templare del "Guado di Giacobbe", che non cadde, ed impedì a Saladino di raggiungere Gerusalemme.
Ma non era finita qui: il 10 giugno 1179, presso Mesaphat, l'esercito cristiano di Raimondo III ed i Templari si scontrarono con i 200.000 uomini dell'esercito musulmano. Fu un massacro, tanto che Saladino poi conquistò il Guado di Giacobbe, giustiziando tutti i templari di stanza nella fortezza, e prendendo prigioniero il Gran Maestro, Oddone di Saint Amand, che però non volle che fosse pagato nulla per il suo riscatto, e finì i suoi giorni morendo di fame e di stenti nel carcere di Damasco.
Nel 1187, successe un fatto gravissimo: Rinaldo di Chatillon, con un’ atto assolutamente irresponsabile e folle, marcia verso Medina e La Mecca, con l'intento di appropriarsi della "pietra nera", simbolo sacro musulmano. Quest'atto di pirateria scatena le ire degli arabi, e Saladino raduna ed organizza il più grande esercito che si sia mai visto: fra cavalieri, arcieri e fanti, oltre 300.000 uomini erano agli ordini del condottiero musulmano.
La vera battaglia si svolse ai corni di Hattin il 4 Luglio 1187. L'esercito Crociato dopo vari giorni di dura marcia e senza acqua (l'unica risorsa d'acqua era presidiata dai musulmani) si scontrano con l'esercito di Saladino.
Saladino riuscì ad accerchiare l'esercito Cristiano che fra l'altro non aveva un'unica guida, ma ogni reggimento aveva un suo capo. Gli Ospitalieri erano guidati da Ruggero di Les Moulins, i Templari da Ridefort e le altre truppe Cristiane da Rinaldo di Chatillon e da altri Baroni; così diviso l'esercito Cristiano perse molto in efficacia e se ci si aggiungono la stanchezza e la sete si capisce bene perchè i Cristiani furono duramente battuti.
Gli arcieri a cavallo musulmani riuscirono fin troppo bene a tenere a bada la fanteria Cristiana, mentre la fanteria di Saladino ebbe l'arduo compito di reggere le devastanti cariche della Cavalleria pesante europea.
La battaglia durò diverse ore, ma alla fine, con la graduale perdita di consistenza delle cariche della cavalleria pesante, i musulmani ebbero la meglio... L'esercito Cristiano fu duramente battuto e soltanto in pochissimi si salvarono: tra questi c'era Ridefort. Da ricordare che il Gran Maestro degli Ospitalieri aveva sconsigliato di attaccare, ma di concentrare tutto l'esercito su un fronte e cercare di sfondare per scappare da quella fin troppo ovvia trappola mortale; Ridefort rispose sprezzante al Gran Maestro degli Ospitalieri: "Amate troppo la vostra bionda testa per temere di perderla in battaglia". Il cavaliere di San Giovanni rispose: "Io morirò in battaglia da uomo coraggioso, ma sarete voi a scappare come un coniglio ed un traditore". Ed infatti così fu!
Devo ammettere che questo presunto attacco alla Mecca per impossessarsi della Pietra Nera si discosta dall’ideologia Templare, ma bisogna dire che Ridefort riuscì ad essere nominato Gran Maestro solo grazie alle sue abili manovre politiche ed ai suoi raggiri.
Ridefort venne poi ucciso da Saladinio in persona che gli staccò la testa dal busto con un colpo di scimitarra.
Questa sconfitta portò a non poche ripercussioni per i Regni Cristiani in TerraSanta. Fra l’altro si racconta anche che in questa battaglia fu persa per sempre la Vera Croce, che cadde in mani mussulmane.
Una dopo l'altra, cadono in mano araba Tiberiade, Acri, Nablus, Giaffa, Sidone ed Ascalona. Rimaneva Gerusalemme. Dopo alcune settimane di assedio, il 2 ottobre 1187 la Città Santa cade nelle mani di Saladino. La crociata che ne seguì, guidata dal famoso Riccardo Cuor di Leone e da Federico Barbarossa (che morì annegato prima di arrivare in TerraSanta) si risolse soltanto con un patto con i musulmani che lasciarono una striscia di terra sul mare ai Cristiani da Tiro a Giaffa, come porto per lo scalo dei pellegrini. La città Santa era però in mani musulmane e Saladino fece abbattere tutte le croci ed in generale i segni Cristiani nella città, sostituendoli con mezzelune e simboli sacri all’islamismo. Saladino però si mostrò magnanimo con la popolazione di Gerusalemme che non venne massacrata, ma venne risparmiata, anche se dietro il forte pagamento di un riscatto.
Ad aggravare la cosa giunsero anche i mongoli che, oltre ad attaccare l’Est Europeo, si scagliarono anche contro la TerraSanta e nel 1244 le truppe mongole insieme a quelle egiziane entrarono a Gerusalemme, dopo aver abbattuto la resistenza di Templari e Ospitalieri che si dimostrarono delle vere e proprie macchine da guerra, tenendo in scacco l’esercito mongolo per molto tempo, prima di cadere; si salvarono solo 33 Templari, 26 Ospitalieri e 3 Teutonici. A questo attaccò rispose il papa Innocenzo III che bandì una nuova Crociata. I Templari e gli Ospitalieri poterono ancora dimostrare il loro coraggio, soprattutto nella battaglia di Al-Mansura (1250), ma anche questa volta la Crociata finì per essere un massacro e si concluse con un nulla di fatto.
Gli eserciti Crociati e gli Ordini Cavallereschi avevano subito moltissime perdite in queste battaglie; bisogna dire che ai musulmani inizialmente venne proposta un’alleanza dai Cristiani contro i nemici comuni, cioè i mongoli. I musulmani rifiutarono e aspettarono il momento propizio, cioè l’indebolimento dei due eserciti (cristiano e mongolo), per attaccare.
Dopo la caduta di Gerusalemme e di tutto il regno, il 6 aprile 1291 Acri fu assediata da oltre 50.000 uomini.
La guarnigione templare tenne duro: il 18 maggio tutta Acri era in mano musulmana, tranne la fortezza dove si erano arroccati gli ultimi 150 Templari. Tennero testa a tutti gli attacchi per dieci giorni, fino a quando i musulmani non riuscirono a forzare le difese, sfruttando anche il loro numero elevato. Morirono tutti quanti, tranne una decina che scamparono… per finire di li a poco in mano ai carnefici francesi.
L'avventura cristiana in TerraSanta era definitivamente terminata. In due secoli i Templari avevano lasciato sul terreno dei regni cristiani oltre 12.000 cavalieri.

I MISTERI DEI TEMPLARI


Nel corso degli anni si sono venute a creare moltissime leggende intorno ai Templari e quindi dire qual’ è la "linea di confine" tra verità e leggenda risulta un compito difficilissimo.
Iniziamo con alcuni accenni alle cattedrali gotiche alcune delle quali sorsero in Europa mentre era giunto all’apice il potere economico dell’Ordine templare. Le cattedrali gotiche in tutta la Francia sorsero, in brevissimo tempo (tra il 1200 e il 1250), chiese particolari, in uno stile che fino ad allora era sconosciuto: le grandi cattedrali in stile gotico. Una dopo l'altra, sorsero le cattedrali di Evreux, di Rouen, di Reims, di Amiens, di Bayeux, di Parigi, fino ad arrivare al trionfo della cattedrale di Chartres. Uno stile incredibile, quello gotico, tutto proteso verso l'alto, con un sistema di spinte e controspinte straordinario, una tecnica costruttiva che a quel tempo era veramente rivoluzionaria. Come avranno fatto i Templari a progettare e costruire queste cattedrali che, nonostante le loro migliaia di tonnellate di peso, sembrano leggerissime e tali da sfidare la legge di gravità?

