LE OPERAZIONI NEI BALCANI

LE OPERAZIONI IN ALBANIA

 15 Marzo 1939: il Ministro degli Esteri italiano, Galeazzo Ciano, a proposito dell'occupazione tedesca della Boemia cecoslovacca, annota nel suo diario: "... tutto ciò preoccupa e umilia il popolo italiano. Bisogna dargli una soddisfazione e un compenso: l'Albania!". L'interesse italiano verso la piccola nazione balcanica risale però al tempo della Prima Guerra Mondiale.

3 Aprile 1939: il Ministero della Guerra emana le direttive per uno sbarco in Albania. Viene approntato il Corpo di Spedizione O.M.T. (Oltre Mare Tirana) agli ordini del generale Guzzoni e formato dalla 23^ Divisione Fanteria "Murge", da 4 reggimenti bersaglieri di formazione e da vari reparti minori. Il tenente colonnello della Regia Aeronautica Ettore Muti è incaricato da Ciano di guidare un gruppo di sabotatori a Tirana per creare incidenti qualora gli albanesi oppongano resistenza.

7 Aprile 1939: inizia l'operazione che prevede lo sbarco contemporaneo di un 1° scaglione composto da 4 colonne a San Giovanni di Medua, Durazzo, Valona e Santi Quaranta. Seguono un 2° e un 3° scaglione per un totale di 22.000 uomini. Lo sbarco viene preparato in fretta e sono commessi molti errori: le unità di formazione mancano di coesione; tra i reparti motociclisti molti non sanno usare la motocicletta; alcuni addetti alle comunicazioni, richiamati, non sanno come utilizzare i nuovi apparati radio; il XXVII Battaglione Bersaglieri, destinato a sbarcare per primo a Durazzo è imbarcato sul lento piroscafo "Palatino" e giunge per ultimo; il piroscafo "Toscana" non può entrare in porto a causa del suo pescaggio; il piroscafo "Aquitania" che deve arrivare per ultimo, ormeggia per primo non permettendo alla portaidrovolanti "Miraglia" di sbarcare i preziosi carri armati leggeri che devono appoggiare lo sbarco; infine i materiali vengono caricati a caso sulle navi per cui dove serve gasolio arriva benzina e viceversa e materiali inutili allo sbarco sono sbarcati subito mentre ciò che serve arriva solo a cose fatte.

9 Aprile 1939: dopo tre giorni di scontri la resistenza del piccolo esercito albanese cessa (si veda la pagina "L'Esercito Albanese al 7-4-1939"); il re Zogu I° va in esilio e l'occupazione dell'Albania può dirsi completata; essa è costata 12 morti e 90 feriti, un piccolo prezzo se paragonato all'improvvisazione con cui l'intero piano operativo è stato preparato.

8 Settembre 1943: dopo quattro anni e mezzo di occupazione del piccolo stato balcanico la proclamazione dell'armistizio coglie in Albania i reparti della 9^ Armata dipendenti dal comando del Gruppo d'Armate "Est" di Tirana. Si tratta di più di 130.000 uomini, per un decimo albanesi.

28 Settembre 1943: il generale Azzi, comandante della Divisione Fanteria "Firenze", costituisce il Comando Truppe Italiane della Montagna che, con la sua divisione rinforzata da reparti minori provenienti da altre divisioni, raggiunge in poco tempo i 25.000 effettivi e combatte contro i tedeschi fino al termine del conflitto superando non poche difficoltà.

LE OPERAZIONI IN GRECIA

28 Ottobre 1940: all'alba iniziano le operazioni sul fronte greco-albanese. Sono impegnati 116.000 uomini inquadrati in 4 divisioni di fanteria, 1 divisione corazzata, 1 divisione alpina e 1 raggruppamento celere di entità pari a 1 divisione. Altre 2 divisioni di fanteria, presenti in Albania, presidiano la frontiera con la Jugoslavia e non possono prendere parte alle operazioni. Inizialmente la gestione della campagna viene affidata da Mussolini a Ciano. Il comandante delle truppe in Albania, generale di corpo d'armata Visconti Prasca, amico di Ciano, si guarda bene dal chiedere altre divisioni in rinforzo poichè l'arrivo di nuove unità comporterebbe la costituzione di un comando d'armata ed egli, troppo giovane per essere promosso al grado superiore, perderebbe il comando delle operazioni. Il carente piano operativo prevede una limitata penetrazione nell'Epiro, contando poi su una ribellione del popolo greco contro il governo che in effetti non avviene. L'esercito greco può contare su 14 divisioni di fanteria e 1 di cavalleria parzialmente motorizzata, 3 delle quali fronteggiano la Turchia e 2 la Bulgaria; ne restano pertanto 9 da opporre agli invasori (si veda la pagina "L'Esercito Greco al 28-10-1940").

