Per la
cultura occidentale, dai tempi di Platone a tutto il XVI°
secolo, l’astronomia aveva tra i suoi scopi primari,
ridurre i moti apparenti degli astri ad una combinazione di
moti circolari e uniformi, questo punto di vista fu
mantenuto anche da
Copernico.
E’
quindi opportuno vedere nei settanta anni successivi alla
pubblicazione del “De
rivolutionibus” e alla morte di Copernico (1543) l’inizio
della moderna astronomia.
Volendo,
come è d’uso, attribuire ad un singolo personaggio il
merito di questa transizione, dobbiamo farlo con lo
straordinario lavoro di un astrologo/astronomo danese: Tyge
Brahe (1546-1601) nome che lo stesso latinizzò in Tycho.
Tycho,
nato a Knudstrup, Skåne, Danimarca, (oggi Svezia)
apparteneva ad una famiglia facente parte di quella
ristretta
oligarchia che negli ultimi 200 anni aveva controllato in
Danimarca tutto il potere, sia economico che politico e
sociale.
Naturalmente
acquisì, e ne fu fin troppo cosciente, tutti i privilegi
che gli spettavano per nascita!…
Un
fatto che sicuramente influì in modo deciso nella vita di
Tycho, fu l’eccezionale e bizzarra circostanza, anche per
quei tempi, di essere rapito/adottato da uno zio paterno,
zio Joergen, il quale non avendo eredi se ne procurò uno
rubandolo al fratello. I genitori del piccolo Tycho, dopo un
primo momento in cui manifestarono truci propositi di
vendetta, fecero buon viso a cattivo gioco, pensando che il
loro rampollo avrebbe ereditato la fortuna dello zio.
L’attesa
dell'eredità non fu breve, ma nemmeno eccessivamente lunga,
lo zio per salvare la vita del suo re, Federico II di
Danimarca, caduto in un fiume, si tuffò nelle gelide acque
buscandosi una polmonite che in breve
lo portò nel mondo dei più.
Fu così che Tycho, non ancora
maggiorenne,entrò in possesso dei beni dello zio.
Ciò
oltre a fare di Tycho un vero ricco, con tutta probabilità
peggiorò il suo carattere di giovane viziato, presuntuoso e
arrogante.
Un
altro particolare riguarda la preparazione
astronomica di Tycho, che, come quella della maggior
parte degli astronomi del periodo, fu essenzialmente una
questione personale privata, acquisita in diversi anni di
vagabondaggio in varie università senza seguire in modo
regolare nessun corso, anche se frequentava più o meno
spesso le lezioni di astronomia/astrologia.
La sua
educazione ebbe inizio in famiglia per mezzo di precettori
privati, cosa perfettamente normale per un nobile di quei
tempi. A 13 anni, nel 1559, fu iscritto all’università di
Copenaghen per intraprendere gli studi di lettere e
filosofia che avrebbero dovuto fare di lui un futuro
diplomatico.
Fortunatamente,
sia per la diplomazia che per l’astronomia, l’eclissi di
sole del 21 agosto 1560 impressionò a tal punto il
quattordicenne Tycho da segnare definitivamente la sua vita.
Infatti
l’anno successivo aveva già abbandonato Copenaghen e si
era recato all’università di Lipsia, e, dopo un breve
rientro in patria, in seguito alla morte dello zio, passò a
quella del Wittenberg poi a quella di Rostok, dove avvenne l’episodio
del naso. L’arroganza tipica dei potenti di ogni epoca,
portò il giovane Tycho, a sfidare in duello un compagno di
studi colpevole di aver dichiarato di essergli superiore in
campo matematico. Le cose non andarono come Tycho avrebbe
preteso, e si trovò con un pezzo di naso in meno; lo
sostituì con una protesi in lega di oro e argento.
Terminato
il periodo universitario, vagabondò in diverse città della
Germania e della Svizzera; in particolare durante il suo
soggiorno ad Augusta contribuì alla realizzazione di un
quadrante per osservazioni astronomiche con il raggio di 6
metri tramite il quale era possibile valutare angoli
inferiori ad 1’.
