All’inizio del  ‘400 nelle università europee l’astronomia aveva una posizione chiaramente subordinata all’astrologia, e normalmente,entrambe le materie, che quasi sempre tendevano a coincidere, venivano insegnate presso le facoltà di medicina.
    Nel secoli precedenti era avvenuto il recupero delle opere degli antichi, specialmente di Aristotele e Tolomeo, attraverso la traduzione dei loro scritti dall’arabo al latino. Purtroppo il latino medievale non aveva più un vocabolario adeguato per esprimere i concetti scientifico filosofici degli antichi.
   Finalmente la scolastica, e soprattutto l’Umanesimo, favorirono la ricerca degli originali e di versioni criticamente corrette di quei testi, che in seguito alle varie traduzioni e copiature, contenevano una quantità di errori incredibile. In aggiunta a questo recupero, si stavano assimilando anche numerosi testi arabi che avevano apportato alcune correzioni, alcuni perfezionamenti,  ma soprattutto molte complicazioni alle teorie astronomiche.
   Questa situazione aveva evidenziato la separazione degli astronomi in “Filosofi” e “Matematici”, ossia la divisione tra coloro che cercavano di descrivere un modello fisico del cosmo e coloro che per mezzo di calcoli, basati sui concetti di Aristotele e Tolomeo, tentavano di prevedere la posizione reciproca degli oggetti celesti.
   Questi ultimi erano, nella maggior parte dei casi, essenzialmente “astrologi”, che per poter emettere pronostici “corretti” cercavano di conoscere al meglio la posizione degli astri.
   In questa atmosfera nel 1420 circa, troviamo presso l’università di Padova due personaggi interessanti: Paolo Dal Pozzo Toscanelli (1397 – 1482) e Nicola Cusano (…al secolo Nikolaus Krebs, 1401 – 1464); astrologo il primo, filosofo il secondo.
   Toscanelli era studente di medicina, Cusano di diritto canonico, entrambi seguirono le lezioni di “astrologia”. Soprattutto entrambi erano umanisti nel senso più ampio e vero della parola.
   Toscanelli, ritornato a Firenze dopo gli studi, divenne “astrologo” ufficiale della signoria, e come tale si occupò di osservazioni astronomiche, naturalmente per realizzare pronostici. Amico del Brunelleschi, ebbe l’idea di utilizzare la cupola di S. Maria del Fiore per realizzare, tramite un foro posto sotto la lanterna, il più alto gnomone mai visto, per mezzo del quale riuscì a determinare il giorno esatto del solstizio. Trascurando la vicenda che lo vide come suggeritore di Cristoforo Colombo, Toscanelli tra il 1433 e il 1472 seguì sette comete registrandone per la prima volta i dati su una specie di grafico e notando come la loro coda fosse sempre rivolta dalla parte opposta al sole. Corresse le “Tavole Alfonsine” elaborate circa un secolo prima da Alfonso X “el sabio” (il saggio) riuscendo a trovare un valore più esatto della “precessione degli equinozi”. In conclusione era un tipico “astronomo matematico del ‘400".
   Da parte sua Cusano intraprese la carriera ecclesiastica fino a divenire cardinale; presenziò al Concilio di Basilea e nel 1436 tra l’altro propose e sostenne la riforma del calendario. Nel suo “De docta ignorantia” sostenne, sia pure su basi puramente filosofiche, l’idea di un universo infinito, quindi senza un centro privilegiato, in contrasto con il pensiero della scolastica e le idee di Aristotele. Sulle stesse basi filosofiche ipotizzò la possibilità che anche la terra fosse in moto, senza tuttavia precisare la natura di tale movimento.
   E’ evidente che già nella prima metà del ‘400 le idee degli antichi non venivano più accettate supinamente, ma le previsioni delle teorie venivano verificate tramite osservazioni e in caso di divergenze si cercava di correggerle. Il risultato delle osservazioni aveva messo in evidenza anche la rilevante quantità di errori contenuti nelle versioni correnti dei testi classici a seguito delle traduzioni dal greco all’arabo e dall’arabo al latino. Ne conseguì la ricerca da parte degli astronomi delle versioni originali al fine di poter effettuare una corretta valutazione delle discrepanze.
