All’inizio
del ‘400 nelle università europee l’astronomia
aveva una posizione chiaramente subordinata all’astrologia,
e normalmente,entrambe le materie, che quasi sempre
tendevano a coincidere, venivano insegnate presso le
facoltà di medicina.
Nel secoli precedenti era avvenuto il
recupero delle opere degli antichi, specialmente di
Aristotele e Tolomeo, attraverso la traduzione dei loro
scritti dall’arabo al latino. Purtroppo il latino
medievale non aveva più un vocabolario adeguato per
esprimere i concetti scientifico filosofici degli antichi.
Finalmente la scolastica, e soprattutto l’Umanesimo,
favorirono la ricerca degli originali e di versioni
criticamente corrette di quei testi, che in seguito alle
varie traduzioni e copiature, contenevano una quantità di
errori incredibile. In aggiunta a questo recupero, si
stavano assimilando anche numerosi testi arabi che avevano
apportato alcune correzioni, alcuni perfezionamenti,
ma soprattutto molte complicazioni alle teorie astronomiche.
Questa situazione aveva evidenziato la
separazione degli astronomi in “Filosofi” e “Matematici”,
ossia la divisione tra coloro che cercavano di descrivere un
modello fisico del cosmo e coloro che per mezzo di calcoli,
basati sui concetti di Aristotele e Tolomeo, tentavano di
prevedere la posizione reciproca degli oggetti celesti.
Questi ultimi erano, nella maggior parte dei
casi, essenzialmente “astrologi”, che per poter emettere
pronostici “corretti” cercavano di conoscere al meglio
la posizione degli astri.
In questa atmosfera nel 1420 circa, troviamo
presso l’università di Padova due personaggi
interessanti: Paolo Dal Pozzo Toscanelli (1397 – 1482) e
Nicola Cusano (…al secolo Nikolaus Krebs, 1401 – 1464);
astrologo il primo, filosofo il secondo.
Toscanelli era studente di medicina, Cusano di
diritto canonico, entrambi seguirono le lezioni di “astrologia”.
Soprattutto entrambi erano umanisti nel senso più ampio e
vero della parola.
Toscanelli, ritornato a Firenze dopo gli studi,
divenne “astrologo” ufficiale della signoria, e come
tale si occupò di osservazioni astronomiche, naturalmente
per realizzare pronostici. Amico del Brunelleschi, ebbe l’idea
di utilizzare la cupola di S. Maria del Fiore per
realizzare, tramite un foro posto sotto la lanterna, il più
alto gnomone mai visto, per mezzo del quale riuscì a
determinare il giorno esatto del solstizio. Trascurando la
vicenda che lo vide come suggeritore di Cristoforo Colombo,
Toscanelli tra il 1433 e il 1472 seguì sette comete
registrandone per la prima volta i dati su una specie di
grafico e notando come la loro coda fosse sempre rivolta
dalla parte opposta al sole. Corresse le “Tavole Alfonsine”
elaborate circa un secolo prima da Alfonso X “el sabio”
(il saggio) riuscendo a trovare un valore più esatto della
“precessione degli equinozi”. In conclusione era un
tipico “astronomo matematico del ‘400".
Da parte sua Cusano intraprese la carriera
ecclesiastica fino a divenire cardinale; presenziò al
Concilio di Basilea e nel 1436 tra l’altro propose e
sostenne la riforma del calendario. Nel suo “De docta
ignorantia” sostenne, sia pure su basi puramente
filosofiche, l’idea di un universo infinito, quindi senza
un centro privilegiato, in contrasto con il pensiero della
scolastica e le idee di Aristotele. Sulle stesse basi
filosofiche ipotizzò la possibilità che anche la terra
fosse in moto, senza tuttavia precisare la natura di tale
movimento.
