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Menawa

Dipinto da:
Charles Bird King
Washington, 1826

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Per un lungo tempo Menawa scrutò la grande distesa di terra e la piccola città. La sua gente lo chiamava, ma egli rimase lì come un uomo di pietra fino al tramonto del sole. Alla fine si allontanò. Quando i suoi guerrieri gli chiesero perché fosse rimasto così a lungo in un posto, egli replicò:

"Ieri sera ho visto il sole tramontare per l'ultima volta, e la sua luce splendere sulle cime degli alberi, e sulla terra, e sull'acqua che io non rivedrò mai più. Nessun'alta sera verrà, che porti agli occhi di Menawa i raggi del sole al tramonto sopra la casa che egli ha lasciato per sempre!"

Menawa, la cui audacia personale in guerra gli era valsa il titolo di Pazzo Cacciatore della Guerra, stava guidando il suo popolo nell'attraversamento del fiume Tallapoosa, in Alabama, per l'ultima volta, diretto nelle terre scure oltre il Mississippi, dove il Grande Padre aveva insistito che essi dovessero ora vivere.

[...]

Menawa era l'uomo forte dei Creek. Il colonnello McKenney lo chiamava il Rob Roy della frontiera meridionale del primo 1800. Mandriano, predatore, astuto commerciante, guerriero ed abile condottiero di guerra, egli era odiato e temuto, ma anche rispettato dai coloni bianchi lungo il fiume Cumberland.

Nella battaglia di Horseshoe, il 27 marzo 1814, egli fu ferito sette volte, ma continuò a combattere fino a collassare. Al crepuscolo la battaglia finì; del migliaio di guerrieri che erano andati in guerra, solo settanta erano sopravvissuti. Menawa consigliò ai suoi uomini di ritornare alle loro case e di "sottomettersi ai vincitori, e che ciascun uomo trattasse le proprie condizioni di pace meglio che potesse."

Quando la nazione Creek si divise sulla questione del trasferimento degli Indiani, Menawa guidò la fazione anti-americana contro William McIntosh, il capo Creek che sosteneva Washington. Dopo che McIntosh firmò il trattato di Indian Springs il 12 febbraio 1825, in cui i Creek vendevano le loro terre, il consiglio Creek ordinò la morte di McIntosh e degli altri capi che avevano firmato il trattato. Menawa fu scelto come sicario. Settantacinque giorni dopo la firma del trattato, Menawa e un gruppo di guerrieri uccisero McIntosh e i suoi seguaci.

[...]

Durante la guerra dei Seminole, il generale Thomas Sidney Jesup, un ex aiutante di Jackson, chiese a Menawa di agire assieme a un altro capo Creek, Opothe-Yoholo, come mediatore. Dopo che entrambi i capi fallirono come mediatori, Menawa condusse i suoi guerrieri nelle paludi per combattere a fianco degli uomini bianchi che detestava. Così come Opothe-Yoholo, egli aveva un'unica richiesta: che egli e la sua famiglia potessero rimanere nella loro terra e non essere costretti ad attraversare il Mississippi.

Egli ritornò per trovare le sue terre confiscate, le sue mandrie sparite e la sua famiglia trasferita ad ovest. Menawa con calma raccolse le sue poche cose e si preparò a raggiungere sua moglie ed i suoi figli. La notte prima di partire diede la copia del suo ritratto ad un vecchio amico, un uomo bianco.

"Me ne sto andando via," disse; "ti ho portato questo dipinto-vorrei che lo prendessi e lo appendessi nella tua casa in modo che, quando i tuoi bambini lo guarderanno, tu potrai dir loro cosa sono stato. Ti ho sempre trovato sincero nei miei confronti, ma per quanto possa essere grande il mio rispetto per te, non vorrei mai vederti nel nuovo territorio in cui mi sto recando, perché, quando avrò attraversato il grande fiume, il mio desiderio sarà di non vedere mai più la faccia di un uomo bianco!"

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