  
Georg von Peuerbach (o Purbach… o Peurbach… 1423 – 1461) astronomo e matematico austriaco, soggiornò a lungo in Italia, dove pare abbia tenuto lezioni di astronomia a Padova e Ferrara, e  probabilmente conobbe, o entrò in contatto, con Giovanni Bianchini (1400 – 1469), allora l’astronomo più rinomato d’Italia, che aveva redatto delle tavole astronomiche che lo stesso Peuerbach usava per le sue osservazioni. La constatazione di differenze fra le posizioni previste per i pianeti e quelle osservate, indusse Peuerbach a rifare i calcoli partendo dalle “tavole alfonsine” del 1252, e a verificare il contenuto dei testi classici. La scoperta di grossolani errori di copiatura e/o traduzione fece si che il Peuerbach ricercasse il testo greco originale dell’Almagesto, dal quale estrasse il suo “Teoricae novae planetarum” che grazie alla chiarezza espositiva, divenne uno dei manuali più diffusi di astronomia. Purtroppo Peuerbach morì a soli 38 anni mentre stava completando la sua traduzione dell’originale dell’Almagesto e stava ritornando in Italia al seguito del cardinale Bessarione.
   Tuttavia quando il cardinale Bessarione rientrò in Italia si fece accompagnare da Iohannes Muller (1436 – 1476) più noto con il suo nome latinizzato di “Regiomontano” derivato dal nome della sua città: Konigsberg. Il Regiomontano allievo e assistente del Peuerbach,  in Italia raccolse numerosi testi in greco, e in seguito completò le opere del maestro.
   Sappiamo che Regiomontano ebbe sicuramente un lungo scambio epistolare con il Bianchini e tenne alcune lezioni all’università di Padova e a quella di Roma su Ahmad Ibn Muhammad Ibn Kathir Al-Farghani, astronomo arabo noto in occidente con il nome di “Alfragano”. Nel 1475 ritornò nuovamente in Italia su invito del papa per partecipare alla riforma del calendario, ma purtroppo morì anche lui poco dopo il suo arrivo a Roma.
   Giovanni Bianchini ex mercante e uomo d’affari, oltre ad aver elaborato le sue “Tabularum canones”, una buona revisione delle “tavole alfonsine”, aveva come allievo un certo Domenico Maria Novara o “da Novara” che incontreremo più avanti.
   In sostanza l’astronomia fino ai tre quarti del ‘400, era ancora in fase di raccolta e verifica dei dati disponibili. Man mano tali dati affioravano e venivano controllati, emergeva in misura sempre maggiore una differenza fra gli stessi e le osservazioni.
   Come è giusto e logico, prima di abbandonare gli antichi concetti e le vecchie teorie che, bene o male, avevano guidato le osservazioni per tanti secoli, era preferibile apportare loro gli aggiustamenti necessari a far quadrare i conti. Questo purtroppo a prezzo di una progressiva forte complicazione delle stesse teorie.
   Per poter riformare l’astronomia e farne una scienza moderna era necessario rivederne con calma e soprattutto con metodo, le basi fondamentali!


Il 19 febbraio 1473 nasceva a Thorn (Torun in polacco…) Niklas Kopperlingk!... Il nome sembra derivi dalla città di origine della famiglia, “Kopernik“ che significherebbe “luogo dove abbonda [nik=abbondante] il finocchio selvatico [koper=finocchio selvatico]; ma potrebbe derivare anche dal tedesco “kupfer” = rame. Il padre, anche lui con lo stesso nome del figlio, Nicola, si era trasferito a Thorn nel 1454 in seguito all’inizio di una delle tante guerre che si ripetevano nella zona, e qui aveva sposato Barbara Watzenrode (..o Watzelrode…) figlia di un borghese del posto. La famiglia non era ricca ma certo non era nemmeno povera, il padre era un uomo d’affari di un certo successo. Purtroppo quando Copernico, ultimo di quattro figli, due maschi e due femmine, raggiunse i 10 anni la madre rimase vedova.
   Questo avrebbe potuto segnare in modo estremamente negativo l’intera vita di Copernico se non fosse intervenuto lo zio Lucas, fratello della madre e ecclesiastico in carriera, allora canonico della cattedrale di Frauenburg, e che nel 1489 diventerà vescovo della Warmia.
