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Circa 75 milioni di anni fa la zona emerse dalle acque marine e la presenza dell'uomo, come è testimoniata dalla scoperta fatta dell'insediamento ad Isernia, risale a tempi remotissimi.
I
l territorio di Circello anticamente fu dominio della tribù sannitica dei PENTRI. Lo storico Tito Livio ci fa sapere che successivamente l'agro di Cìrcello fece parte del Sannio Irpino e questa zona era denominata "TAURASIA".
L'Alto Sannio fu, poi, conquistato con le guerre sannitiche dai Romani e divenne "Ager Pubblicus" di proprietà del popolo romano.
Il centro storico è costruito sulle falde di una rupe scoscesa sulla quale si staglia un imponente castello di origine normanna. Il toponimo, anticamente Cercellus, deriva da quercus o cercetum (la quercia è l'albero più diffuso dell'Alto Tammaro). L'agro di Circello è ricco di storia. A pochi chilometri dal centro urbano si trova la contrada Macchia, sede dell'antica capitale dei Liguri bebiani, qui deportati nel 181 a.C. dal console Bebio. Questa si scisse in seguito in Macchia saracena, Forcellata e Casaldianni.

     
Una di queste tribù si insediò proprio nella zona di Circello fra le contrade di: Macchia, Casaldianni,Campanaro, Forcellata, Fontana la Spina, il torrente Chiusolano e la valle del Tammarecchia.
Ai Liguri si aggiunsero in epoca successiva i veterani delle varie guerre per assegnazione di territori ancora liberi. A testimonianza di questa permanenza abbiamo la famosa "TABULA ALIMENTARIA" ritrovata a MACCHIA nel 1831 dal cav. Giosuè De Agostini in un suo podere.
La TABULA ALIMENTARIA è datata all'anno 101 d. C. ed è più antica di quella ritrovata a VELEIA. Elenca i fondi e i proprietari sui quali era stata concessa, per volontà dell'imperatore TRAIANO, una somma di denaro in prestìto, all'interesse del 2,50%. Il ricavato degli interessi andava a favore dei fanciulli poveri, assicurandone gli alimenti.
 