E’ evidente che già nella prima metà del
‘400 le idee degli antichi non venivano più accettate
supinamente, ma le previsioni delle teorie venivano
verificate tramite osservazioni e in caso di divergenze si
cercava di correggerle. Il risultato delle osservazioni
aveva messo in evidenza anche la rilevante quantità di
errori contenuti nelle versioni correnti dei testi classici
a seguito delle traduzioni dal greco all’arabo e dall’arabo
al latino. Ne conseguì la ricerca da parte degli astronomi
delle versioni originali al fine di poter effettuare una
corretta valutazione delle discrepanze. Georg von Peuerbach (o Purbach… o Peurbach…
1423
– 1461) astronomo e matematico austriaco, soggiornò a
lungo in Italia, dove pare abbia tenuto lezioni di
astronomia a Padova e Ferrara, e probabilmente
conobbe, o entrò in contatto, con Giovanni Bianchini (1400
– 1469), allora l’astronomo più rinomato d’Italia,
che aveva redatto delle tavole astronomiche che lo stesso
Peuerbach usava per le sue osservazioni. La constatazione di
differenze fra le posizioni previste per i pianeti e quelle
osservate, indusse Peuerbach a rifare i calcoli partendo
dalle “tavole alfonsine” del 1252, e a verificare il
contenuto dei testi classici. La scoperta di grossolani
errori di copiatura e/o traduzione fece si che il Peuerbach
ricercasse il testo greco originale dell’Almagesto, dal
quale estrasse il suo “Teoricae novae planetarum” che
grazie alla chiarezza espositiva, divenne uno dei manuali
più diffusi di astronomia. Purtroppo Peuerbach morì a soli
38 anni mentre stava completando la sua traduzione dell’originale
dell’Almagesto e stava ritornando in Italia al seguito del
cardinale Bessarione.
Tuttavia quando il cardinale Bessarione
rientrò in Italia si fece accompagnare da Iohannes Muller
(1436 – 1476) più noto con il suo nome latinizzato di “Regiomontano”
derivato dal nome della sua città: Konigsberg. Il
Regiomontano allievo e assistente del Peuerbach, in
Italia raccolse numerosi testi in greco, e in seguito
completò le opere del maestro.
Sappiamo che Regiomontano ebbe sicuramente un
lungo scambio epistolare con il Bianchini e tenne alcune
lezioni all’università di Padova e a quella di Roma su
Ahmad Ibn Muhammad Ibn Kathir Al-Farghani, astronomo arabo
noto in occidente con il nome di “Alfragano”. Nel 1475
ritornò nuovamente in Italia su invito del papa per
partecipare alla riforma del calendario, ma purtroppo morì
anche lui poco dopo il suo arrivo a Roma.
Giovanni Bianchini ex mercante e uomo d’affari,
oltre ad aver elaborato le sue “Tabularum canones”, una
buona revisione delle “tavole alfonsine”, aveva come
allievo un certo Domenico Maria Novara o “da Novara” che
incontreremo più avanti.
In sostanza l’astronomia fino ai tre quarti
del ‘400, era ancora in fase di raccolta e verifica dei
dati disponibili. Man mano tali dati affioravano e venivano
controllati, emergeva in misura sempre maggiore una
differenza fra gli stessi e le osservazioni.
Come è giusto e logico, prima di abbandonare
gli antichi concetti e le vecchie teorie che, bene o male,
avevano guidato le osservazioni per tanti secoli, era
preferibile apportare loro gli aggiustamenti necessari a far
quadrare i conti. Questo purtroppo a prezzo di una
progressiva forte complicazione delle stesse teorie.
Per poter riformare l’astronomia e farne una
scienza moderna era necessario rivederne con calma e
soprattutto con metodo, le basi fondamentali!
Il 19 febbraio 1473 nasceva a Thorn (Torun in polacco…)
Niklas Kopperlingk!... Il nome sembra derivi dalla città di
origine della famiglia, “Kopernik“ che significherebbe
“luogo dove abbonda [nik=abbondante] il finocchio
selvatico [koper=finocchio selvatico]; ma potrebbe derivare
anche dal tedesco “kupfer” = rame. Il padre, anche lui
con lo stesso nome del figlio, Nicola, si era trasferito a
Thorn nel 1454 in seguito all’inizio di una delle tante
guerre che si ripetevano nella zona, e qui aveva sposato
Barbara Watzenrode (..o Watzelrode…) figlia di un borghese
del posto. La famiglia non era ricca ma certo non era
nemmeno povera, il padre era un uomo d’affari di un certo
successo. Purtroppo quando Copernico, ultimo di quattro
figli, due maschi e due femmine, raggiunse i 10 anni la
madre rimase vedova.
Questo avrebbe potuto segnare in modo
estremamente negativo l’intera vita di Copernico se non
fosse intervenuto lo zio Lucas, fratello della madre e
ecclesiastico in carriera, allora canonico della cattedrale
di Frauenburg, e che nel 1489 diventerà vescovo della
Warmia.