Nel
1563 il giovanissimo Tycho studente a Lipsia, (non aveva
ancora 17 anni…) rimase scioccato nel constatare che sia
le “tavole alfonsine” basate sul sistema tolemaico, che
le recentissime “tavole pruteniche” basate sulla teoria
copernicana, erano notevolmente in errore nel prevedere la
congiunzione fra Giove e Saturno avvenuta il 24 agosto di
quell’anno.
Quasi
certamente questo fu fra gli eventi che indussero “l’astrologo”
Tycho a convincersi, se ce ne fosse stato bisogno, che gli
errori nelle previsioni astrologiche erano da attribuirsi
esclusivamente alla non corretta conoscenza della posizione
degli astri, perciò, considerando
la sua cieca fiducia in quella che allora era considerata
una scienza, fu portato a spendere il resto della sua vita
accumulando osservazioni di una precisione tale, che
i suoi contemporanei non avrebbero nemmeno immaginato.
Nel 1569 Tycho aveva incontrato Pietro Ramo (Pierre de la Ramée - 1515/1572) un professore calvinista e anitiaristotelico convinto che più tardi fu una delle vittime della notte di S. Bartolomeo. Questi sosteneva la necessità di riformare l'astronomia rinunciando a tutte le idee degli antichi e basandosi unicamente su osservazioni accurate in base alle quali costruire un modello di universo. Anche se Tycho non accettò completamente le idee di Ramo, fu certamente rafforzato nei suoi propositi di portare le osservazioni al massimo livello di precisione.
Solo
nel 1570, in seguito alla morte del padre, si stabilì
definitivamente in Danimarca, tuttavia non entrò nell’entourage
di corte, come ci si sarebbe aspettato da un nobile del suo
rango, ma si stabilì presso uno zio materno, abate di
Herrevad, strana figura di alchimista e astrologo, al quale
procurò non pochi dispiaceri, sia per le sue continue
richieste di denaro al fine di acquistare migliori strumenti
di osservazione, (Tycho si lamenterà ancora in età matura
dei rifiuti che aveva ricevuto dallo zio!…) sia a causa
della sua relazione con una donna di rango “inferiore”.
La
fama e l’influenza di Tycho procedettero per gradi
distinti; il primo, molto importante sia nella vita di Tycho
che per l’astronomia in generale, e non solo di quel
periodo, ebbe inizio in seguito all’apparizione nel 1572 (Tycho
aveva 26 anni…) di quella che oggi viene definita “supernova
di Tycho”.
L’undici
novembre del 1572, mentre stava rientrando a casa per cena
dal laboratorio di alchimia dello zio, Tycho notò una
stella che non gli era familiare nella costellazione di
Cassiopea.
Difficilmente
non avrebbe potuto notarla, era sicuramente più brillante
di tutte le altre messe insieme, era perfino più brillante
di Venere; ma questi non transita mai nella costellazione di
Cassiopea.
Con
tutta probabilità, Tycho pensò che si trattasse di una
cometa.
Per l’astronomia
di allora, in accordo con quanto aveva scritto Aristotele,
le comete non facevano parte degli astri, ma erano
considerate vapori incandescenti posti al di sotto della “sfera”
della luna, quindi non erano localizzate nei cieli perfetti
e immutabili, ma nel mondo terrestre mutevole ed imperfetto.
Tycho
ovviamente era a conoscenza che la luna presentava una
parallasse misurabile; cioè, osservata contemporaneamente
da due punti abbastanza distanti sembrava occupare posizioni
leggermente diverse rispetto alle stelle “fisse”, se le
comete erano più vicine della luna avrebbero dovuto
presentare lo stesso fenomeno in misura maggiore.
