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TREBLE "LU PROFESSORE"

Il Reggae fa dei Miracoli 

(articolo di RasWalter apparso per la prima volta sul settimanale 'Controsenso' diretto da Walter De Stradis ed edito da Rossiello)

BIO INTERVISTA
"Abbasciu lu Salentu nui bruciamu cu lu reggae”. Dal 1991, il ritornello di ‘Reggae Internazionale’, cavallo di battaglia dei Sud Sound System, è diventato una sorta di inno per tutti gli appassionati di musica giamaicana e derivati della Penisola. L’autore del brano, Treble (al secolo Antonio Petrachi, originario di Melendugno, Lecce), membro fondatore dello storico gruppo di raggamuffin salentino, ha sempre rappresentato una figura di riferimento per la musica ‘underground’ italiana. In questi vent’anni di appassionata ‘militanza’, sin dai giorni dei Mustapha Mc’s e Isola Posse All-Stars, Treble si è guadagnato i galloni de ‘Lu Professore’ del reggae salentino, per la sua competenza e per la quantità di canzoni scritte ed interpretate. I Sud Sound System infatti, esordirono discograficamente nel Giugno del 1991 con il 12 pollici “Fuecu/T’a sciuta bona”, prima materializzazione del sogno che Treble coltivava già sul finire degli anni Ottanta quando era studente a Bologna. Nel corso degli anni, il gruppo ha toccato picchi di fama nel nostro paese che hanno esulato dalla sola scena in levare, provocando la stesura di centinaia di articoli dedicati alla loro musica e progetti e apparizioni che hanno toccato il mondo del cinema, della televisione e del teatro. Di recente però, Treble Lu Professore, che ha sempre rappresentato l’anima più poetica e melodica dei Sud Sound System, scrivendone forse le canzoni più belle, si è chiamato fuori dal gruppo. E questa è stata una spiacevole sorpresa per i fans, che hanno notato la sua assenza nell’ultimo album di studio e negli ultimi concerti. La separazione, non si sa quanto temporanea, è avvenuta infatti senza clamore. I restanti membri dei Sud Sound System (in realtà cinque, ma sul palco sono solo in tre) nelle interviste hanno glissato, e lo stesso Treble non ha poi tanta voglia di parlarne. Anche perché, ciò che più gli preme in questo momento è portare avanti la musica del suo nuovo gruppo, Kumenei & Lu Professore, che miscela il reggae ai suoni tradizionali della pizzica salentina.

Antonio, la sua recente uscita dal Sud Sound System è da considerarsi definitiva?

Diciamo che per adesso sto vivendo un’esperienza musicale al di fuori dei SSS.

Com’è nato questo progetto con i Kumenei?

E’ nato perché avevo scritto delle canzoni con una melodia che mi ricordava molto la tradizione. In questo modo la mia esperienza nel reggae e la loro nella pizzica si sono incontrate ed hanno dato vita ai sei brani che compongono il cd ‘Salentu’. Si tratta di un assaggio, uscito in abbinamento al settimanale ‘Qui Salento’, ma il nostro repertorio dal vivo è più lungo. I Kumenei comunque non erano a digiuno di reggae, avendo in passato già realizzato brani particolari con certe cadenze.

Il lavoro che state proponendo ricorda i primi tentativi di reggae-taranta, o tarantamuffin, che realizzaste voi Sud Sound System.

Sì, in un certo senso potrebbe ricordarlo. Penso a ‘T’a Sciuta Bona’, ad esempio. Quello è però un discorso che noi Sud Sound System non abbiamo seguito. Spinti dall’esigenza di fare reggae vero e proprio abbiamo lasciato quell’idea per strada. La riprendemmo poi con ‘Le Radici ca Tieni’, nell’ultimo album che ho fatto con loro, ma poi non è stato possibile portare avanti quel progetto.

In tutti questi anni quanto ha pesato -se ha pesato- sui Sud Sound System l’influenza dei discografici?

