I documenti degli Inquisitori di Stato conservati a Venezia forniscono interessanti informazioni sui vetrai muranesi
espatriati a Roma nella seconda metà del '600 e, indirettamente, sulle fornaci dove andavano a lavorare.
Era finito il periodo d'oro dei vetri da tavola e da collezione muranesi. A Murano si facevano soprattutto lastre e
quelle più spesse, limpide, senza difetti e con la superficie abbastanza liscia erano la base della seconda lavorazione
effettuata dagli specchieri. L'esportazione di queste lastre era vietata per favorire il lavoro di questi artigiani,
che erano in gran numero e vendevano a caro prezzo i loro prodotti.
Il tentativo più noto di sottrarsi al monopolio veneziano in questo campo è quello operato con successo in Francia
negli anni tra 1665 e il 1667, ma anche a Roma dove esistevano alcune modeste fornaci condotte in genere da altaresi,
i vetri muranesi furono richiesti per introdurre l'arte delle lastre, ma con modesti risultati.