LE LOTTE INTESTINE

IL COMUNISMO ITALIANO

IL PARTITO COMUNISTA ITALIANO

Il periodo che va dalla seconda metà del 1934 fino alla primavera del 1938, ossia quando segretario del partito era Ruggiero Grieco, viene volutamente ignorato o liquidato con poche parole.

Togliatti ha occultato gran parte dei documenti ufficiali del partito relativi a quel periodo, timoroso della popolarità che Grieco aveva acquisito negli ambienti dell'antifascismo italiano. I documenti d'archivio di quegli anni sono tuttora riservati.

Solo dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, attraverso le carte del Comintern, ci giungono nuove rivelazioni. Il segretario Grieco fu promotore, nel 1936, di un "appello ai fratelli in Camicia Nera", e la sua linea di condotta fu verso un partito non stalinista.

IL SEGRETARIO PALMIRO TOGLIATTI

Dalla lettera di risposta di Togliatti a Vincenzo Bianco, rappresentante del P.C.I. in Jugoslavia, del 15 febbraio 1943, che chiedeva di intervenire presso le autorità sovietiche a favore dei prigionieri di guerra italiani in Russia:

"...La nostra posizione di principio rispetto agli eserciti che hanno invaso l'Unione Sovietica, è stata definita da Stalin, e non vi è più niente da dire. Nella pratica, però, se un buon numero di prigionieri morirà, in conseguenza delle dure condizioni di fatto, non ci trovo assolutamente niente da dire. Anzi. (sic) E ti spiego il perchè. Non c' è dubbio che il popolo italiano è stato avvelenato dalla ideologia imperialista e brigantesca del fascismo. Non nella stessa misura che il popolo tedesco, ma in misura considerevole. Il veleno è penetrato tra i contadini, tra gli operai, non parliamo della piccola borghesia e degli intellettuali, è penetrato nel popolo insomma. Il fatto che per migliaia e migliaia di famiglie la guerra di Mussolini, e soprattutto la spedizione contro la Russia, si concludano con una tragedia, con un lutto personale, è il migliore, è il più efficace degli antidoti..."

LE FOSSE ARDEATINE

Agli inizi di marzo del 1944 giunge in Italia, dall'Unione Sovietica, il segretario del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti; si dichiara subito disposto a collaborare con il re d'Italia ed entra disinvoltamente nel governo Badoglio. Proprio in quel momento ha inizio la più cruenta attività partigiana nell'Italia Centro-Settentrionale: è la guerra civile!

A Roma il colonnello Giuseppe Cordero di Montezemolo ha organizzato il Fronte Militare Clandestino della Resistenza, in drastica opposizione con il Corpo Volontari della Libertà creato dal Partito Comunista Italiano. Montezemolo, il suo stato maggiore e oltre un centinaio di militari dell'Esercito, della Marina, dell'Aeronautica e dei Carabinieri sono improvvisamente arrestati dai tedeschi. Stranamente l'azione di polizia del colonnello tedesco Kappler non tocca alcun componente del Corpo Volontari della Libertà.

Il primo atto della Resistenza comunista è l'attentato di via Rasella a Roma che provoca 33 vittime tra i tedeschi; essi reagiscono secondo le vigenti leggi di guerra con la rappresaglia delle Fosse Ardeatine e giustiziano 335 italiani (Kappler sarà condannato, vari anni dopo, non per le 335 uccisioni, ma per le 5 vittime che superano il rapporto di 10 italiani per ogni tedesco caduto). E' un colpo del Partito Comunista Italiano non tanto contro i tedeschi, quanto contro le forze della Resistenza non comunista.

Il 23 marzo 1944, proprio quando tutti i capi della Resistenza non comunista, ossia tutti coloro che impediscono ai comunisti di avere mano libera, sono in mano ai tedeschi viene attuato l'attentato terroristico che avrebbe sicuramente provocato la rappresaglia contro gli ostaggi in quel momento in mano ai tedeschi. Chi ha ordinato l'attentato? Non il Comitato di Liberazione Nazionale, questo è già stato accertato, quindi sicuramente il segretario del P.C.I. Palmiro Togliatti, sempre in contatto con Mosca.

L'ECCIDIO DI PORZUS

Il 7 febbraio 1945, presso le malghe di Porzus, in provincia di Udine, i superstiti della leggendaria Brigata partigiana "Osoppo", già decimata nei combattimenti sostenuti contro gli jugoslavi di Tito e i tedeschi, si ritirano braccati dai tedeschi. Le Brigate comuniste "Garibaldi-Natisone" e "G.A.P.", eseguendo gli ordini del Partito Comunista Italiano, con un proditorio e inaspettato attacco, circondano e massacrano i partigiani della "Osoppo", colpevoli solo di nazionalismo, cioè di non voler cedere le italianissime città di Gorizia, Trieste, Fiume e Pola agli slavi di Tito, in ottemperanza alle direttive di Stalin.

IL PARTITO D'AZIONE

Ugo La Malfa, uno dei fondatori del Partito d'Azione, durante una riunione di esponenti antifascisti propone - e la proposta viene accettata con una risicata maggioranza - di rivolgere agli Alleati il consiglio urgente di sbloccare la situazione "... con intensi bombardamenti sulle principali città italiane (del Centro-Nord, n.d.a.) ... Questi avranno come deliberato obiettivo terroristico i centri cittadini. Sono cioè bombardamenti politici ...". Il numero delle vittime, mai accertato completamente, solo a Milano supera le 10.000.