Abbiamo sempre mantenuto la nostra integrità, facendo con caparbietà la musica che volevamo con i testi che volevamo. E’ stata la nostra forza, anche se forse ci ha un po’ chiusi. Le nostre scelte, anche quelle più commerciali, non sono mai state pilotate. Almeno finché c’ero anch’io. Adesso non so com’è la situazione. Anche se, certe cose, come vedere adesso sul palco tre persone invece di sei…fanno riflettere su un certo lavoro che può esserci alle spalle. Oddio, può anche essere una cosa positiva. Dopo vent’anni di concerti, dance hall e tutto quanto a uno viene anche voglia di vederne i frutti.

Ma voi Sud Sound System siete riusciti a vivere di musica?

Sì, questo sì. A parte Papa Gianni che ha sempre mandato avanti un’azienda agricola e Nandu Popu che ha lavorato anche nella grafica, noi abbiamo vissuto di musica. Aspettando magari di lavorare d’estate con i concerti, con la stagione favorevole.

Lasciati i SSS, come vede il suo futuro di musicista?

Beh, con i Kumenei abbiamo fatto dei concerti e ne abbiamo in programma altri. Non ho voluto allontanarmi troppo dal Salento perché ho un figlio piccolo. Stiamo lavorando però ad un cd più corposo, il nostro primo vero album ufficiale. La mia intenzione in ogni modo è quella di produrre, con l’ausilio del mio studio a Melendugno, i giovani talenti locali. C’è ad esempio la cantante Dani Silk, che ho iniziato a produrre da poco, e il fenomenale Big, un ragazzo che canta in giamaicano. Presto uscirà un mio 45 giri realizzato con lo storico bassista reggae salentino Ficupala.  

Quali sono i suoi ascolti attuali?

Sto seguendo molto la scena reggae della Nuova Zelanda e dell’Australia. Mi ha sempre affascinato l’idea che questa musica possa sedimentarsi in altri paesi, in altre culture. Pensa a Gentleman e agli altri esponenti della scena tedesca. Fino a qualche tempo fa era impensabile che potessero emergere certi artisti da un paese come la Germania. C’è poco da fare, il reggae fa dei miracoli. La roba italiana invece la trovo stantia e ripetitiva, a parte i giovani qui al Sud.

Qual è il ricordo più bello legato alla sua carriera?

(Ride). Nel 1998 noi Sud Sound System fummo invitati a partecipare ad una selezione di band reggae italiane al Rototom Sunsplash, uno dei festival europei più importanti che si tiene in Friuli. In palio c’era un viaggio in Giamaica e la possibilità di registrarvi dei pezzi. Noi eravamo dati da tutti per favoriti, ma non volevamo contarci troppo. Nessuno di noi si era mai potuto permettere un viaggio del genere e sperarci per poi avere una delusione sarebbe stato troppo. Comunque quella sera facemmo il nostro concerto -suonando malissimo per la verità- e il pubblico ci acclamava, in delirio. L’applausometro impazzì. Terminate le esibizioni il presentatore cominciò a fomentare la platea chiedendo ‘Sapete chi ha vinto?’ E tutti: ‘Sud Sound System, Sud Sound System!’. A quel punto anche noi eravamo convinti di avercela fatta. E invece, mentre il pubblico urlava il nostro nome, lo speaker annunciò ‘Hanno vinto…i Reggae National Tickets!’. A quel punto la platea cominciò a rumoreggiare e noi ce ne andammo sconsolati da qualche parte a rilassarci. Dopo un po’, mentre eravamo tutti “m’briachi”, i nostri fans ci trovarono e vennero a festeggiarci.

Qual è un suo rammarico, invece?

Quello di non aver raggiunto mai, con i SSS, il grosso pubblico, quello vero. Almeno finchè ci sono stato anch’io. Non è solo un discorso commerciale. Ci sarebbe piaciuto davvero che la nostra musica e i nostri testi arrivassero a tutti. Ma siamo andati avanti per la nostra strada.