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La banda della bandana

 

Prendete il Foglio di giovedì e leggete, in prima pagina, “Voi che dite di non sapere chi è Costantino (e lo snobbate) non meritate un premier in bandana”. Non è una lettura frivola. È un articolo serissimo, odora di tragedia. Il climax è verso la fine, quando l’autore (l’autrice?) spiega il “messaggio chiaro” che Berlusconi ha mandato al paese comparendo com’è comparso al fianco di Blair in Sardegna.

«Sono un italiano, ho la camicia aperta, sono come voi, un avventore del Billionaire ma molto, molto più ricco; ho un'acconciatura da cretino, e sono come voi… sono un italiano e mi sento figo perché sono come voi: con soldi che puzzano di nuovo e accessori che puzzano di soldi. Sono un italiano, non mi giudicate, siete come me».

Attenzione. L'autore (l'autrice) non scrive che questo è il messaggio che Berlusconi ha inteso inviare, il che presupporrebbe la possibilità che il messaggio stesso fosse sbagliato, improprio, mal indirizzato, irricevibile. No, scrive che questo è il messaggio che è stato inviato. Che, cioè, come tale è stato ricevuto: vero alla partenza, vero all'arrivo. Autentico. Il redattore (la redattrice) del Foglio pensa che “gli italiani” (”la gente” come espressione non usa più) siano davvero così. Che se le elezioni si svolgessero via sms il 51% voterebbe per Costantino, che “un premier così gigantesco da prendere il costantinismo, ovvero l'etica vincente del paese, ovvero il più puro Zeitgeist e applicarlo a se stesso” è “così ganzo da appartenere alla metà giusta dell'Italia, quella che più che metà è nove decimi”.

I nove decimi degli italiani, dunque, sono dei fessi colossali e il capo del loro governo ne è una sorta di metafisico marco identitario, è un'epifania della loro fessaggine, il sublime distillato della loro nullità, intellettuale e morale. C'è poi una minoranza che non crede al Grande Fesso e che perciò non lo merita. Sono gli “opinion leader delle mie (sue dell'autore/autrice) Manolo”, quelli che fanno i giornali, sudano nelle riunioni di redazione, non fanno lo sforzo di sfogliare “Chi” e se si trovano davanti Costantino non lo riconoscono. Che, aggiungo di mio, ignorano persino che cosa siano le Manolo. Scarpe?

Una minoranza infima, insomma, già pronta per la pattumiera della Storia. Niente a che vedere con l'Italia e con gli italiani. Con il “paese reale” come dicevano una volta i noiosi politici di quell'altra Repubblica.

Adesso immergiamoci nella irrimediabile tragedia che trasuda da questa fatua prosa. Chi ha scritto l'articolo sa certamente chi è Costantino, probabilmente sfoglia “Chi” e evidentemente indossa (sempre che si tratti di scarpe) le Manolo. Ma è dubbio che collochi il proprio ego tra i burinazzi incolti, immorali e un po' maleodoranti che immagina come destinatari del messaggio della bandana berlusconiana. Per dire: conosco Giuliano Ferrara da molti anni e so che si taglierebbe una gamba, forse tutte e due, piuttosto che rischiare di essere considerato da chicchessia nel novero degli italiani fessi.

È più probabile che lui (o lei) veda il proprio spirito galleggiare, insieme con i colleghi redattori del Foglio e pochissimi altri, in un doloroso purgatorio, esule tanto dall'inferno di quelli che a “Chi” preferiscono altre letture e diventano rossi di vergogna a vedere il leader del proprio paese (eletto democraticamente, certo, certo, eccome no, ci mancherebbe!) acconciato in quel modo, quanto dal paradiso dei fessi che non sanno di esserlo, che tanto altri lo sanno per loro.

Dev'essere una grande sofferenza. La lettura dell'articolo, non so perché, mi ha fatto venire in mente il dolore che traspare dalle testimonianze lasciate dai grandi pensatori pessimisti della storia. Quelli che, avendo una grande considerazione di sé, ne ebbero pochissima per i propri simili. Certi Padri della Chiesa, si licet, convinti che ai pecoroni del gran gregge di Dio spettasse, per guadagnarsi la salvezza, solo sottomettersi, tacere e patire; certi filosofi, così permeati dalla percezione dell'infinità vacuità di conoscenze e morale da raccomandare (agli altri) il suicidio; certi dittatori, che a forza di considerare emeriti beoti i propri sudditi, anche se non c'erano ancora le tv, non hanno avuto tanti scrupoli a farne carne da cannone o schiavi da fabbrica e dopolavoro...

Va bene, non ci allarghiamo con i santi e i dittatori. Però, per favore, un po' di misura ci vuole da tutte le parti. Io, per esempio, so (adesso) chi è Costantino ma non lo riconoscerei in fotografia. Mi toglieranno il passaporto? Di Berlusconi mi vergogno, forse più ancora di altri perché avendo passato una buona porzione della vita fuori dall'Italia mi ero molto consolato nel vedere il mio paese salire nella considerazione altrui. Mi devo vergognare di vergognarmi? E che diavolo! Siamo italiani anche noi che non portiamo le Manolo, se sono scarpe.