Centro Studi e Ricerche CELESTINO V 

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"I Castellidi Pietro"

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L'opera si articola su 8 capitoli così strutturati:

1. La Patria contesa: Breve storia della querelle

2 Isernia Indizi e prove pro e contro Isernia

3 S.Angelo Limosano S.Angelo Limosano

4 Macchia d'Isernia Macchia d'Isernia

5 Colli al Volturno Colli al Volturno

6 Per vederci meglio Analisi di alcune fonti storiche

7 Morrone del Sannio Indizi e prove pro e contro Morrone del Sannio

8 Molise Oppidum Molise

L'opera si articola su 8 capitoli così strutturati:

1. La Patria contesa: Breve storia della querelle

2 Isernia Indizi e prove pro e contro Isernia

3 S.Angelo Limosano S.Angelo Limosano

4 Macchia d'Isernia Macchia d'Isernia

5 Colli al Volturno Colli al Volturno

6 Per vederci meglio Analisi di alcune fonti storiche

7 Morrone del Sannio Indizi e prove pro e contro Morrone del Sannio

8 Molise Oppidum Molise

Dalla prefazione di Mons. Andrea Gemma

"L'autore di queste pagine, veramente sine ira et studio, ma con una documentazione inoppugnabile e rigorosamente comparata, passa in rassegna le varie ipotesi, vaglia e giudica, apprezza e demolisce con una freddezza direi sconcertante, per cui ciò che egli dice risulta straordinariamente convincente. Alla fine, invano si cercherebbe in questa catasta di documentazione una benchè minima propensione diremmo così sentimentale verso l'una o l'altra ipotesi. Il Grano si accontenta -e lo fa con l'arma del rigoroso ragionamento non senza condirlo con quell'ironia sottile che i grandi maestri conoscono e che talvolta rasenta il sarcasmo- di accatastare prove e controprove, argomentazioni e deduzioni, per cui le conclusioni vengono da se e chi si azzardi a replicare si trova inesorabilmente spiazzato.

Penso che quelli che cadono sotto la mannaia documentativa di queste pagine difficilmente potranno rialzarsi".

Dalla Postfazione di Onorato Bucci

"Lo studio di Grano, ad un tempo vichiano e gentiliano, si muove lungo la tradizione storiografica del rigore formale delle fonti, lontano, quindi, dalla determinata volontà di dover raggiungere necessariamente i risultati che ci si prefigge di voler ottenere da posizioni apoditticamente prescelte; metodo che èporta al non rigore scientifico anche da parte da chi ritiene l'Opus dello Stefaneschi attendibile solo nella parte che si confà alle proprie tesi per passare poi al testo del Tiraboschi sol perché così "conviene" alle posizioni assunte.

Grano è lontanissimo da questa Weltanschaung, e fa bene, perché egli elegge a verità solo i fatti e gli atti, solo cioè le fonti, e non le supposizioni ideologiche ed emotive che sono troppo spesso produzioni di fonti. In tal senso l'opera di Grano rappresenta un punto fondamentale della ricerca scientifica sui vari e pretesi luoghi luoghi che hanno dato (o avrebbero dato) la nascita a Pietro Angelerio, e un modello storiografico tanto più rigoroso perché viene da uno studioso che dalla ricerca scientifica non chiede prebende e allori, ma solo la gratitudine delle dottrina."

Brani Scelti dal testo

Sulla candidatura di Molise.

"Oggi Molise è uno dei più negletti comuni dell’omonima regione; l’amministrazione comunale è disastrata; la sede municipale è allestita in un vecchio e decrepito edificio, polveroso e pieno di scartoffie ammucchiate e abbandonate fra corridoi e stanze che odorano di muffa. Fra le anguste viuzze il silenzio è spettrale. Non ci sono bambini. L’emigrazione ha steso su quel poggio la sua coltre di silenzio e di morte: di rado si vede un passante e, se si trova, è vecchio e arranca faticosamente aggrappato al suo bastone. La popolazione supera di poco i cento abitanti. Da qui ai primi vagiti del terzo millennio quello che oggi è un deserto sarà una tomba. Triste e immeritato destino, se è vero che Molise deve aver avuto i suoi momenti di gloria, come è provato da un antico suggello che recava impressa la leggenda: "Universitas Molisij Caput Provinciae" (7), e se è vero inoltre che potrebbe essere stata la culla del più grande fra i molisani.

