Billy Elliot
Regista: Stephen Daldry
Nazione: Gran Bretagna
Anno di produzione: 2002
Durata: 110 minuti
Distribuzione: U.I.P. |
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GENERE:
drammatico, commedia, denuncia-attualità.
AMBIENTAZIONE: Inghilterra, contea di Duram; anni
ottanta.
INTERPRETI:
Jamie Bell: Billy Elliot
Julie Walters: Miss
Gary Lewis: Padre
Jamie Draven: Tony
Stuart Wells: Michael
Nicole Blackwells: Debbie
Jean Heywood: Nonna di Billy |
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LA TRAMA
Billy, ragazzo orfano di madre, pratica
pugilato.
Un giorno nella palestra si stabilisce una scuola di danza. Billy per
curiosità prova qualche passo, da cui la maestra di danza (la Miss)
capisce che ha un talento superiore a quelle ragazzine che da anni
frequentano le sue lezioni.
Così Billy inizia a prendere lezioni private dalla Miss, finché un giorno
un giorno Tony(il fratello maggiore del protagonista), Billy e il padre,
tornando dal tribunale, incontrano la Miss che dice a Billy che era in
ritardo per
un’ audizione. Ed è così che il padre scopre che Billy gli ha mentito e ci
sono parecchi litigi.
Nel periodo natalizio, il padre di Billy e di Michael, un suo caro amico,
osservano i loro figli che danzano.
Billy, pur imbarazzatissimo, balla davanti al padre che dal quel giorno si
convince che Billy ha un grande talento e potrebbe avere un brillante
futuro.
Così, anche se con molti sacrifici, lo manda ad un’audizione a Londra che
gli permetterà di frequentare una prestigiosa scuola di ballo.
Dopo anni, il padre, Tony e Michael vanno ad applaudire Billy, primo
ballerino nel “Lago dei cigni”.
ANALISI TECNICO-FORMALE
Il film è tutto a colori, tranne una piccola parte dove fa vedere un
vecchio film (citazione).
Le inquadrature più usate sono: primi piani, soprattutto nei dialoghi, per
mettere in evidenzia le espressioni;campi lunghi, inquadratura soggettiva.
Quando Billy balla si usa spesso la figura intera o a volte si inquadrano
solo i piedi.
Invece, quando il protagonista si esibisce per lo spettacolo, lo si
inquadra dal basso verso l’alto per far notare lo slancio, la leggerezza e
la vittoria del personaggio.
I movimenti di macchina sono: il movimento profilmico, quando la polizia
corre dietro a Tony, il fratello di Billy; ci sono anche carrellate che
servono a evidenziare il gruppo di minatori in sciopero.
Il ritmo della musica è incostante: tranquillo, con movimenti di forte
eccitazione.
La luce nella casa del protagonista è cupa, mentre nella scuola di danza
la luce è flood e quando la maestra aspetta Billy nella palestra, la luce
è spot, perché deve evidenziare i bordi della figura della Miss.
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"Braveheart, cuore impavido"
In Scozia nel secolo
tredicesimo un combattente barbaro ma non selvaggio, un eroe scozzese conquista
la sua libertà e cinque Premi Oscar.
William Wallace(protagonista di questo film) è un giovane guerriero che ritorna
nel suo villaggio natale in Scozia dopo molti anni ed è costretto a vivere
numerose ingiustizie.
Con la morte della moglie Murrobn, William si sente come pugnalato alle spalle e
accecato dal dolore si ribella agli Inglesi, ma non si accorge che con un
"semplice bagno di sangue" scatena una insurrezione popolare che
spingerà molti Scozzesi a ribellarsi all’Inghilterra.
Scoppiano molte guerre civili in cui i ribelli guidati da Wallace vincono;
queste vittorie danno una speranza in più a tutto il popolo di Scozia di
diventare libero.
Questo film ha una bellissima fotografia che rispecchia perfettamente l’ambiente
storico e che dà quel tocco di realtà alla storia.
Bisogna notare anche la riproduzione dei vestiti che è fedele a quella reale e
che ci fa notare l’arretratezza di un popolo barbaro del tredicesimo secolo,
ma anche il trucco che risalta maggiormente durante la scena della prima guerra
dove tutti si presentano con le facce pitturate di blu.
