STORIA
La
chiesa di Santa Caterina si trova nel cuore della città
di Livorno, la sua costruzione si deve all'Ordine Domenicano
che è presente a Livorno fin dal 1686.
Spronati dalla fede e dal seguito che la loro predicazione otteneva
in una città certamente multi etnica come Livorno, riuscirono
a farsi concedere un terreno vicino a quello adibito a cimitero
nel nuovo quartiere della Venezia Nuova. Questi erano gli anni
della costruzione della nuova città, che si avvalse dell'opera
di Mastri Veneziani per edificare su un territorio paludoso e
instabile: così anche la nostra chiesa poggia su pali
di pino verde che affondano nella melma e reggono l'intera struttura.
Nonostante le enormi difficoltà economiche in cui erano,
i Domenicani dunque non si fermano e nel 1720 il giorno di Santa
Marta (29 Luglio) si "principiò a sterrare i fondamenti
della nuova chiesa" e il 17 settembre fu collocata la prima
pietra con una solenne cerimonia articolatamente descritta in
documenti conservati all'Archivio di Stato: tutto il lavoro che
si sarebbe dovuto fare fu affidato alla protezione del Signore
e alla tutela delle reliquie della Santa patrona e di altri Santi
fra cui Santa Rosa da Lima, interrate intorno alla pietra angolare
del secondo pilastro a destra della porta principale. La chiesa
comincia su progetto del Del Fantasia architetto granducale,
prosegue dal 1729 sotto la direzione dell'architetto Saller e
successivamente del Masini, che la porterà a termine.
Si procede lentamente e secondo le entrate di cui i Domenicani
dispongono. Il progetto prevede un grande basamento ottagonale
all'interno dal quale si deve innalzare una snella cupola a otto
vele fino a raggiungere l'altezza di 63 metri, nel 1740 la cupola,
ormai a buon punto, sembra destare serie preoccupazioni sulla
sua stabilità e si procede a un "consulto" di
architetti fra cui il Fuga e il Chiaveri. Si decide così
di avvolgere la costruzione in un torrione ottagonale coperto
da un tetto che avrebbe dovuto terminare in una lanterna di marmo,
questa viene ordinata nel 1744, ma poi non se ne ha più
notizia. L'attuale lanterna in laterizio intonacato non troverà
collocazione fino al 1869 ad opera dell'architetto Dario Giacomelli,
mentre il progetto di una facciata di marmo con portico non avrà
addirittura mai seguito. Nel 1755 Mons. Guidi, pisano, benedirà
la chiesa, che, comunque verrà consacrata solamente nel
1822 da Mons. Gilardoni. Le peripezie dei domenicani e della
parrocchia che hanno fondato non si fermano con il completamento
della chiesa e del convento, quest'ultima avvenuta nel 1762:
il 25 Settembre 1785 Pietro Leopoldo di Lorena soppresse i Domenicani
e affidò nel 1790 l'officio della chiesa alla Compagnia
dei Santi Cosma e Damiano. Maria Luisa regina d'Etruria, con
decreto del 1803, fece ritornare i Domenicani con l'incarico
di continuare la parrocchia, ma nel 1808 è Napoleone che
confisca i beni religiosi e si appropria di tutta la fabbrica.
Nel 1817 i frati possono riprendere possesso della chiesa, ma
non del convento che era stato trasformato in carcere e non fu
mai più restituito. Si procede comunque al completamento
della decorazione della chiesa: nel 1855 viene affrescata la
sacrestia dagli artisti Cesare Maffei pittore e Pietro Calamai
decoratore, che si occupano anche della
decorazione delle otto vele della cupola e delle pareti, viene
anche donata dal Conte Filicchi alla Chiesa una grande pala lignea
del Vasari che rappresenta l'incoronazione di Maria Vergine.
Da allora fino agli inizi degli anni '90 la parrocchia viene
retta dall'Ordine dei Padri Domenicani, in quella data è
stata lasciata alla Curia Diocesana. La chiesa ha sopportato
senza danni la guerra nonostante che un bomba abbia distrutto
il vicinissimo ponte, non ha subito danni durante i terremoti,
ma nonostante questa forza strutturale si sono rivelati problemi
gravi per le decorazioni a causa delle infiltrazioni d'acqua,
che hanno causato irreparabili danni agli affreschi della cupola
e, sulla volta del coro, l'affresco che rappresentava la gloria
di Santa Caterina e stato definitivamente distrutto fin dagli
anni '40 del secolo scorso, non ne rimane che il frammento centrale
conservato nella Mostra. |
INTERNO
La
facciata della chiesa è incompiuta, le buche pontaie sono
chiaramente visibili così come le sezioni che avrebbero
dovuto servire per gli incastri del marmo, costituente la facciata
di stile barocco mai realizzata. Al di sopra del portale d'ingresso
il finestrone che reca le insegne dell'ordine domenicano, è
opera (1951) dell'artista Livornese contemporaneo Renato Natali.