I piani di costruzione e tutti progetti originali di esecuzione di queste cattedrali non sono mai stati trovati. Le opere murarie erano fatte con una maestria eccezionale. Per i tecnici, come gli architetti, ad esempio, possiamo vedere come i contrafforti esterni esercitano una spinta sulle pareti laterali della navata, e così facendo il peso, anziché gravare verso il basso, viene come spinto verso l'alto, e tutta la struttura appare proiettata verso il cielo. Le Cattedrali inoltre sono tutte poste allo stesso modo: con l’abside rivolto verso est (cioè verso la luce), sono tutte dedicate a Notre Dame, cioè alla Vergine Maria e se unite insieme formano esattamente la costellazione della Vergine. Curioso no?
Nella parte nord delle cattedrali ci sono molto spesso immagini di demoni e nella cattedrale di Amiens c’è addirittura un Pentalfa, cioè una stella a 5 punte rivolta verso il basso.
Le cattedrali poi sono piene di segni e di messaggi che sono stati lasciati dagli architetti magari su suggerimento di alcuni precettori templari.
Questo è dovuto in parte al fatto che i templari erano di vocazione giovannita, cioè cultori e interpreti del più ermetico dei quattro Vangeli, propensi a una lettura più simbolica che letteraria delle verità della fede.
Quello che avevano da dire lo mettevano negli affreschi, nelle statue, nei bassorilievi e nelle stesse cattedrali, ci hanno lasciato un’infinità di segni che dobbiamo decifrare, anche se mi sembra molto improbabile, visto che oggi l’uomo guarda le cose con l’occhio della scienza, mentre prima si guardava con l’occhio della fede… Un’interpretazione dei segni lasciati dai Templari è possibile solo con una visione non scientifica, ma religiosa anzi sarebbe meglio dire simbolica.
Le Cattedrali sono libri di pietra nei quali sono nascosti dei segreti di sapienza e conoscenza che gli antichi Templari hanno voluto tramandare ai posteri.
Ma non una conoscenza ermetica, per divenire i padroni del mondo, o per avere tutti per sé i segreti alchemici e di ricchezza, bensì una conoscenza simbolica, soltanto per comprendere ciò che non poteva essere spiegato con un semplice sermone.
Veniamo ora ad un altro argomento sempre molto "gettonato": il tesoro dei Templari.
Cominciamo dall’inizio: dall’origine del supposto fantastico tesoro dei Templari.
Certo, era formato anche da oro, monete, oggetti d’arte e quant’altro, ma c’era anche qualcos’altro, qualcosa di mistico e di antico.
Bisogna partire dall’anno 70 D.C. quando sotto il regno dell'imperatore Tito, i romani assaltarono il Tempio di Salomone e lo saccheggiarono, uccidendo tutti quelli che trovarono al loro interno, e portando via, il tesoro là custodito.
Comunque, la domanda sorge spontanea, "Che fine ha fatto il formidabile tesoro dei Templari?".
Devo premettere che il fantastico tesoro, fu spostato dal Tempio di Gerusalemme in Francia nel 1160, in quanto si riteneva che la TerraSanta non era più sicura. A spostare il tesoro fu il Gran Maestro Bertrand de Blachefort che era originario ed aveva possedimenti vicino a Rennes-le-Chateau, dove si dice che fu spostato tutto il tesoro Templare, ma ipotesi più accreditate lo posizionano a Parigi, nelle stanze segrete dell’imponente fortezza dei Templari, che svettava sulla città con le sue sette torri. Di questa fortezza oggi non rimane quasi niente, solo una stazione del metrò ricorda questa antica costruzione che fu adibita a carcere durante la rivoluzione francese e nei primi anni del 1800 fu completamente distrutta. Comunque la maggior parte del tesoro si trovava a Parigi.
Bene, dopo questa divagazione torniamo alla domanda iniziale, che fine ha fatto il tesoro? Su questo argomento ho trovato 2 ipotesi.
- Filippo il Bello nell’assalto dell’alba del 13 Ottobre 1307 (data in cui il Re di Francia mise sotto arresto in una sola volta tutti i Templari di Francia, con l’accusa di eresia.
Riuscì a prendere solo i Templari, non il loro tesoro, in quanto i Templari sarebbero stati informati in tempo dell’imminente agguato ed avrebbero così messo in salvo il loro tesoro (o almeno la maggior parte), nascondendolo in carri coperti di fieno che poi si sarebbero diretti in tre direzioni: verso Ovest, precisamente verso il porto di La Rochelle, dove era ancorata la maggior parte della flotta Templare.
- Verso l’Italia. I carri fecero tappa in Liguria e poi alle precettorie del Tempio di Firenze, di Orvieto, di Roma e di Anagni. Poi, la colonna di fermò nei dintorni di Sermoneta vicino all'Abbazia Cistercense di Valvisciolo. Una tradizione radicata, recita che una parte del tesoro del Tempio è nascosta nei sotterranei dell'Abbazia di Valvisciolo, ma non se ne è mai avuta prova. La particolarità di questa abbazia è quella che è architettonicamente situata fra il romanico ed il goticoma tali contrafforti sono perfettamente inutili, in quanto non devono sostenere una cosiddetta "controspinta" dall'interno e internamente sono vuoti! Anche la struttura interna dell’Abbazia richiama ai Templari… il pozzo ottagonale, La Sala Capitolare è strutturata esattamente come tutte le sale ove si svolgevano i Capitoli dell'Ordine del Tempio, nodi Templari incisi sulle chiavi delle volte a crociera della sala. Per chiudere in bellezza c’è un bel SATOR, cioè il crittogramma Cristiano colmo di mistero fino all’orlo che decodificato da il Pater Noster e che era spesso usato dai Templari.
- Verso il confine con la Francia, più precisamente a Rennes le Chateau. Bel casino! Su Rennes le Château ci sarebbe veramente da scrivere un libro!!! L’argomento è troppo vasto e distoglierebbe l’attenzione da quello principale, che sono i Templari. Per un approfondimento vi rimando alla sezione sul sito dedicata esclusivamente a questa piccola cittadina, che ha creato un polverone, anzi un tornado a livello mondiale. Un’ultima teoria parla anche della Foresta d’Oriente, dove potrebbe essere stato nascosto tutto o parte del tesoro Templare. La Foresta d’Oriente è una zona che si trova nella Champagne francese, ed è estesa circa 20.000 ettari. Per la sua conformazione morfologica si presenta poco accogliente e su di essa si raccontano molte leggende su fate e folletti. A est della foresta c’è Payns, città natale del primo Gran Maestro, Hugues de Payns, a sud-ovest c’è Clairvaux, città natale di Bernardo di Chiaravalle, nella foresta vi sono moltissime case Templari e ogni cosa ha un nome che ricorda il Tempio (strada del Tempio, ruscello del Tempio ecc…). In ultima cosa si dice che la Foresta era piena di passaggi segreti, trabocchetti e trappole allestite dai Templari per difendere ….. cosa? A cosa poteva servire una simile concentrazione di precettorie Templari e una simile protezione? Questo desta molti sospetti…

Tutto questo seguendo la prima ipotesi, cioè che il tesoro si sia salvato, ma come ho premesso mi sento obbligato anche a parlare dell’altra ipotesi… - L’assalto di Filippo il Bello dell’alba del 13 Ottobre 1307 sarebbe andato a buon fine (per lui, per il Re falsario!) e insieme ai Templari sarebbe stato preso anche tutto il loro favoloso tesoro (almeno quello che era in Francia!). A sostenere questa filone di pensiero naturalmente ci sono delle tesi: A- I Templari non hanno mai saputo dell’assalto, altrimenti non avrebbero messo in salvo solo il tesoro, ma anche il Gran Maestro e i massimi dignitari sarebbero fuggiti in tempo, si sarebbero messi al sicuro, magari in Portogallo oppure a Cipro, insomma, in posti dove il Re di Francia non aveva nessuna autorità e soprattutto nessuna influenza.