Perciò,
pur non avendo ancora a disposizione quei raffinati
strumenti che lui stesso avrebbe realizzato in seguito,
incominciò una serie di osservazioni per rilevare la
parallasse della nuova “stella”. Tuttavia per quanti
sforzi facesse non gli riuscì di osservare nessun effetto
di parallasse, questo nonostante cercasse continuamente di
migliorare i suoi metodi di misura e gli strumenti di cui
disponeva. Oltre tutto quella strana cometa si rifiutava
ostinatamente di sviluppare una coda!
Alla
fine di gennaio del 1573 Tycho era ormai convinto non solo
che la “nuova stella” era più lontana della luna, ma
non poteva essere posta in nessuna delle sfere che portavano
i pianeti in quanto la sua posizione rispetto alle stelle
fisse, a differenza dei pianeti, non mutava nel modo più
assoluto col passare del tempo.
Il
postulato aristotelico dell’immutabilità e della
perfezione dei cieli aveva ricevuto il primo tremendo colpo
di piccone!
In
condizioni normali Tycho difficilmente si sarebbe degnato di
scrivere un saggio o un qualsiasi testo, su qualsiasi
argomento, un nobile suo pari non poteva abbassarsi a tanto!…
ma questa volta la cosa era di tale importanza per le sue
implicazioni astrologiche e non, che Tycho, per nostra
fortuna, decise di scrivere un opuscolo in cui illustrava le
sue osservazioni e descriveva i pronostici astrologici che
ne sarebbero dovuti derivare.
L’opuscolo
in questione era in latino, lingua franca degli scienziati
del tempo, e aveva un lunghissimo titolo, anche se oggi è
conosciuto semplicemente come “De nova stella”.
In
breve Tycho divenne tanto famoso che il re di Danimarca
Federico II°, per non lasciarsi sfuggire un tale
scienziato, e soprattutto, memore anche del fatto che lo zio
di Tycho, Joergen, gli aveva salvato la vita a prezzo della
propria, offrì a Brahe un’intera isola, Hven, con le
relative rendite oltre a quello che oggi definiremmo, un
appannaggio miliardario.
Nel
1576 Tycho iniziò, a spese dello stato, la costruzione di
Uraniborg; una vera “Città dell’astronomia” che in
pratica costituì il primo esempio di “Istituto di ricerca”
come lo si intende ancora oggi, all’interno del quale c’erano:
la biblioteca, varie officine per la costruzione degli
strumenti di osservazione e la loro manutenzione, un
laboratorio per la produzione della carta, una stamperia, un
laboratorio di alchimia, e, più in generale, tutto quanto
potesse servire alle necessità di un osservatorio
astronomico dell’era pretelescopica.
Un
anno dopo, nel 1577, Tycho aveva preso possesso del suo
nuovo castello-osservatorio non ancora completato, nel quale
aveva raccolto anche numerosi “assistenti”, alcuni dei
quali stipendiati, naturalmente dallo stato, ma molti
dovevano lavorare praticamente gratis. Doveva bastar loro il
privilegio di lavorare con il più grande astronomo che mai
fosse vissuto!
Alla
fine dello stesso anno, la comparsa di una di una
impressionante cometa, dotata di una coda di ben 22°
permise al già famoso Tycho di mostrare ancora una volta la
sua veramente grande abilità di osservatore.
Con
una serie di osservazioni estremamente precise per l’epoca,
determinò la parallasse del nuovo oggetto celeste,
dimostrando che la sua distanza era superiore a quella della
luna.
Fu
anche in grado di stabilire, sempre in base alle sue
osservazioni, che la cometa non solo aveva un’orbita
solare e non terrestre, ma soprattutto, che la sua orbita
non era circolare.
L’opuscolo "De Mundi
Aetherei recentioribus phaenomenis", pubblicato più
tardi (1588), mise in subbuglio il mondo scientifico dell’epoca.
Le
idee aristoteliche sulle comete erano inequivocabilmente
sbagliate!
