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                                         Settembre 2007
                                                                                        Estetica Avanguardia

                                                                                                                                                                                                                                           

 

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I

 

 

Negli ultimi sei mesi non si sono registrati significativi mutamenti nell'opinione pubblica che facciano presagire una nuova sensibilità circa la problematica dell'italofonia, del rilancio della politica linguistica, della difesa del nostro idioma dalle derive multilinguiste e americanizzanti.
Gli interventi sia da parte di organi statali, sia da parte di singoli esponenti o gruppi della società civile sono stati pressochè ininfluenti.
Anche l'attività svolta dall'Accademia della Crusca, che per sua stessa missione dovrebbe essere il centro propulsore della rinascita e della diffusione del nostro idioma sono stati tutt'altro che degne di nota, lasciando trasparire semmai l'immagine di una deriva culturale spintasi anche ai vertici della nostra massima istituzione linguistica.
Basti pensare che tra le principali azioni della Crusca negli ultimi sei mesi va registrata la modifica della denominazione della piazza antistante Villa Medicea avvenuta il tre luglio scorso. Infatti, con il beneplacito del Sindaco di Firenze durante una manifestazione inter-europea sulle lingue d 'Europa, si è scelto di dare il nome "piazza delle lingue d'Europa" allo spiazzo; neanche lo sforzo di chiamarlo "Piazza della lingua Italiana". Il tutto a simboleggiare l'avvenuto cedimento a favore del dogma multiculturale, anche in quella che avrebbe dovuto essere l'ultima nostra roccaforte identitaria.
A rincarare la dose sono le sempre più agghiaccianti dichiarazioni dell'accademico presidente rilasciate qua e là sui giornali, per Sabatini l'Italiano e il mistilinguismo vanno di pari passo: "il multilinguismo è un bene comune dei cittadini è la lingua antica potrà svolgere solo un ruolo di servizio" . Bello vedere come la denazionalizzazione sia propugnata proprio dal presidente della prima accademia linguistica del mondo fondata oltre 400 anni fa, precisamente nel 1583 con lo scopo di ripulire la lingua (verso del Petrarca), e prima tra le nazioni europee a pubblicare un vocabolario (1612), e a sostenere l'attività scientifica di ricerca e studio nella linguistica e nella filologia dell'italiano.
Strano perchè oltralpe ci si scalda per molto meno, come quando la Merkel durante lo scorso g8 di luglio pretese che si parlasse esclusivamente tedesco con traduzioni simultanee, contrariando il povero presidente Bush e i suoi fedeli funzionari. Oppure quando Chirac a una una riunione della confindustria francese se ne andò in segno di protesta non appena il presidente della confederazione iniziò a riempire il discorso di termini di matrice anglo-americana.
Non meravigliamoci poi, se gli stanziamenti a favore della Crusca si riducono ogni anno, nonostante le petulanti questue del Sabatini. A ben vedere i 220 mila euro scuciti dallo Stato più i 32 mila della regione Toscana, più i 17 mila del Comune risultano più che sufficienti a aggiornare il corredo informatico dell'ente, a spesare le attività di manutenzione della sede, e ad amministrare la biblioteca (con 121 mila volumi la più grande biblioteca di lingua italiana del mondo). O forse i vertici della Crusca ritengono che modificare il nome di una piazza oppure organizzare al recente festival letteratura di Mantova gazebo informativi ("la crusca per voi" sportello di pronto soccorso grammaticale) richiedano degli appositi stanziamenti di bilancio in finanziaria?
Passando al fronte politico va registrato con estrema soddisfazione il voto finale del Parlamento di Roma che sancisce con 360 si a favore 75 no e 28 astenuti la modifica costituzionale in itinere, riconoscendo l'Italiano come unica lingua ufficiale della Nazione. Contro questo sacrosanto provvedimento hanno votato contro i soliti elementi antinazionali: PRC e leghisti, che come loro costume hanno inscenato una pagliacciata in pieno Montecitorio con sventolio di bandiere della bassa padana...
Tuttavia, ben più pericoloso delle scenate leghiste è invece l'odio anti-italiano che anima i progetti del presidente della provincia altoatesina Luis Durnwalder. In questi ultimi sei mesi ha intensificato il progetto pangermansta di mutamento dei toponimi italiani in Alto Adige. Il piano, probabilmente studiato in una birreria di Vienna, prevede che sia l' Asat, ovvero il locale istituto statistico a decidere sulla cancellazazione dei toponimi, dopo sondaggi svolti da incaricati della provincia per scoprire il nome più utilizzato a indicare un determinato fiume, monte o sentiero. Ci aspettiamo in tal senso una vera e propria sollevazione dei nostri connazionali atesini non appena il provvedimento giungerà in consiglio.
Una nota finale sul fronte della pubblicistica, come un fulmine a ciel sereno registriamo l'uscita nelle librerie del simpatico Beppe Severgnini che con la sua ultima opera rompe anche in campo editoriale il silenzio assordante stretto intorno alla questione linguistica. Sebbene il libro sia circoscritto al solo tema della sintassi da salvare, contro il diluvio di tecnicismi e la costruzione di periodi infiniti, tutto ciò è sempre meglio che il vuoto pneumatico precedente. Anche limitarsi a sottolineare il non uso del congiuntivo aiuta ad portare l'attenzione su quello che deve tornare ad essere un impegno di tutti: la cura e la difesa della nostra lingua nazionale.

 

 

 

 

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