Inoltre i Templari sapendo che l’atto contro di loro era ingiusto avrebbero forse anche reagito, non facendosi imprigionare, però sottoponendosi tranquillamente al processo, ma da pari con i loro accusatori, non in manette e torturati! Avevano il massimo rispetto dei popoli europei quindi nessuno avrebbe negato loro il diritto di convenire in giudizio da uomini liberi.
- I lavori per la costruzione di Notre Dame e del Palazzo Reale di Parigi erano fermi da mesi, il Re non aveva più i soldi! Intanto la Fortezza Templare dominava su Parigi con le sue sette Torri.
In più la moneta francese ( talleri e bourgeoises) era stata svalutata due volte in un anno e le stesse monete erano fatte con una lega squallidissima… non a caso Filippo il Bello fu chiamato "Il Re Falsario" dal Papa Bonifacio VIII e si diffuse un detto: Il Re di Francia è falso come le sue monete. Stranamente già pochi mesi dopo il processo i lavori ripresero alla grande e le vecchie monete furono sostituite con delle nuove, fatte in una lega pregiatissima.

IL PROCESSO

Bisogna ammettere che il processo contro i Templari, svoltosi nei primi anni del XIV secolo, fu una delle più grandi tragedie della storia della Chiesa.
Il Re di Francia Filippo IV il Bello fece arrestare più di mille cavalieri, ne fece torturare la stragrande maggioranza e molti finirono sul rogo, fra cui anche l’ultimo Gran Maestro Jacques (o Giacomo) de Molay. Le accuse rivolte contro i Templari erano false e le confessioni estorte con atroci torture. I cavalieri non erano né migliori ne peggiori degli altri Ordini Monastici dell’epoca, soltanto che il Re di Francia, il Re Falsario aveva bisogno dei loro denari e dei loro possedimenti, perciò lui e i suoi ministri escogitarono le fandonie sulla colpevolezza dell’Ordine per poterlo annientare.
Il Papa di allora, Clemente V in un primo momento si oppose a questo atto che veniva meno a ogni forma di diritto, ma alla fine dovette cedere e sospese l’Ordine per via amministrativa.
La responsabilità di questo atto è caricata per la maggior parte sul Re di Francia : storici, scrittori e giornalisti incolpano la Chiesa d’aver sacrificato un Ordine glorioso ed innocente all’avidità di un Re. seguito.
L’errore commesso da Clemente V tuttavia può essere in parte recuperato, il suo giudizio abrogato e l’Ordine assolto dalle colpe. In fin dei conti anche il processo di Giovanna d’Arco fu rivisto soltanto 40 anni dopo la sua morte, e la Pulzella d’Orleans fu non solo assolta, ma anche santificata. Certo, impugnare il giudizio di un Papa non è così facile, può essere doloroso per la Chiesa, ma Clemente V nel prendere la sua decisione fu ancora meno libero del Vescovo Cauchon.
I Templari erano innocenti, restarono fedeli persino ad una Chiesa che li perseguitava, difesero il loro nome malgrado le torture e i roghi, si rivelarono i Cristiani migliori, più santi dei Cardinali e del Papa che si piegarono vilmente ad un’autorità statale iniqua. Restarono figli della Chiesa, non uno di loro morì per un credo ereticale.
Quindi non si dovrebbe oggi abrogare la bolla di Clemente V che sospendeva l’Ordine Templare? La Chiesa dovrebbe riparare allo sbaglio di quell’antico e purtroppo debole Papa. Difficilmente oggi l’Ordine Templare può tornare al suo antico splendore, ma almeno in linea di principio dovrebbe sussistere di nuovo il diritto di portare la croce dei Templari.
Tutta la vicenda ha inizio nel 1305, quando un tale Esquiu De Floryan si presentò al sovrano di Spagna Jaime II con una storia stupefacente: diceva di essere stato nelle carceri di Béziers in compagnia di un cavaliere templare cacciato dall’Ordine che gli aveva raccontato le inaudite atrocità che venivano compiute: si rinnegava Cristo all’atto di essere accettati nell’Ordine, si sputava sulla Croce, si praticava la sodomia e si adorava un idolo.
De Floryan raccontò questa storia a Jaime II perché sapeva che il Re aveva buoni motivi per avercela con i Templari, non gli andava troppo a genio avere all’interno dei suoi confini un secondo potere oltre lo Stato con una tale influenza, inoltre avevano le più possenti fortezze del Regno e facevano i migliori affari. Jaime II però ritenne opportuno non intraprendere azioni contro gli onnipotenti Templari, anche perché la pia popolazione spagnola non avrebbe mai perdonato al suo Sovrano una simile azione contro i migliori Cristiani dell’epoca e la Chiesa!
Jaime II consigliò però a De Floryan di rivolgersi a Filippo IV di Francia che aveva una certa esperienza in lotte contro la Chiesa grazie anche al suo scaltro consigliere: Guglielmo di Nogaret che aveva già arrecato gran danno alla Chiesa con lo "schiaffo di Anagni" a Bonifacio VIII, il quale non trovò pace neanche nella morte: Nogaret fece riesumare il cadavere e lo processò per eresia, accusandolo di una serie di crimini che solo la fantasia di un visionario poteva cacciare fuori: simonia, raggiri, assassinio del suo predecessore, magia e ateismo professo.
De Floryan alla fine riuscì ad incontrarsi con Nogaret che percepì immediatamente quanto quelle informazioni che gli venivano date fossero ad alto potenziale esplosivo. Ormai era specializzato a saccheggiare beni ecclesiastici e annientare un Ordine per il vile denaro non lo preoccupava minimamente. Inoltre aveva forse un motivo in più per agire contro i Templari: i Cavalieri avevano denunciato all’Inquisizione come cataro suo nonno che era stato così bruciato sul rogo… Per il momento però aveva in mano ben poco per accusare un intero Ordine, aveva soltanto le affermazioni di un pregiudicato, un testimone quindi abbastanza inattendibile, per giunta anche espulso dall’Ordine.
Si potevano andare a ricercare i Cavalieri cacciati dall’Ordine (nelle ricerche, anche bibliografiche, i collaboratori di Nogaret erano maestri!) che sarebbero stai più che contenti di sottoscrivere qualsiasi cosa in cambio della libertà e di un po’ di denaro, ma Nogaret era troppo scaltro, sapeva che simili testimonianze sarebbero state troppo inverosimili per giustificare l’arresto di più di mille cavalieri.
C’era soltanto una soluzione per ottenere prove sicure ed innegabili della colpevolezza dell’Ordine: tutti i Templari dovevano essere sottoposti a tortura e dovevano essere costretti a firmare le deposizioni con il riconoscimento della loro colpevolezza.
Devo ricordare una cosa: l’Ordine Templare godeva del massimo rispetto delle popolazioni dei vari Stati, in più all’interno dell’Ordine c’erano molti figli di nobili: un’azione contro i Templari, senza i dovuti motivi si sarebbe trasformata per chiunque in una disfatta completa, avrebbe attirato contro di se l’odio delle masse, l’odio dei nobili, degli altri sovrani Europei e della Chiesa, che sarebbe potuta arrivare anche ad indire una Crociata contro l’accusatore dei Templari, con conseguenze più che ovvie: l’annientamento.
