"Poiché
l'inflazione
avvenne
a
una
velocità
superiore
a
quella
della
luce,
-ricorda
il
periodico
diretto
da
Sandro
Boeri-
la
radiazione
luminosa
non
riuscì
a
tenere
il
passo
con
essa.
Si
creò
quindi
uno
scarto
fra
la
porzione
di
universo
raggiunta
dalla
luce
e il
cosmo
nella
sua
totalità.
E
con
l'espansione
successiva,
tuttora
in
corso,
lo
scarto
si
e'
mantenuto.
Nessuno
strumento
e'
in
grado
di
vedere
che
cosa
c'e'
al
di
là
della
porzione
raggiunta
dalla
luce,
ma
si
stima
che
oltre
quel
confine
ci
siano
ancora
dai
33
ai
mille
miliardi
di
anni
luce
di
universo
'non
osservabile'.
Il
'mostro'
che
genera
il
dark
flow
si
trova
proprio
qui".
Nonostante
sia
piu'
facile
ipotizzare
che
l'energia
che
spinge
il
flusso
di
materia
osservato
da
Kashlinsky
provenga
da
qualcosa
che
sta
oltre
l'universo
osservabile,
non
si
puo'
comunque
escludere
del
tutto
"che
forme
di
energia
ancora
sconosciute
siano
presenti
nella
porzione
di
cosmo
che
gli
astronomi
possono
studiare.
Anche
perché
-sottolinea
il
periodico-
l'anomalia
non
e'
unica
nel
suo
genere".
Mike
Hudson,
cosmologo
dell'Università'
di
Waterloo
in
Ontario
(Canada),
ha
scoperto
infatti,
che
a
circa
00
milioni
di
anni
luce
dalla
Terra,
esiste
una
porzione
di
universo
che
si
muove
almeno
una
volta
e
mezzo
più
velocemente
del
resto.
"Non
c'e'
nulla
al
momento
che
dia
una
spiegazione
a
questa
espansione
disomogenea
dell'universo"
ha
detto
Hudson.
E
per
trovare
una
risposta,
ha
osservato
il
ricercatore,
potrebbe
anche
essere
necessario
rivedere
le
nostre
teorie
sulla
nascita
del
cosmo
e su
come
questo
si
e'
evoluto.
Ma
e'
davvero
necessario
ipotizzare
l'esistenza
di
una
nuova
forza
per
spiegare
il
dark
flow?
Le
conoscenze
che
gia'
abbiamo
sono
davvero
insufficienti?
I
primi
a
porsi
queste
domande
sono
stati
proprio
gli
astronomi.
E in
cima
alla
lista
dei
sospettati
"sono
finiti
inizialmente
-spiega
il
giornale-
altri
due
fenomeni
che
di
per
se'
sono
gia'
un
enigma:
la
materia
oscura
e
l'energia
oscura.
L'esistenza
della
materia
oscura,
che
non
può
essere
osservata
direttamente
dagli
strumenti
di
cui
disponiamo,
e'
stata
ipotizzata
per
spiegare
i
movimenti
di
alcune
stelle".
"In
base
ai
calcoli
effettuati,
infatti,
questi
movimenti
sono
influenzati
da
una
forza
di
gravita'
maggiore
rispetto
a
quella
generata
dalla
materia
visibile
che
gli
sta
intorno.
Gli
astronomi
-aggiunge
'Focus'-
hanno
così
concluso
che
nello
spazio
deve
esistere
anche
un'altra
forma
di
materia,
'invisibile'
e
capace
di
generare
una
gravità
sufficiente
a
dare
conto
di
questi
fenomeni.
Per
esempio,
solo
la
presenza
di
materia
oscura
può
spiegare
perché
la
maggior
parte
delle
galassie
si
mantengono
integre.
Le
stelle
e
gli
astri
di
cui
sono
composte,
infatti,
non
bastano
a
generare
la
forza
di
gravità
necessaria
a
tenere
sulle
loro
traiettorie
le
stelle
piu'
esterne,
senza
farle
scappare
via".
Secondo
le
ipotesi
più
accreditate,
la
maggior
parte
della
materia
oscura
e'
costituita
da
particelle
che
non
emettono
radiazioni,
per
questo
motivo
i
nostri
strumenti
non
riescono
a
vederle,
ma
che
sono
tuttavia
soggette
alla
forza
gravitazionale
e
all'interazione
nucleare
debole,
una
particolare
forza
della
natura
che
si
manifesta
solo
a
livello
subatomico.
Queste
particelle
prendono
il
nome
di
Wimp
(Weakly
interacting
massive
particles,
ossia
particelle
di
grande
massa
debolmente
interagenti)
e
non
hanno
una
distribuzione
uniforme
nell'universo.
"Ma
neppure
loro
-sottolinea
il
periodico-
bastano
a
spiegare
la
potenza
del
dark
flow,
anche
perche'
in
corrispondenza
del
flusso
osservato
da
Kashlinsky
la
materia
oscura
non
sembra
neanche
essere
presente".
L'energia
oscura,
invece,
e'
stata
scoperta
studiando
la
velocità
con
cui
si
allontanava
dalla
Terra
un
particolare
tipo
di
supernove,
stelle
di
massa
molto
grande
nella
fase
finale
della
loro
vita:
quella
dell'esplosione.
"I
dati
indicano
che
l'espansione
dell'universo
sta
accelerando,
come
se
ci
fosse
qualcosa
che
si
oppone
alla
gravità,
che
invece
tende
a
farla
rallentare"
ha
spiegato
Saul
Perlmutter,
del
Lawrence
Berkeley
National
Laboratory
(Usa),
che
per
primo
scoprì
il
fenomeno,
nel
1998.
Fu
fin
troppo
facile
indicare
questa
energia
come
"energia
oscura",
definizione
usata
per
la
prima
volta
da
Michael
Turner
dell'Universita'
di
Chicago.
"Neppure
l'energia
oscura,
tuttavia,
-scrive
ancora
'Focus'-
può
essere
la
causa
del
dark
flow.
Infatti,
oltre
a
essere
di
lievissima
entità,
i
suoi
effetti
si
possono
osservare
solo
a
grandi
distanze
e su
lunghi
periodi
di
tempo,
e'
distribuita
uniformemente
nello
spazio
e
non
può
quindi
essere
responsabile
dell'accelerazione
del
moto
degli
astri
osservata
in
regioni
specifiche
del
cosmo.
Per
gli
scienziati,
l'enigma
resta
aperto".