L’ideologia separatista ricevette un incentivo dallo scoppio della Seconda
Guerra Mondiale ad opera di Nehru negli affari internazionali. Gandhi
simpatizzava con le vittime del Fascismo e dell’aggressione Nazista. La stessa
vita di Gandhi è stata una lunga battaglia contro le forze della violenza. Per
più di trenta anni egli ha sperimentato le tecniche della Satyagraha che
mentre evitava violenze era progettata per risolvere I conflitti. Le idee di
Gandhi sulla non-violenza era maturate in tanti anni. Nella guerra Boera e
nella Prima Guerra Mondiale aveva favorito il nascere di unità di ambulanze ed
arruolato soldati per l’Impero Britannico. Il fatto che egli stesso non abbia
maneggiato un’arma non fece, secondo lui, nessuna differenza materiale. Come
confessò più tardi “Non c’è alcuna difesa per la mia condotta solo sulle
bilance della non-violenza (ahimsa). Non trovo alcuna distinzione tra coloro
che lanciano missili di distruzione e quelli che lavorano nella Croce Rossa.
Entrambi partecipano alla guerra e tengono per la loro causa. Entrambi sono
colpevoli di crimini di guerra. Ma anche dopo introspezioni, durante tutti
questi anni, io penso che in tutte quelle circostanze in cui ritrovo me stesso
sono costretto ad adottare la rotta che avevo tracciato.
La non-violenza in un modo violento: la vista di un
disegnatore di fumetti
Gli Indiani che Gandhi guidò nella guerra contro I Boeri o che esortò ad
abbracciare le armi dell’esercito Indo-Britannico nel 1914-18 non credevano
alla non-violenza; non c’era ripugnanza alla violenza , ma indifferenza o
codardia che li avevano dissuasi dal prendere le armi. Credendo come egli
stesso fece, in quei giorni dell’Impero Britannico come un’istituzione
principiante, Gandhi pensò anche che come cittadini dell’Impero, gli Indiani
avessero tanto dazi quanto diritti; uno di questi dazi fu la partecipazione
alla difesa dell’Impero.
Nei venti anni che separarono la prima e la seconda guerra mondiale la fede di Gandhi nell’Impero britannico è stata irrevocabilmente distrutta. Allo stesso tempo il suo credo nella forza della non-violenza è cresciuto. Come aumentava la minaccia della guerra e le forze della violenza coglievano il momento nell’ultimo trentennio, sentì più forte di prima che ogni cosa in quel momento di crisi nella storia del mondo, egli aveva un messaggio per l’India e l’India aveva un messaggio per l’umanità confusa. Dalle pagine del Harijan, il suo settimanale, espose l’approccio non-violento all’aggressione militare ed alla tirannia politica. Consigliò le nazioni deboli di difendere se stesse non cercando protezione dagli stati meglio armati ma dalla resistenza non-violenta all’aggressore. Una Abissinia non-violenta, spiegò, non ha bisogno di armi ne di soccorso dalla Lega delle Nazioni; se ogni uomo Abissino, donna o ragazzo rifiutassero di cooperare, volontariamente o forzati, con gli Italiani, l’aggressore non avrà modo di camminare sui corpi senza vita delle vittime e di occupare un paese senza abitanti. Si poteva arguire che Gandhi stava facendo una pesante scoperta sulla resistenza umana. Richiede all’intero popolo il supremo coraggio di morire fino all’ultimo uomo, donna o bambino piuttosto che arrendersi al nemico. La resistenza non-violenta di Gandhi fu così non una soffice dottrina o un rifugio conveniente da una situazione pericolosa. Ne fu un’offerta su un piatto d’argento ai dittatori verso cui cospirarono per strappare con forza. Quelli che offrirono una resistenza non-violenta dovevano essere preparati al sacrificio estremo.