L’ashram di Sabarmati, vicino Ahmedabad, fondato da Gandhi
nel 1917
Mentre le sue vedute politiche erano ancora senza forma, il problema
immediato di Gandhi fu quella di sistemare il piccolo gruppo di parenti e
colleghi della lotta in Sud Africa che avevano unito il loro destino al suo.
Decise di fondare un ashram e di localizzarlo a Kochrab, un villaggio vicino
Ahmedabad. In seguito l’ashram fu spostato in un sito più definitivo posto
sulle rive del fiume Sabarmati. Gandhi una volta definì l’ashram come “Gruppo
di vita vissuta in uno spirito religioso”. Il termine religioso è qui da
intendersi nel più ampio significato. L’ashram non applica ai suoi adepti
alcuna teologia o rituale, ma solo poche e semplici regole di comportamento
individuale . Alcuni dei voti amministrati nell’ashram, come quelli di verità,
nonviolenza e castità, erano di applicazione universale; altri come quelli di
sradicare l’intoccabilità, di fare il lavoro fisico e di non aver paura erano
intesi per affrontare le condizioni tipiche della società indiana, che era
guidata dalle caste, non badava alla dignità del lavoro ed era dominata da un
governo straniero.
Tutti questi voti dovevano essere osservati in una maniera intelligente e
creativa. Non erano intesi come formule meccaniche ma come aiuto pratico alla
crescita morale e spirituale. Possono sembrare un luogo comune ma tuttavia
essi personificano antiche verità non meno valide per non essere state
realizzate dalle attività comuni del genere umano nella vita di tutti i
giorni.
Una mera enumerazione dei voti é sufficiente a ché la vita nell’ashram fosse austera. Era anche molto impegnata. Ognuno doveva svolgere un lavoro manuale. C’era un reparto di filatura e tessitura una stalla ed una grande fattoria. Ogni frequentatore dell’ashram puliva i suoi piatti e lavava i suoi vestiti. Non c’erano domestici. L’atmosfera, comunque, non era quella di un monastero ma quella di una grande famiglia sotto un gentile ma preciso patriarca. Gandhi era Bapu, padre della famiglia, Kasturba era Ba, la madre. Era un gruppo eterogeneo che includeva bambine e ottuagenari, laureati di università Americane ed Europee e scolari di Sanskrit, devoti fino-in-fondo, scettici che distinguono tutti i particolari. Era un laboratorio umano in cui Gandhi provò le sue ipotesi morali e spirituali. La famiglia fu anche per lui quello che era per la maggior parte delle persone, un rifugio dalla polvere e dal clamore del mondo. Fu una famiglia non unita da legami di sangue o proprietà ma tenuta da ideali comuni. Gandhi regolò la vita dell’ashram ma la sua autorità tanto al suo interno quanto nel resto del paese, fu morale. Quando le cose andavano storte o i membri dell’ashram erano colpevoli di una seria mancanza, Gandhi se ne assumeva la responsabilità e la espiava con un digiuno.