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Ripasso di Fisica per il Biennio delle Superiori
 
Unità 8.
Moti curvilinei e moti periodici
 
DEFINIZIONI E TABELLE Esercizi svolti, esperienze e attività Questionario
 
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D1. Il più semplice moto curvilineo è il moto circolare uniforme, cioè il moto di un oggetto che percorre una circonferenza di raggio r con velocità v costante in modulo.
In questa trattazione elementare del moto non si considerano moti curvilinei non uniformi.

D2. Una traiettoria curva non circolare si può descrivere approssimandola punto per punto con la circonferenza che più si adatta ad essa nel punto considerato. Il raggio di tale circonferenza è detto raggio di curvatura della curva in quel punto.

D3. Viene chiamato periodo, e indicato con T, il tempo che un oggetto in moto circolare uniforme impiega a fare un giro completo della circonferenza. Nel SI, l'unità di misura del periodo è il secondo (s).

D4. La velocità di un oggetto in moto circolare uniforme si ottiene dalla definizione data nella definizione D8 dell’Unità 7, sostituendo a s la lunghezza della circonferenza di raggio r (vedi la Tabella 1nell’Unità 1) e sostituendo a t il periodo. Si ottiene così:

v = 2 p r / T

D5. Si dimostra che, per effetto della variazione vettoriale della velocità, un oggetto in moto uniforme lungo una circonferenza di raggio r con velocità v è sottoposto a un'accelerazione costante perpendicolare alla velocità, diretta verso il centro della circonferenza e detta per questo accelerazione centripeta ac. L'intensità di questa accelerazione è data dalla formula:

ac = v² / r

D6. Un oggetto compie un moto periodico se a intervalli di tempo costanti assume la stessa posizione, velocità e accelerazione. Ciascuno di tali intervalli è detto periodo.

D7. Esempi di moti periodici sono il moto circolare uniforme, i moti oscillatori e vibratori.

D8. In genere, quando il periodo di un moto periodico risulta inferiore all'unità di tempo adottata, si utilizza il concetto di frequenza. Questa consiste nel numero di giri (o di oscillazioni) compiuti dall'oggetto in moto nell'unità di tempo:

f = n. giri / t

D9. La frequenza è l'inverso del periodo:

f = 1 / T

Nel SI l'unità di misura della frequenza è l'inverso del secondo: 1/s, che viene chiamato anche hertz (simbolo Hz).
Per esempio, se T = 0,2 s, f = 1 / 0,2 = 5 Hz.
Multipli dell'hertz sono il kilohertz (1 kHz = 103 Hz), il megahertz (1 MHz = 106 Hz) e il gigahertz (1 GHz = 109 Hz, vedi Tabella 3 nell’Unità 2).

D10. Il pendolo semplice è costituito da una massa m appesa a un filo inestensibile di lunghezza l. Il moto oscillatorio del pendolo è un importante esempio di moto periodico.

D11. L'ampiezza di oscillazione del pendolo è l'angolo A che misura lo spostamento massimo che esso assume rispetto alla verticale durante l'oscillazione.

D12. Se le oscillazioni sono di piccola ampiezza, il periodo di oscillazione del pendolo è indipendente dalla massa e dall'ampiezza, mentre è direttamente proporzionale alla radice quadrata della sua lunghezza e inversamente proporzionale alla radice quadrata dell'accelerazione di gravità (vedi Nota 1).

D13. Essendo la gravità terrestre costante, il periodo del pendolo dipende solo dalla sua lunghezza: questa proprietà ne ha fatto uno strumento molto indicato per la misura del tempo.

D14. Una molla sollecitata da una forza e poi lasciata libera oscilla intorno a una posizione di equilibrio nella direzione della sua lunghezza. Essa compie così delle oscillazioni libere e longitudinali (vedi Unità 14), e il moto di un suo punto in questa condizione è un altro esempio di moto periodico, detto moto armonico semplice.

D15. Tutte le misure di tempo sono basate sul conteggio di moti periodici: l'anno è basato sul moto di rivoluzione terrestre, il giorno sulla rotazione terrestre, le misurazioni degli orologi meccanici sull'oscillazione di pendoli o molle, le misurazioni degli orologi elettronici sulle vibrazioni di cristalli di quarzo (vedi l’esperimento A4 dell’Unità 12).


NOTA 1
La legge del pendolo enunciata nella definizione D12 introduce una nuova relazione di proporzionalità tra grandezze: la proporzionalità rispetto alla radice quadrata.

Si dice che la grandezza y è direttamente proporzionale alla radice quadrata della grandezza x se il rapporto tra y e è costante: y / = costante

Per esempio, se x diventa 4 volte maggiore, y raddoppia; se x diventa 9 volte maggiore, y triplica, ecc. Il grafico di questa relazione è un ramo di parabola, il cui asse è costituito dall'asse x.

 

Si dice che y è inversamente proporzionale alla radice quadrata di x se il prodotto di y per è costante: y • = costante

Per esempio, se x diventa 4 volte maggiore, y si dimezza, se x diventa 9 volte maggiore, y diventa tre volte più piccolo, ecc. Il grafico di questa relazione è una curva che assomiglia all'iperbole.


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