A sinistra dell'entrata una statua lignea di Santa Caterina,
dello scultore livornese Cesare Tanini.
- Cappella
della Madonna di Montenero:
sull'altare quadro ligneo
della Madonna delle Grazie (XIX secolo) L'altare apparteneva
alla precedente chiesa di Santa Barbara così come le reliquie
di Santa Vigilia (compatrona di Livorno) custodite al suo interno,
i quadri rappresentanti il martirio della Santa e la sua protezione
sulla città. La lapide a lato dell'altare è la
riproduzione dell'originale che si conserva nei sotterranei della
chiesa, andato probabilmente perduto durante la traslazione.
- La
cantoria
del secolo XIX (?), si
trovava precedentemente nel coro dietro l'altare maggiore, sorregge
I' organo a canne del Franci (1762) monumento nazionale. Al di
sotto la porta laterale e in una nicchia Gesù nell'orto
degli ulivi (vedi cappella di Gesù della Pietà)
- Cappella
della Madonna del Rosario:
sull'altare, eseguito
nel 1756 da Bartolomeo Cassarrini e donato dalla Compagnia del
Rosario, tela che raffigura la madonna del Rosario con San Domenico
e Santa Caterina, scuola Toscana XV secolo. Nei due affreschi
di anonimo
ai lati (secolo XVIII) San Pio V, papa domenicano, in orazione
per la vittoria di Lepanto, e San Domenico che riceve il Rosario.
In una nicchia il Presepio di Cesare Tarrini (1922) scolpito
sul legno del seicento. Decorazioni alle pareti contemporanee
alla cupola.
- Cappella
di S. Caterina:
l'altare maggiore (1758)
in marmi policromi di Bartolomeo Cassarrini fu donato dalla Compagnia
di Santa Caterina (vedi sotterranei) Ai lati tele del senese
Lorenzo Grottanelli: Santa Caterina ad Avignone che esorta papa
Gregorio XI a tornare a Roma, e la traslazione a Siena del capo
della Santa. Sulla volta affresco del fiorentino Giuliano Traballesi
(XVIII secolo) che aveva dipinto anche la volta del coro ora
scomparsa. Dietro l'altare il coro ligneo è il più
antico della città (1604), precedentemente appartenuto
al Duomo, nel 1763 fu acquistato dai Domenicani. Sulla parete
di fondo notevole la pala lignea di Giorgio Vasari (1511-1574)
ideata per la cappella di San Michele in Vaticano, dono alla
nostra Chiesa del Conte Antonio Filicchi (vedi cappella di San
Vincenzo Ferrer). Alle pareti tele di ignoti del secolo XVIII.
- La
cappella
che precede l'ingresso
alla sacrestia è dedicata a San Giuseppe patrono
di Toscana. Sull'altare la tela raffigurante la sagra famiglia
è attribuita alla scuola del Passignano (1560-1535). Sulla
volta affresco rappresentante lo sposalizio di Maria Vergine
dei fratelli Jacopo e Antonio Terreni eseguito a spese della
Congregazione dei Legnaiuoli e Maestri d'ascia. Il trompe l'oeil
alla parete sono del XVIII secolo.
- La
Cappella di Gesù della Pietà una
volta era la terza entrata alla chiesa; fu deciso di organizzare
qui una cappella per meglio onorare l'immagine, ritenuta taumaturgica,
che viene conservata sull'altare. Precedentemente l'immagine
era all'ingresso della chiesa, oggetto di particolare devozione
da parte dei marittimi che qui venivano ad impetrare la grazia
del ritorno. La statua fa parte di un gruppo di sei di cui cinque
presenti nella in questa chiesa mentre la sesta si trova nella
chiesa di San Ferdinando. Volute all'inizio del XVIII secolo
dalla pietà religiosa del Granduca Cosimo III, furono
modellate in cartapesta da Giovanni da Mentone, cappellano cappuccino
dei galeotti del bagno penale e probabilmente da essi aiutato
nell'opera, si vede chiaramente la "differenza di mano"
fra le figure. La strada che le ha portate in questa chiesa si
ignora, resta il fatto che le figure, che rappresentano la Passione
di Nostro Signore Gesù Cristo, erano state pensate e collocate
nell'ospedale sorto al posto del bagno penale del bastione del
Villano, quando quest'ultimo fu trasportato in Fortezza Vecchia.