Quindi se il Re di Francia si fosse azzardato ad incolpare ed arrestare i Templari per futili ragioni molto probabilmente avrebbe fatto una gran brutta fine! Filippo IV molto probabilmente aveva visto il tesoro dei Templari e quindi sapeva pressappoco le grandi quantità di ricchezze da loro possedute: a centinaia di migliaia si ammucchiavano monete di Tours, di Firenze, di Venezia, delle più importanti banche, nonché monete provenienti da tutto l’oriente e l’occidente. A questo vanno aggiunte le donazioni ricevute, gli oggetti d’arte migliori e un imprecisato numero di oggetti orientali.
La domanda è: quando il Re di Francia poté vedere tutto questo? Durante la sollevazione popolare del 1306 che ci fu anche per via dell’inflazione e delle continue svalutazioni… i Templari accolsero il Re nel loro castello-fortezza, salvandolo da morte sicura. Nel 1307 però era già quasi tutto pronto, il piano era quasi completo.Re Filippo riuscì a convincere (probabilmente con lo zampino di Nogaret) tutti i membri del consiglio di Stato sulla bontà e necessità di quest’azione, i quali apposero i loro sigilli sui documenti da inviare a tutti i procuratori di Francia con l’ordine di catturare i Templari.
Uno solo rifiutò di mettere il suo sigillo al servizio di un’ingiustizia: l’arcivescovo Aycelin di Narbona, gran guardasigilli e cancelliere del Regno. Naturalmente Filippo andò avanti comunque, non pensò minimamente di far naufragare tutto per una sola opposizione! Una cosa però c’è da dire: se Aycelin di Narbona credeva che quell’azione fosse un’ingiustizia, perché rimase muto? Perché non avvertì ne il Papa, ne i Templari delle intenzioni del Re? Avrebbe potuto evitare il più grande assassinio giudiziario del Medioevo, ma non lo fece. Col suo silenzio si fece comunque complice.
Così il 14 settembre 1307 venne deliberato l’arresto dei Templari e già il 22 dello stesso mese giungevano ai procuratori del Regno i decreti che ordinavano di tenersi pronti con tutti gli uomini in armi per l’alba del 13 Ottobre.
I decreti prevedevano che, dopo l’arresto, si stabilisse la verità ad ogni costo, anche ricorrendo alla tortura; a chi rilasciava le confessioni sul verbale andava promessa la piena assoluzione, coloro che negavano andavano minacciati di morte.
Questo è incredibile! Come poteva il Re promettere l’assoluzione ai peccatori e viceversa minacciare di morte chi non confessava?
Il papa intanto non sapeva niente di quello che stava per accadere, infatti dove si trovò la settimana tra l’1 e l’8 Ottobre? Alle terme…
Alcuni studiosi però sostengono che il papa fosse al corrente della situazione e che volesse iniziare una sua inchiesta sui Templari, ma Filippo il Bello lo anticipò. Il 13 Ottobre comunque l’azione fu fatta e in una volta sola furono imprigionati tutti i Templari di Francia, persino i rappresentanti del Tempio presso la Curia pontificia!. Vennero presi all’alba, in un agguato assolutamente inaspettato. Le accuse che venivano rivolte sembravano impossibili e assolutamente inaspettate, anche per questo i Templari non reagirono, visto che avevano la coscienza pulita e erano sicuri che tutto si sarebbe risolto subito e che si sarebbe chiarito l’equivoco. La loro fede era indistruttibile, purtroppo non sapevano, invece, che quella stessa Chiesa che loro tanto adoravano (guidata però da un uomo debole e prigioniero del Re di Francia) e di cui si fidavano l’avrebbe lasciati in pasto ad un Re bramoso di denaro.
I Templari furono imprigionati nelle loro stesse fortezze e interrogati dai carnefici del Re.
La cattura era stata ordinata dal Grande Inquisitore di Francia, Guglielmo d’Imbert che avrebbe dovuto procedere anche agli interrogatori, ma gli aguzzini cominciarono subito, torturando i poveri malcapitati e iniziando a far sottoscrivere da quanti più Templari possibile le loro dichiarazioni di colpevolezza. Fu presentata ai Templari una lunga lista di misfatti che da tempo sarebbero stati abituali nell’Ordine. A chi confessava veniva promessa la libertà, il perdono e una pensione ordinaria attinta dai beni dell’Ordine.
Si doveva soltanto adempiere alla piccolissima formalità di sottoscrivere le proprie affermazioni di colpevolezza sotto giuramento. Chi invece si intestardiva col negare le accuse veniva invece messo alla ruota, una, due, tre volte al giorno, finché non confessava ….. o moriva.
Non tutti ce la fecero a sopportare le torture e molti firmarono i documenti con le mani insanguinate.
I capi d’accusa più importanti furono: aver rinnegato Cristo, aver sputato sulla Croce, sodomia e adorazione di un idolo.
La storia ci conferma senza ombra di dubbio che l’aver rinnegato Cristo e aver sputato sulla Croce sono due accuse altamente insostenibili! I
Templari fatti prigionieri durante le Crociate spesso si rifiutavano di rinnegare il Redentore per avere salva la vita! Furono massacrati senza pietà dai musulmani che per loro non si aspettavano mai di ricevere un riscatto! Anche allora avrebbe dovuto impressionare il fatto che qualche anno prima a San Giovanni d’Acri furono uccisi circa 500 Templari che morirono per salvare la vita agli altri Crociati fungendo da retroguardia, ma anche per quel Cristo che ora li si accusava di rinnegare!
Per non parlare di tutti gli anni in cui combatterono in TerraSanta insieme ai Crociati, lasciando sul campo migliaia di uomini, per difendere il nome di Dio. Come si può accusarli di rinnegarlo? Avrebbero sacrificato tante vite per cosa?
Anche la sodomia è una pura invenzione, come l’idolo, di cui stranamente Nogaret non presentò nessuna prova al Processo, perché? Si poteva far sfuggire una prova tanto schiacciante?
Le accuse si basavano molto sul fatto che il rito d’entrata nell’Ordine era segreto, quindi le fantasie degli accusatori si scatenarono e inserirono in quel rito tutte le eresie e i reati possibili di quel tempo.
Clemente apprese la notizia molto tardi.
Soltanto il 27 Ottobre fece una protesta scritta, criticò il Re aspramente, in modo assai più severo di quanto fosse sua consuetudine.
Due lunghi mesi dovette aspettare la risposta! Semplicemente il Re non riceveva i messi del Papa.
Filippo aveva già vinto la partita.
Aveva già una buona quantità di confessioni firmate sotto giuramento e la sua propaganda aveva già fatto il "lavaggio del cervello" al popolo a cui l’Ordine veniva dipinto con le tinte più fosche, praticamente i cavalieri venivano accusati di tutto ciò che nel Medioevo era crimine.
Il 22 Novembre il Papa emanò il fatale decreto, sollecitava tutti i principi Cristiani ad arrestare i Templari. Nei vari Stati d’Europa ci furono varie risposte: Inghilterra: il Re Edoardo II inizialmente accusò anche il Re di Francia di perseguitare i Templari solo per la sua avidità, ma ben presto ritirò le accuse: non era una grande figura morale ed aveva preso in sposa Elisabetta, figlia di Filippo e il matrimonio non poteva certo dirsi felice! Comunque Edoardo II ordinò l’arresto dei Templari, ma la polizia inglese non era come quella francese, in tutto furono arrestati solo 280 Templari, un numero molto inferiore all’effettivo del Tempio in Inghilterra e comunque in carcere vennero trattati con clemenza.
Germania: I Templari qui non erano molto importanti, Teutonici e Ospitalieri la facevano da padroni. Furono comunque invitati a comparire a Magonza di fronte al tribunale Arcivescovile: arrivarono non da fuggiaschi o da criminali, ma in uniforme e armati di tutto punto… si presentarono da uomini liberi. Li si prosciolse da ogni accusa.
