Big bang

Il governo centrale ha un overlay di memoria
alcune periferiche non reagiscono
ecco
un arto si avvicina alla bocca
e i denti rosicchiano le nocchie
i dispositivi visuali sono in ipermetropia
il monitor interno ha focalizzato
appena una linea d'orizzonte
(mai visto un mare così!) e
tra poco andremo tutti
a spasso per riparazione del processore ps99?*
cosa diavolo fanno alla sezione
creatività e affetti
si è tutto scollegato tutto va per conto proprio tutto
emergenza
da un orecchio esce un fischio (non dovrebbe essere un input?)
mi sa che questo
è regredito al preduemila
innamorato? mah... non è più accaduto da quando..,
a proposito, ricordi il proibizionismo sentimentale per
eludere guerre e dibattiti e dibattimenti e bug?
io no
una bella lavanda gastrica ai circuiti, Hal!
e il motivo? virus? errore di programmazione? il fegato?
un filo conduttore?
no Arianna
Arianna?
dio, non c'è più elettronica... quella... quella occhidiplasma?
ATTENTO ALL'ALTRO ARTO!
che fa?
sfiora, lambisce, accenna a un... a un.... cancellato mannaggia!
una carezza?
ci risiamo. Il mondo piomberà ancora nell'anarchia
e la direzione spostata in basso a sinistra...
il cuore?
si e oltre
OLTRE? perduti. Impedisci che si stenda
Perché???
ma dai...
accidenti! guarda chi si vede... messaggi vocali... dopo tanti anni...
ma perchè. perchè? un modo così primitivo...
l'unità centrale in trasferimento bisbiglia
e lei (lei?) quanto tempo era che...
lei risuona, vibra, risponde
ti sei bevuto il processore?
chi ha schiacciato quei tasti! ehi! ci siamo noi, non potete....
[silenzio]
[e un dimenticato ansimare]
[e poi un gridolino prima leggero e poi in crescendo]
Una esplosione (big bang) e si ricomincia da capo.
Uffa... perchè solo sognare.

 

Crash

Quando il braccio è riuscito a distendersi, le dita sfioravano
appena il pulsante del reset. L'unica scheda indipendente
dalla Cpu, la potente unità centrale, permetteva solo
la simulazione di irrigidimento nervoso post mortem.
Dovevo assolutamente raggiungere quel rilievo sotto
all'ombelico del mio ventre bionico. Cominciai a sudare
dagli accumulatori posti parallelamente dietro alle spalle.
L'acido mi brulicava sulla schiena ma non potevo attivare
gli evaporatori controllati dalla ventola centium ormai bloccata.
Il campo visivo si riduceva lentamente mentre andava
esaurendosi la carica bioenergetica. Era la fine.
Improvvisamente qualcosa incise movimento sulla retina
video della fotocamera oculare destra. Qualcosa, si, qualcuno.
Ecco, si muove, quasi lo percepisco. Si avvicina.
Un'ombra e poi una sagoma e poi la silouette interpretabile.
É Bali, un'androide del bordello annesso alla base, sta tornando
in deposito per la ricarica ormonale.
Il lento processo di irrigidimento mi ha incavato le guance,
le labbra siliconiche sono protese, comprimo la cassa toracica
con uno sforzo sovraumanoide: "fuuuh, fuuuuhhh, fhhhhhhh".
Maledizione, nessun suono e sto esaurendo le ultime energie!
Il mio torace è incavato come la faccia, le labbra sono quasi
serrate... Ancora... fehhhuuu, fuuuuh, "fiiiiiiiuuuuuuuuuuuuuuuu!"
Sono riuscito, sono riuscito, è fatta, vediamo...!
Ecco, mi ha udito, si volta... "sono qui, piccola, dai! ho bisogno
di te, mi vedi maledizione?!!".
Bali sgrana i suoi occhioni sottomessi e disponibili, mi scruta bene
e tra il suo elaboratore visivo e quello uditivo nasce un temporaneo
conflitto. Si blocca come indecisa senza distogliere lo sguardo.
Io faccio l'ultimo sforzo possibile alla mia pseudo vita bionica.
"fiiiiuuuuuuuuufiiiuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu".
Ha capito, ha afferrato, ecco...!
Bali reagisce al richiamo e inizia un movimento lentissimo e sinuoso,
muove i fianchi tenendo ferme le spalle, li muove lateralmente e poi,
con dignitosissimo gesto di disponibilità e partecipazione, strofina
una gamba contro l'altra sollevandolo sensualmente un ginocchio.
Infine si erge in tutta la sua sottile altezza e comincia a simulare un
lento svestimento. Poi inizia veramente: la camicetta, la gonna...
Dai, ragazza, forza, dai che sei brava... ancora, prosegui...
Bali è coperta solo da calze e reggicalze in vita, il reggiseno straripa
di sfere programmate a crescere compiacenti durante la performance.
Le mutandine sono già sotto a una peluria inguinale nera e misteriosa
vagamente disordinata come per precedenti confronti erotici.
Ecco, mi sta crescendo vertiginosamente, l'autonomia di funzionameto
a pile incorporate lo sta gonfiando ed erigendo alla perfezione. Tra
poco sarà verticale, dritto, rigido contro al pulsante di reset. Basterà
una mia piccola rotazione e il sensibile pulsante sarà premuto. Sarò
resettato, tutte le funzioni di rigenerazione in funzione col caricamento
del file punto ini di registro prememorizzato. Dio dei robot, ti ringrazio!
Bali continua la sua danza... le mutandine sono a terra e il reggiseno
libera faticosamente ma con grazia il bel petto aggressivo e materno...
le sue videoculari controllano l'effetto sul cliente, scrutano il viso e,
soprattutto, l'efficacia ormonale sull'erezione membrile. Perfetto,
le dicono i dispositivi di feed back e controllo. Il pene del cliente
è sui quarantacinque gradi, intensificare i segnali...
Bali avvia il subprogramma voce sensuale, comincia a sussurrare...
"Dai bello, sono tua, quanto è grosso, che paura... eccomi, prendimi..."
"Zitta, maledizione! zitta! mi fai morire, mi fai impazzire, mi fai...
fermati un momentooooo, mi fai impazzireeeeeeeeeeeimpazzire...
"come sei carino e virile, vieni qui, su... toccami dai, fammi sentire..."
"zitta, zitta, zitta! per l'amor del cielo... smettila ti prego...
"guarda come sono accogliente, accarezza i miei fianchi, baciami..."
non ancora dio mio, non ancoraaaaaaaaaaaaaa, non ancora.......
ti pregooooooooooooooo, nooooooooooooooooooooooooooooooo"
Crash...............................................................................................!