Rappresentando il dolore fisico del Redentore ed avevano lo scopo
di alleviare le sofferenze dei pazienti, che ad esse si rivolgevano
per ottenere grazie. Ed ecco il fiorire di una devozione che
si concentra nella figura di
"Gesù della canna" [vedere INCONTRO
N.ro 23]
così chiamato
per la scettro denigratorio che regge, come si legge nelle sacre
scritture; rappresenta
Gesù nel pretorio mentre le altre figure sono: Gesù
flagellato alla colonna e Gesù sulla via della Croce (nella
stessa cappella),
Gesù nell'orto degli ulivi (di fronte sotto la cantoria)
mentre, nella chiesa di San Ferdinando, si trova Gesù
deposto. L'ultima figura è quella di Maria Addolorata
che si trova nella Mostra d' Arte Sacra. Intorno a queste figure
c'è stata la fioritura di pittoresche opere d'arte una
piccola collezione di ex-voto dipinti che si trova alla Mostra,
interessante soprattutto perché dal momento che la devozione
a Gesù della Canna era ristretta alla Città di
Livorno conserva un'interessante testimonianza storica per la
città sia dal punto di vista figurativo paesaggistico,
da quello linguistico fino a quello degli eventi storici.
- La
cappella di S. Vincenzo Ferrer
era originariamente dedicata
a S Tommaso d'Aquino come testimonia l'affresco della volta che
rappresenta il trionfo del Santo (ignoto secolo XVIII), La cappella
fu eretta con il contributo dei cattolici orientali di lingua
araba, a testimonianza stanno le lapidi sul pavimento dell'altare
un pregevole reliquiario statua in legno raffigurante S. Vincenzo
Ferrer (ignoto XVIII) Interessanti confessionali lignei del 1700
e una lapide che ricorda come la statunitense S. Anna Seton (canonizzata
da Paolo VI nel 1976), non ancora convertita al cattolicesimo,
venisse qui ad ascoltare la Messa, mentre ora ospite dei Conti
Filicchi.
- La
cupola
affrescala negli anni
'60 del XIX secolo da Cesare Maffei rappresenta sulle otto vele:
i quattro evangelisti, S. Domenico che riceve il rosario da Maria
Vergine e le storie di Maria.
- La
sacrestia
della Chiesa ha la volta
completamente affrescata nel 1855 dal pittore Cesare Maffei e
dal Decoratore Pietro Calamai, gli stessi che hanno affrescato
la cupola. Fra le volute nelle lunette sono dipinti gli stemmi
del Papi appartenuti all'Ordine dei Domenicani, versetti del
salmo 115 e una frase dal vangelo di Giovanni. Il mobilio è
originale, e all'interno dei grandi armadi è conservata
quella che probabilmente è la più ricca collezione
di paramenti della città di Livorno.
- Sotto
la Sacrestia, il coro, l'altare maggiore e il convento si sviluppano i
sotterranei;
hanno occupato un ruolo
importante nella storia della chiesa, permettendo, grazie agli
introiti che i Domenicani recuperavano affittandoli, la costruzione
di tanta parte della Chiesa, Durante l'anno duemila la dott.
Ada Amadei del Gruppo di Antropologia del Museo di Storia Naturale
di Livorno ha operato uno studio dei resti conservati nella sepoltura
sotto l'altare maggiore, la camera mortuaria privilegiata dalla
Compagnia di Santa Caterina, che aveva donato in cambio l'altar
maggiore. Lo studio ha permesso di compiere ulteriori studi sulla
storia della chiesa, sulla sua costruzione e ha prodotto un interessante
lavoro sulla Compagnia stessa dal punto di vista antropologico.
I risultati sono riportati in una Pubblicazione "La Cripta
di Santa Caterina da Siena" a cura di Ada Amadei, Clara
Errico, Michele Montanelli. Nella Mostra è esposta una
parte dei ritrovamenti. I sotterranei sono visitabili.
- La
Mostra D'arte Sacra
allestita al II piano
del convento è collocata nell'appartamento che una volta
corrispondeva al piano delle celle private, comprende una piccola
cappella, dove i Domenicani si riunivano per le preghiere serali.
La cappella deve essere stata concepita in epoca relativamente
recente, ovvero dopo la seconda restituzione ed è interessante
osservare come la riduzione dello spazio disponibile abbia indotto
a utilizzare ogni vano, come ad esempio la cappella stessa all'interno
di un pilastro e l'anticappella all'interno del campanile. Qui
sono conservati ed esposti molti preziosi reliquiari per lo più
di epoca settecentesca, la collezione di ex Voto dipinti in devozione
a Gesù della Pietà e una parte, a rotazione, dei
paramenti liturgici antichi.
[tratto
da: Piccola guida della Chiesa di Santa Caterina in Livorno e
delle sue opere - Ed. 2002] |