     
A Macchia sorse una importante città dei Liguri che attraverso alterne vicende fu probabilmente distrutta dai saraceni tra VIII e il IX secolo. I superstiti si rifugiarono su un promontorio roccioso protetto tra le valli del Torti e Tammarecchia ed ivi costruirono le prime case dando l'origine al centro di Circello.
Durante la dominazione Normanna nella parte più alta fu costruito un poderoso castello (XI sec.)
"" Il borgo medioevale aveva sette porte con sette camminamenti e sette cinte di difesa interna, con un passaggio segreto che da S. Nicola portava al castello e che veniva usato sia dai difensori che dalla popolazione nei momenti di pericolo"" ( Circello è).
Al tempo di Guglielmo il Buono, Circello dipendeva dalla contea di Cisterna e Pietracatella ed era feudo della famiglia Alemagna. Non è noto come gli Alemagna persero il feudo né chi lo possedette fino al 1343, quando passò a Niccolò Scigliatis, la cui nipote Mafalda lo portera in casa della Leonessa.
Nel 1457 venne in possesso dei Carrafa, potentissima famiglia soprattutto al tempo di Alfonso I d'Aragona.
Il 3 giugno 1496 si combatté la battaglia di Circello, ricordata dal Guicciardini, dove il marchese di Mantova, Giovanni Sforza, signore di Pesaro ed i Veneziani, alleati di Ferdinando I d'Aragona, sconfissero i Francesi, gli Svizzeri e i Tedeschi comandati da Gilberto di Borbone, duca di Montpensier.
Nel 1536 Niccolò Maria di Somma lo acquistò dal viceré Filiberto di Chalon, principe d'Orange, acquisto confermato solo più tardi da Carlo V. Nel 1548 il viceré Don Pietro di Toledo diede l'investitura di questo feudo a Scipione di Somma, figlio di Niccolò, insieme a Colle (attuale comune di Colle Sannita) e agli altri feudi di Casaldianni, Macchia e Forcellata.
Nel 1581 fu concesso a Scipione di Somma il titolo di marchese di Circello ma questi lo rifiutò in favore del figlio Ferdinando, tenendo per sé solo il titolo di principe di Colle. La casa di Somma ha mantenuto il possesso del feudo ininterrottamente dal 1528 fino all'abolizione del feudalesimo.
Il borgo, poi, fu protagonista della rivoluzione partenopea del 1799, quando si schierò con i giacobini di Napoli.
Circello nel periodo feudale ospitò per lungo tempo la " Camera Marchesale" che amministrava la giustizia e " fu tra i primi Comuni a dare la propria adesione alla nascente provincia di Benevento inviando al generale Garibaldi, in Avellino una delegazione guidata dal dott. Nicola Tartaglia e da Luigi e Nicola Zaccari. (Circello è)
Circello fece parte della Capitanata fino al 1809, quindi passò alla provincia di Campobasso e nel 1861 a quella di Benevento.
Dopo l'unità, fu contro il brigantaggio e da allora la sua storia si inserisce in quella nazionale o meglio dei mezzogiorno d'Italia.
Circello all'inizio del novecento ha vissuto un notevole calo demografico dovuto prima all'emigrazione in massa verso le Americhe e negli anni cinquanta verso l'Australia, l'Argentina, il Venezuela, la Germania, la Svizzera e la Gran Bretagna.
Verso gli anni cinquanta con la morte di Vincenzo di Somma si è estinta anche la famiglia ducale di Circello che possedeva il feudo di Casaldianni fin dal 1548.
Recenti scavi archeologici stanno portando alla luce l'antica struttura di Bebio, capitale dei Liguri bebiani.
 

LA DEPORTAZIONE DEI LIGURI APUANI NEL RACCONTO DI TITO LIVIO

I liguri che fino all'arrivo dei consoli nella provincia non si attendevano punto di dover combattere, attaccati di sorpresa, si arresero tosto, in numero di circa 12000. I consoli, dopo aver prima consultato il senato, presero la decisione di deportarli lontani dai monti, si che non potessero nutrire speranza di ritorno, in territorio di pianura, convinti che questo fosse l'unico mezzo per porre fine veramente alla guerra in Liguria. Nel Sannio c'era un territorio di proprie della repubblica, già appartenente ai Taurasini; quello i consoli designarono come la nuova sede dei Liguri Apuani; ordinarono perciò ad essi di discendere dalle loro montagne con i figli e mogli e di portare seco tutti i loro averi. Più volte i Liguri per mezzo di incaricati pregarono supplicarono di non essere costretti ad abbandonare le loro case, la terra dove erano nati, le tombe dei loro morti: consegnavano le armi, offrivano ostaggi. Ma poiché non ottenevano nulla non avevano forze sufficienti per ribellarsi, ubbidirono agli ordini. A spese pubbliche vennei deportati circa 40.000 uomini di libera condizione con le donne e con i figli. Vennero dato loro 150. 000 denari d'argento perché potessero acquistare cose di prima necessità nelle nuove sedi. La divisione e l'assegnazione dei poderi fu compiuta da quegli stessi che avevano curato la trasmigrazione, Comelio e Bebio: dietro loro richiesta però il Senato nominò 5 esperti che consigliassero. Portata a tennine la loro non indifferente impresa, i consoli condussero l'esercito a Roma. Il senato decretò ad essi il trionfo, e furono i primi che ottenessero quell'onore senza aver combattuto. Davanti al cocchio trionfale procedette soltanto la vittima per il sacrificio; non ci furono prigionieri o prede da sfoggiare in quel loro trionfo, né altro che potesse esser donato ai soldati .

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