   Zio Lucas si prese a cuore la sorte dei nipoti, e cercò, riuscendoci, di procurare loro quella che oggi verrebbe definita una buona istruzione con lo scopo di assicurare a tutti un “posto fisso” che li mettesse in grado di godere una vita tranquilla anche se non particolarmente agiata.
   Secondo una tradizione, per altro non provata, sembra che Copernico frequentasse la scuola di Woclawek, dove apprese i primi rudimenti di astronomia.
   Grazie ai buoni uffici dello zio, nel 1491 Copernico, con il fratello Andreas, venne iscritto all’università di Cracovia, allora una delle migliori dell’Europa dell’est, che aveva già una lunga tradizione per quanto riguarda l’insegnamento dell’astronomia e dove tra l’altro aveva fatto i suoi studi anche lo zio vescovo.
   Purtroppo non sappiamo quali corsi seguisse il Copernico, ma secondo la prassi dell’epoca, è abbastanza verosimile che seguisse i corsi di filosofia e dialettica.
     A Cracovia nel 1491 uno dei docenti più in vista era l’astronomo Alberto da Brudzewo [Brudzewski] che aveva insegnato astronomia fino all’anno prima e ora “leggeva” (…spiegava e commentava…) il “De Cielo” e altre opere di Aristotele.
   Brudzewo aveva scritto un commento sui testi di Peurbach, il “Commentariolum super Theoricas novas Planetarum G. Purbachii” usato per anni come testo base nell’università di Cracovia, quindi era un astronomo competente e aggiornato per quel periodo, sicuramente a conoscenza delle prime incongruenze del sistema tolemaico che si stavano evidenziando tanto che nel suo “commentariolum” aveva espresso affermazioni sull’inutilità dell’equante e sul fatto che gli epicicli erano solo un comodo espediente matematico.
   Considerando poi, che in campo filosofico, Aristotele all’epoca era la figura dominante, ci sarebbe da stupirsi se Copernico non avesse seguito le sue letture. Alcuni hanno anche affermato che il Brudzewo abbia dato lezioni private a Copernico, ma non ne sono rimaste tracce sicure.
   Sempre presso l’università di Cracovia, era attivo dal 1490 un sodalizio di giovani docenti, dignitari e persone colte in genere, che oggi verrebbe definito “di contestatori”. Il sodalizio, chiamato “Sodalitas Vistulana”, cercava di rompere con la tradizione della scolastica. 
    In conclusione, nell’ultimo decennio del ‘400  l’ambiente dell’università di Cracovia era eccezionalmente aperto per la mentalità dell’epoca. Un ambiente dove la chiesa difficilmente riusciva a condizionare il pensiero e l’insegnamento. Ne è prova il fatto che fin dal 1472 vi si era rifugiato tra gli altri anche Filippo Buonaccorsi, umanista, amico di Marsilio Ficino, ricercato dalle autorità papaline e che in seguito sarebbe diventato docente nella stessa università.
   Sappiamo di sicuro che Copernico, durante i suoi studi a Cracovia, acquistò due volumi che lo accompagneranno per tutta la vita.
   Il primo contiene varie tavole astronomiche tra le più aggiornate del tempo; il secondo gli “Elementi” di Euclide e altri testi di matematica. Sul primo volume, che conteneva oltre alle “tavole alfonsine” anche quelle del Regiomontano, possiamo ancora oggi vedere come Copernico avesse utilizzato i margini per copiarvi, di sua mano, parte delle “tabulae eclipsium” del Peuerbach e le tavole relative alla declinazione dei pianeti. Se l’annotare commenti o altro, sui margini dei testi, era un’abitudine più che normale per allora e Copernico non faceva eccezione, l’acquisto dei due volumi, spesa importante per un orfano, anche se non proprio povero, indica chiaramente che la competenza  e l’interesse di Nicola in campo astronomico erano già ad un livello eccellente a 22 anni quando lasciò l’università di Cracovia, soprattutto è molto probabile che il seme del dubbio sulla validità dei vari sistemi tolemaici fosse già germogliato, anche se, per quanto ne sappiamo, ancora non pensava al suo sistema “eliostatico”.
   Nel 1495 moriva Brudzewo, che aveva smesso completamente di insegnare l’anno prima, e sembra che contemporaneamente Copernico abbandoni l’università senza acquisire nessun titolo ufficiale.