 

COMANDO SUPERIORE TRUPPE ALBANIA

 3^ Div. Alp. "Julia"       C. d'A. "CIAMURIA"            Rgpt. Cel. "Litorale"

                                          23^ Div. Ftr. "Ferrara"

                                          51^ Div. Ftr. Siena

                                          131^ Div. Cor. "Centauro"

                                          XXVI C. d'Armata                            

                                          49^ Div. Ftr. "Parma"  

                                          29^ Div. Ftr. "Piemonte" (Riserva del Comando)

 

31 Ottobre 1940: a causa del cattivo tempo le unità terrestri italiane non ricevono l'appoggio della Regia Aeronautica ed iniziano a trovarsi in grosse difficoltà; il comando greco però ordina un momentaneo ripiegamento e le  divisioni italiane ne approfittano per riordinarsi.

5 Novembre 1940: le ostilità riprendono, sempre senza appoggio aereo; la pioggia rende il campo di battaglia un pantano e rallenta i movimenti di uomini, quadrupedi e automezzi.

7 Novembre 1940: visto l'esito sfavorevole delle operazioni, il generale Visconti Prasca ordina che una delle due divisioni a presidio della frontiera con la Jugoslavia, l' "Arezzo", venga trasferita al fronte, ma a fine mese il trasferimento non è ancora completo. La divisione "Bari", ancora in Italia dopo la rinuncia allo sbarco nell'isola di Corfù, viene messa a disposizione del Comando Superiore Truppe Albania. Inizia così un afflusso di unità provenienti dall'Italia e inviate al fronte spesso frazionate e incomplete.

9 Novembre 1940: si esaurisce l'offensiva italiana e con essa la prima fase delle operazioni.

10 Novembre 1940: parte una lenta, ma progressiva avanzata dell'esercito greco che mette in crisi lo schieramento italiano, ancora fragile ed incompleto.

13 Novembre 1940: viene istituito un nuovo Comando Superiore FF.AA. "Albania", con a capo il generale Soddu e prosegue il trasferimento di nuove unità, tutte provenienti dall'Italia, al fronte.

21 Novembre 1940: le forze italiane iniziano a ripiegare su una linea arretrata seguendo direttrici prestabilite.

23 Novembre 1940: l'ennesimo assalto greco riesce a sfondare il fronte italiano; il rapporto di forze è di 2 a 1 a favore dei greci e la situazione diventa critica. In Italia il capo di Stato Maggiore Generale, maresciallo Badoglio, è obbligato dal Duce a dare le dimissioni e viene sostituito dal generale Cavallero.

3 Dicembre 1940: giungono in Albania i comandi della 9^ e dell'11^ Armata di nuova costituzione, 2 comandi di corpo d'armata, 3 divisioni di fanteria, 1 motorizzata e 2 alpine. La 9^ Armata assume la responsabilità delle operazioni nel settore della Macedonia, l'11^ Armata nel settore dell'Epiro.

4 Dicembre 1940: inizia la battaglia d'arresto dell'11^ Armata italiana contro l'avanzata delle forze greche.

31 Gennaio 1941: vengono sbarcati in territorio albanese altri 2 comandi di corpo d'armata, 9 divisioni di fanteria e 1 alpina.

9 Marzo 1941: inizia l'offensiva della 9^ Armata italiana in Val Desnizza.

6 Aprile 1941: in concomitanza con l'attacco italo-tedesco alla Jugoslavia, le truppe tedesche attaccano anche la Grecia da Nord Est. Al di là di ogni considerazione propagandistica non si può affermare che l'intervento tedesco sia determinante per la vittoria italiana, in quanto le truppe greche sono ormai allo stremo delle loro forze.

20 Aprile 1941: i greci si arrendono ai tedeschi e, poco dopo, anche agli italiani. Termina così con una vittoria una campagna iniziata male e condotta in maniera poco professionale dalle alte gerarchie militari.

23 Aprile 1941: raggiungono l'Albania 2 ulteriori comandi di corpo d'armata e 6 divisioni di fanteria destinati a presidiare i territori occupati.

8 Settembre 1943: in questa data è presente in Grecia l'11^ Armata mista italo-tedesca.

14 Settembre 1943: il generale Gandin, comandante la Divisione Fanteria "Acqui" che presidia le isole di Cefalonia e Corfù, ordina di resistere ai tedeschi.