Zio Lucas si prese a cuore la sorte dei nipoti,
e cercò, riuscendoci, di procurare loro quella che oggi
verrebbe definita una buona istruzione con lo scopo di
assicurare a tutti un “posto fisso” che li mettesse in
grado di godere una vita tranquilla anche se non
particolarmente agiata.
Secondo una tradizione, per altro non provata,
sembra che Copernico frequentasse la scuola di Woclawek,
dove apprese i primi rudimenti di astronomia.
Grazie ai buoni uffici dello zio, nel 1491
Copernico, con il fratello Andreas, venne iscritto all’università
di Cracovia, allora una delle migliori dell’Europa dell’est,
che aveva già una lunga tradizione per quanto riguarda l’insegnamento
dell’astronomia e dove tra l’altro aveva fatto i suoi
studi anche lo zio vescovo.
Purtroppo non sappiamo quali corsi seguisse il
Copernico, ma secondo la prassi dell’epoca, è abbastanza
verosimile che seguisse i corsi di filosofia e dialettica.
A Cracovia nel 1491 uno dei docenti
più in vista era l’astronomo Alberto da Brudzewo [Brudzewski]
che aveva insegnato astronomia fino all’anno prima e ora
“leggeva” (…spiegava e commentava…) il “De Cielo”
e altre opere di Aristotele.
Brudzewo aveva scritto un commento sui testi di
Peurbach, il “Commentariolum super Theoricas novas
Planetarum G. Purbachii” usato per anni come testo base
nell’università di Cracovia, quindi era un astronomo
competente e aggiornato per quel periodo, sicuramente a
conoscenza delle prime incongruenze del sistema tolemaico
che si stavano evidenziando tanto che nel suo “commentariolum”
aveva espresso affermazioni sull’inutilità dell’equante
e sul fatto che gli epicicli erano solo un comodo espediente
matematico.
Considerando poi, che in campo filosofico,
Aristotele all’epoca era la figura dominante, ci sarebbe
da stupirsi se Copernico non avesse seguito le sue letture.
Alcuni hanno anche affermato che il Brudzewo abbia dato
lezioni private a Copernico, ma non ne sono rimaste tracce
sicure.
Sempre presso l’università di Cracovia, era
attivo dal 1490 un sodalizio di giovani docenti, dignitari e
persone colte in genere, che oggi verrebbe definito “di
contestatori”. Il sodalizio, chiamato “Sodalitas
Vistulana”, cercava di rompere con la tradizione della
scolastica.
In conclusione, nell’ultimo decennio
del ‘400 l’ambiente dell’università di Cracovia
era eccezionalmente aperto per la mentalità dell’epoca.
Un ambiente dove la chiesa difficilmente riusciva a
condizionare il pensiero e l’insegnamento. Ne è prova il
fatto che fin dal 1472 vi si era rifugiato tra gli altri
anche Filippo Buonaccorsi, umanista, amico di Marsilio
Ficino, ricercato dalle autorità papaline e che in seguito
sarebbe diventato docente nella stessa università.
Sappiamo di sicuro che Copernico, durante i
suoi studi a Cracovia, acquistò due volumi che lo
accompagneranno per tutta la vita.
Il primo contiene varie tavole astronomiche tra
le più aggiornate del tempo; il secondo gli “Elementi”
di Euclide e altri testi di matematica. Sul primo volume,
che conteneva oltre alle “tavole alfonsine” anche quelle
del Regiomontano, possiamo ancora oggi vedere come Copernico
avesse utilizzato i margini per copiarvi, di sua mano, parte
delle “tabulae eclipsium” del Peuerbach e le tavole
relative alla declinazione dei pianeti. Se l’annotare
commenti o altro, sui margini dei testi, era un’abitudine
più che normale per allora e Copernico non faceva
eccezione, l’acquisto dei due volumi, spesa importante per
un orfano, anche se non proprio povero, indica chiaramente
che la competenza e l’interesse di Nicola in campo
astronomico erano già ad un livello eccellente a 22 anni
quando lasciò l’università di Cracovia, soprattutto è
molto probabile che il seme del dubbio sulla validità dei
vari sistemi tolemaici fosse già germogliato, anche se, per
quanto ne sappiamo, ancora non pensava al suo sistema “eliostatico”.
Nel 1495 moriva Brudzewo, che aveva smesso
completamente di insegnare l’anno prima, e sembra che
contemporaneamente Copernico abbandoni l’università senza
acquisire nessun titolo ufficiale.
