Da Luigi a Michelina - autunno 1929

Cara Michelina,
sono ormai qui da sei mesi e tu avresti ragione di lamentarti per l’assenza di mie notizie.
È come al mattino, quando tutto deve rimettersi in moto. Le gambe sono restie e i cavalli sono restii ed anche le ruote dei carri sembrano restie a girare come il mondo, senza posa, senza inizio e senza fine. Adesso qualcosa si è messo finalmente in moto ed io trovo il tempo per scriverti, moglie mia adorata e lontana. Adesso qualcosa sembra avere inizio. Questa impressione di partenza dopo tutte le partenze della mia vita, speriamo sia l’inizio del nostro ricongiungerci, in un giorno non lontano. Quando riposeremo alleggeriti da tutti i problemi che ci hanno portati fino a qui.
Qui, appunto. Parlano una lingua che mi è ancora sconosciuta. Per educazione gud morning e tanchiu e ai nid uorc plise ma niente più per sentirmi come era promesso, davvero nel nuovo mondo. E il nome stesso della città mi riporta alle condizioni del nostro paese, della nostra terra per le quali ho attraversato tutti i mari del globo: ni uork, ho bisogno di lavoro.
La lingua è l’americano, parlato da tutti, ricchi o poveri che siano ed è come stare sulla spiaggia, parlare la lingua del mio paese. In mezzo a gente che ti tranquillizza con speranze, ricordi, anche con la comunicazione di notizie dall’Italia, persino dalla Calabria. Buttarsi nel mare per dimostrare di saper sopravvivere nuotando, significa parlare l’americano, entrare in un mondo che, ventimila chilometri non sono bastati, è ancora al di là di una linea di confine. La battigia è per chi è in sosta di attesa, per l’assimilazione. Non so ancora quale sarà il mio lavoro perché febbrilmente eseguo tutto ciò che mi chiedono nella speranza di raccogliere io stesso il filo conduttore della mia vita qui.
Ma adesso vorrei chiedere di voi. Pantaleone, Rosina, Peppino, Nicolino e il piccolo Aurelio? e soprattutto tu, moglie mia? come state? la nostalgia mi sommerge come questo brusio di dialetto estraneo. Anche i dialetti dei miei compaesani mi sembrano di un altro mondo. E così dissolvo la sofferenza per la vostra mancanza nei mille piccoli disagi della vita quotidiana.
So che non sarà facile ricevere posta tua. Ma io ti ascolto per quanto ti conosco. Chi si ama è quello che è nell’intensità del proprio amore e nessuna distanza, nessun mediocre fatto nuovo potrà mutarlo nel nostro cuore. Questo è il precetto col quale sono partito ed è lo stesso precetto per il quale tu sapevi che, sotto a un altro cielo, in un nuovo mondo, io sarei sempre stato il tuo
Luigi.
A presto, moglie mia. Ti bacio teneramente insieme a tutti i piccini.

Luigi

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