Gli effetti speciali sono molto curati e ci danno la possibilità di farci un
idea di come un uomo di quel periodo era costretto a vivere durante uno scontro
corpo a corpo, in una mischia dove solo i più forti e i più abili riuscivano
ad uscirne vivi.
La regia impeccabile di Mel Gibson che cura nei minimi particolari la storia,
gli assicura un Oscar, secondo me giustamente meritato.
Quella che io ritengo formidabile è la colonna sonora che ci penetra dentro con
quel suono di cornamusa rigorosamente scozzese e che ci fa provare emozioni
irripetibili che solo con questo film possiamo vivere.
Per la sua bravura e la curata realizzazione del film, Mel Gibson viene
ripremiato con cinque Premi Oscar:miglior film, miglior regia, fotografia,
effetti speciali, sonoro e trucco.
Ho deciso di parlare di questo
film perché è uno dei miei preferiti in quanto il personaggio di Wallace
rispecchia la mia personalità e rappresenta ciò che tutti cercano: la LIBERTA’anche
a costo della vita.
(Marco
Tittarelli )
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Non uno di meno
Qualche settimana fa noi ragazzi della 2° e 3° media come già altre volte
ci siamo recati alla chiesa del S.S. Sacramento per assistere alla
proiezione di un film che i nostri professori, con molto criterio, avevano
scelto.
Il film, intitolato “Non uno di meno”, è ambientato in Cina ed è recitato
da attori non molto famosi che, anzi, rappresentano ciò che realmente sono
nella vita quotidiana. La storia è verosimile, se non realmente accaduta e
mostra le situazioni reali in cui vivono gran parte dei Cinesi nelle
campagne di questo sterminato Paese.
La trama è molto avvincente.
La maestra Wei, di circa tredici anni, per guadagnare un po’ di soldi deve
insegnare e badare ad una classe di alunni vivaci e ribelli: i gessetti
sono contati e, al ritorno del maestro, di alunni non ne deve mancare
nemmeno uno, o Wei non riceverà la paga.
Un mattino manca all’appello un bambino: Zhang Huike. Gli alunni e la
maestra lavorano
per ricavare un po’ di soldi, con i quali Wei va in città
per cercare il ragazzo. Prova a rintracciarlo con molti mezzi:
l’altoparlante, dei fogli scritti a mano, ecc. Ma alla fine solo uno di
questi si dimostra efficace: l’annuncio in un programma televisivo. Wei e
Zhang Huike tornano finalmente al villaggio e vengono persino dati loro
dei soldi per costruire una nuova scuola e comprare tanti gessetti
colorati!
Sono appunto i colori scelti per girare la pellicola che rendono l’idea
del messaggio del film: nel villaggio sono presenti tinte come il verde,
il marrone, il giallo; nella città compaiono il rosso, il giallo, il rosa.
Abbiamo riflettuto molto su questa tecnica e crediamo che i colori scuri e
soprattutto monotoni e tristi stiano ad indicare il lavoro e la povertà
del villaggio, quelli chiari e più vivaci rappresentano il divertimento,
il caos e la maggiore ricchezza della città.
I professori hanno ritenuto utile farci fare anche alcuni esercizi per
capire meglio il significato del film.
Il primo, “l’alfabeto emotivo”, consisteva nel trovare una o più parole
per ogni lettera dell’alfabeto, che ricordavano una sensazione suscitata
dal film; il secondo era una “strada” che ripercorreva le tappe principali
della storia, in cui dovevamo inserire i sentimenti provati da Wei, gli
eventi significativi, le emozioni della protagonista, i cambiamenti nel
suo rapporto con gli alunni; nel terzo dovevamo evidenziare i rapporti che
intercorrono fra i vari personaggi della vicenda; il quarto richiedeva
infine di segnalare le caratteristiche del villaggio e, in
contrapposizione, quelle della città. Gli esercizi sono stati istruttivi,
ma anche divertenti.
(Serena Pierantoni )
Questo film è stato prodotto in Cina e racconta la storia di una ragazzina
di nome Wei che va ad insegnare in scuola a causa della partenza del
maestro.
Si chiama così perché per ricevere 50 iuan (moneta cinese), lei non deve
far mancare neanche un alunno.