Portogallo: Il re Diniz seguì l’ordine del Papa a modo suo: ospitò i Templari nel suo Castello di Castro Morim, come amici e fece amministrare i loro beni in modo esemplare. A Santarem furono poi dichiarati innocenti, anche se per effetto della bolla del Papa dovette comunque sopprimere l’Ordine Templare, anche se venne immediatamente dopo creato l’Ordine del Cavalieri di Cristo che altri non erano che i Templari sotto un’altra nomenclatura, a questo nuovo Ordine in Re fece donare tutti i beni Templari sequestrati.
L’aver difeso i Templari fu un atto che ripagò abbondantemente il Portogallo nei secoli successivi, le scoperte nel nuovo mondo vennero finanziate anche con il denaro dei Cavalieri di Cristo, anche Enrico il Navigatore ne faceva parte.
Tutti i commerci con le Indie passavano per Lisbona, che in tal modo si arricchì non poco.
Aragona: I Templari di questa terra vennero dichiarati innocenti, ma il re Jaime II voleva prendere lo stesso parte del loro patrimonio… dovette fronteggiare una guerra in piena regola, conquistare un castello dopo l’altro.
Italia: Qui la persecuzione infuriò in maniera analoga a quella francese, con prigionie durissime e torture. Questo si deve anche al fatto che l’Italia era sotto il forte influsso francese e quindi appoggiò la loro tesi di colpevolezza dei Templari. Soltanto l’Arcivescovo di Ravenna, poi diventato Santo, ebbe il coraggio di schierarsi in difesa dei Templari.
Gli interrogatori intanto continuavano in tutta la Francia e l’accertamento da parte del Papa sulla colpevolezza dell’Ordine andava veramente a rilento! Il Papa non fece niente fino al 12 Agosto 1308, quando emise la bolla "Faciens Misericordiam" che destituiva i tribunali civili e li sostituiva con dei tribunali ecclesiastici, formati da Vescovi, in quanto solo la Chiesa poteva dire l’ultima parola sulla colpevolezza o no dei Templari. Si intravedeva quindi per i Templari una schiarita all’orizzonte, ma le loro speranze di giustizia furono spazzate via quando scoprirono che il Tribunale di Francia era collocato a Parigi, dove il Re aveva il suo maggior potere e dove "les Gens du Roi", il corpo di polizia del Re poteva facilmente rintracciare e minacciare chiunque avesse voluto testimoniare in favore dei Templari, inoltre la corte era composta di vescovi che erano sotto il più completo controllo del Re (addirittura uno era suo parente) e che Nogaret assisteva a tutti gli interrogatori e a tutte le udienze, mentre il processo avrebbe dovuto avere in aula soltanto i Templari e la giuria.
Con queste scelte (luogo e giuria) Clemente V aveva definitivamente consegnato i Templari nelle mani del loro nemico, Filippo il Bello.
A questo punto vengono ascoltati i Templari e le loro confessioni sono delle più commoventi. Devo premettere che le dichiarazioni dei Templari in aula furono tutte registrate e quindi sono originali! Come adesso anche a quei tempi le dichiarazioni venivano messe agli atti, quindi venivano accuratamente conservate. Inizialmente fu interrogato il Gran Maestro, Giacomo de Molay che alle accuse di sodomia rispose molto alterato che persino quei pagani dei saraceni avrebbero punito quella colpa decapitando il reo, tanto più dunque cose simili erano proibite nell’Ordine!
Molay cercò di difendersi come meglio poteva, ma sapeva che in quel campo non reggeva il confronto con i dottori della legge, sentiva che quei giuristi non potevano capire i sentimenti e l’animo di un cavaliere, era impossibile che si rendessero conto del fatto che un uomo d’onore mai avrebbe potuto neppur minimamente tollerare un comportamento tanto infame come quello che si rimproverava all’Ordine!
E’ emblematica una sua frase registrata: "Saprei bene come trattar Voi, se non foste ciò che siete".
Il giorno dopo fu interrogato Ponsard de Gisy, (cui era affidata la casa madre dell’Ordine, Payens) che disse con enfasi: "Abbiamo confessato sotto tortura!". Riferì inoltre che a Parigi trentasei templari erano morti sotto tortura e molti in altri modi. Continuò il suo discorso dicendo: "Mi hanno legato le mani dietro la schiena in un modo tale che il sangue mi sprizzava fuori dalle unghie Poi così legato mi hanno gettato in un pozzo per circa un’ora", come poi disse avrebbe preferito la morte che continuare a sopportare quei supplizi.
Lo stesso giorno fu interrogato Aymon de Porbone che descrisse anche lui le torture alle quali fu sottoposto dagli aguzzini del Re per farlo confessare, gli versavano acqua in bocca con un imbuto, per intere settimane era stato lasciato a pane e acqua, dichiarò: "Non dirò nulla fintanto che mi si tiene in carcere". Il 28 Novembre la commissione pontificia interrogò per la seconda volta Molay che si appellò nuovamente al Papa e difese l’Ordine richiamando l’attenzione sulle elemosine elargite, sulle Chiese costruite e sulle cerimonie celebrate dall’Ordine. Questo diede luogo ad uno scambio di battute: Commissario: "Ma tutto ciò è vano per la salvezza dell’anima se manca la fede"
Molay rispose in maniera eccelsa: "Io credo fermamente in un Dio in tre Persone e a tutti gli altri articoli della nostra fede. Credo che quando l’anima sarà separata dal corpo si vedrà chi fu un giusto e chi fu un malvagio. Tutti i presenti allora conosceranno la verità sulle domande che oggi ci vengono poste" Il Gran Maestro in catene al cospetto dei propri giudici ne divenne con poche parole l’accusatore e non in nome di un Re terreno o di un Papa debole, ma in nome di Dio! Profeticamente ricordò ai Vescovi del tribunale pontificio dell’esistenza di un altro tribunale al quale tutti loro non sarebbero sfuggiti.
Poi chiese di poter assistere alla Santa Messa e di ricevere la comunione, dopo aver ricordato l’alto tributo di sangue pagato dai Templari in TerraSanta (lui disse 20.000 uomini) per difendere il nome di Dio e di Cristo, quel Cristo che ora li si accusava di rinnegare.
Alcuni storici hanno valutato le deposizioni di Molay mediocri e non all’altezza della situazione, ma che cosa ci si poteva aspettare da un militare? Lui era bravissimo nella strategia, nella tattica e nel combattimento, ma non aveva una laurea in legge, come poteva tener testa a giuristi come Nogaret in un’aula di Tribunale? Non era il suo ambiente naturale…
Tra febbraio e maggio del 1310 ci fu la seconda parte del Processo ai Templari e furono invitati tutti i Templari di Francia a Parigi per difendere l’Ordine. Più della metà dei Templari di Francia (560) scelse di fare il viaggio per raggiungere Parigi… voi direte, perché non tutti? Bene, molti erano morti, molti non avevano le forze e altri non ebbero il coraggio. Erano ormai due anni che venivano tenuti in carcere, avevano subito torture, avevano patito la fame, avevano visto morire i loro compagni e per finire bisogna ricordare che per il diritto feudale chi ritrattava le sue confessioni andava sul rogo. Inoltre erano ancora in manette, i loro aguzzini li accompagnavano e li tenevano sott’occhio, per una specie di tortura, stavolta psicologica…
I Templari vennero riuniti tutti insieme e vennero lette le accuse infamanti.
Vernon de Santoni alla domanda se intendesse difendere l’Ordine replicò: "In quest’Ordine non ho visto che del bene, non capisco cosa si voglia intendere per difendere".
