Questo
INCONTRO tutto bianco che si staglia lassù
sulla collina, dentro mura belle, alte, sono in molti a farlo
transitando sull'Aurelia.
I più pensano ad una delle tanto decantate Ville di Montenero
e dintorni . Ero una di questi.
Ma un afoso mattino di Agosto una mia amica proveniente da Milano
mi guidò fin lassù e scoprii il CARMELO.
La prima cosa mi colpì il panorama; la seconda le sue
abitanti!!!!
Dal
libro " UN CUORE PER LIVORNO" leggo:
- La prima pietra fu posta dal venerato Vescovo,
presenti i Superiori dell'Ordine e Madre Celina in una ventilata
mattina di sole; fui lassù con alcuni giovani amici e
ricordiamo ancora quello spettacolo e la Madre dalle poche parole,
traboccante di gioia e che comunicava forza e serenità.
Era il 15 ottobre 1937, festa di S. Teresa.
Sacrifici, attese, preghiere maturarono l'apertura del nuovo
monastero alla Comunità che vi si stabilì il 24
agosto 1938. -
Chi
racconta questa testimonianza è una figura conosciuta
a Livorno: Don Amedeo Tintori.
Sui
bagni, colpita dall'INCONTRO fatto, chiedo notizie.
Tutti ricordano che appena costruito subì le vicissitudine
della guerra; e la "storia" straordinaria della vocazione
contrastata e rocambolesca (perfino un processo) della prima
superiora, quella Madre Celina che nella vita si chiamava Evelina
Piccioli ed era di Livorno.
Avevo
lasciato la lettura del libro alla prefazione, ma a questo punto
la curiosità era tanta
..
Qui trascrivo solo (dalle memorie autobiografiche) un avvenimento
particolarissimo.
- Prima di visitare le diverse località
progettatici per la nostra fabbrica, io avevo chiesto a Santa
Teresa del Bambino Gesù un segno: di trovare una rosa
sul terreno da preferirsi, a manifestare dove piacesse al Buon
Dio venisse edificata la "nuova Colombaia" della Sua
celeste Madre.
Nessuna località ci soddisfece anche perché, essendo
noi scarse di mezzi finanziari, dovevamo acquistare un terreno
a prezzo modico e la cosa non era facile.
Tra i diversi luoghi proposti vi era pure Antignano che visitammo
per ultimo e fu qui che Santa Teresa del Bambino Gesù
rispose graziosamente alla nostra semplice richiesta.
Dallo scendere dall'auto una delle due Religiose gettò
un grido di gioia
ai nostri piedi, col sole che ardeva e
lo strapazzo del vento, vi era in terra una bella rosa bianca,
quasi rugiadosa, pareva recisa allora dalla pianta. Nessun giardino
d'intorno, ma solo campi e rustici casolari.
La rosa venne raccolta con commozione e fu deciso, presente mia
sorella Bianca e i Monsignori che ci accompagnavano interessati
per la Fondazione: "Qui sorgerà il Carmelo Livornese!"
La località pure con il suo panorama ci entusiasmò,
piccola altura circondata da collinette e dinanzi l'ampia stesa
del bel mare azzurro.-
Il
racconto autobiografico termina con la data del 24 agosto 1938.
Il libro in Appendice, ci riporta :
- Nel giugno 1939 venne per la Comunità,
ed in modo particolare per Madre Celina, allora Priora, la grande
prova della guerra.
Il monastero fu requisito dai soldati italiani che lo adibirono
ad osservatorio bellico. Sulla terrazza furono piazzate le radio
trasmittenti, i telefoni, le tende dei militari, che avevano
occupato anche tutta la parte esterna della casa non soggetta
alla clausura e i rustici dell'orto. Per ottenere di restare
in clausura la Comunità dovette assumersi la cucina degli
ufficiali.
Il 1° agosto 1943, quando i bombardamenti sulla città
di Livorno si fecero più frequenti, la salute di Madre
Celina non resse: fu costretta a lasciare il Monastero con altre
quattro Religiose con le quali prima trovò rifugio presso
le Suore Terziarie Carmelitane di Calci e poi alla Certosa.
Partiti i soldati italiani, il 13 settembre 1943, sopraggiunsero
i tedeschi che occuparono la parte esterna del Monastero e cinsero
di filo spinato tutto il colle, minandolo.
Fu proprio a causa dello scoppio di circa duecento mine che il
Monastero ebbe lesioni molto gravi tanto che tutta la Comunità,
su consiglio dei Superiori, fu costretta ad abbandonare la clausura
per trovare rifugio alla Certosa di Calci, che la ospitò
dal giugno 1944 al 24 maggio 1945. Così Madre Celina nell'esilio
si ritrovò con la Comunità riunita e prodigò
il suo gran cuore materno per sostenere le sorelle, incoraggiarle
ed animarle alla fiducia e al dono di se stesse.
Appena fu possibile, il 19 febbraio 1945, la coraggiosa Madre
con altre due sorelle venne ad Antignano, ma purtroppo poté
vedere il suo "Nido" solo dall'esterno, perché
occupato dai soldati inglesi.
Nel maggio 1945, finalmente, i soldati abbandonarono la nostra
casa, sulla quale, benché incustodita, aveva vegliato
la Presenza invisibile, la Madonna
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