Se la
“Nova” del 1572 in fondo, anche per la parte colta del
pubblico senza conoscenze approfondite di astronomia, era
solo un puntino un po’ più luminoso degli altri che
oltretutto dopo neanche un paio d’anni era di nuovo
scomparso, viceversa una cometa con una chioma di oltre 20°
non poteva passare inosservata nemmeno al più sprovveduto e
disinteressato osservatore! La cometa entrava nei discorsi
quotidiani della gente, creando un interesse generale con
discussioni e dibattiti, senza contare la grande importanza
che gli astrologi avevano sempre attribuito a questi corpi
celesti; naturalmente l’ultima parola sarebbe dovuta
spettare di diritto agli astronomi.
Inoltre,
mentre nel caso della “nova” alcuni astronomi,
contrariamente a Tycho, avevano sostenuto che la stessa
presentava una parallasse misurabile, questa volta un certo
numero di professionisti concordò con le osservazioni di
Tycho; ci fu anche chi per spiegarne la posizione e il moto
ipotizzò una “sfera delle comete” mentre altri
cercarono interpretazioni di vario genere senza che ne
uscisse una soluzione convincente.
Le
implicazioni erano veramente serie, se la cometa era più
lontana della luna e si muoveva attorno al sole su di un’orbita
non circolare cadeva un altro postulato fondamentale delle
teorie tolemaico aristoteliche secondo cui tutti corpi dell’universo
ruotavano attorno alla terra con moto circolare e uniforme;
inoltre la cometa stessa nel suo moto avrebbe dovuto
attraversare diverse “sfere eteree”(Anche Copernico
aveva conservato l’ipotesi dell’esistenza delle sfere!…)
e probabilmente le avrebbe rotte mandando in frantumi l’intero
universo!
All’epoca
era già in circolazione da anni la seconda edizione del “De
Rivolutionibus…” di Copernico, Tycho sicuramente ne
conosceva i contenuti; tuttavia si rifiutava di accettarne
le ipotesi sostenendo che:
a)
Il grande e pigro corpo della terra non era fatto per
essere in movimento
b)
Le “Sacre scritture” sostenevano in molti punti l’immobilità
del globo terrestre
c)
Un oggetto lanciato verso l’alto non avrebbe potuto
ricadere allo stesso posto, in quanto nel frattempo la terra
si sarebbe spostata
d)
Poiché le stelle non presentavano una parallasse
annuale, la distanza della sfera delle stelle fisse da
quella di Saturno doveva essere spropositata a tal punto da
essere inverosimile.
Di
queste obiezioni l’unica che avesse carattere astronomico
era sicuramente l’ultima.
Fin
dalle prime mitiche ipotesi, l’universo era stato visto a
misura d’uomo, grande si, ma sempre a misura d’uomo e
chiuso dalla sfera delle stelle fisse posizionata non molto
più in alto della sfera di Saturno. In un universo così
concepito, si poteva pensare a distanze dell’ordine delle
centinaia o migliaia di leghe, ma il concetto di distanze
dell’ordine di quelle che oggi misuriamo in anni luce era
nettamente oltre ogni più sfrenata fantasia!…
Secondo Tycho le stelle fisse presentavano un diametro
apparente misurabile; a suo dire le stelle di prima
grandezza avevano un diametro di 120" (2'), quelle di
seconda di 90", e così via. La logica conseguenza era
che tali stelle fossero più grandi dell'intera orbita
terrestre. Di fronte all’idea di stelle tanto
enormi, e di una distanza talmente vasta per cui l’enorme
sfera che portava la terra (… o il sole…) si riducesse
ad un punto se vista dalla sfera delle stelle fisse…. Un
certo smarrimento attraversò la mente di Tycho, e lui
preferì guardare altrove.
A questo punto si può pensare che la strafottente
sicurezza dello studioso fosse messa a dura prova. Il
classico sistema tolemaico, in tutte le sue varianti e/o
aggiornamenti, non era compatibile con le sue osservazioni,
l’ipotesi copernicana era praticamente assurda, allora
come accidenti dovevano o potevano essere fatti i cieli?…
In verità non era solamente Brahe ad avere questi
dubbi, altri astronomi erano giunti alle stesse conclusioni
e molti cercavano una soluzione.
