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La chiesa di Santa Maria delle Grazie è la
più suggestiva chiesa di Milano, nata dal connubio dello stile
gotico-rinascimentale, di Guiniforte Solari e Donato Bramante. La chiesa fu
edificata nel 1463 su un terreno appartenente al conte Gaspare Vimercati,
comandante delle truppe francesi di Francesco SFORZA, che donò ai frati
domenicani e su cui c'era una cappella con un affresco della Madonna detta delle Grazie. La
costruzione della chiesa, progettata da Guiniforte Solari su commissione dei
Domenicani, ebbe inizio nel 1466 quando già era quasi compiuto l'annesso
convento, e terminata nel 1490. |
La costruzione della
chiesa, progettata da Guiniforte Solari su commissione dei Domenicani, ebbe
inizio nel 1466 quando già era quasi compiuto l'annesso convento, e terminata
nel 1490. Poco tempo dopo, Lodovico il Moro, a cui stava molto a cuore
questa chiesa, decise di apportarvi delle modifiche e ampliamenti
con l'intento anche di creare il monumento sepolcrale per se e sua moglie
Beatrice d'Este.
Abbattuti il presbiterio e l'abside, nel 1492 il Bramante inizia la
costruzione della superba tribuna formata da un grande cubo triabsidato con
la meravigliosa decorazione di tondi nelle fasce del basamento, con stemmi
sforzeschi e medaglioni in marmo con Santi e Sante nella parte superiore,
quest'ultime attribuite all'Amadeo. Sulla tribuna si alza il tiburio
poligonale con finestre a bifora e una leggiadra galleria nella parte
superiore sulla quale poggia la cupola. Nel 1497 in questa chiesa venne
sepolta Beatrice d'Este, ma per il precipitare degli eventi politici
Ludovico il Moro non potè esservi sepolto, e le statue, eseguite dal Solari
e destinate al monumento funerario suo e della sua consorte, si conservano
ora nella Certosa di Pavia. Dal 1558 al 1782, ebbe sede nel convento
il Tribunale dell'Iinquisizione. Nel 1934-37 tutto l'edificio venne
consolidato e restaurato sotto la direzione dell'architetto Piero Portaluppi
in virtù della munificenza del senatore Ettore Conti che finanziò
poi, anche nel 1947, il ripristino dopo i gravi bombardamenti aerei del
1943. Nella facciata larga e bassa, a capanna, si denota il tradizionale
stile lombardo. Spartita da lesene, ha quattro monofore di stile gotico
nella parte inferiore, e oculi in quella superiore. Il marmoreo portale a
tabernacolo, sostenuto da due colonne e pilastri, è del Bramante.
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Nella
lunetta del sovrastante profondo arco, affresco di Michelangelo Bellotti
(1729). Lungo il fianco destro della chiesa si aprono finestre monofore
sormontate da oculi. Dalla felice unione fra le forme architettoniche toscane e
il gusto coloristico della decorazione lombarda, è nata la chiesa di Santa Maria
delle Grazie, ulteriore esempio del momento di passaggio fra Gotico e
Rinascimento.
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Nel 1463, il capitano delle
truppe di Francesco Sforza, conte Gaspare Vimercati donò ai
domenicani un terreno sul quale sorgeva una cappella con affrescata
l'immagine della Madonna detta delle Grazie. I frati dettero incarico
a Guiniforte Solari di costruire una chiesa ed un convento, ed i
lavori ebbero inizio il 10 settembre 1463. La chiesa, costruita fra il 1466
e il 1490, fu concepita dal Solari ancora in quelle forme tipiche di
transizione fra i due stili: una facciata a capanna di tipo lombardo, divisa
da lesene, con monofore in basso e oculi in alto. Solo il portale, a forma
di protiro , è un aggiunta posteriore, appartenente all'epoca in cui
Bramante lavorava alla chiesa. Il medesimo motivo delle monofore
sormontate da un oculo riappare nel fianco, spartito da contrafforti. |
La chiesa
poteva dirsi ultimata, essendo già completati il presbiterio e l'abside, quando
intervenne il nuovo signore di Milano, Ludovico il Moro, che decretò di
ampliare la chiesa. Egli fece abbattere sia l'abside che il presbiterio e chiamò
Donato Bramante a dare alla chiesa quella spettacolare conclusione che il grande
architetto doveva realizzare nella grandiosa tribuna. Iniziata nel marzo 1492,
era terminata nel 1497, quando Ludovico il Moro vi fece deporre il corpo della
moglie Beatrice d'Este.
La Tribuna del Bramante è, per l'arte
lombarda, una nuova lezione di stile rinascimentale, anche se è vero che il
suo creatore s'ispirò al complesso absidale del Duomo di Parma per la
soluzione architettonica delle tre absidi nascenti da un corpo quadrato. è
tuttavia vero che nella mente di Bramante non poteva non essere presente
l'idea brunelleschiana dello spazio rigorosamente concepito, che aveva dato
a Firenze le sue prove migliori. La Tribuna consta di un gigantesco cubo
munito di tre absidi, sul quale s'innesta il tiburio poligonale, che cinge e
cela la cupola, aperto in alto da una profonda loggia di colonnine binate.
La superficie, mossa continuamente dal gioco d'oggetti e di rientranze, si
presta così ad accogliere la ricca decorazione fatta di nicchie, di tondi
inclusi nelle finestre, di paraste a candelabra, di cornici sottili che
animano, con il loro contrasto cromatico fra il cotto e il marmo, tutta
quanta la tribuna. Tutto questo gioco di masse regolari serrate fra loro,
non può non suggerire un senso di grandiosità spaziale che si svolge
all'interno, e che le stesse masse sembrano contenere a mala pena, nella
loro animata energia. |
Pianta della parte della chiesa
realizzata da
Bramante, chiostro piccolo e sagrestia
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Anche
all'interno della chiesa ci colpisce la stessa emozione che già abbiamo provato
all'esterno: quel magnifico contrasto fra la purezza gotica delle navate e
l'esuberanza decorativa della tribuna. Guiniforte Solari ideò le tre navate
divise da archi ad ogiva nascenti da colonne e coperte da volte a crociera.
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Ma gli archi mediani
della navata centrale proseguono con le lesene che si interrompono
bruscamente sui capitelli delle colonne, per cui si ha l'impressione di una
delicatissima trama armonica, che avanza discreta ed elegante verso la
solenne conclusione della tribuna. Qui, l'interno del cubo, pur nella sua
rigorosissima definizione spaziale, appare come frantumato dalla decorazione
cromatica. Quattro grandiose arcate, che si aprono sui lati del cubo,
collegano lo spazio inferiore a quello superiore tramite i pennacchi. L'arcone
di fondo dà luogo al presbiterio, mentre quelli laterali s'incurvano in
profonde nicchie con i catini a lacunari. |
La decorazione pittorica è quanto mai
semplice, e proprio nella sua semplità, unita al costante ripetersi del motivo,
consiste la sorprendente originalità della concezione. Il motivo del cerchio,
della ruota raggiata, del tondo, si ripete dappertutto: sui pennacchi, sulle
cornici, sul giro degli arconi, sulle finestre.
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