Nell’estate dello stesso anno, in seguito
alla morte di un canonico del capitolo della Warmia, zio
Lucas riuscì a far nominare Copernico “canonico”.
Purtroppo questa nomina, che in teoria doveva essere il
risultato di una libera votazione, ma che certamente fu
quantomeno influenzata se non comprata dal vescovo
Watzenrode; fu contestata, anche se non sappiamo come e da
chi. Di conseguenza Copernico non poté per diverso di tempo
disporre di quella rendita (…stipendio…) che ne sarebbe
derivata.
La Warmia o Ermeland, era un territorio della
Prussia, stato che ancora non esisteva, ed era diventata
teoricamente parte della Polonia in seguito alla seconda
pace di Thorn del 1466, ma aveva conservato ampia autonomia.
Il potere era gestito dall’assemblea degli stati di
Prussia sotto la presidenza del vescovo.
In sostanza era un piccolo principato feudale a
economia agricola retto da un principe vescovo,
il quale oltre a giurare fedeltà
al re di Polonia giurava fedeltà anche al papa. In questo
piccolo feudo circa un terzo delle terre apparteneva al “capitolo”
della diocesi, mentre un altro terzo abbondate era del
vescovo e del rimanente una buona parte apparteneva alla
nobiltà agraria prussiana e… infine, ai contadini restava
il lavoro!
Comunque il giovane Copernico, a 22 anni,
probabilmente voleva “girare un po’ il mondo”. In
attesa che la faccenda della sua nomina a canonico si
chiarisse e presumibilmente anche per vedere dove proseguire
i suoi studi, visitò alcune università della Germania tra
cui quella di Colonia, altra università frequentata a suo
tempo dallo zio. Il Viaggio non fu lungo, e al ritorno
Copernico si fermò a Heilsberg sede dell’amministrazione
della diocesi dove lo zio aveva un palazzo. Qui prese uno
dei primi ordini minori che preparano al sacerdozio.
Non sappiamo se lo statuto del canonicato
di Warmia prevedesse già allora che i canonici acquisissero
almeno alcuni di questi ordini, ma il fatto che Copernico si
sia affrettato a prenderne uno, anche se niente lo prova, fa
pensare alla possibilità che la causa, o una delle cause,
della sospensione della sua nomina a canonico fosse proprio
la mancata acquisizione di almeno uno di tali ordini.
La conferma definitiva della sua nomina a “canonico”
non fu immediata e fino all’autunno del 1496 Copernico
rimase presso lo zio vescovo.
Probabilmente su consiglio dello stesso
zio che si era addottorato in diritto canonico a Bologna, e
sempre in attesa della ratifica della sua nomina, nell’autunno
1496 Copernico parte per l’Italia e il 19 ottobre viene
immatricolato a diritto canonico presso la stessa
università che aveva accolto lo zio. Il successivo 6
gennaio il suo nome compare nel registro della “Natio
Germanica”.
Il fatto che Copernico si fosse iscritto al
gruppo di studenti della “Natio Germanica” e non a
quella polacca, ha provocato negli ultimi 150 anni una gran
mole di scritti tesi a dimostrare se Copernico fosse “tedesco”
o “polacco”. Indubbiamente era di madre lingua tedesca;
il nome della madre “Watzenrode”, è sicuramente
tedesco; ma è altrettanto sicuro che la nonna materna fosse
una polacca nata “Modlibog” e inoltre la sorella di
costei aveva sposato un “Konopacki”, illustre
famiglia polacca della Prussia.
E' certo che prima della seconda metà
dell’ottocento nessuno aveva mai posto la questione e
Copernico era sempre stato considerato un buon polacco a
tutti gli effetti. Se per assurdo potessimo demandare la
questione allo stesso Copernico, penso che per prima cosa ci
chiederebbe chi sono i tedeschi e che cosa è la Germania.
Per concludere l’argomento, ricordiamoci che la “Natio
Germanica” a Bologna era una “natio” che godeva di
diversi privilegi!
Poco dopo il suo arrivo a Bologna Copernico
trovò sistemazione presso un docente affermato, quel
Domenico Maria Novara che abbiamo conosciuto come allievo di
Giovanni Bianchini. Il Novara era certamente un esperto
osservatore e, confrontando le sue osservazioni con dati di
Tolomeo aveva stabilito il valore dell’obliquità dell’eclittica
in 23° e 29’, concludendo che questa inclinazione
variava; a suo parere il polo celeste avrebbe dovuto
percorrere un intero giro in 395.000 anni.