Ci vollero alcuni anni di ipotesi e tentativi, ma
alla fine il problema fu risolto col classico sistema di
salvare “capra e cavoli”, nel “De Mundi Aetherei
recentioribus phaenomenis” pubblicato da Tycho nel 1588.
Nel nuovo universo i pianeti e le comete giravano attorno al
sole; la luna, il sole con il suo corteo di pianeti ed
eventuali comete, ruotavano attorno alla terra unitamente
alla sfera delle stelle fisse!
Non sappiamo con sicurezza se l’idea originale di
questo sistema fosse veramente opera sua, anche se la cosa
è molto probabile, ma dobbiamo rilevare che dopo la sua
pubblicazione diversi astronomi ne rivendicarono la
paternità. L’idea era nell’aria, e non è impossibile
che altri lavorassero nella stessa direzione.
Con uno di questi, certo Nicolai Reimers (… o
Reymers … o Rymers…1551-1600…) noto come Ursus, Tycho
ebbe una lunga e accesa disputa per corrispondenza. Ursus,
matematico “imperiale” dell’imperatore Rodolfo II, tra
l’altro nel 1584 aveva passato alcuni mesi a Uraniborg, lo
stesso anno di pubblicazione del “De Mundi Aetherei
recentioribus phaenomenis” aveva pubblicato un “suo”
sistema quasi identico a quello di Tycho. (…Quasi
identico!… Ursus evitava di far incrociare le orbite del
Sole e di Marte, inoltre ammetteva il movimento di rotazione
giornaliero della terra!…) La polemica con reciproche
accuse di plagio si trascinò a lungo. Tycho sosteneva a
spada tratta che lo schema di Ursus era la copia di un suo
disegno sbagliato che quest'ultimo aveva visto quattro anni
prima nel corso della sua visita a Uraniborg.
Un anno prima anche Rothmann Cristoph, membro del gruppo di astronomi alla corte del langravio di Hesse-Kassel Guglielmo IV, aveva pubblicato un sistema molto simile. Rothmann, convinto sostenitore della rotazione terrestre, ebbe anche lui una lunga discussione tramite corrispondenza con Tycho, nella quale sostenne le idee di Copernico, più tardi Tycho si vanterà di averlo convinto.
Ad onor del vero, il “Sistema Tyconico” lasciava
senza spiegazione diversi particolari; primo fra tutti l’intersecarsi
delle sfere del Sole e di Marte, ma ormai Tycho, che nel
frattempo aveva osservato e accuratamente registrato i moti
di altre comete, non credeva più all’esistenza delle “sfere”,
quindi il problema per lui non sussisteva. Questo faceva
sorgere il problema sul
come i
pianeti percorressero orbite stabili… ma Tycho era e
rimarrà un “astrologo”, a lui interessava solo
conoscere la posizione esatta dei pianeti e degli altri
corpi celesti nel passato, presente e futuro; come poi
facessero non era affar suo!… Ciò di cui non si era
accorto, o forse fingeva di non vedere, era che il suo
sistema, dal punto di vista dei calcoli matematici, era
esattamente identico a quello copernicano, lui aveva
cambiato solo l'origine delle coordinate di riferimento,
centrandole sulla terra anziché sul sole medio.
Purtroppo, o per fortuna, diversi particolari
rimanevano insoluti!… I calcoli di Tycho per prevedere la
posizione di Marte non quadravano… Anzi, nonostante tutti
i suoi sforzi, le misure di posizione non coincidevano con
quelle previste dal suo sistema ben oltre il possibile
limite di errore delle sue osservazioni!…
Ritorniamo a Uraniborg!
Meno otto anni dopo la
costruzione di Uraniborg Tycho aveva iniziato la costruzione
di un secondo osservatorio “Stjerneborg”, in cui
installò i suoi nuovi strumenti sotto il livello del suolo
per cercare di eliminare le vibrazioni dovute al vento e al
transito di cavalli e carri.
