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GLACIAZIONI

 
  Lo scrittore Maurice M.Cotterell nel suo libro "I Superdei" (Edizioni Corbaccio) fa luce su quella che sicuramente è stata la più grande catastrofe nella storia recente del nostro pianeta : l'ultima glaciazione.  
     
    
  Sono esistite almeno quattro principali glaciazioni nella storia della Terra. La glaciazione più antica si crede abbia avuto luogo tra 2,7 e 2,3 miliardi di anni fa all'inizio dell'eone Proterozoico.

La glaciazione più antica di cui si sia raccolta una buona quantità di documentazione, invece, è datata tra gli 800 e i 600 milioni di anni fa (periodo Cryogeniano). Probabilmente fu la glaciazione più importante dell'ultimo miliardo di anni. Molti suggeriscono che in quel periodo le acque del mare si ghiacciarono fino all'equatore o in prossimità di esso.

Da allora, vi sono stati dei periodi di glaciazione della durata di 40.000 e 100.000 anni, durante i quali le calotte si sono estese e ritirate ciclicamente. L'ultimo periodo glaciale è terminato circa 10.000 anni fa.

Le cause che portano il clima terrestre a entrare e uscire ciclicamente da una glaciazione sono ancora controverse.

A differenza di quanto si è finora pensato, la glaciazione nel Pleistocene (12.000 anni fa circa) non è stata lenta e graduale ma improvvisa e repentina. L'autore fa notare come in Alaska ed in Siberia nel secolo scorso molti tra i pescatori ed i cercatori d'oro hanno trovato scheletri di animali che all'epoca vivevano in climi molto più temperati o addirittura tropicali... come le scimmie gli ippopotami gli elefanti nani.. forse gli stessi mammuth ed alcuni grandi felini come giaguari linci e tigri dai denti a sciabola...

Alcune isole a nord della Siberia sul mar Baltico ed alcuni letti di fiumi in Alaska sono dei veri e propri "cimiteri" di questi animali.. con ossa smembrate e mischiate a resti di alberi e piante che all'epoca sono state trascinate da un violentissimo cataclisma che li ha uccisi sterminandoli e seppellendoli sotto detriti di terra roccia e limo... poi invasi e coperti dalle acque.

L'autore sulla base delle ricerche di alcuni studiosi del secolo scorso che si recarono in Alaska... arriva alla conclusione che un evento simile non poteva essere avvenuto in un arco di tempo più o meno breve (come comporta appunto una glaciazione) ma in un momento improvviso ed immediato come forse diverse ondate di tsunami (onde di mare anomale alte anche centinaia di metri e che si abbattono sulla costa a velocità spaventose..spesso ad oltre 1000 km orari) causate da un impatto meteorico violentissimo o da un terremoto estremamente forte...un evento che avrebbe potuto modificare l'assetto geografico terrestre e lo spostamento del suo asse... con la ridislocazione dei poli in climi temperati

È possibile che alcuni scheletri trovati ammassati e relativamente ben conservati trovano la logica spiegazione che gli animali si siano trovati nella condizione di rimanere il più possibile a contatto fisico (per scambiare calore) allo scopo di ritardare la morte per congelamento.. questo perché la ridislocazione dei poli li avrebbe portati a vivere a temperature sottozero ed alle quali il loro fisico non ha retto... mentre gli scheletri smembrati e mischiati a radici sono stati investiti da un'onda d'acqua violentissima e poi trascinati a valle dai fiumi neoformati...

Il fiume Tanana scorre attraverso lo Yukon in Alaska. Nel 1940, in mezzo a quanti setacciavano il fondo e il limo ricco d’oro, deboli grida attraversarono il ronzio e il frastuono generali, annunciando una scoperta: gli scavi si arrestarono. Nell’umido silenzio, il fiume parve pullulare d’ossi di carcasse: centinaia, prima, e poi migliaia di mammuth estinti, mastodonti, cavalli e bisonti.

Benché la formazione di depositi di limo, fango e ossa non sia chiara, ci sono ampie prove del fatto che almeno una parte di questo materiale si sia depositata in seguito a una catastrofe. I resti dei mammiferi sono per lo più smembrati e disarticolati, anche se alcune parti, come brandelli di legamenti, porzioni di pelle, di peli e di carne, permangono ancora nel loro stato di congelamento. Alberi attorcigliati e divelti sono impilati in coacervi scheggiati e in questi depositi si possono rintracciare perlomeno quattro considerevoli strati di ceneri vulcaniche, anche se estremamente deformati e distorti.

 «La causa potrebbe essere stata causata da una eruzione vulcanica che abbia ucciso la popolazione animale dell’Alaska e che i corsi d’acqua abbiano trascinato giù per le valli le bestie uccise» .Ma  un’eruzione vulcanica avrebbe carbonizzato gli alberi, ma non li avrebbe scheggiati e sradicati. Se avesse ucciso gli animali, non li avrebbe smembrati. Appare ovvio che solo un ciclone o un’inondazione o le due cose insieme possono aver sradicato e scheggiato gli alberi.
Gli animali possono essere stati uccisi solo da un’onda gigantesca che sollevò, trasportò, maciullò e seppellì milioni di corpi e di piante. L’ipotesi è confermata dal fatto che la zona colpita è assai più vasta di quella eventualmente interessata da un’eruzione vulcanica che avesse provocato la catastrofe e dalla circostanza che depositi consimili esistono in tutta la penisola artica.

Dall’altra parte del globo, si stende la Siberia, una vasta zona gelida e selvaggia, troppo fredda anche per gli alberi più resi­stenti. Nel 1799, un certo Boltunov, un commerciante d’avorio, trovò un mammuth sotto lo strato di ghiaccio alla foce del fiume Lena. Un rinvenimento in sé tutt’altro che sorprendente, dato che i mammuth, a quanto si ritiene, avevano abitato la regione in epoche più calde, insieme al rinoceronte, all’alce, ai cervi, al bue muschiato e ai gatti dai denti a sciabola.

A Berezova, tuttavia, nel 1900 venne alla luce un esemplare di mammuth ancora più singolare, sepolto a grande profondità sotto il ghiaccio permanente dell’Artico. La carcassa, ritrovata in posizione eretta, con alcuni ranuncoli tra i denti serrati, rivelò parti di cibo non digerito nello stomaco. La sua carne, a quanto dissero i testimoni, era ancora abbastanza fresca da risultare appetibile per i cani da slitta.

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