Il fatto che Copernico, studente di
legge, si fosse sistemato in casa di un affermato docente di
astronomia, evidenzia chiaramente quali erano i suoi veri
interessi.
Sappiamo che sotto la guida del suo ospite
Copernico eseguì diverse osservazioni; ma per quanto
riguarda la preparazione teorica probabilmente non aveva
molto da imparare, infatti più tardi il Rheticus (Georg
Joachim von Lauchen, 1514 – 1576) nella sua “Narratio
Prima” del 1540, vera anteprima del “De Rivolutionibus”
anche se infarcita di amenità astrologiche, afferma che
Copernico per il Novara era “…un amico e assistente
piuttosto che discepolo…”. E’ certo che nemmeno 6 mesi
dopo essere arrivato a Bologna, il 9 marzo 1497, Copernico
osserva e registra accuratamente l’occultazione di
Aldebaran (alfa Tauri) da parte della luna.
L’anno precedente a Venezia era stato dato
alle stampe “ L’Epitome in Almagestum” che il
Regiomontano aveva completato dopo la morte del Peuerbach,
in cui si metteva seriamente in crisi la teoria di Tolomeo
sul moto della luna.
Il Regiomontano dimostrava che, in base
alla teoria di Tolomeo, il disco della luna al primo e all’ultimo
quarto (… disco di cui ovviamente vediamo solo la metà…)
doveva essere circa 4 volte più grande del disco della luna
piena o della luna nuova.
Secondo alcune biografie, sembra che
Copernico appena arrivato in Italia abbia acquistato il
testo in questione e successivamente lo abbia sempre portato
con sè; ma anche se ciò non fosse è più che probabile
che il testo stesso fosse disponibile o presso la biblioteca
dell’università o in casa del Novara… e l’osservazione
delle occultazioni era un ottimo sistema per misurare il
diametro apparente della luna e smentire con dati di fatto
le teorie di Tolomeo.
Nell’ottobre del 1497 arrivò la tanto attesa
nomina ufficiale a “canonico” e Copernico il 20 dello
stesso mese, di fronte ad un notaio delega due conoscenti
che stanno per ritornare in Warmia a riscuotere le entrate
che gli spettano… evidentemente anche allora gli studenti
avevano la testa piena di idee e le tasche vuote!…
Bologna in quegli anni era uno dei centri della
cultura umanistica, e Copernico ne subì sicuramente l’influsso.
Tuttavia anche in caso contrario, l’aumentare dei suoi
dubbi sulla validità delle teorie tolemaiche lo avrebbe
sicuramente stimolato a ricercare i testi degli antichi in
lingua originale al fine di valutarne meglio il pensiero.
Così, anche sulla scia della moda di
quei tempi, Copernico si mise a studiare il greco sotto la
guida di Antonio Urceo ( 1446 – 1500 ) che si faceva
chiamare “ Codro” il povero. Urceo era in ottimi
rapporti con il famoso editore veneziano Manuzio, il quale
gli aveva dedicato un testo in greco di lettere di vari
autori e Copernico, forse per meglio esercitarsi in greco,
decise di iniziare la traduzione in latino delle lettere di
Teofilatto Simocatta autore bizantino del VII secolo,
contenute nel suddetto testo. Il vocabolario di greco
acquistato da Copernico, pubblicato da Giovanni Crestone nel
1499, per quanto malconcio, è tutt’ora conservato e le
note, scritte di sua mano sui margini, dimostrano come pian
piano la conoscenza della lingua greca da parte dello stesso
Copernico avesse raggiunto un buon livello.
In autunno del 1498 anche il fratello Andreas
raggiunge Bologna per compirvi i suoi studi.
Mi piace immaginare la vita di Nicola e Andreas
a Bologna non molto diversa da quella di molti studenti che
anche oggi studiano in un paese straniero, con gli opportuni
adattamenti, ovviamente. Infatti quando verso la fine dell’estate
del 1499 il segretario dello zio Lucas passò da Bologna, i
due non mancarono di… “batter cassa”… (sembra che
Andreas si fosse fortemente indebitato...) e fortunatamente
furono accontentati!…
A Bologna Copernico approfondì i suoi studi
sui classici greci e latini, è possibile che la sua
passione per i pitagorici che più tardi avrebbe spesso e
volentieri richiamato nel “De Rivolutionibus” risalga ad
allora, ed è facile che nel corso di questi studi, sulle
tracce di Filolao e altri autori classici, si sia chiesto se
non fosse possibile ideare un nuovo sistema del mondo che
non prevedesse la terra come centro dell’universo, anche
se l’idea eliostatica era sicuramente ancora di là da
venire.