Nella “sua” isola ormai si sentiva padrone e
signore non solo della terra, ma anche degli abitanti.
Nonostante
l’enorme appannaggio reale, le spese si dilatavano a tal
punto che Tycho aggravò le sue vessazioni nei confronti dei
poveri abitanti. Oltre ad aumentare in modo indiscriminato
vari tributi e balzelli, pretendeva, senza remunerali,
servizi e prestazioni assolutamente non dovuti, e coloro che
osavano ribellarsi finivano in prigione.
La sua megalomania era esagerata anche nelle piccole
cose. Pensiamo al fatto che disponeva di un personale
buffone obbligato a divertirlo stando sotto il tavolo su cui
il “signore” pranzava!
Per
i primi anni, Tycho si era dovuto accontentare di
strumenti “commerciali”, opera di artigiani che, per
quanto bravi, non raggiungevano la precisione che lui
avrebbe desiderato.Solo in seguito poté disporre di
strumenti progettati personalmente e costruiti nelle
officine di Uraniborg sotto la sua diretta supervisione.
Con questi suoi strumenti poteva raggiungere, nei
casi migliori, una precisione dell’ordine di 1’ di arco
e alcune volte anche superiore.
Soprattutto
per la prima volta nella storia dell’astronomia le
osservazioni venivano accuratamente registrate, la stessa
osservazione veniva spesso effettuata con diversi strumenti
da diverse posizioni per un successivo confronto.
Basti pensare che per poter elaborare la sua teoria
sul moto del sole, tra il 1578 e il 1590 effettuò oltre 100
misure ogni anno della posizione della nostra stella, spesso
ripetendo la stessa misura con strumenti diversi.
Nel 1581, con lo scopo di creare un suo catalogo,
aveva iniziato le misure di posizione delle principali
stelle (le 15/20 più luminose) raggiungendo una precisione
eccellente; purtroppo le misure successive non mantennero lo
stesso standard di precisione anche se il suo catalogo era
certamente il più preciso mai realizzato. E’ probabile
che dopo aver effettuato personalmente le prime misure sulla
posizione delle principali stelle di riferimento, abbia
trasmesso l’incarico di continuare a qualche suo
assistente.
Oltre alle ricerche specifiche sul sole, realizzò la
stesura del catalogo di stelle che rimase a lungo il
migliore disponibile, e, più tardi, una gran mole di
osservazioni della luna con lo scopo di elaborare una
convincente teoria del suo movimento, contemporaneamente
Tycho teneva sotto controllo quotidiano la posizione di
tutti i pianeti (escluso Mercurio, la cui osservazione ad
occhio nudo è molto ardua…) e le eventuali comete,
accumulando una tale mole di dati che, all’epoca, nessun
astronomo matematico avrebbe saputo gestire.
Nel 1588 moriva re Federico II di Danimarca; gli
succedeva Cristiano IV allora undicenne. Di fatto fino al
1595 circa, il potere fu gestito da un “Consiglio di
reggenza”, all’interno del quale sia i fratelli che vari
parenti e amici di Tycho avevano una forte influenza; di
conseguenza per i poveri abitanti di Hven e per le casse
dello stato danese non cambiò assolutamente nulla!…
Quando Cristiano IV raggiunse i 18 anni, nel 1595, le cose per Tycho presero una brutta piega; i finanziamenti incominciarono prima a tardare, poi a diminuire, e finalmente anche le lamentele dei poveri abitanti di Hven smisero di cadere nel vuoto.
Per Tycho naturalmente
ogni contrarietà era un insulto intollerabile di "lesa
maestà" alla sua somma persona!
Da parte sua il nuovo re non
voleva mancare alla parola data da suo padre, ma, seguendo i
suggerimenti dei suoi consiglieri, non era certo disposto a
svenarsi per accontentare un personaggio simile, che
oltretutto non aveva mai nascosto il proprio disprezzo per
cortigiani, politici e tutta la corte in genere, e inoltre
continuava a procuragli grattacapi con i suoi sudditi.