All’inizio non c’è un vero rapporto tra l’insegnante e suoi alunni; questo
nasce più tardi quando insieme si organizzano per trovare un lavoro per
poi pagarsi il biglietto dell’autobus ed andare in città a cercare Zhang
Huike, un ragazzino che ha abbandonato la scuola, in seguito ala profonda
povertà della sua famiglia.
Quando la maestra arriva nella metropoli è come se scoprisse un mondo
nuovo ed in effetti è così: in un primo momento è affascinata da questa
realtà, ma in seguito, quando non riesce a trovare Zhang Huike chiede
aiuto a diverse persone, molte delle quali risultano indifferenti tranne
quando lei, dopo aver cercato ed aspettato giorno e notte il presidente
della TV cui intende rivolgersi per un annnuncio, trova finalmente
qualcuno disposto a darle una mano, impietosito da tanta ostinazione. Così
Wei si ricrede sperando di ritrovare il suo alunno.
Infatti dopo aver trasmesso il messaggio televisivo riesce a trovare Zhang
Huike e alcune persone generose le forniscono addirittura tutti i
materiali scolastici che serviranno per favorire un insegnamento adeguato
agli alunni.
“Non uno di meno” non è un film con dei veri attori, ma con persone che
recitano la loro vita ed è per questo che è più realistico.
Questo film mette in risalto i problemi economici delle persone che
abitano nelle campagne, e, soprattutto, la differenza tra il paesaggio
rurale e la metropoli.
Ciò mi ha fatto pensare a tutti ai problemi del mondo, in particolare
vedendo i bambini che si emozionano bevendo un goccio di Coca-Cola o
scrivendo per la prima volta alla lavagna con dei gessetti colorati: tutte
cose così normali per noi!
Ho pensato anche all’indifferenza da parte di alcune persone più ricche
rispetto a quelle più povere e questo si può chiamare “razzismo”, o
egoismo estremo, cose che si pensava fossero superate in una società
democratica come la nostra, mentre risultano del tutto attuali. Quindi
sono giunta alla conclusione che bisognerebbe tutti fare qualcosa per
risolvere questi gravissimi problemi.
(Simona Massenzio
)
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Castaway
Un film veramente profondo e attuale è "Castaway",
di Robert Zemeckis, protagonista Tom Hanks.
E’ la storia di un personaggio, nel quale ognuno di noi potrebbe
rispecchiarsi, che passa bruscamente dalle comodità e dal ritmo del mondo
occidentale, alla vita di naufrago su un’isola sperduta del Pacifico. La
vicenda, che potrebbe sembrare banale, è in realtà resa molto interessante
per l’accuratezza dei particolari e per l’analisi psicologica del
personaggio. Chiunque, trovandosi al suo posto, avrebbe fatto esattamente
le stesse cose, e forse commesso gli stessi errori; chiunque, al ritorno
alla vita "civile", si sarebbe posto gli stessi interrogativi e avrebbe
fatto le medesime scelte del protagonista.
Bravissimo comunque è l’attore Tom Hanks, che rende perfettamente tutti i
vari aspetti del personaggio, subendo anche una notevole trasformazione
fisica dall’uomo d’affari americano abituato ad ogni comodità al
"selvaggio" che egli diventa sull’isola.
(Marina Carletti)
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El Bola
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Spagna 2000
Regia di: Achero Maňas
interpreti: Joan Josè Ballista (Pablo)
Pablo Galàn (Alfredo)
Alberto Jimenez (Josè)
Manual Moron (Mariano)
Colore
Durata: 88 minuti circa
Genere: Drammatico |
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Prima di vedere il film mi
aspettavo qualcosa di genere avventuroso, fantascientifico…, insomma non
mi immaginavo per niente che fosse un film drammatico.
All’inizio sembrava un qualsiasi film che parla di una scuola, di un
gruppetto di amici che formano una banda e si dedicano ad avventure
paurose, ma affascinanti, e a prove di coraggio.
Osservando, o meglio ascoltando con attenzione, ho notato che la colonna
sonora aiuta a rendere il film più coinvolgente.
Il titolo si riferisce ad una biglia, il portafortuna di uno dei due
protagonisti. Su questa biglia lui scaricava tutta la sua rabbia per fatti
che non riusciva a confidare a nessuno.
I due ragazzi protagonisti sono completamente diversi, soprattutto le loro
famiglie, però nonostante ciò sono uniti dall’amicizia che li lega come
fratelli.
