L'importanza dell'allattamento al seno

di Francesca Gasparini

 

Non starò qui a farla lunga su quale funesta sventura sia stato l'avvento del latte artificiale nell'allattamento del neonato. Funesta sventura certo non per tutte quelle mamme che per motivi gravi di salute o per quelle pochissime che per motivi fisiologici non possono allattare al seno i figli (visto che da tempo ormai è tramontata la felice tradizione delle balie). Ma funesta sventura sì per quella massa incalcolabile di mamme che possono allattare i loro bimbi e che avrebbero potuto scoprire la gioia immensa di farlo (senza contare l'estremo vantaggio per la salute di quei pargoli) e non lo hanno fatto perché allettate dalla facilità di infilare qualche cucchiaio di polverina bianca in un biberon (e tradite da chi -pediatri, ostetriche ed esperti di ogni genere- avrebbe dovuto consigliare loro, imporre loro bonariamente ma seriamente, l'allattamento al seno e invece ha caldeggiato con leggerezza la bontà dei nuovi preparati). Alcune ipotesi sui danni dovuti all'uso del latte vaccino e del latte vaccino formulato per l'allattamento dei neonati le fa il dott. Proietti nel suo bellissimo intervento Alimentazione naturale vegetariana nell'infanzia.

Il latte artificiale, infatti, è pur sempre latte di mucca, trattato grazie alla più alta tecnologia contemporanea (?) e arricchito e aggiustato per le necessità del neonato (?), ma pur sempre latte di mucca. Il latte di mucca serve per far crescere il VITELLO (creatura che già alla nascita pesa più di quanto forse vostro figlio peserà da adulto). Gli elementi e i nutrienti presenti nel latte di mucca servono per soddisfare le necessità nutrizionali del vitello, non quelle dei nostri bambini. I nostri bambini hanno bisogno del latte della loro mamma per svilupparsi e crescere . E solo ed esclusivamente di quello, almeno fino a quando non sentiranno la necessità di mangiare anche qualcos'altro, cosa che non succederà prima dei sei-sette mesi di vita e in molti casi anche più tardi. E poi continueranno ad aver bisogno di quel latte anche nei mesi successivi. Il latte di mamma non è solo nutrimento per il corpo, ma anche per lo spirito. Della mamma e del bambino. È contatto, è calore, è protezione, è vita che scorre fra due corpi che si amano (è il proseguimento di quella liquida unione che li ha resi uno solo per nove mesi).

Ogni madre ha il diritto e il dovere di allattare il proprio bambino. Come ogni esperto di allattamento potrà dirvi (a questo proposito potete consultare l'eccezionale guida de La Leche Legue -lega internazionale che promuove l'allattamento al seno-, L'arte dell'allattamento materno) solo uno 0,2 per cento di donne presentano problemi fisiologici (come malformazioni o occlusioni dei dotti galattofori) che impediscono l'allattamento al seno. Tutte le altre donne che non "possono" allattare sono bloccate da problemi che esulano dalla fisiologia per entrare nell' incerto campo della psiche.

Spesso allattare non è una cosa così semplice, questo è vero. La naturalità di questo atto non assicura sulla sua immediata fattibilità. La complessità e l'estrema raffinatezza della nostra civiltà ci hanno forse fatto perdere un po' la mano, ci hanno deprivano di quella sapienza instintuale che presiede a tutti gli atti corporei primari. Spesso allattare, soprattutto all'inizio, nei primi giorni o mesi, richiede una grande determinazione e anche, a volte, spirito di sacrificio. Perché può succedere che il seno sia dolorante o addirittura che sanguini; può succedere che il bimbo fatichi ad attaccarsi o non si voglia attaccare affatto. Allora bisogna sopportare il dolore, non una volta giorno, ma cinque, sei sette volte al giorno, e tutti i giorni. Allora bisogna insistere, riprovare, senza estenuarsi però, senza spazientirsi, senza ossessionarsi, con pazienza e amore. Vi assicuro che per quanto difficile possa essere l'inizio dell'allattamento, per quanto stanche, depresse e sfiduciate possiate sentirvi, alla fine le cose si metteranno a posto. E allora ringrazierete voi stesse di non aver mollato.

