«Colui che prova un senso di rivolta
interiore, di sdegno a causa di qualcuno che offende la
coscienza morale…”, così un noto dizionario, il
Sabatini-Coletti, definisce il significato della parola
“indignato”. L’interpretazione, per evitare equivoci o
sospetti, è precedente all’esibizione del Berlusconi in
bandana e, dunque, non è riconducibile in modo alcuno a quel
complotto comunista che ha inquinato le case editrici
italiane e che ci è stato svelato con il consueto e
implacabile rigore estivo da alcuni noti opinionisti, nei
momenti di pausa tra un castello di sabbia ed i gavettoni
ferragostani. Scartata, così, l’ipotesi del complotto, non ci
resta che esaminare la congruità della definizione rispetto
all’episodio della bandana. Il Berlusconi travestito da
Alberto Sordi , con rispetto parlando naturalmente per il
grande Albertone nazionale, ha suscitato rivolta morale e
indignazione? Un sentimento così forte e così ricco di
passione umana e civile non può certo essere riservato ad uno
statista piccolo, piccolo e alle sue turbe non più giovanili.
Comprendo il fastidio e l’irritazione con le quali molti
hanno accolto questa ennesima esibizione, ma l’indignazione
la riserverei a ben altre vicende. Berlusconi e, soprattutto
Blair , un tempo astro nascente di un sedicente “centro
sinistra” moderno e disinibito, in questa occasione hanno
assunto le più modeste sembianze di Gianni e Pinotto. Molte
coppie comiche hanno spesso un protagonista ed una spalla.
Uno dei due si assume, talvolta, l’ingrato compito del
“cretino”. In questo caso si potrebbe proporre un concorso
anglo-italiano per assegnare i rispettivi ruoli. Una
partecipazione non trascurabile potrebbe essere assegnata
anche al ministro Castelli, quello che con le sue chiacchiere
in libertà sta fomentando in vario modo la rivolta nelle
carceri. In ogni caso questo episodio lo inserirei nella
categoria delle cose di cattivo gusto, irritanti, quelle che
fanno inquietare, tutte definizioni simili, ma in qualche
modo attenuate, della parola indignazione. La indignazione la
riserverei, invece, al silenzio omissivo e censorio che sta
circondando la documentata denuncia che questo giornale,
ancora una volta in scarsissima compagnia, ha avanzato in
merito agli ultimi drammatici sviluppi della vicenda
irachena. Nessuno si è sognato, fino ad oggi, di smentire in
modo comprensibile il pieno coinvolgimento del contingente
italiano in azioni e in operazioni di guerra. Nessuno si è
sognato di smentire, in modo convincente, le notizie relative
alle modalità della scomparsa del giornalista americano Garen,
avvenuta, a quanto pare, anche dopo un duro alterco con
alcuni funzionari italiani, forse dei servizi segreti. Perché
Garen sarebbe stato allontanato dalla base militare? Eppure
queste denunce sono state riprese ampiamente dalla stampa
internazionale, e dalle grandi associazioni dei giornalisti
negli Stati Uniti, in Europa e in Italia. Eppure le immagini
girate da Garen parlano chiaro e ci mostrano un’autoambulanza
colpita probabilmente dal fuoco italiano. Perché tanta
reticenza? Di che cosa si ha paura? Perché i TG non ci hanno
più mostrato quelle immagini ed eventualmente anche altre?
Perché nessun TG ha ancora tentato una ricostruzione completa
di questa vicenda? Eppure Garen, nelle sue E-mail, pubblicate
sempre da questo giornale, ha chiamato in causa le autorità
militari italiane, e la stessa Rai, descrivendo “pesanti
interrogatori” che avrebbe subito insieme ad alcuni
dipendenti della Rai e accenna persino ad alcune possibile
censure. Nessuno ha nulla da dire? Queste notizie non sono
state inserite nella rassegna stampa? Anche Garen è già
finito nell’elenco dei “provocatori comunisti”? Gli
“indignati” opinionisti che ogni giorno fustigano la sinistra
e ne reinventano la storia in modo fantasioso e truffaldino,
non hanno nulla da scrivere, non dico sulla bandana, ma
neanche su questi silenzi, su queste omissioni, su queste
censure che dovrebbero, queste sì, indignare la coscienza e
la sensibilità di qualunque persona libera, comunque e
dovunque sia politicamente collocata. Irritiamoci pure e
giustamente per la bravata estiva del presidente del
consiglio pro-tempore, ma riserviamo l’indignazione e la
nostra determinazione ad altre cose davvero gravissime e che
stanno accadendo nel Mondo e in Italia. Ha ragione Luciano
Violante, il presidente del consiglio dovrà venire e subito,
alle Camere per rispondere delle tante bugie che ha
raccontato a milioni e milioni di italiane e di italiani. Se
lo vorrà, potrà pure venire indossando la bandana, ci
impegniamo, sin d’ora, a riservare la nostra indignazione
alle cose che dirà o che non dirà; senza curarci affatto di
bandana, di bermuda, di secchielli e di palette. Qualora
invece, per l’ennesima volta, il presidente del consiglio non
ritenesse di poter onorare il suo impegno parlamentare,
potrebbe sempre mandare al suo posto Cesare Ragazzi, il vero
mago del rinfoltimento del cuoio capelluto.