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AUTOPRESENTAZIONE

L’ interesse per la scrittura l’ho sempre avuto e lo faccio risalire a tempi lontanissimi ormai , quando scrivevo di notte sotto il lenzuolo alla luce di una piccola "pila", come si diceva in casa, appunti tirati via alla buona che erano però nelle mie intenzioni sottolineature importanti o commenti a fatti accaduti durante la giornata. Per me, per poter riassaporare piaceri o rivangare dolori. Tutto però finiva qui. Anche negli anni dell’ adolescenza, così ricchi di spunti e di desiderio di raccontarsi, l’idea di scrivere per essere letta mi sarebbe parsa colpevole: di narcisismo, di presunzione. E poi c’era il pudore che era insuperabile. E’ dovuto passare molto tempo perché, attraverso la conoscenza e la pratica del femminismo, ma anche le molte letture di narrativa al femminile, si maturasse la convinzione che era, oltreché un piacere, un diritto aggiungere anche il mio contributo a quello che altre donne avevano detto di se stesse o di altre. Perché in definitiva, si scrive per ripercorrere le vie interiori del proprio vissuto che è però anche per molti aspetti quello di tutte. Per cui questo sapere di essere in compagnia, di lanciare richiami che vengono raccolti e riconosciuti propri, di proporre storie che susciteranno un’emozione che forse non è tanto diversa da quella provata nello scriverle, dà un notevole stimolo alla scrittura e una bella gratificazione. Ne ho avuta la riprova, quando, con un’amica come me insegnante, scrissi nel 1988 "Madre e handicap", un libro che conteneva interviste a donne con figli che avevano seri problemi fisici e psichici, accompagnate da una nostra premessa. Ho sempre pensato che quel piccolo libro, passato quasi sotto silenzio, sia stato sottovalutato in un suo particolare aspetto. Infatti fa parte di un genere che scarseggia nel settore della ricerca sull’handicap, quello della documentazione sulle persone che vivono la realtà del disagio e ne portano il peso ( e che peso ), pur senza averlo di persona.

Ricevemmo in quell’occasione il consenso di molte donne che ci scrissero e vollero incontrarci, Ne scaturirono rapporti fecondi, alcuni dei quali durano ancora oggi. Ne ho fatta la verifica anche recentemente con "Una vita segreta" che mi ha dato il piacere di ricevere molte dichiarazioni del genere: non ti conoscevo, ora so che abbiamo le stesse emozioni - mi sono ritrovata in certe situazioni al punto tale che sembrava si parlasse di me - e via dicendo.

Non mi preoccupa il fatto che l’essere capita da molte donne che non hanno una particolare preparazione culturale possa significare coltivare una scrittura facile. Personalmente mi sento a volte infastidita dalle scritture difficili e ardue che, a mio parere, sciupano spesso la bellezza di un’idea o di un intreccio interessante. Come del resto mi sento lontana dalle scritture" moderne" e aggressive del tipo Rossana Campo o Aldo Busi. Il mio ideale di scrittura (se ha senso dire questo) è il Fenoglio di "Una questione privata" con quello stile struggente in cui la sinteticità esalta la pienezza emozionale. Accanto a lui metterei, pur tanto diversa ma ugualmente in presa diretta, Katherine Mansfield, che mi fa passare ore d’incanto coi suoi personaggi femminili vivaci e fragili, che sembrano quasi aspettare, ma anche sfidare, la sfortuna; con la semplicità splendida del quotidiano visto con gioia ma insieme col senso della precarietà e della imminente catastrofe. Fra i giovani leggo volentieri Paola Capriolo che sa cogliere il mistero che è nel reale. Questo mi fa pensare che non ho ancora scritto niente di approfondito dalla campagna e la natura in genere con la quale scopro legami profondi di complicità e con cui ho avuto un lungo rapporto privilegiato quando ero bambina e anche dopo. Ho passato infatti molte estati nella campagna umbra da cui provenivano i nonni materni. Era per me un ambiente aperto e liberante rispetto a quello di Firenze, la città dove sono nata e dove ho sempre vissuto. In città c’erano le amicizie insostituibili e gli impegni importanti, ma lì, in quell’angolo remoto, fra le case di tufo e i boschi di castagni, c’era un mondo da scoprire attraverso sensazioni nuove, a volte anche inquietanti, spesso, ripeto, liberatorie perché questo è uno degli aspetti della presenza naturale.

Mi attira l’idea di parlarne ora, anche perché tante riflessioni si sono sovrapposte e intrecciate a quelle esperienze lontane.

 

Firenze gennaio 2000

 

 

Giuliana Ponzio, Paola Galli – Madre e Handicap Feltrinelli 1988

Paola Galli – Pensione per sole donne – in "Racconti ed epistole del premio letterario Arquà Petrarca 1995 – Venilia Editrice, Montemerlo (PD)

Paola Galli – Viaggio alla Torre – in "Donne in viaggio per scoprire se stesse" a cura di D come Donna, 3° Concorso Letterario, Segrate (Milano) 1999

Paola Galli – Una vita segreta – Gazebo Ed. Firenze 1999

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