Credo che il regista abbia voluto, in particolare attraverso i primi
piani, far notare le espressioni dei protagonisti, talvolta di felicità,
o, più spesso, di spavento.
Tra le tecniche studiate, mi pare che questo film impieghi pochissimi
effetti speciali. Viene ripresa qualche volta la scena con la camera-car,
specialmente verso la fine del film, quando sono alla ricerca del ragazzo
scomparso. Ci sono molto spesso riprese soggettive, però sono presenti
anche profili, tre quarti ed altre angolazioni visive.
L’aspetto che ho apprezzato di più è stata l’amicizia creata dal legame di
fedeltà tra i due ragazzi protagonisti. Mi ha deluso un po’, anzi mi
faceva proprio rabbia, il comportamento del padre nei confronti del
figlio, perché lo picchiava a causa del rancore dovuto alla morte del
primogenito.
Nel complesso “El bola” è un film bello, abbastanza chiaro e anche
commovente (guardandolo, una o due lacrime sono scese e non ho potuto
davvero trattenerle!)
(Federica Rossi)
Nel complesso “El Bola” è un film molto bello che sicuramente rivedrei ed
è fatto molto bene, sa attirare l’attenzione soprattutto di noi ragazzi e
fa capire agli adulti che molte volte anche loro possono sbagliare e che
un bambino non è una cosa con cui arrabbiarsi e sfogarsi quando si hanno
dei problemi, ma è un essere umano come loro.
(Laura Lucchetti)
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La vita è bella
Il film è ambientato in Toscana nella
seconda metà del 1938 quando Guido, ebreo pieno di allegria e vitalità
abbandona la campagna per andare in città per aprire una libreria.
Guido s’innamora di una maestra, Dora, già fidanzata, che però cadrà ai
suoi piedi, conquistata dalla sua semplicità e simpatia.
Dal loro amore nasce un bambino, Giosuè.
La felicità della famiglia viene spezzata dalle leggi razziali contro gli
ebrei: Guido, Giosuè e Dora vengono portati in un campo di concentramento
nazista.
Guido, per non far capire l’orrore e la situazione che li circonda, fa
credere al piccolo Giosuè che tutto ciò fa parte di un gran gioco nel
quale i due dovranno affrontare una gara a punti per vincere il premio
finale: un carro armato "vero".
La guerra è ormai finita, così Guido e Giosuè decidono di scappare.
Nell’ennesimo tentativo di ritrovare la moglie Dora, Guido con la scusa
del nascondino, decide di far nascondere Giosuè, che si salva, mentre
Guido viene scoperto e ucciso.
Le truppe alleate entrano nel campo e liberano i prigionieri.
Giosuè, stupito, riceve l’ambito premio: sale su un carro armato e ritrova
la mamma.
Questo film mi è piaciuto perché è stato divertente, commovente e sincero
allo stesso tempo.
(Barbini Riccardo )
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Il profumo
della papaya verde
Noi ragazzi della seconda e terza media
abbiamo deciso di intraprendere insieme alle prof. di religione e lettere
una ricerca sugli usi, i costumi e soprattutto la religione di persone
diverse da noi.
Abbiamo iniziato questa nuova esperienza con la visione del film "Il
palloncino bianco" e, in seguito, "Il profumo della papaya verde". E’
appunto di quest’ultimo che mi vorrei occupare in particolare.
La pellicola, girata in Vietnam e ambientata all’inizio degli anni ‘50,
narra la storia di una ragazzina di nome Muy di dieci anni, che viene
chiamata in una famiglia per lavorare come serva.
Dopo varie disgrazie che si sono succedute in quella casa, la
protagonista, ormai considerata come una figlia dalla padrona, viene
trasferita da un conoscente della famiglia.
I due ben presto si innamorano e vivono una vita serena dopo essere
diventati marito e moglie.
Questa è la trama, ma la cosa più bella e che colpisce di più in questo
film, è la straordinaria semplicità della bimba, un’amante della natura e
della dolcezza, che si manifesta in tutta la sua grandezza in forme
piccole e apparentemente insignificanti (come le minuscole formiche che
corrono su e giù per raccogliere granellini di cibo ecc.).
Dalla gioia di vivere di Muy e dalla sua eccezionale naturalezza si può
imparare tantissimo, ad esempio che ogni cosa va apprezzata per quello che
è.