Intanto si era procurato una copia delle
“Tabulae directionum” del Regiomontano, che oltre a
tavole sulla posizione degli astri conteneva le tavole di
quelle che allora si chiamavano “semicorde” e oggi
chiamiamo seni!… (Obbiettivamente questo “studente di
legge” spendeva un po’ troppi soldi in libri di
matematica e astronomia!…).
Il 1500 era l’anno del grande giubileo, e
Copernico partì per il suo “doveroso” pellegrinaggio a
Roma. Il Rheticus, (Georg Joachim von Lauchen 1514 - 1576)
sempre nella “Narratio Prima”, racconta di sue “letture”
(conferenze) di matematica (…leggi astronomia…) di
fronte ad un vasto ed eterogeneo pubblico, ma non ne
è rimasta traccia. Siamo invece certi che nella notte tra
il 5 e il 6 novembre osservò un’eclissi di luna;
contemporaneamente sembra facesse pratica legale presso la
curia.
La sua sosta a Roma dovrebbe essere durata meno
di un anno; infatti a luglio del 1501 si presentò presso il
capitolo di Warmia accompagnato dal fratello Andreas, anche
lui neocanonico. Andreas non ebbe problemi a chiedere e
ottenere licenza di terminare gli studi iniziati a Bologna,
dopo tutto era all'estero da solo due anni; Copernico invece
aveva già speso più di tre anni a Bologna senza acquisire
nessun titolo, e all’interno del capitolo non tutti erano
disposti a continuare a pagargli lo stipendio qualora avesse
continuato gli studi.
Nicola che aveva allora 28 anni,
probabilmente sentiva che la gioventù stava per finire e
voleva tornare ancora in Italia nella speranza di
prolungarla, sia pure di poco, così riuscì a convincere i
confratelli che se avesse studiato medicina sarebbe stato
molto più utile al capitolo.
Avendo studiato diritto canonico,
Copernico doveva essere a conoscenza della disposizione
secondo cui "...Dottori
e chirurghi, le cui pratiche comprendono bruciature e tagli
sono inadatti all'ordinazione sacerdotale, poiché essi
scarseggiano di tenerezza. ..." (... questo non
impediva a prelati di ogni genere di condurre eserciti in
battaglia!...) Poiché non risulta che Nicola avesse mai
manifestato propositi di farsi prete, anche se qualche
autore afferma che successivamente lo diventò; non è
improbabile che studiando medicina volesse, tra le altre
cose, imboscarsi di fronte alla prevedibile richiesta dello
zio di prendere gli ordini maggiori. In più sappiamo che
anche Domenico Novara si era addottorato in medicina a
Padova ed è facile che lo avesse consigliato in
merito.
A fine estate del 1501 Copernico ritornò
in Italia e si iscrisse alla facoltà di medicina di quella
che in materia probabilmente era allora la migliore
università europea; l'università di Padova. E' opinione molto
diffusa che in quegli anni la filosofia di Aristotele nelle
università stesse perdendo terreno, in realtà la
situazione era notevolmente diversa. Ad
essere messi in discussione erano i commentatori di
Aristotele, e soprattutto, per quanto concerne l'astronomia,
le concezioni tolemaiche che solo apparentemente si
rifacevano alle idee aristoteliche, gli epicicli introdotti
da Apollonio nel III secolo a.C., gli eccentrici di Ipparco
e gli equanti di Tolomeo erano artifizi che servivano a
meglio prevedere il moto dei pianeti, ma mal si conciliavano
con il postulato dei moti circolari e uniformi.
Tra i docenti di spicco, presenti in quel
periodo all'università di Padova c'era Pietro Pomponazzi
(1462 - 1525) il quale a proposito della questione contenuta
nel "De cielo" di Aristotele se fosse possibile
attribuire un moto alla terra, come
supposto dai pitagorici, affermava che in realtà l'ipotesi
era assurda, ma nel campo della pura teoria non era
impossibile pensare ad una terra in moto senza che per
questo ci fosse contraddizione.