   Nell’estate dello stesso anno, in seguito alla morte di un canonico del capitolo della Warmia, zio Lucas riuscì a far nominare Copernico “canonico”. Purtroppo questa nomina, che in teoria doveva essere il risultato di una libera votazione, ma che certamente fu quantomeno influenzata se non comprata dal vescovo Watzenrode; fu contestata, anche se non sappiamo come e da chi. Di conseguenza Copernico non poté per diverso di tempo disporre di quella rendita (…stipendio…) che ne sarebbe derivata.
   La Warmia o Ermeland, era un territorio della Prussia, stato che ancora non esisteva, ed era diventata teoricamente parte della Polonia in seguito alla seconda pace di Thorn del 1466, ma aveva conservato ampia autonomia. Il potere era gestito dall’assemblea degli stati di Prussia sotto la presidenza del vescovo.
   In sostanza era un piccolo principato feudale a economia agricola retto da un principe vescovo, il quale oltre a giurare fedeltà al re di Polonia giurava fedeltà anche al papa. In questo piccolo feudo circa un terzo delle terre apparteneva al “capitolo” della diocesi, mentre un altro terzo abbondate era del vescovo e del rimanente una buona parte apparteneva alla nobiltà agraria prussiana e… infine, ai contadini restava il lavoro!
   Comunque il giovane Copernico, a 22 anni, probabilmente voleva “girare un po’ il mondo”. In attesa che la faccenda della sua nomina a canonico si chiarisse e presumibilmente anche per vedere dove proseguire i suoi studi, visitò alcune università della Germania tra cui quella di Colonia, altra università frequentata a suo tempo dallo zio. Il Viaggio non fu lungo, e al ritorno Copernico si fermò a Heilsberg sede dell’amministrazione della diocesi dove lo zio aveva un palazzo. Qui prese uno dei primi ordini minori che preparano al sacerdozio.
    Non sappiamo se lo statuto del canonicato di Warmia prevedesse già allora che i canonici acquisissero almeno alcuni di questi ordini, ma il fatto che Copernico si sia affrettato a prenderne uno, anche se niente lo prova, fa pensare alla possibilità che la causa, o una delle cause, della sospensione della sua nomina a canonico fosse proprio la mancata acquisizione di almeno uno di tali ordini.
   La conferma definitiva della sua nomina a “canonico” non fu immediata e fino all’autunno del 1496 Copernico rimase presso lo zio vescovo.
    Probabilmente su consiglio dello stesso zio che si era addottorato in diritto canonico a Bologna, e sempre in attesa della ratifica della sua nomina, nell’autunno 1496 Copernico parte per l’Italia e il 19 ottobre viene immatricolato a diritto canonico  presso la stessa università che aveva accolto lo zio. Il successivo 6 gennaio il suo nome compare nel registro della “Natio Germanica”.
   Il fatto che Copernico si fosse iscritto al gruppo di studenti della “Natio Germanica” e non a quella polacca, ha provocato negli ultimi 150 anni una gran mole di scritti tesi a dimostrare se Copernico fosse “tedesco” o “polacco”. Indubbiamente era di madre lingua tedesca; il nome della madre “Watzenrode”, è sicuramente tedesco; ma è altrettanto sicuro che la nonna materna fosse una polacca nata “Modlibog” e inoltre la sorella di costei aveva sposato un  “Konopacki”, illustre famiglia polacca della Prussia.
    E' certo che prima della seconda metà dell’ottocento nessuno aveva mai posto la questione e Copernico era sempre stato considerato un buon polacco a tutti gli effetti. Se per assurdo potessimo demandare la questione allo stesso Copernico, penso che per prima cosa ci chiederebbe chi sono i tedeschi e che cosa è la Germania. Per concludere l’argomento, ricordiamoci che la “Natio Germanica” a Bologna era una “natio” che godeva di diversi privilegi!
   Poco dopo il suo arrivo a Bologna Copernico trovò sistemazione presso un docente affermato, quel Domenico Maria Novara che abbiamo conosciuto come allievo di Giovanni Bianchini. Il Novara era certamente un esperto osservatore e, confrontando le sue osservazioni con dati di Tolomeo aveva stabilito il valore dell’obliquità dell’eclittica  in 23° e 29’, concludendo che questa inclinazione variava; a suo parere il polo celeste avrebbe dovuto percorrere un intero giro in 395.000 anni.