La piccola, poi, con la sua durissima vita, ci vuole insegnare a non
mollare mai e a continuare ad andare avanti con lo stesso carattere, lo
stesso stupore ed entusiasmo che si hanno dalla prima giovinezza, perché,
se in fondo, dentro, si rimane uguali, la vita ci sorriderà.
(Eleonora Giuliodori)
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"Central do
Brasil"
La
storia parla di un ragazzino brasiliano di nome Josuè che assiste
con i suoi occhi alla morte della madre, investita da un autobus.
In seguito a questa perdita, decide di “incamminarsi” alla ricerca di suo
padre, che non aveva mai visto.
Ad aiutarlo in questa missione è una signora di nome Dora che, impietosita
dall’esperienza del bambino, cerca di stargli vicina e sostenerlo in
questo difficile momento.
Così partono e insieme vivono tante esperienze, finché tra i due inizia a
crearsi una forte amicizia.
Dopo aver sbagliato per due volte l’indirizzo della la casa del padre,
riescono a trovare i due fratelli di Josuè, che lui non conosceva e di cui
ignorava l’esistenza. Alla fine, per il bene del ragazzo, Dora decide di
lasciarlo in mano ai suoi due fratelli con la speranza che né lei né il
piccolo Josuè si dimentichi mai di quello che è nato tra loro: una
profonda e sincera amicizia.
Il film mi è piaciuto molto perché è stato
bello e coinvolgente durante il viaggio che i due protagonisti affrontano
insieme, ma triste, quando essi - Dora e Josuè - si lasciano.
Penso che il regista abbia voluto dire che nessuna amicizia è impossibile:
infatti Dora e Josuè da sconosciuti e molto diversi tra loro diventano
grandi amici.
Questo è un messaggio ma è anche uno dei motivi per cui io ho preferito il
film “Central do Brasil” ad altri.
La tecnica cinematografica più significativa è presente quando Dora e
Josuè si lasciano e qui il regista ha scelto di usare un montaggio
parallelo per far vedere che, all’alba di quel nuovo giorno in cui ognuno
avrebbe cominciato una nuova vita senza dimenticarsi mai dell’altro,
ambedue guardano una foto di quando erano al culmine della loro amicizia.
I dialoghi mi sono piaciuti perché, pur essendo brevi e semplici,
racchiudono in sé stessi molti elementi ed idee veramente importanti per
due amici (consigli, ricordi, pensieri…).
Agnese Cariddi
Secondo me il film ha una trama molto intensa e piena di significati,
ma non mi è piaciuto molto, soprattutto all’inizio in cui mi sono
annoiata.
La fine ma ha colpito perché era inaspettata e commovente.
L’amicizia prevale su tutti i sentimenti, ma ci sono anche il coraggio e
l’amore.Federica Rossi
Il film all’inizio non
mi è piaciuto tanto, ma quando si trattava di un ragazzo allora ho
cominciato a vederlo con un altro occhio e mi ha davvero appassionato: mi
ha fatto molto pensare e mi sono emozionata. Ci sono degli stacchi netti,
che accelerano il ritmo del film e dei dialoghi brevi, ma significativi.
Il messaggio che mi ha dato è l’importanza di avere un amico o una amica
che ci sostengano.
Martina
Guidobaldi
Il film non mi è piaciuto molto, anche se
alla fine mi ha fatto commuovere, perchè i due si separavano non
rivedendosi mai più e Josuè aveva trovato la felicità riunendosi ai suoi
due fratelli.
Il film mi ha fatto capire che anche se pensiamo di essere soli, non è
così, perchè cercando nel profondo del cuore si avrà sempre un amico che
ti aiuterà nel momento del bisogno.Marica
Magnalardo
Questo film è molto bello ed è pieno di sentimenti che suscitano i
personaggi e la storia. Aiuta a capire che a volte la distanza può far
bene e altre volte male. Ma comunque una persona cara non si dimentica mai
nella vita, rimane sempre come impressa a fuoco nella mente, almeno questo
è ciò che spera il giovane protagonista del film.
Spesso, guardandolo, ho provato un po’ di tristezza, soprattutto alla
fine, quando Josuè e Dora si lasciano. È come se la malinconia che essi
provano si fosse trasmessa anche a me!
Sofia Ippoliti
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