Incominciò
così un tira e molla che durò fino al 1597 quando Tycho
messo alle strette se ne andò sbattendo la porta.
Nell’abbandonare
Hven, Tycho portò con sé, oltre ai registri con tutte le
sue osservazioni, tutto quanto gli era possibile
trasportare, compresi alcuni strumenti che probabilmente
pensava di installare altrove e perfino alcuni
assistenti!... Ma ormai la sua megalomania era nota ovunque,
molti erano disposti ad ospitarlo per brevi periodi, anche
con tutti gli onori che spettavano ad uno scienziato come
lui, ma probabilmente pochi lo volevano come vicino di casa
o come ospite fisso.
Così l’anno dopo lo troviamo a Wandsbeck, vicino ad Amburgo, dove all’inizio dell’anno riceve la lettera, datata 13 dicembre 1597, di un giovane matematico della Stiria di fede copernicana, un certo “Kepler”, …oggi certamente molto più conosciuto di allora… che gli sollecitava un parere su un suo recente libro in cui aveva elaborato una teoria tesa a ristrutturare l’universo basata sulle idee di Copernico e visioni mistico/matematiche, libro che lo stesso Kepler aveva precedentemente fatto avere Tycho tramite Ursus. Evidentemente Keplero non era a conoscenza del loro diverbio!
Tycho rispose
in modo formalmente cortese, accennando ad alcune critiche e
lodando genericamente le capacità matematiche dell’autore,
invitava in fine Keplero a fagli visita. Subito dopo
scriveva anche al professore del giovane matematico, M.
Maestlin (1550-1631), astronomo di fama, che conosceva, in
quanto, fin dai tempi della famosa cometa del 1577, si erano
scambiati diversa corrispondenza. I giudizi di Tycho
espressi nella lettera a Maestlin sul libro di Keplero erano
più severi di quelli contenuti nella risposta all’autore;
soprattutto Tycho rivendicava l’importanza determinante
delle osservazioni come base da anteporre alle ipotesi, cosa
che Keplero non era ancora in grado di fare.
Verso la fine
dell’anno successivo, Tycho trovò finalmente la
sistemazione che gli si confaceva.
Rodolfo II Imperatore del “Sacro Romano
Impero” cui Tycho aveva dedicato la "Astronomiae
instauratae meccanica", e che più che governare i suoi
domini, preferiva occuparsi di astrologia, magia, alchimia e
simili amenità, lo nominò suo “matematico imperiale” e
gli offrì la possibilità di scegliere fra diversi castelli
per il suo soggiorno. Tycho scelse il castello di Benatek
alle porte di Praga. Forse non era Hven, ma ci si poteva
accontentare!…
Qualche mese
dopo, non appena si è sistemato a Benatek, Tycho scrisse a
Keplero una lettera in cui, pur confermando diverse critiche
al modo di pensare del destinatario, utilizzava un tono
estremamente gentile, addirittura amichevole, e lo invitava
a raggiungerlo a Praga, precisandogli che la città non è
molto lontana.
Era passato
poco più di un anno dalla precedente lettera in cui Tycho
si era mostrato, se non freddo, alquanto tiepido nei
confronti di Keplero; questa volta il suo tono era quasi
sfacciatamente amichevole; e, anche se Keplero non riceverà
questa lettera perché già in viaggio per Praga, c’è da
chiedersi cosa fosse cambiato in meno di 18 mesi.
Possiamo solo
azzardare ipotesi. Probabilmente negli ultimi due anni Tycho
non aveva potuto effettuare tutto il lavoro di osservazione che
svolgeva a Hven; quindi è abbastanza verosimile che
impiegasse almeno parte del suo tempo cercando di fare una
sintesi delle sue osservazioni, ne è prova la pubblicazione
del 1598 di “Astronomiae instauratae meccanica”.