Il miglioramento delle osservazioni
astronomiche stava mettendo sempre più in crisi le varie
versioni dei sistemi tolemaici dell'universo. L'accumularsi
progressivo di differenze fra le posizioni degli astri
previste dalle varie tavole astronomiche basate sulle
differenti versioni del sistema tolemaico e le posizioni
osservate realmente, avevano reso insostenibile le idee
ufficiali circa la struttura del cosmo. Lentamente nelle
università, i docenti più in vista stavano abbandonando
Tolomeo. Purtroppo la mancanza di una valida alternativa
induceva molti a ritornare al concetto aristotelico più
puro delle "sfere omocentriche" che già lo stesso
Tolomeo aveva abbandonato perché inadatto ad ottenere
previsioni corrette.
In questo ambiente dire che Copernico
fosse stimolato a cercare una diversa soluzione del sistema
del mondo sembrerebbe addirittura riduttivo; probabilmente
si rese conto che un nuovo sistema non era solo auspicabile,
ma stava diventando necessario.
Certamente a Padova Copernico approfondì
notevolmente i suoi studi sui pitagorici, e forse
venne a conoscenza delle idee di Aristarco da Samo, il
cui nome comparirà nella prima stesura del "De
rivolutionibus..." per esservi successivamente
cancellato di sua mano.
Nell'autuuno
del 1502 sappiamo che Copernico acquisì la nomina a "scholaster"
presso la chiesa di S, Croce a Breslavia (Wroclaw) che gli
permise di avere un'ulteriore rendita, anche se
personalmente non insegnerà mai in quella scuola,
continuerà a ricevere quella rendita fino al 1538, quando
deciderà di dimettersi. Purtroppo allora questi sistemi
erano cose di tutti i giorni.
Comunque Copernico oltre agli studi di
medicina non aveva abbandonato gli studi di legge, e nel
maggio 1503, probabilmente per ragioni di spesa, e per non
tornare in Warmia a mani vuote, si trasferì presso
l'università di Ferrara dove si laureò in "Diritto
Canonico".
Nicola ha ormai 30 anni, la gioventù è
passata, gli anni migliori sono finiti e si rende conto che
è giunta l'ora di "guadagnarsi da vivere". Così
poco dopo la laurea raccoglie armi e bagagli per ritornare
in patria; in quella Warmia che non abbandonerà più per il
resto della vita.
Cosa gli rimane del suo soggiorno in
Italia?... Sicuramente la cultura umanistica, giusto vanto
di una società che è al culmine dell'espansione ideologica
ma profondamente divisa e che ha già intrapreso la via
della decadenza.
La chiesa, che per più di un
millennio aveva guidato il mondo occidentale, è ormai
ridotta ad un insieme di regole e consuetudini sterili, il
cui unico scopo la conquista e il mantenimento del potere da
parte di singoli personaggi; soprattutto è fuori dal tempo;
non si è ancora accorta che il suo potere non esiste più;
che il suo preteso diritto di reggersi in nome di Dio su un
sistema pseudofiscale e sovranazionale come le decime e le
elemosine o la concessione di indulgenze, è una presunzione
anacronistica, invisa e profondamente disprezzata dalla
popolazione attiva, e presto sarà la causa del
ridimensionamento drastico e definitivo del suo potere e
della sua influenza.
Con tutta probabilità Copernico quando
lasciò l'Italia aveva già chiara in mente la sua prima
idea di un universo eliocentrico ed eliostatico, forse
ancora in forma non definitiva, ma sicuramente basata su
solide fondamenta. Tuttavia era anche cosciente del fatto
che attribuire un moto alla terra significava andar contro
la più comune e totale evidenza dei sensi, e togliere
all'uomo un riferimento che da sempre era considerato
sicuro, basilare e indiscutibile.
Diversi personaggi prima di lui avevano
avanzato supposizioni in merito, ma fin quando si restava
nel campo delle ipotesi la cosa non disturbava più di
tanto. Per quanto la necessità di una profonda revisione
del sistema astronomico fosse evidente e auspicabile,
nessuno, escludendo il quasi mitico Aristarco, di cui si
sapeva e si sa tutt'ora ben poco, era mai arrivato a tanto.
Quindi Copernico prima di diffondere le
sue idee, si rese conto della necessità di dare loro una
solida base matematica, operando quella sintesi tra
astronomia matematica e astronomia fisica (cosmologia) che
allora sembrava irrealizzabile.
Questo sarà l'impegno che d'ora in
avanti lo accompagnerà per l'intera vita!