    Il fatto che Copernico, studente di legge, si fosse sistemato in casa di un affermato docente di astronomia, evidenzia chiaramente quali erano i suoi veri interessi.
   Sappiamo che sotto la guida del suo ospite Copernico eseguì diverse osservazioni; ma per quanto riguarda la preparazione teorica probabilmente non aveva molto da imparare, infatti più tardi il Rheticus (Georg Joachim von Lauchen, 1514 – 1576) nella sua  “Narratio Prima” del 1540, vera anteprima del “De Rivolutionibus” anche se infarcita di amenità astrologiche, afferma che Copernico per il Novara era “…un amico e assistente piuttosto che discepolo…”. E’ certo che nemmeno 6 mesi dopo essere arrivato a Bologna, il 9 marzo 1497, Copernico osserva e registra accuratamente l’occultazione di Aldebaran (alfa Tauri) da parte della luna.
   L’anno precedente a Venezia era stato dato alle stampe “ L’Epitome in Almagestum”  che il Regiomontano aveva completato dopo la morte del Peuerbach, in cui si metteva seriamente in crisi la teoria di Tolomeo sul moto della luna. 
    Il Regiomontano dimostrava che, in base alla teoria di Tolomeo, il disco della luna al primo e all’ultimo quarto (… disco di cui ovviamente vediamo solo la metà…) doveva essere circa 4 volte più grande del disco della luna piena o della luna nuova. 
    Secondo alcune biografie, sembra che Copernico appena arrivato in Italia abbia acquistato il testo in questione e successivamente lo abbia sempre portato con sè; ma anche se ciò non fosse è più che probabile che il testo stesso fosse disponibile o presso la biblioteca dell’università o in casa del Novara… e l’osservazione delle occultazioni era un ottimo sistema per misurare il diametro apparente della luna e smentire con dati di fatto le teorie di Tolomeo.
   Nell’ottobre del 1497 arrivò la tanto attesa nomina ufficiale a “canonico” e Copernico il 20 dello stesso mese, di fronte ad un notaio delega due conoscenti che stanno per ritornare in Warmia a riscuotere le entrate che gli spettano… evidentemente anche allora gli studenti avevano la testa  piena di idee e le tasche vuote!…
   Bologna in quegli anni era uno dei centri della cultura umanistica, e Copernico ne subì sicuramente l’influsso. Tuttavia anche in caso contrario, l’aumentare dei suoi dubbi sulla validità delle teorie tolemaiche lo avrebbe sicuramente stimolato a ricercare i testi degli antichi in lingua originale al fine di valutarne meglio il pensiero.
    Così, anche sulla scia della moda di quei tempi, Copernico si mise a studiare il greco sotto la guida di Antonio Urceo ( 1446 – 1500 ) che si faceva chiamare “ Codro” il povero. Urceo era in ottimi rapporti con il famoso editore veneziano Manuzio, il quale gli aveva dedicato un testo in greco di lettere di vari autori e Copernico, forse per meglio esercitarsi in greco, decise di iniziare la traduzione in latino delle lettere di Teofilatto Simocatta autore bizantino del VII secolo, contenute nel suddetto testo. Il vocabolario di greco acquistato da Copernico, pubblicato da Giovanni Crestone nel 1499, per quanto malconcio, è tutt’ora conservato e le note, scritte di sua mano sui margini, dimostrano come pian piano la conoscenza della lingua greca da parte dello stesso Copernico avesse raggiunto un buon livello.
   In autunno del 1498 anche il fratello Andreas raggiunge Bologna per compirvi i suoi studi.
   Mi piace immaginare la vita di Nicola e Andreas a Bologna non molto diversa da quella di molti studenti che anche oggi studiano in un paese straniero, con gli opportuni adattamenti, ovviamente. Infatti quando verso la fine dell’estate del 1499 il segretario dello zio Lucas passò da Bologna, i due non mancarono di… “batter cassa”… (sembra che Andreas si fosse fortemente indebitato...) e fortunatamente furono accontentati!…
   A Bologna Copernico approfondì i suoi studi sui classici greci e latini, è possibile che la sua passione per i pitagorici che più tardi avrebbe spesso e volentieri richiamato nel “De Rivolutionibus” risalga ad allora, ed è facile che nel corso di questi studi, sulle tracce di Filolao e altri autori classici, si sia chiesto se non fosse possibile ideare un nuovo sistema del mondo che non prevedesse la terra come centro dell’universo, anche se l’idea eliostatica era sicuramente ancora di là da venire.