In campo matematico Tycho non era certo uno sprovveduto, ma dare un coordinamento organico all’enorme mole di dati che aveva accumulato in più di venti anni, probabilmente gli stava procurando qualche grattacapo.
Per di più
Tycho stava commettendo, e continuerà a commettere, lo
stesso errore che aveva rimproverato a Keplero, teorizzare
un sistema del mondo partendo da idee preconcette, nel suo
caso i moti circolari e uniformi dei pianeti attorno al sole
e di questo attorno alla terra, mentre sarebbe stato più
logico, come lui stesso aveva sostenuto nella sua lettera a
Maestlin, ricavare i moti stessi dai suoi dati, senza porre
condizioni iniziali.
A questo
punto aveva bisogno di un matematico molto in gamba che gli
cavasse le castagne dal fuoco e Keplero gli sembrava il
candidato ideale. Grazie al cielo, aveva fatto i conti senza
l’oste, o meglio, senza Keplero!
L’incontro/scontro
avvenuto all’inizio di febbraio del 1600, non lo fu solo
fra due grandi, ma anche fra due…“divi”. Tycho cercava
un “manovale” della
matematica che mettesse ordine fra i suoi conti, Keplero
invece voleva mettere le mani sui dati delle osservazioni di
Tycho per trovare conferma al suo “Mysterium…”!
Il risultato
fu una lunga serie di diatribe con feroci discussioni. A
detta di Keplero, Tycho non risparmiava certo gli insulti,
ma nessuno dei due era disposto a separarsi dall’altro.
Ognuno di loro aveva bisogno dell’altro per raggiungere i
propri scopi!… Probabilmente per meglio legarlo al suo
carro, Tycho fece nominare Keplero suo “assistente”
ufficiale, naturalmente stipendiato dall’imperatore, e lo
impegnò, o quanto meno cercò di impegnarlo, ad utilizzare
i suoi dati solo allo scopo di dimostrare le sue teorie
basate sul suo sistema geoeliocentrico e sui moti circolari
ed uniformi. Keplero da parte sua richiese più volte di
poter lavorare sulle osservazioni in piena libertà…
Forse per
mettere Keplero in condizione di non nuocere, Tycho lo
affiancò a Longomontano (Severin Christian, 1562-1647), che
da tempo stava cercando di definire una corretta orbita di
Marte senza riuscire a far quadrare le osservazioni con le
previsioni.
Oggi noi
sappiamo che, a parte Mercurio, il quale, come già detto,
è un pianeta molto difficile da tenere sotto osservazione
ad occhio nudo, tra tutti gli altri pianeti, Marte presenta
l’orbita con la maggiore eccentricità, quindi era
pressoché impossibile anche per Keplero definire per quel
pianeta un’orbita circolare percorsa con moto uniforme.
Verso la metà di ottobre del 1601, durante una dei soliti colossali banchetti serali, Tycho veniva colpito da un blocco urinario. Probabilmente, se si fosse riguardato per un po’ di tempo, avrebbe potuto superare anche questo inconveniente; ma un superuomo come lui non si sentiva certo obbligato consultare i medici e tanto meno ad ascoltarli, i giorni seguenti, non appena si sentì meglio, riprese a gozzovigliare, così entro in coma...
Il 24 ottobre
moriva anche il grande Tycho. Lasciava alle sue spalle una
mole di dati inverosimile, ma fino all’ultimo era rimasto
ossessionato dal timore che qualcuno utilizzasse i sui dati
per dimostrare che lui si sbagliava.
Secondo un
noto anedotto, negli ultimi giorni, durante una pausa di
lucidità, avrebbe più volte ripetuto a Keplero: “…che
io non sia vissuto invano!… ” No!… Tycho non
era vissuto invano!… Ma quanto a vivere bene… è tutt’altra
storia!... Basterebbe poter chiedere qualcosa in merito ai
contadini e ai pescatori di Hven.
Due giorni dopo il funerale di Tycho, Giovanni Keplero veniva nominato “Astronomo Imperiale”!…