Bernard du Gué fu illuminante per smascherare le terribili torture alle quali furono sottoposti, il poveretto mostrò le ossa dei piedi, le aveva perse nel corso dell’interrogatorio, i suoi aguzzini lo avevano arrostito a fuoco lento tanto a lungo che la carne s’era staccata dall’osso….
Come curatore dei Templari fu designato Pietro da Bologna (francesizzato è Pièrre de Bologne) che era stato il procuratore generale dell’Ordine presso la Santa Sede. Redasse uno scritto che consegnò poi ai Commissari in nome di tutti i convenuti: "E’ difficile per noi, per i nostri fratelli, essere privati dei sacramenti. A molti di noi è stato sottratto l’abito, a tutti i beni dell’Ordine. Tutti siamo stati gettati in carcere con infamia, messi in catene ed in carcere siamo tutt’ora. La maggior parte dei confratelli che sono morti nelle carceri fuori Parigi non sono stati sepolti in terra Consacrata. Al momento della morte sono stati negati loro i sacramenti della Chiesa".
Ad Aprile fu presentato un altro scritto al Tribunale:
"Gli articoli del questionario della Bolla pontificia sono privi di senso, infami, disonorevoli, inauditi. Si tratta di menzogne, enormi menzogne, menzogne assurde, pronunciate dai nemici dell’Ordine e da calunniatori, in base a delle maldicenze. L’Ordine Templare è puro, senza macchia, e tale è sempre stato, checché se ne dica. Coloro che affermano il contrario parlano da miscredenti e da eretici, seminano nella fede l’eresia e la zizzania. Siamo qui pronti a difendere l’Ordine con tutto il cuore, con parole ed opere, nella maniera migliore possibile. Domandiamo però di poter disporre liberamente di noi stessi, e di essere presenti al Concilio. Coloro che non vi possono prendere parte devono avere la possibilità di farsi rappresentare. In breve, chiediamo di essere liberati dalle carceri in cui ci detengono. Tutti i confratelli che hanno confessato, del tutto o in parte menzogne simili, non dicono il vero. Hanno confessato nel timore di essere uccisi. Alcuni hanno confessato sotto tortura, altri per aver visto a quali supplizi venivano sottoposti i loro confratelli. Di conseguenza hanno verbalizzato ciò che volevano i loro persecutori. Non li si può biasimare, giacché i supplizi a cui alcuni sono stati sottoposti hanno suscitato il terrore in molti. Hanno visto che era possibile scampare alle sofferenze ed alla morte mentendo. Altri forse sono stati corrotti col danaro, o sedotti da promesse e lusinghe, o piegati da minacce. Tutto questo è noto e non si può far finta di ignorarlo, od occultarlo. Imploriamo la misericordia Divina, che ci faccia giustizia, giacché troppo a lungo abbiamo patito una persecuzione ingiusta. Da Cristiani pii e fedeli, chiediamo di ricevere i sacramenti della Chiesa".La commissione decise una volta per tutte anche di fare chiarezza sul presunto idolo adorato. Le Commende Templari erano state passate a pettine, ma l’unica statuetta trovata non tipicamente Cristiana fu un volto di donna in argento, con dentro delle ossa, senza dubbio un reliquario.
Quindi l’uomo barbuto da dove lo potevano far uscire? Una cosa: come ho già detto, di sicuro non avevano trovato nessuna statuetta o affresco eretico, altrimenti Nogaret non si sarebbe fatto sfuggire una simile prova per incastrare l’Ordine, visto che era questo il suo scopo. Il fatto che fu presentata al processo soltanto la testa di una donna in argento la dice lunga sullo straccio di prove che stavano portando.
Sembrerebbe molto più verosimile identificare questo famoso capo barbuto con il volto dell’Uomo della Sindone ora conservata a Torino e che i Templari quasi sicuramente trasportarono dall’Oriente e custodirono in occidente: prima in inghilterra e successivamente in Francia (Si veda l’apposita sezione del sito) Comunque, proprio ora che il Processo sembrava volgere a favore dei Templari, morì uno dei Vescovi della Corte, non si aspettò molto a sostituirlo: il fratello di uno dei Ministri di Filippo il Bello era Vescovo della vicina Cambrai, un tale Filippo de Marigny… il Papa sapeva benissimo che quell’uomo non poteva assumersi il peso di una circoscrizione ecclesiastica, ma lo nominò lo stesso, sempre perché sotto l’influsso del Re di Francia. Anche i professori della Sorbona si espressero contrari, 19 su 22 la ritenevano una scelta sbagliata, ma non servì a niente.
Con la nomina di tale uomo i Templari avevano definitivamente perso. Il primo provvedimento di de Marigny fu la condanna al rogo di 54 Templari per aver ritrattato le loro precedenti dichiarazioni, vennero legati al palo e arsi senza pietà. Questo era più di un segnale, gli altri Templari dovevano essere intimoriti per eventuali future ritrattazioni. I Templari vennero così colpiti duramente nello spirito da una così ingiusta tortura psicologica, ora sapevano che chi avesse ancora difeso l’Ordine sarebbero finito bruciato vivo. Alcuni Templari ebbero comunque ancora la forza di reagire.
Lo testimonia questa dichiarazione di Aymeri de Villiers-le-Duc, del 13 Maggio: "Possa venir subito inghiottito anima e corpo dall’inferno se mento! […] Certo, sottoposto ai supplizi della tortura ho ammesso alcune accuse, quando sono stato interrogato alla presenza degli uomini del Re. Ieri ho visto bruciare vivi cinquantaquattro miei confratelli. Ho troppa paura di venir condannato al rogo. Non reggerei la minaccia, cederei di nuovo, dinanzi a Voi o ad altri. Vi supplico, non rivelate alla gens du Roi quello che ora vi rivelo, ché non mi si condanni al rogo". Mentre diceva ciò s’inginocchiò davanti all’altare, spalancò le braccia e si percosse il petto. Questa deposizione quasi non ha bisogno di commenti, fa capire molto bene quello che provavano i Templari in quel momento… Il 18 Maggio ci fu la clamorosa fuga di Pietro di Bologna che aveva rinunciato alla difesa. L’astuto italiano, dopo il rogo dei 54 Templari, aveva capito che ormai era tutto inutile, il complotto contro i Templari era ormai irreversibile; la fuga fu l’unica soluzione.
Comunque l’accusa riuscì ad accumulare una serie di prove sulla colpevolezza dell’Ordine da presentare al Concilio di Vienne .Il Papa allora ebbe l’idea, forse sotto consiglio di Nogaret, di SOSPENDERE l’Ordine per via amministrativa: Clemente come Papa ne aveva l’autorità.
Un’affermazione del Papa (scritta) ci da le indicazioni importanti per capire questa sua decisione: "Se non si può abolire l’Ordine con una condanna, bisognerà allora sopprimerlo per via amministrativa, ché il nostro amato figlio, il Re di Francia, non ne abbia scandalo (ne scandalizatur carus filius noster rex Franciae)". Comunque, la prima seduta del Concilio ci fu il 16 Ottobre 1311 e a paragone di altri Concili del Medioevo i convenuti furono molto pochi, l’unico Re presente era Filippo. Vennero nominate due commissioni, invece della solita Assemblea Plenaria, a cui fu sottoposto tutto il materiale del processo e a cui si chiedeva di esprimere un giudizio chiaro… e alla svelta.
La Bolla del Papa di presentazione al Concilio invitava anche tutti i Templari a presentarsi a Vienne per difendere l’Ordine Si presentarono a Vienne 7 Templari per difendere l’Ordine, dichiarandosi i rappresentanti di altri 2000 (a loro detta) che si nascondevano nei boschi vicini. Accusarono Filippo il Bello e dichiararono che era la sua avidità la vera rovina dei Templari.
Il Papa li fece imprigionare e i poveretti finirono i loro giorni in carcere.
