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Perché non si può non essere anticlericali

 

 

Lo scandalo dell'8 per mille

Il meccanismo dell’otto per mille è apparentemente trasparente: ogni cittadino che presenta la dichiarazione dei redditi sceglie se destinare l’8‰ della propria IRPEF allo Stato, alla Chiesa Cattolica, agli Avventisti, alle Assemblee di Dio, ai Valdesi, ai Luterani, agli Ebrei, ovvero se non operare alcuna tra queste scelte.

È proprio in quest’ultima eventualità, tuttavia, che si annida la parte “non trasparente” della questione; perché tutte le quote dell’8 per mille per le quali non è stata esercitata alcuna scelta (che costituiscono decisamente la maggioranza) non rimangono acquisite al normale gettito fiscale (come sarebbe lecito attendersi), ma vengono comunque ridistribuite tra i sette beneficiari, nella proporzione corrispondente alle scelte effettuate da chi ha inteso esercitare l’opzione.

Per chiarire il meccanismo è opportuno avvalersi di un esempio pratico, utilizzando i dati relativi ai redditi dell’anno 2000, dichiarati nel 2001.

 

Importo complessivo dell’8 per mille

€ 897.077.477

Contribuenti che hanno espresso la scelta

39,62%

Contribuenti che non hanno espresso la scelta

60,38%

Gettito IRPEF corrispondente alle scelte espresse

€ 355.422.084

Gettito IRPEF corrispondente alle scelte non espresse

€ 541.655.363

 

Ci si aspetterebbe, si diceva, che questi ultimi cinquecento e passa milioni di euro non siano stati destinati ad alcuno, poiché i contribuenti non hanno espressamente richiesto che tale destinazione avesse luogo; invece tali fondi, come previsto dalla legge, sono stati ridistribuiti tra i sette beneficiari; vediamo in base a quale calcolo.

Quella che si deve prendere in considerazione è la sola quota di contribuenti che hanno scelto esplicitamente la destinazione del proprio otto per mille, per verificare quale percentuale abbiano ottenuto, relativamente a quella quota, i sette possibili beneficiarî; nella tabella che segue si riportano tali percentuali, espresse nella prima colonna in rapporto alla sola quota dei contribuenti che hanno esercitato l’opzione e, nella seconda colonna, in rapporto al totale dei contribuenti:

 

Beneficiario

% relativa al 39,62%

% sul totale

Chiesa Cattolica

87,25%

34,57%

Stato

10,28%

4,08%

Valdesi

1,27%

0,51%

Comunità Ebraiche

0,42%

0,16%

Luterani

0,31%

0,12%

Avventisti

0,27%

0,10%

Assemblee di Dio

0,20%

0,08%

TOTALE

100,00%

39,62%

 

A questo punto si prende il totale dell’8 per mille non optato (pari, come si è visto, a cinquecento milioni di euro abbondanti) e lo si ripartisce tra i sette beneficiarî, nelle stesse percentuali risultanti dalle scelte di chi ha esercitato l’opzione: alla Chiesa Cattolica, quindi, andrà l’87,25% di quell’importo, allo Stato il 10,28%, e così via, con le sole eccezioni dei Valdesi e delle Assemblee di Dio, le quali non partecipano a questa seconda distribuzione, poiché devolvono la loro quota allo Stato.

L’effetto paradossale di questo meccanismo, effetto che balza immediatamente agli occhi, sta nel fatto che i beneficiarî dell’8 per mille (e in primo luogo la Chiesa Cattolica) si vedono distribuire non solo i fondi di coloro che hanno scelto a chi erogarli, ma anche il denaro di coloro che non hanno voluto esprimere alcuna scelta. Per dirla con semplicità, non c’è scampo: l’8 per mille dell’IRPEF di ciascun contribuente deve per forza essere destinato a uno o più di questi sette soggetti, che lo si voglia o no.

Il che produce, dati alla mano, ulteriori effetti ancora più paradossali.

Proviamo a leggere un’altra tabella: nella prima colonna sono evidenziati, per ciascun beneficiario, i fondi erogati in base alle scelte esplicite dei contribuenti; nella seconda colonna sono riportati i fondi che ciascuno ha ricevuto da coloro che non hanno esercitato alcuna scelta:

 

Beneficiario

Fondi derivanti da scelte espresse

Fondi derivanti da scelte non espresse

Chiesa Cattolica

310.105.768

472.594.304

Stato

36.537.390

63.644.505

Valdesi

4.513.860

0

Comunità Ebraiche

1.492.773

2.274.953

Luterani

1.101.808

1.679.132

Avventisti

959.640

1.462.469

Assemblee di Dio

710.844

0

TOTALE

355.422.084

541.655.363

 

Com’era ovvio aspettarsi (il numero di contribuenti che non esercitano l’opzione è di gran lunga superiore al numero di coloro che optano), ciascuno dei sette beneficiarî (con le due eccezioni di cui si è detto) percepisce la maggior parte dei fondi non da chi ha voluto destinarglieli, ma da coloro che non hanno espresso alcuna intenzione in tal senso.

Muovendo dal presupposto (ovvio, per la verità) che chi desidera destinare l’otto per mille della sua IRPEF alla Chiesa Cattolica lo può fare (e in effetti lo fa) apponendo semplicemente una firma sul frontespizio della dichiarazione, si può desumere la considerazione (altrettanto ovvia) che chi non appone la firma non vuole quella destinazione: ciononostante, circa l’85% della sua quota di otto per mille sarà comunque destinata alla Chiesa Cattolica, in base al meccanismo di ridistribuzione di cui si è detto sopra.

La circostanza, già di per sé piuttosto anomala, diventa grottesca se confrontata con altre recenti normative, che mettono al centro dell’attenzione l’importanza del consenso dell’individuo, spingendolo fino alle estreme (e talora paradossali) conseguenze.

 

La somma ricevuta dalla Chiesa cattolica deve essere impiegata "per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo", così come previsto dall'art. 48 della L. 222/1985. Essa è per la maggior parte impiegata per gli stipendi e le pensioni dei sacerdoti; nel 2005 solo l'8% è stato destinato al terzo mondo. Il totale è stato di 1.021 milioni .

  • 31% 315 milioni di euro stipendi dei sacerdoti

  • 15% 150 milioni di euro culto e pastorale nelle diocesi

  • 13% 130 milioni di euro costruzione nuove chiese

  • 8% 85 milioni di euro opere di carità nel terzo mondo

  • 8% 85 milioni di euro opere di carità nelle diocesi

  • 7% 30 milioni di euro opere di carità a gestione nazionale

  • 7% 70 milioni di euro immobili antichi

  • 6% 60 milioni di euro catechesi nazionale

  • 5% 49 milioni di euro pastorale nazionale

  • 1% 7 milioni di euro tribunali ecclesiastici