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       Dossier Mitrokhin, nessun reato, il caso è chiuso
 

Ormai solo per la Casa delle libertà il caso Mitrokhin rimane aperto. La Procura di Roma ha stabilito di non proseguire le indagini e nessuna delle 19 persone sotto inchiesta per spionaggio politico e militare sarà processata. La decisione è stata presa dal giudice per le indagini preliminari Maria Teresa Covatta, che ha accolto la richiesta di archiviazione presentata lo scorso aprile dal pubblico ministero Franco Ionta. Insomma, il caso è chiuso. Almeno, per la magistratura italiana. Perché il centrodestra continua a puntare sul «dossier Impedian» per cercare conferme alla tesi del pericolo «rosso». O, quantomeno, per parlarne quando è il caso. Quei fogli scritti a mano dall’ex colonnello del Kgb Vassili Mitrokhin e su cui è stato copiato il contenuto delle schede chiuse negli archivi della Lubianka sono serviti alla Casa delle libertà per istituire una commissione d’inchiesta. «Una commissione clava», denunciano da anni Ulivo e Rifondazione comunista (i lavori sono iniziati sei mesi dopo l’insediamento del governo Berlusconi). Una commissione, sostiene il centrosinistra, gemella di quella su Telekom-Serbia, il cui unico fine è quello di tentare di screditare l’opposizione. Una commissione, dicono oggi i Ds dopo l’archiviazione da parte della Procura di Roma, che deve essere chiusa.
Nella richiesta presentata dal pm si legge che le indagini sul contenuto del dossier Mitrokhin hanno portato all’acquisizione di dati «giudiziariamente non utilizzabili dal momento che sarebbe stato necessario individuarne con certezza l’autore», che però, dopo essersi ripetutamente rifiutato di testimoniare, è deceduto nel gennaio scorso. Alla base dell’archiviazione anche l’impossibilità di consultare i documenti originali, che per la legge sulle rogatorie voluta e votata dalla Cdl - ironia della sorte - sono pretesi come garanzie processuali (neanche la commissione parlamentare ha mai potuto visionare gli originali del Kgb che Mitrokhin avrebbe ricopiato a mano né gli appunti trafugati e consegnati dall’ex colonnello sovietico ai servizi segreti inglesi).

«Ho letto la richiesta di archiviazione di Ionta e mi sembra normale che il Gip l’abbia accolta», dice ora il diessino Valter Bielli. «Aggiungo che la commissione parlamentare d’inchiesta non ha più ragione di esistere e viene usata in modo strumentale da parte del Polo. Viene usata per propaganda politica». Una denuncia che Ulivo e Rifondazione comunista rivolgono da tempo anche all’altra commissione voluta dalla Cdl, quella su Telekom-Serbia, che dopo aver portato alla ribalta faccendieri e oscuri personaggi poi indagati per calunnia, rischia di trasformarsi in una «clava» sempre più imbarazzante per il Polo: i membri dell’opposizione da febbraio non partecipano più ai lavori (il caso «si è rivelato essere una montatura, sono state costruite prove false per accusare palesemente i leader dell’opposizione, la destra ha usato abbondantemente la calunnia per screditare in ogni modo i leader del centrosinistra», denunciò allora Fassino spiegando le ragioni dell’abbandono) e a metà luglio i pm che seguono le indagini del caso hanno chiesto l’archiviazione al gip di Torino.

Secondo Bielli, che è membro della commissione Mitrokhin, l’archiviazione del caso da parte della Procura di Roma «dice una cosa semplice: non c’è stato alcun problema di sicurezza nazionale e da questo punto di vista il ruolo dei servizi e dei governi è stato consono ai propri doveri. Solo Guzzanti può pensare cose diverse, ma ragiona più da giornalista che da Presidente di una Commissione parlamentare».

Guzzanti, che presiede la commissione, replica al deputato Ds minimizzando la portata dell’archiviazione («Bielli fa finta di confondere una inchiesta parlamentare con una inchiesta della magistratura») e prepara le prossime mosse. In questi giorni, insieme ad altri membri del centrodestra della Mitrokhin, il senatore di Forza Italia sta finendo di scrivere una relazione che presenterà a settembre alla riapertura del Parlamento. Nel testo sono contenute una serie di accuse molto gravi nei confronti dei vertici del Sismi, i servizi segreti militari, durante i governi dell’Ulivo. Nella relazione si punterà il dito sul generale Siracusa, direttore del Sismi con il governo Prodi, e sull’ammiraglio Battelli, che sostituì Siracusa dopo l’ottobre del ‘96 (governo D’Alema). L’accusa la preannuncia fin d’ora il vicecoordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto: «Hanno commesso una serie di irregolarità molto rilevanti proprio per evitare le conseguenze politiche del rapporto Mitrokhin, specie per quel che riguarda l’ala allora più filo governativa di Rifondazione comunista guidata dall’onorevole Cossutta».

La destra, insomma, non si arrende. La «clava» dopo l’archiviazione è molto meno pesante e anzi comincia anche ad assumere le sembianze di un boomerang, proprio come è successo con l’affare Telekom Serbia, ma non viene gettata a terra. La relazione a cui sta lavorando Guzzanti, fa sapere Enzo Fragalà, verrà inviata alla magistratura ordinaria e anche alla Procura militare. Dice l’esponente di An giudicando «criticabile» l’archiviazione: «Negli Stati Uniti, partendo dal dossier Mitrokhin, quattro persone hanno patteggiato l’ergastolo per evitare la sedia elettrica. In Francia ed in Gran Bretagna ci sono stati processi e condanne. In Italia la magistratura archivia».