Il Papa poi prese chiara posizione contro l’Ordine e chiamò i vari Commissari ad esprimere un parere, ma, attenzione, non in assemblea plenaria, ma singolarmente, nella sua residenza privata, forse per piegarli al suo volere… ma non ci riuscì, i Commissari chiedevano di nominare dei difensori dei Templari e chiedevano ancora tempo per far maggior chiarezza.
Ma di tempo non ce ne era, il Papa quindi decise definitivamente di sopprimere l’Ordine amministrativamente (ex autoritate apostolica), così non sarebbe servita nessuna difesa.
Il 3 Aprile 1312 fu resa pubblica la Bolla "Vox in excelso" ed il Papa pronunciò le cruciali parole:
"In considerazione della cattiva reputazione che grava sui Templari, del sospetto e delle accuse che sussistono a loro carico; in considerazione della cerimonia segreta di ammissione in quest’Ordine, della condotta perversa e irreligiosa di molti suoi membri; in considerazione del giuramento di non rivelare nulla a proposito della cerimonia d’ammissione, e di non uscire dall’Ordine; in considerazione dello scandalo, ormai non più sanabile; in considerazione dell’eresia a cui sono esposte la Fede e le anime, dei terribili misfatti commessi da un gran numero di membri dell’Ordine; in considerazione del fatto che Santa Romana Chiesa soppresse in passato, per motivi ben più lievi altri celebrati Ordini, Noi, non contravvenendo alle regole della Cavalleria e non senza intima sofferenza, non in virtù d’una sentenza giudiziaria ma ex autoritate apostolica, sopprimiamo l’Ordine suddetto con tutte le sue istituzioni".
A questa Bolla ne fece subito seguito un’altra: "Ad providam Christi Vicarii" che concerneva la destinazione dei beni. Clemente assegnò ai Gerosolimitani le proprietà dell’Ordine dei Templari.
L’unico che amministrò in modo degno le proprietà dei Templari fu il Re Diniz del Portogallo. Il 5 maggio 1319 fondò l’Ordine di Cristo, cui assegnò intatte tutte le proprietà dei Templari che fino ad allora amministrò decentemente.
Comunque Clemente non poteva fondare un nuovo Ordine, anche perché Filippo, avido di potere e di denaro come era, avrebbe sicuramente chiesto di ricoprire la carica di Gran Maestro… già si faceva chiamare Vescovo di Francia.
Le decisioni del Papa per i Templari furono: coloro che erano stati giudicati innocenti dovevano esser mantenuti con i beni dell’Ordine e potevano vivere nelle loro case o in monasteri, purché non troppi nella medesima casa; coloro che non si erano pentiti o i recidivi andavano severamente puniti e coloro che nonostante le torture continuavano a non confessare dovevano essere giudicati secondo il diritto canonico; i fuggiaschi dovevano presentarsi alle autorità entro un anno.
Quindi l’Ordine fu soppresso, restava però il Processo ai singoli imputati di eresia e ai massimi esponenti dell’Ordine che continuavano a marcire in prigione. Lasciò, come al solito, emettere la sentenza ad una commissione che avrebbe dovuto fare le sue veci. Ci si riunì di nuovo a Parigi. La Commissione (presieduta da Marigny…) rilesse nuovamente i capi d’accusa ai Cavalieri presenti che, torno a dire, erano quelli che coraggiosamente si erano presentati a Parigi per difendere l’Ordine. Questa volta non ci fu difesa, i Cavalieri vennero condannati al carcere a vita.
In questo frangente Molay disse una frase storica:
"Alla soglia della morte, dove anche la minima delle menzogne è fatale (si riferisce al rischio di non poter ascendere al Paradiso), confesso chiamando il cielo e la terra a testimoni, che ho commesso peccato gravissimo a danno mio e dei miei, e che mi sono reso colpevole della terribile morte, perché per salvarmi la vita e sfuggire ai troppi tormenti, e soprattutto allettato dalle parole lusinghiere del Re e del Papa, ho testimoniato contro me stesso e contro il mio Ordine. Ora invece, sebbene sappia quale destino mi attende, non voglio aggiungere altre menzogne a quelle già dette e, nel dichiarare che l’Ordine fu sempre ortodosso e mondo d’ogni macchia, rinuncio di buon grado alla vita".
Con questo praticamente volle pagare a carissimo prezzo la sua "colpa" di aver riconosciuto inizialmente i capi d’accusa contro l’Ordine… Fu un Martire della verità. Rinunciò alla vita, pur di dire la verità!
Geoffroy de Charnay ebbe il coraggio di seguire l’esempio del Gran Maestro e ritrattò insieme a lui.
Filippo non aspettò un momento, il 18 Maggio pronunciò la sentenza di morte e lo stesso giorno gli alti dignitari dell’Ordine furono bruciati vivi sull’isolotto di Pont Neuf, sella Senna, alle spalle di Notre Dame. Per lo spettacolo si radunò una folla sterminata.
Dai documenti che registrano le ultime parole del Gran Maestro si legge che l’ultima cosa che disse fu l’esortazione al boia di allentare un po’ le catene, per giungere le mani in preghiera.
Non si deve credere quindi a chi dice che il Gran Maestro lanciò la maledizione su Filippo il Bello e Papa Clemente V !!! E’ una delle tante leggende nate dopo la soppressione dell’Ordine!!!
Molay, da ottimo Cristiano, si guardava bene da non maledire nessuno e questa ipotetica maledizione carica d’odio mal si lega al fatto che chiese di allentare le catene per poter giungere la mani in preghiera…
Molay non pensava alla vendetta in quel momento, ma soltanto alle sue colpe. Come ho detto dopo la morte del Gran Maestro sono nate un vespaio di leggende che di verità ne hanno ben poca, si dice per esempio che il mantello del Gran Maestro non venne consumato dalle fiamme durante il rogo… Sebbene non vi fosse stata alcuna convocazione del Re e del papa dinanzi al tribunale di Dio da parte del Gran Maestro sta di fatto che Papa Clemente morì quattro settimane dopo e Filippo lo seguì lo stesso autunno…
Per questo il popolo vide in quegli accadimenti la mano vendicatrice di Dio. Anche perché era chiaro a tutti che il Processo era stato una farsa e che la soppressione dell’Ordine era dovuta soltanto all’avidità del Re.
Una domanda a questo punto sorge spontanea: come mai nessun Ordine Cavalleresco levò la propria voce a favore dei Templari?
Perché i Gerosolimitani e i Cavalieri Teutonici restarono in silenzio? Proprio questi ultimi avrebbero dovuto esercitare un notevole influsso, anche perché avevano la loro sede centrale in Germania, sotto la protezione del Re tedesco e soprattutto lontano da Filippo che non sarebbe stato in grado di recare danno al potente Ordine.
Fondamentalmente Templari e Teutonici non avevano mai avuto relazioni amichevoli, i primi rimproveravano i secondi di aver copiato loro sia lo stemma ,sia la divisa (bianca per entrambi), sia la Regola che era molto simile. Furono in opposizione anche per motivi politici, in quanto nella guerra tra impero e papato i Teutonici appoggiarono gli "Hohenstaufen", mentre i Templari patteggiarono per i guelfi. Inoltre il Gran Maestro dei Teutonici fu un grande consigliere di Federico II che invece non era visto di buon occhio dai Templari, in quanto scomunicato dal Papa.