Molise, in quanto candidata alla paternità del Santo, occupa una posizione eccellente e risponde a tutti i requisiti richiesti e indicati dalle fonti: è vicina a Faifoli; non è lontano da Isernia; è (come gli altri candidati) in Terra di Lavoro, in Molise, in Abruzzo, nel regno di Napoli. All’epoca dei fatti non mancava il castello (8).

Era questo l’ "oscuro loco" in cui nacque Pietro? Forse. O forse non lo sapremo mai perché, come nel medio evo accadde ai suoi discepoli, capita oggi a noi di dover fare i conti con l’ostinato silenzio del Maestro. Fra i tanti misteri che circondano e oscurano la vicenda di Celestino, una certezza risplende: egli non parlò. Per una volta almeno, a modo suo, volle vendicarsi contro di noi, rumorosi, inopportuni e molesti disturbatori del suo estatico e impalpabile dialogo con Dio. Vendetta postuma, che lascia insoddisfatta la nostra curiosità ed inevasa la domanda che da settecento anni ripetutamente gli storici si pongono: dov’ è nato Pietro Angelerio del Morrone, Papa Celestino V?"

Il fuggiasco.

"…fuggire lontano dagli invidiosi fratelli che lo detestavano, perché temevano che egli " diventato letterato, dovesse tenerli soggetti e lamentavano che non istava bene ch’essi faticassero in beneficio e sollevamento della casa ed egli solo menasse vita oziosa e senza frutto". Fuggire lontano dall’ingombrante madre, dalla gente, dal villaggio, dai pettegolezzi delle comari, da quelle donnette che lo avevano caricato di un gravame insopportabile, quello del "bambino che fa i miracoli", del bambino strano e stravagante, "nato con la camicia"; fuggire per trovare, chissà come e dove, un rimedio al gravame della libido, a quelle impertinenti polluzioni notturne che lo insudiciavano davanti a Dio: ecco le molle che lo spingevano a cercare un luogo molto lontano, dalla "patria"; fuggire soprattutto dagli uomini, da quel vituperato "umano consorzio" di cui riferirà Bartolomeo da Trasacco nelle sua deposizione al processo di canonizzazione, che tanto velo poneva fra lui e lo Spirito Santo. Fugge Pietro dalla vita terrena, dalle incomprensibili e detestate cose terrene e dalle ambascie che affliggono i comuni mortali. Fugge da bambino e fuggirà da grande, sempre e solamente alla ricerca della solitudine agognata. Di grotta in grotta, di balza in balza, dalla "patria" a Faifoli, a Castel di Sangro, al Palleno, a S. Onofrio sul Morrone, sulla Maiella, alla Riparossa, in S. Giovanni di Legio, in Orfente, Pietro sarà sempre alla ricerca di una nuova tana, di un nuovo e più recondito anfratto sempre più inaccessibile e sempre più orrido per scoraggiare i suoi petulanti estimatori"

Tutti gli eremi di Celestino

- Grotta dello Scontrone presso Castel di Sangro
- Monte Palleno fra Castel di Sangro e Sulmona
- S. Maria e Santo Spirito del Morrone (Santo Spirito del Morrone)
- Grotta dell’orso sulla Maiella
- Grotta della Riparossa ( poi Santo Spirito della Maiella)
- S. Bartolomeo di Legio in territorio di Roccamorice
- S. Giovanni d’Orfente
- S. Croce del Morrone
- S. Onofrio del Morrone
- La cella che volle nel castello Angioino a L'Aquila
- La cella che volle in Castelnuovo a Napoli
- La cella che volle nel Castello di Fumone in cui morì
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