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Aveva 87 anni, e il suo volto - minuto come tutta la sua
figura, solcato da rughe profonde - era diventato la rappresentazione
stessa della carità e della totale donazione agli altri. Era chiamata la
madre dei poveri e come tutte le madri, Teresa è riuscita a
spingersi all'estremo scegliendo di stare accanto agli ultimi
(vivendo essa stessa tra gli ultimi) e, in questa ricerca, ha
testimoniato al mondo - credenti e non credenti - un Vangelo vissuto
giorno per giorno praticando carità e dedizione verso i più bisognosi.
Insomma una suora che si è sottratta alle mura protettrici di un convento,
armata del solo coraggio di vivere (mia moglie dice che si tratta di
vocazione!) il Messaggio
Cristiano tra i più derelitti di una città di per se stessa povera. |
Come lei stessa disse un volta: "… io non ho mai pensato di
poter cambiare il mondo! Ho cercato soltanto di essere una goccia di acqua
pulita, nella quale potesse brillare l'amore di Dio. Le pare poco?". No, non ci
pare poco; se soltanto provassimo a fare noi un briciolo di quanto ha potuto lei
… saremmo le persone più felici e realizzate del mondo! Ma che cosa ci manca per
… che ci sia bisogno della vocazione come dice mia moglie (ovviamente in senso
ironico) o piuttosto è necessario progettarla, una vita, in quest’ottica?
| Forse non c’è più l’abitudine a guardare il prossimo negli occhi per
comprenderne i bisogni o quello che prova! A volte parliamo senza capirci
e come capita anche a me in questi giorni, per quanti sforzi io faccia per
comunicare quello che provo e penso, i miei interlocutori percepiscono sempre
cose diverse dalle mie intenzioni; eppure un po di empatia non ci farebbe
certo male! Comunicare in modo propositivo, benché sia difficile, aiuta a
percepire parole e sensazioni positive. E guardate … l’esperienza insegna che
la positività, unita all’umiltà, quasi sempre disarmano il nostro
interlocutore, anche il più agguerrito (ricordatevi che lui, in quel momento,
ha le vostre stesse preoccupazioni: non farsi fregare!). |
| E’ anche probabile che il nostro senso di affermazione ci porti a voler
sopraffare il prossimo piuttosto che ad aiutarlo. "Mors tua vita mea"
sosteneva qualcuno che adesso non ricordo più chi fosse; può essere vero!
L’esperienza ci insegna, infatti, che essere "DIETROLOGHI" aiuta l’azione
protettrice delle famose "mutande di latta" perché, come dice il saggio,
"sbagliare è umano ma perseverare …è diabolico" e quindi, se posso
prevenirti, … NON SI PUO’ VIVERE PERENNEMENTE SOTTO UNA CAMPANA DI VETRO! MA
CI RENDIAMO CONTO CHE IN QUESTO MODO SI INSTAURA UNA SFIDUCIA ASFISSIANTE E SI
SANCISCE LA RECIPROCA FINE? Ma qualcuno ricorda la storia dei capponi di
Renzo, quello dei Promessi Sposi(1)? E alla
fine, se proprio qualcuno vuole prenderti la camicia … ma che vada al diavolo
lui e la sua voglia di camicia che tanto prima o poi non avrà più bisogno di
alcuna camicia MA SOLO DI DUE METRI DI TERRA IN CUI TORNARE AD ESSERE QUELLO
CHE ERA! Ad ogni giorno basti la sua pena!! |
| O forse reagiamo in modo sproporzionato considerando che il nostro
benessere (meglio tornaconto) abbia priorità assoluta su tutto il resto. E
qui la fantasia può solo scatenarsi: Io sono al centro di tutto e quindi tutto
quello che non asseconda prima di tutto i miei bisogni, poi le mie
aspirazioni, quindi le mie voglie e via via sempre più su nella scala dei
valori fino a paragonarmi con DIO … Questa è follia pura! E’ proprio qui il
nostro peccato originale? Se è così non abbiamo speranza. Non c’è né bene e né
male che tengano; di fronte all’affermazione dell’IO in modo incondizionato
non possiamo più credere alla contrapposizione a cui siamo abituati dalla
nostra cultura ed a cui tanto affettuosamente ci siamo legati. Tutto deve
essere rivisto sotto una nuova ottica: LA FOLLIA!
| E’ proprio esercitando il mio potere sugli altri che dimostro a me
stesso di essere vivo: IO ESISTO? |
| E allora: se io esisto solo per affermare me stesso ... ma che bisogno
c’è degli altri? |
| Cosa mi importa degli altri se vivo solo per me stesso? |
| Ed in ultima analisi: non sarebbe meglio che andassi a vivere su
un’isola deserta per evitare gli altri e temere la loro rivalsa? E' questo
che ci condiziona la vita di tutti i giorni: la paura; come diceva qualcuno
esistono infatti due paure: quella del dominato che teme le bastonate del
più forte e quella del dominante che è consapevole di una cosa ... prima o
poi il dominato si ribellerà e potrà fargli male (come del resto la storia e
gli ultimi avvenimenti dimostrano). |
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Ma torniamo a Madre Teresa, che, come tutti i cristiani
che hanno speso la vita nel servire il prossimo e hanno lasciato
visibilmente i segni di questo servizio operando nel sociale e costruendo
ospedali, scuole, lebbrosari, sono partiti da una ragione di fondo: amare
il prossimo perché in loro vive ed è presente
il Cristo. Per fare questo non si
richiedono né grandi imprese, né straordinarie penitenze, ma un grande
amore, una volontà determinata di non lasciar perdere alcuna occasione,
anche piccola e nascosta, per fare atti di amore e offrendo se stessi per
amore dei fratelli. Si proprio dei fratelli perché siamo tali e per i
quali dovremmo rendere nostro questo sentire, a prescindere dal credo
professato, e che tutti dovremmo vivere. |
Semplici gesti quotidiani che si concretizzino nel servizio
verso il prossimo per superare sofferenze, miseria, fame, ingiustizia; una vita,
cioè che pur scorrendo nella normalità (mentre si lavora, si pensa alla
famiglia, ai vicini, alle persone anziane del paese, ai malati ed a chi ha in
genere più bisogno di aiuto) ci veda protagonisti nel nostro piccolo, consci che
il fine ultimo rimane il benessere di tutti. Ognuno di noi ha la consapevolezza
della propria condizione di povertà, ignoranza, di poco tempo da dedicare agli
altri e tuttavia dovremmo essere un po più radicali nell'offerta di noi stessi:
corrispondere all'amore per tutti gli uomini in modo che diventi quasi un dovere
di giustizia: dire solo grazie, non chiedere nulla, caricarsi la Croce sulla
spalle e seguitare sempre senza paura; non c’è nulla che possa farci morire se
non la rinuncia a questo sentire! E’ questo l’insegnamento di Madre Teresa.
(1) I Promessi Sposi di A. Manzoni Cap.
III: "Lascio poi pensare al lettore, come dovessero stare in
viaggio quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe, a capo all'in
giù, nella mano d'un uomo il quale, agitato da tante passioni, accompagnava col
gesto i pensieri che gli passavan a tumulto per la mente. Ora stendeva il
braccio per collera, ora l'alzava per disperazione, ora lo dibatteva in aria,
come per minaccia, e, in tutti i modi, dava loro di fiere scosse, e faceva
balzare quelle quattro teste spenzolate; le quali intanto s'ingegnavano a
beccarsi l'una con l'altra, come accade troppo sovente tra compagni di
sventura."
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