    Intanto si era procurato una copia delle “Tabulae directionum” del Regiomontano, che oltre a tavole sulla posizione degli astri conteneva le tavole di quelle che allora si chiamavano “semicorde” e oggi chiamiamo seni!… (Obbiettivamente questo “studente di legge” spendeva un po’ troppi soldi in libri di matematica e astronomia!…).
   Il 1500 era l’anno del grande giubileo, e Copernico partì per il suo “doveroso” pellegrinaggio a Roma. Il Rheticus, (Georg Joachim von Lauchen 1514 - 1576) sempre nella “Narratio Prima”, racconta di sue “letture” (conferenze) di matematica (…leggi astronomia…) di fronte ad un vasto ed eterogeneo pubblico, ma  non ne è rimasta traccia. Siamo invece certi che nella notte tra il 5 e il 6 novembre osservò un’eclissi di luna; contemporaneamente sembra facesse pratica legale presso la curia.
   La sua sosta a Roma dovrebbe essere durata meno di un anno; infatti a luglio del 1501 si presentò presso il capitolo di Warmia accompagnato dal fratello Andreas, anche lui neocanonico. Andreas non ebbe problemi a chiedere e ottenere licenza di terminare gli studi iniziati a Bologna, dopo tutto era all'estero da solo due anni; Copernico invece aveva già speso più di tre anni a Bologna senza acquisire nessun titolo, e all’interno del capitolo non tutti erano disposti a continuare a pagargli lo stipendio qualora avesse continuato gli studi. 
    Nicola che aveva allora 28 anni, probabilmente sentiva che la gioventù stava per finire e voleva tornare ancora in Italia nella speranza di prolungarla, sia pure di poco, così riuscì a convincere i confratelli che se avesse studiato medicina sarebbe stato molto più utile al capitolo.
    Avendo studiato diritto canonico, Copernico doveva essere a conoscenza della disposizione secondo cui
"...Dottori e chirurghi, le cui pratiche comprendono bruciature e tagli sono inadatti all'ordinazione sacerdotale, poiché essi scarseggiano di tenerezza. ..." (... questo non impediva a prelati di ogni genere di condurre eserciti in battaglia!...) Poiché non risulta che Nicola avesse mai manifestato propositi di farsi prete, anche se qualche autore afferma che successivamente lo diventò; non è improbabile che studiando medicina volesse, tra le altre cose, imboscarsi di fronte alla prevedibile richiesta dello zio di prendere gli ordini maggiori. In più sappiamo che anche Domenico Novara si era addottorato in medicina a Padova ed è facile che lo avesse consigliato in merito. 
    A fine estate del 1501 Copernico ritornò in Italia e si iscrisse alla facoltà di medicina di quella che in materia probabilmente era allora la migliore università europea; l'università di Padova.
  
E' opinione molto diffusa che in quegli anni la filosofia di Aristotele nelle università stesse perdendo terreno, in realtà la situazione era notevolmente diversa. Ad essere messi in discussione erano i commentatori di Aristotele, e soprattutto, per quanto concerne l'astronomia, le concezioni tolemaiche che solo apparentemente si rifacevano alle idee aristoteliche, gli epicicli introdotti da Apollonio nel III secolo a.C., gli eccentrici di Ipparco e gli equanti di Tolomeo erano artifizi che servivano a meglio prevedere il moto dei pianeti, ma mal si conciliavano con il postulato dei moti circolari e uniformi.
    Tra i docenti di spicco, presenti in quel periodo all'università di Padova c'era Pietro Pomponazzi (1462 - 1525) il quale a proposito della questione contenuta nel "De cielo" di Aristotele se fosse possibile attribuire un moto alla terra
, come supposto dai pitagorici, affermava che in realtà l'ipotesi era assurda, ma nel campo della pura teoria non era impossibile pensare ad una terra in moto senza che per questo ci fosse contraddizione.