A questo proposito voglio citare la mia esperienza. Ancora non ero incinta e già sapevo che avrei allattato al seno il mio bambino cercando di superare ogni ostacolo. Durante la gravidanza, serena e sana, l'unica angoscia è stata quella che ci potesse essere qualche impedimento fisico all'allattamento al seno. Non si può dire, dunque, che non fossi estremamente motivata. Arturo venne al mondo e si dimostrò che ero assolutamente in grado di produrre latte e nutrire correttamente il mio bambino. Solo che Arturo, purtroppo, non era di quei neonati che si attaccano fin dal primo istante come idrovore e sembra che abbiano "tittato" da sempre. Arturo era un pigrone. Si attaccava svogliatamente e male, procurandomi ferite dolorose ai capezzoli. Ogni volta che dovevo allattarlo piangevo come una disperata per il dolore terribile che provavo e per la delusione profonda. Tra una poppata e l'altra vivevo in un'angoscia spaventosa per il dolore che avrei dovuto sopportare, torturandomi incessantemente su quali potevano essere i motivi di questa esperienza devastante, su quali errori gravissimi avevo commesso. E l'insuccesso e il dolore non durò una settimana, né due, né un mese, ma ben tre lunghi, infiniti orribili mesi. Mesi durante i quali Arturo piangeva moltissimo e con grande intensità, compresi in seguito per via della fame (per far riposare un po' il mio seno dal dolore e il mio spirito dall'angoscia cercavamo di mantenere degli intervalli regolari di tre ore tra una poppata e l'altra, intervalli che il bimbo, molto attivo e robusto, non poteva sopportare). Non posso non ammettere che, nonostante la mia grande fiducia, l'estrema importanza che riponevo nell'allattamento al seno per far crescere in modo sano la mia creatura, la convinzione, la motivazione e la forza di volontà che mi sostenevano da dentro, nonostante tutto ciò ad un certo punto ho pensato di mollare. Era troppo. Troppo dolore, troppa stanchezza. Troppa delusione. Ma non ho mollato (devo dire anche, e soprattutto, grazie all'amorevole e sapiente soccorso della mia ostetrica Monica -quella che aveva fatto nascere Arturo in casa con la stessa naturalità con cui le nostre nonne romagnole un tempo cuocevano la piadina e di cui mi fidavo ciecamente-, esperta di allattamento al seno e piena di una positività e un buon senso che mi facevano sperare anche nei momenti più bui), dicevo, non ho mollato. E sono stata ripagata con mesi e mesi di un intenso e gioioso rapporto con il mio bimbo. Vedere crescere la propria creatura, florida e sana, sapendo che è solo il latte che il nostro corpo produce a nutrirlo e sostenerlo e vivificarlo è una delle esperienze più belle che si possano immaginare.

Arturo non ha preso null'altro che latte materno (neppure una goccia di acqua) per sei mesi interi, crescendo in alcuni mesi anche al ritmo di un chilo e più al mese.

Ecco, una esperienza faticosa che ha portato un lieto finale. Ma bisogna dire che la maggior parte delle mamme non incontrano tante difficoltà e ce n'è un buon numero che non sa neppure cosa siano le ragadi. E, comunque, ricordate, tutto passa, tutto si supera, con buona volontà e costanza.

E ricordate anche che allattare il proprio bimbo non è una schiavitù. Molte mamme dopo pochi mesi rinunciano perché si sentono troppo legate. Non possono allontanarsi neanche per mezza giornata perché il pupo le reclama. E allora cominciano a sostituire una poppata con il latte artificiale, tanto cosa vuoi che succeda, poi ne sostituiscono due e, naturalmente, il latte diminuisce (perché se il bimbo non tira il corpo capisce che deve produrre meno, più il bimbo tira più il corpo produce), la mamma comincia a dire che non ha più il latte o non ne ha abbastanza, che il bimbo ha fame e così l'allattamento al seno finisce. Ma vi chiedo di fermarvi a riflettere sul fatto che quel latte che potete dargli ora, non glielo potrete più dare; il vostro bambino vivrà forse 70 anni, 80, 90? Potete allora fare lo sforzo di dargli per sei, sette, otto, magari anche nove mesi o un anno quella linfa che costruirà le basi di tutta la sua vita. E poi sapete ci sono i tiralatte (anche quelli manuali, veramente pratici e silenziosi, sono efficientissimi e bastano nel caso non dobbiate stare fuori di casa per molte ore tutti i giorni). Per una mamma in piena produzione tirarsi diverse dosi di latte al giorno è un bazzecola. Potete tirarvelo ogni tanto, quando vi va, e metterlo in freezer, negli appositi sacchettini, per tirarlo fuori quando serve (così potrete andare a farvi un giro con le amiche sapendo che il vostro bimbo prende il vostro latte e voi non rischierete di perderlo). Io consiglio il tiralatte manuale della Avent, che si trova in tutte le farmacie a poche lire ed è molto funzionale (anche i sacchettini si trovano in farmacia).

Allora, auguri!

 

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