 

 

Supermercato

Quanta luce, quanta luce, luce, luce, luce, luce! un'illuminazione capillare che non trascura neppure il più piccolo e insignificante dei prodotti, che si riflette sulle stagnole, sulle etichette sulle lattine e sui vetri che proteggono meraviglie alimentari, sulla neve artificiale del reparto ittico, sulle piante, sui libri, sulle bottiglie, sulle scatole di latte e sulle confezioni di uova, le spezie e i detersivi per piatti, pavimenti, biancheria, docce e saune, cani e gatti. Sono passato accanto a banchi e scaffali, esposizioni anche di pane profumato e fumante di forni a microonde ed essendo qui per altro che per comprare anche perché senza neppure un portafoglio, non posso che osservare. Non posso spendere, scegliere, accatastare, riservarmi, prenotare la coda per le casse aperte e accoglienti in cambio di una carta di credito. Tuttavia, come un infiltrato non pagante, riconosco la gente di quar-tiere (non il mio, è ovvio, solo quello limitrofo e ricco) e il mio senso di appartenenza esaltato dal luogo e dalle luminarie mi fa sperare in un saluto, una identificazione, almeno una somiglianza con qualcuno meritevole di essere guardato dicendo tra sé e sé: mi ricorda, mi accenna, mi sembra. Tan-to, ormai, l'affinità di quartiere dilaga attraverso i supermercati come la parentela e la nazionalità. Mi esprimo ad alta voce, come per dire sono a casa mia. Ascolto i colloqui col cassiere (sempre più cassieri e meno cassiere) e poi guardo insaccare col senso del superfluo, per magnanimità. L'auto fuori attende, ma non è ancora finita: ecco il rito della tessera giallo arancione dei "punti fedeltà" e una gentile - da genti, da gentile, da speciale no, perché allora oltrepassa i continenti e si disperde - confidenza familiare lavorativa dell'addetto che, intanto, non so se mi ignora o mi archivia nella sua memoria prodiga di riferimenti successivi, rimandati alla prossima visita, mentre esco lateralmente. E intanto, ancora, mi godo la luce gratuita e abbagliante che sembra dire "stiamo bene, quanto bene, stiamo!". Condivisa è questa luce - che paga intrinsecamente chiunque sia capace di acquistare, dunque acquista - con chi trascorre i corridoi uscendone, infine, colpevolmente e senza spesa: allo-ra! non siamo generosi e magnanimi anche noi? (sembrano dire gli abitudinari) - questo "è" il regno della magnanimità, della disponibilità e della diffusione gratuita di luci e cibi ed altri piccoli beni racchiusi tutti in cellofan fruscianti e in cartoncini colorati e in stagnola luccicante. E se non puoi acquistare nulla, c'è sempre la consolazione di un'intera biblioteca gratuita di depliant, volantini, fascicoli dei premi a punti, cataloghi di prodotti scontati, a prezzo intero, in sovrapprezzo per motivi di noblesse oblige e status symbol. Non c'è alternativa, lo so. Ma io, in questo momento, sono senza portafoglio, eppure mi gratifico democraticamente della luce. Cosa dovrei essere, fare, avere, per la miseria! per essere scacciato? è possibile essere scacciati e piangere in santa pace sapendo chi esse-re e chi si è e non chi si è in quel modo da come e da quanto si compra casomai senza neppure con-sumare? Eric Fromm dove sei? ma in che cavolo di imbuto del tempo e del tempio sono capitato? Fornisci una identità commerciale alla gente e avrai la sua anima, borbottava Mefy a Faust. Così, anziché in un decoroso soffrire, siamo finiti tutti in uno stucchevole ed anonimo paradiso. Fate voi!

L'entrata del laboratorio