    Il miglioramento delle osservazioni astronomiche stava mettendo sempre più in crisi le varie versioni dei sistemi tolemaici dell'universo. L'accumularsi progressivo di differenze fra le posizioni degli astri previste dalle varie tavole astronomiche basate sulle differenti versioni del sistema tolemaico e le posizioni osservate realmente, avevano reso insostenibile le idee ufficiali circa la struttura del cosmo. Lentamente nelle università, i docenti più in vista stavano abbandonando Tolomeo. Purtroppo la mancanza di una valida alternativa induceva molti a ritornare al concetto aristotelico più puro delle "sfere omocentriche" che già lo stesso Tolomeo aveva abbandonato perché inadatto ad ottenere previsioni corrette.
    In questo ambiente dire che Copernico fosse stimolato a cercare una diversa soluzione del sistema del mondo sembrerebbe addirittura riduttivo; probabilmente si rese conto che un nuovo sistema non era solo auspicabile, ma stava diventando necessario.
    Certamente a Padova Copernico approfondì notevolmente i suoi studi sui pitagorici, e forse venne  a conoscenza delle idee di Aristarco da Samo, il cui nome comparirà nella prima stesura del "De rivolutionibus..." per esservi successivamente cancellato di sua mano.
   
Nell'autuuno del 1502 sappiamo che Copernico acquisì la nomina a "scholaster" presso la chiesa di S, Croce a Breslavia (Wroclaw) che gli permise di avere un'ulteriore rendita, anche se personalmente non insegnerà mai in quella scuola, continuerà a ricevere quella rendita fino al 1538, quando deciderà di dimettersi. Purtroppo allora questi sistemi erano cose di tutti i giorni.
    Comunque Copernico oltre agli studi di medicina non aveva abbandonato gli studi di legge, e nel maggio 1503, probabilmente per ragioni di spesa, e per non tornare in Warmia a mani vuote, si trasferì presso l'università di Ferrara dove si laureò in "Diritto Canonico".
    Nicola ha ormai 30 anni, la gioventù è passata, gli anni migliori sono finiti e si rende conto che è giunta l'ora di "guadagnarsi da vivere". Così poco dopo la laurea raccoglie armi e bagagli per ritornare in patria; in quella Warmia che non abbandonerà più per il resto della vita. 
    Cosa gli rimane del suo soggiorno in Italia?... Sicuramente la cultura umanistica, giusto vanto di una società che è al culmine dell'espansione ideologica ma profondamente divisa e che ha già intrapreso la via della decadenza.
     La chiesa, che per più di un millennio aveva guidato il mondo occidentale, è ormai ridotta ad un insieme di regole e consuetudini sterili, il cui unico scopo la conquista e il mantenimento del potere da parte di singoli personaggi; soprattutto è fuori dal tempo; non si è ancora accorta che il suo potere non esiste più; che il suo preteso diritto di reggersi in nome di Dio su un sistema pseudofiscale e sovranazionale come le decime e le elemosine o la concessione di indulgenze, è una presunzione anacronistica, invisa e profondamente disprezzata dalla popolazione attiva, e presto sarà la causa del ridimensionamento drastico e definitivo del suo potere e della sua influenza.
    Con tutta probabilità Copernico quando lasciò l'Italia aveva già chiara in mente la sua prima idea di un universo eliocentrico ed eliostatico, forse ancora in forma non definitiva, ma sicuramente basata su solide fondamenta. Tuttavia era anche cosciente del fatto che attribuire un moto alla terra significava andar contro la più comune e totale evidenza dei sensi, e togliere all'uomo un riferimento che da sempre era considerato sicuro, basilare e indiscutibile.
    Diversi personaggi prima di lui avevano avanzato supposizioni in merito, ma fin quando si restava nel campo delle ipotesi la cosa non disturbava più di tanto. Per quanto la necessità di una profonda revisione del sistema astronomico fosse evidente e auspicabile, nessuno, escludendo il quasi mitico Aristarco, di cui si sapeva e si sa tutt'ora ben poco, era mai arrivato a tanto.
    Quindi Copernico prima di diffondere le sue idee, si rese conto della necessità di dare loro una solida base matematica, operando quella sintesi tra astronomia matematica e astronomia fisica (cosmologia) che allora sembrava irrealizzabile.
    Questo sarà l'impegno che d'ora in avanti lo accompagnerà per l'intera vita!