Queste tensioni sfociarono in una vera e propria guerra nel 1241, i Templari ne uscirono vincitori e i Teutonici persero quasi tutti i loro possedimenti in TerraSanta. Una tale perdita, vista col senno di poi, non fu grave, anche perchè permise ai Teutonici di concentrarsi ad Oriente. Anche gli Ospitalieri non erano mai stati in buoni rapporti con i Templari e anche in questo caso ci furono vere e proprie guerre. I Gerosolimitani si mostrarono però in qualche modo cavallereschi, si dice che avrebbero cercato di prendere contatto con il Gran Maestro dei Templari Molay in prigione per cercare di aiutarli, ma Molay avrebbe loro sconsigliato di osare qualche azione di difesa dei Templari, in quanto era comunque tutto perduto.
I Gerosolimitani sapevano bene però quale fosse la dedizione dei Templari verso il Signore, avevano combattuto fianco a fianco con loro in TerraSanta e sapevano con quale coraggio e determinazione combattevano l’eresia.
Comunque con la soppressione dell’Ordine fu anche la Chiesa e soprattutto il papato a subire un grandissimo danno, Un Papa aveva sacrificato un Ordine all’avidità di un Re… si era ben lontani dalla grandezza che il papato aveva avuto nell’alto Medioevo, quando Roma aveva ancora il ruolo di arbitro assoluto tra i sovrani Cristiani. La Curia di Avignone era caduta ai piedi di Filippo il Bello, era un suo strumento.
Il grande Innocenzo III e i suoi successori avevano considerato l’Ordine Templare come una sorta di esercito permanente della Chiesa, che poteva essere impiegato ovunque a favore della Santa Sede, e di esempi ce ne sono un casino: nella Crociata contro gli albigesi i Templari si mostrarono fedeli servitori della Chiesa, ma anche in altre occasioni più difficili non mancarono di dare il loro supporto al Papato, per esempio contro Federico II che venne combattuto dai Templari in Italia tra le fila dell’esercito pontificio.
E’ difficile calcolare l’entità dei danni religiosi e culturali causati dalla soppressione dell’Ordine; lo scandalo del processo, le confessioni dei Cavalieri, la debolezza del Papa, lo schieramento di un subdolo Re contro un Ordine secolare, minarono le basi della società stessa, gli alti ideali Medioevali come la cavalleria, il senso dell’onore, la disciplina, il valore, la cortesia, la religiosità vennero messi in discussione. Non dovette essere cosa da poco! Anche la Francia avrebbe tratto più vantaggi dalla sopravvivenza dell’Ordine che dalla sua soppressione. L’esempio è il Portogallo: i Cavalieri di Cristo che avevano ricevuto tutto il patrimonio dei Templari portoghesi contribuirono non poco allo sviluppo del Paese, con le loro navi e i loro ideali, contribuendo alla nascita di una potenza marinara mondiale. La Francia aveva nei suoi confini molte province dell’Ordine assai più potenti di quelle del Portogallo.
Si potevano per esempio sfruttare i Templari per porre fine alle scorribande dei Saraceni che rovinavano i traffici francesi con l’oriente . Il Re di Francia avrebbe dovuto anche ricordarsi che i suoi antenati dovevano la vita ai Templari! San Luigi e tutti i suoi crociati che sopravvissero al massacro, caddero in mano ai musulmani che chiesero un riscatto… chi lo pagò?
La Francia? No, i Templari! Anche Luigi VII ed il suo esercito furono aiutati dai Templari, che li guidarono nelle zone impervie, inospitali, dove non conoscendo i sentieri giusti si poteva morire di sete, tornò molto utile l’esperienza dei Templari in fatto di guerriglia con i musulmani.
Filippo ed i suoi ministri si ingannavano quando pensavano che il Tempio valesse più della lealta’ dell’Ordine!!! Il loro amore per la patria d’origine si riconosceva in ogni loro azione. Parlando molto meschinamente la Francia poteva sfruttare i Templari in modo molto più proficuo, come fecero i Re tedeschi con i Cavalieri Teutonici.
Alla luce di tutto questo si può ragionevolmente pensare che la Chiesa abbia il dovere morale di rivedere il processo e di riabilitare i Templari. Il processo si svolse contro una miriade di norme di diritto canonico e civile, i Templari vennero trattati in modo disumano, le loro confessioni furono estorte con modi e mezzi violentissimi… Era ed è fin troppo chiaro che l’Ordine era innocente.
Una revisione è tutt’altro che impossibile.

COSA RIMANE OGGI DEI TEMPLARI

Dopo la soppressione che ne fu di del glorioso Ordine Templare? Di sicuro il suo influsso non poté essere spazzato dall’oggi al domani, i suoi ideali rimasero per un bel po’ nel cuore della gente. E la loro immagine non fu distorta, non venivano considerati eretici, ma martiri. La gente sapeva che il Processo e la soppressione erano tutta opera dell’avidità di Filippo il Bello, ma oltre che ciò non potevano fare quasi niente. Il Medioevo fantastico, quello in cui i VERI valori erano quelli che contavano, era , secondo me già finito: il fatto che l’avidità di un Re poteva mettere in scacco ideali puri come quelli dei Templari ci dice molto, il denaro e il potere iniziavano ad essere più importanti della Fede, del senso dell’onore della giustizia e del buon senso… un po’ come oggi, la società si avviava verso quella rinascimentale e moderna.
Di fatto però si sa che i Templari fuori i confini della Francia riuscirono per la maggior parte a mettersi in salvo, soprattutto in Portogallo, Germania e Gran Bretagna. C’è chi pensa che si riunirono in società segrete, come i Rosacroce del XVI secolo, ma per molti è molto difficile che ciò sia accaduto… i Templari delle varie nazioni erano troppo lontani tra loro per riuscire a comunicare: non potevano più usare il loro vero nome, non avevano un punto di riferimento, erano perseguitati e prontamente colpiti nel cuore.
I superstiti non avevano più soldi, erano dei fuggiaschi ricercati dalla polizia, non avevano figli a cui tramandare le loro tradizioni e i loro segreti (la Regola non permetteva il matrimonio) e avevano grandissime difficoltà a trovare nuovi adepti: chi avrebbe mai voluto entrare in un Ordine soppresso dal Papa e ricercato dalla polizia? Anche se ci fossero state persone con ideali purissimi e lo spirito giusto sarebbe stato meglio unirsi ad Ordini già esistenti (soprattutto i Gerosolimitani godevano di grandissima fama) o al limite crearne uno completamente nuovo.
Nei secoli sono state molte le società che rivendicavano il titolo di "Templari", ma nessuna fu all’altezza: nel libro "Discours" del 1737 del Cavaliere scozzese Ramsaysi dice di un’ipotetica Commanderia Templare in Scozia la Herodom-Kiwinning; nel 1833 fu creata a Parigi la "Maison du Temple" che durò pochissimo ed ebbe una scarsissima risonanza; durante il XVIII secolo il barone tedesco Karl Gotthelf von Hund und Altengrotkau che si dichiarava erede dei Templari e rifondò l’Ordine guidandolo sugli antichi modelli Templari, creando una sorta di oasi medioevale in un mondo ottocentesco… ebbe abbastanza risalto (nel 1775 26 principi tedeschi ne facevano parte), ma non aveva purtroppo speranza di vita, il periodo era intriso delle idee illuministiche e rivoluzionarie (di li a poco ci sarà la rivoluzione francese!) che non lasciavano spazio ad un "relitto" di vecchio stampo… morto il Barone l’Ordine si sciolse di li a poco, non riuscendo a trovare un altro capo che fosse all’altezza del carisma del primo.
Anche Goethe si scomoda e nel suo scritto "Geheimmisse" ipotizza la fondazione di una confraternita simile a quella Templare; restando in campo artistico Mozart dedicò ai Templari la sua composizione "Flauto Magico".
Insomma, la storia Templare e le leggende Templari sono oggi due cose ben distinte, che molta gente, invece, cerca in tutti i modi di legare, soprattutto per interessi monetari e di fama.


Vedi il Dodicesimo Secolo