22 Settembre 1943: la Divisione "Acqui" si arrende alle truppe germaniche lasciando 1.315 caduti sul campo.

24 Settembre 1943: i tedeschi fucilano per rappresaglia circa 4.750 militari della "Acqui" che si sono già arresi; altri 3.000 superstiti vengono caricati a bordo di navi tedesche che, all'uscita del porto, urtano mine e affondano, non lasciando scampo ai prigionieri italiani. Il totale dei caduti della Divisione "Acqui" a Cefalonia e Corfù assomma pertanto a circa 9.065 uomini; altri 4.000-4.500 sono internati in Germania e molti di loro non faranno più ritorno. Si veda in proposito la pagina "La strage di Cefalonia e Corfù".

LE OPERAZIONI IN JUGOSLAVIA

6 Aprile 1941: velivoli italo-tedeschi iniziano un massiccio bombardamento di obiettivi militari in territorio jugoslavo. Inizia la cosiddetta "Guerra d'Aprile" che in pochi giorni vede le truppe dell'Asse vittoriose sulla Jugoslavia. Alla campagna partecipano anche, in ruoli secondari, truppe ungheresi e bulgare. Il piano operativo italiano prevede l'avanzata da Nord a Sud della 2^ Armata proveniente dalla Venezia Giulia e quella della 9^ Armata, da Sud a Nord, proveniente dall'Albania Settentrionale. Un discorso a parte merita il Comando Truppe di Zara, enclave italiana in territorio nemico, suddiviso in 3 settori difensivi, con 9.000 effettivi e predisposto essenzialmente alla difesa. L'esercito jugoslavo comprende 16 divisioni di fanteria e 2 di cavalleria oltre alla Guardia Reale di forza pari ad 1 divisione ed alle piazzeforti militari di Sebenico e Cattaro (si veda la pagina "L'Esercito Jugoslavo al 6-4-1941").

7 Aprile 1941: il Settore "Librazhd" italiano, costituito per evitare una saldatura tra il fronte jugoslavo e quello greco, muove all'offensiva dall'Albania su 3 colonne.

9 Aprile 1941: le forze italiane della 2^ Armata, seppure sottoposte a violenti tiri d'artiglieria, avanzano in Val Sava.

10 Aprile 1941: forze jugoslave sbarcano in Albania attraversando il Lago di Scutari; lo schieramento della 9^ Armata italiana rischia di essere aggirato, ma l'intervento della Divisione Corazzata "Centauro", sia pure dotata di soli carri leggeri, ristabilisce la situazione.

11 Aprile 1941: la Croazia proclama l'indipendenza provocando il crollo del fronte interno jugoslavo; inizia l'offensiva tedesca proveniente dalla Stiria, ma questa, anticipata di due giorni rispetto alla data prevista senza alcun preavviso, costringe gli italiani a modificare i loro piani operativi sul campo.

12 Aprile 1941: il presidio italiano di Zara effettua puntate offensive di sorpresa ottenendo locali successi.

15 Aprile 1941: il Corpo d'Armata Autotrasportabile, dopo aver occupato la piazzaforte di Sebenico e il presidio di Spalato, inizia una celere avanzata lungo la costa dalmata fino alla piazzaforte di Cattaro. Alcune colonne mobili della 9^ Armata, provenienti dall'Albania, avanzano oltre il confine.

17 Aprile 1941: la Jugoslavia firma la resa ed il suo territorio viene suddiviso tra le nazioni dell'Asse. La rapida vittoria è dovuta, da parte italiana, alla tanto veloce quanto rischiosa avanzata della 2^ Armata, alla tenace resistenza della 9^ Armata ai ripetuti assalti jugoslavi e alla felice intuizione del Comando Truppe di Zara di attaccare di sorpresa. Inizia un periodo di occupazione italiana della zona costiera della Jugoslavia che vede le truppe italiane sottoposte a continui attacchi da parte dei partigiani comunisti di Tito.

17 Ottobre 1942: un anno e mezzo dopo la resa della Jugoslavia il reggimento "Cavalleggeri di Alessandria" carica di notte le formazioni partigiane nella cittadina croata di Poloij. L'episodio diventa famoso in quanto si tratta dell'ultima carica di cavalleria della storia.

8 Settembre 1943: alla data dell'armistizio sono presenti in territorio jugoslavo la 2^ Armata in Slovenia e Dalmazia, il VI Corpo d'Armata in Bosnia-Erzegovina ed il XIV Corpo d'Armata in Montenegro.

28 Novembre 1943: la Divisione Fanteria "Venezia" e la Divisione Alpina "Taurinense", appartenenti al XIV Corpo d'Armata, si fondono insieme dando vita alla Divisione partigiana "Garibaldi", agli ordini del generale Oxilia, che combatte a fianco dei partigiani comunisti jugoslavi fino alla fine del 1944, poi rientra faticosamente in patria ed i reduci daranno vita al Reggimento Speciale "Garibaldi".