Il giorno della memoria.

 

L’eccidio nazista conta l’uccisione di sei milioni di ebrei, tra questi più di un milione erano bambini.

La cosiddetta “risoluzione finale” perpetrata dalla Germania nazista di Hithler, rimane una delle pagine più crudeli del secolo appena passato. L’istituzione del giorno della memoria (si celebra il 27 Gennaio di ogni anno), mette in risalto la volontà di chi ha subito, a non sottrarsi a ciò che è accaduto,con l’obiettivo di far riflettere soprattutto le nuove generazioni.

Tutto questo è successo e quindi potrebbe succedere ancora in futuro, da qui l’importanza di conoscere l’orrore quotidiano che si consumava nei campi di sterminio, formare le nuove coscienze affinché crescano, coltivando la forza necessaria per opporsi negli anni a venire ad un ripetersi di questi fatti così tragici per l’umanità intera.

La politica del Terzo Reich era rivolta in un primo momento ad espellere nell’area destinata a diventare impero tedesco, decine di milioni di persone considerate di “razza inferiore”, per far posto a coloni germanici, nonché a risolvere una volta per tutte la “questione ebraica” diventata cruciale per il gruppo dirigente del terzo Reich dopo l’espansione territoriale a est, e l’aumentare del numero di ebrei residenti nella sfera di potere germanica. In seguito prese corpo l’aberrante progetto della eliminazione fisica e totale degli ebrei che trova la sua applicazione con la realizzazione dei campi di sterminio. Nel 1940 viene aperto il campo di sterminio di Auschwitz e dal Gennaio 1942 inizia lo sterminio sistematico e organizzato degli ebrei, degli zingari e di altri deportati (antinazisti) nei campi della morte.

 Auschwitz-Birkenau, Majdanek, Chelmno, Sobibor,  tutti campi allestiti nei territori occupati della Polonia, e tanti altri prigionie conosciute e sconosciute sparse nei territori occupati dalla Germania divenuti macabri luoghi della crudeltà umana.

Auschwitz rimane il simbolo di tutti i campi dove si consumò la distruzione fisica e psicologica di coloro che vi furono internati. Numerose sono state le testimonianze dei sopravissuti che negli ultimi tempi vengono messi alla prova da certi soggetti che negano l’effettiva esistenza dei campi della vergogna. Questo atteggiamento è l’ulteriore riprova che nonostante sono passati parecchi anni, esistono ancora persone che conservano nel loro animo un ingiustificabile odio ma soprattutto sono la testimonianza del pericolo che tutto questo possa ripetersi.

I lager furono luoghi dove venne negato tutto ciò che di umano si può definire, cancellando milioni di uomini, donne, bambini, giovani, anziani; distruggendo in primis la dignità di ogni persona.

Violenza, denutrizione, lavori pesanti, esperimenti scientifici sulla persona, umiliazioni di ogni tipo, atti questi, aventi l’unico scopo di cancellare con perfida lentezza un popolo considerato inferiore.

Queste azioni, non trovano alcuna giustificazione e neppure il fatto di essere nel pieno di una guerra poteva autorizzare chiunque a un massacro frutto dell’arroganza, della perfidia di uomini che volevano creare la storia di un impero e di un popolo che si identificasse nella perfezione.

In questa mia riflessione, vorrei ricordare come simbolo di questa persecuzione, Primo Levi, romanziere, saggista, poeta sopravissuto al campo di Auschwitz e morto suicida nel 1987 spinto al gesto estremo presumibilmente dagli strascichi psicologici legati agli anni di permanenza nel campo di sterminio. Numerosi gli scritti che testimoniano la condizione di vita dei deportati e dei sopravissuti, significativo il suo libro “ Se questo è un uomo” che inizia con questa poesia: 

 

Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case,

Voi che trovate tornando a sera

Il cibo caldo e visi amici.

 

      Considerate se questo è un uomo

      Che lavora nel fango

      Che non conosce pace

      Che lotta per mezzo pane

      Che muore per un si o per un no.

      Considerate se questa è una donna,

      Senza capelli e senza nome

      Senza più forza di ricordare

      Vuoti gli occhi e freddo il grembo

      Come una rana d’inverno.

 

Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli.

 

      O vi si sfaccia la casa,

      La malattia vi impedisca,

      I vostri nati torcano il viso da voi.

  

“ Primo Levi.”  

 

Ricordare sempre deve rappresentare prima di tutto un dovere, non dimenticare deve essere un dovere, essere sempre vigili affinché non si ripeta deve essere un dovere.

Per questo confido molto nelle istituzioni perché possano sempre più portare la voce della verità tra i giovani, nelle scuole, nei luoghi di aggregazione.

Le testimonianze dei sopravissuti al massacro, le immagini inconfutabili del crimine, sono la prova e ci fa capire fino a dove si possa spingere l’uomo quando perde la sua umanità, cosa impensabile prima di quegli anni Mai più un’altra Shoah.

 

                                                                                                                                                                                                         Salvatore  Di  Martino

 

 

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