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La Chiesa di Santa Caterina a Livorno
   

Questo, più che un incontro, è un "NON INCONTRO" con il Vasari: infatti, andata alla Chiesa di Santa Caterina, dove le impalcature cominciano a diminuire, non vedo più la sua pala lignea che raffigura l'Incoronazione di Maria Vergine: è stata infatti inviata a Firenze per il restauro. Ne approfitto per rivisitare la Chiesa...



foto ed elaborazione grafica di
Giancarlo BARSOTTI
[ presente con altre opere nella sezione AMICI ]

STORIA

La chiesa di Santa Caterina si trova nel cuore della città di Livorno, la sua costruzione si deve all'Ordine Domenicano che è presente a Livorno fin dal 1686.
Spronati dalla fede e dal seguito che la loro predicazione otteneva in una città certamente multi etnica come Livorno, riuscirono a farsi concedere un terreno vicino a quello adibito a cimitero nel nuovo quartiere della Venezia Nuova. Questi erano gli anni della costruzione della nuova città, che si avvalse dell'opera di Mastri Veneziani per edificare su un territorio paludoso e instabile: così anche la nostra chiesa poggia su pali di pino verde che affondano nella melma e reggono l'intera struttura.
Nonostante le enormi difficoltà economiche in cui erano, i Domenicani dunque non si fermano e nel 1720 il giorno di Santa Marta (29 Luglio) si "principiò a sterrare i fondamenti della nuova chiesa" e il 17 settembre fu collocata la prima pietra con una solenne cerimonia articolatamente descritta in documenti conservati all'Archivio di Stato: tutto il lavoro che si sarebbe dovuto fare fu affidato alla protezione del Signore e alla tutela delle reliquie della Santa patrona e di altri Santi fra cui Santa Rosa da Lima, interrate intorno alla pietra angolare del secondo pilastro a destra della porta principale. La chiesa comincia su progetto del Del Fantasia architetto granducale, prosegue dal 1729 sotto la direzione dell'architetto Saller e successivamente del Masini, che la porterà a termine. Si procede lentamente e secondo le entrate di cui i Domenicani dispongono. Il progetto prevede un grande basamento ottagonale all'interno dal quale si deve innalzare una snella cupola a otto vele fino a raggiungere l'altezza di 63 metri, nel 1740 la cupola, ormai a buon punto, sembra destare serie preoccupazioni sulla sua stabilità e si procede a un "consulto" di architetti fra cui il Fuga e il Chiaveri. Si decide così di avvolgere la costruzione in un torrione ottagonale coperto da un tetto che avrebbe dovuto terminare in una lanterna di marmo, questa viene ordinata nel 1744, ma poi non se ne ha più notizia. L'attuale lanterna in laterizio intonacato non troverà collocazione fino al 1869 ad opera dell'architetto Dario Giacomelli, mentre il progetto di una facciata di marmo con portico non avrà addirittura mai seguito. Nel 1755 Mons. Guidi, pisano, benedirà la chiesa, che, comunque verrà consacrata solamente nel 1822 da Mons. Gilardoni. Le peripezie dei domenicani e della parrocchia che hanno fondato non si fermano con il completamento della chiesa e del convento, quest'ultima avvenuta nel 1762: il 25 Settembre 1785 Pietro Leopoldo di Lorena soppresse i Domenicani e affidò nel 1790 l'officio della chiesa alla Compagnia dei Santi Cosma e Damiano. Maria Luisa regina d'Etruria, con decreto del 1803, fece ritornare i Domenicani con l'incarico di continuare la parrocchia, ma nel 1808 è Napoleone che confisca i beni religiosi e si appropria di tutta la fabbrica.
Nel 1817 i frati possono riprendere possesso della chiesa, ma non del convento che era stato trasformato in carcere e non fu mai più restituito. Si procede comunque al completamento della decorazione della chiesa: nel 1855 viene affrescata la sacrestia dagli artisti Cesare Maffei pittore e Pietro Calamai decoratore, che si occupano anche [ cliccare sull'immagine per ingrandirla ]della decorazione delle otto vele della cupola e delle pareti, viene anche donata dal Conte Filicchi alla Chiesa una grande pala lignea del Vasari che rappresenta l'incoronazione di Maria Vergine. Da allora fino agli inizi degli anni '90 la parrocchia viene retta dall'Ordine dei Padri Domenicani, in quella data è stata lasciata alla Curia Diocesana. La chiesa ha sopportato senza danni la guerra nonostante che un bomba abbia distrutto il vicinissimo ponte, non ha subito danni durante i terremoti, ma nonostante questa forza strutturale si sono rivelati problemi gravi per le decorazioni a causa delle infiltrazioni d'acqua, che hanno causato irreparabili danni agli affreschi della cupola e, sulla volta del coro, l'affresco che rappresentava la gloria di Santa Caterina e stato definitivamente distrutto fin dagli anni '40 del secolo scorso, non ne rimane che il frammento centrale conservato nella Mostra.

INTERNO

La facciata della chiesa è incompiuta, le buche pontaie sono chiaramente visibili così come le sezioni che avrebbero dovuto servire per gli incastri del marmo, costituente la facciata di stile barocco mai realizzata. Al di sopra del portale d'ingresso il finestrone che reca le insegne dell'ordine domenicano, è opera (1951) dell'artista Livornese contemporaneo Renato Natali.
A sinistra dell'entrata una statua lignea di Santa Caterina, dello scultore livornese Cesare Tanini.

  1. Cappella della Madonna di Montenero: sull'altare quadro ligneo della Madonna delle Grazie (XIX secolo) L'altare apparteneva alla precedente chiesa di Santa Barbara così come le reliquie di Santa Vigilia (compatrona di Livorno) custodite al suo interno, i quadri rappresentanti il martirio della Santa e la sua protezione sulla città. La lapide a lato dell'altare è la riproduzione dell'originale che si conserva nei sotterranei della chiesa, andato probabilmente perduto durante la traslazione.
  2. La cantoria del secolo XIX (?), si trovava precedentemente nel coro dietro l'altare maggiore, sorregge I' organo a canne del Franci (1762) monumento nazionale. Al di sotto la porta laterale e in una nicchia Gesù nell'orto degli ulivi (vedi cappella di Gesù della Pietà)
  3. Cappella della Madonna del Rosario: sull'altare, eseguito nel 1756 da Bartolomeo Cassarrini e donato dalla Compagnia del Rosario, tela che raffigura la madonna del Rosario con San Domenico e Santa Caterina, scuola Toscana XV secolo. Nei due affreschi di anonimo ai lati (secolo XVIII) San Pio V, papa domenicano, in orazione per la vittoria di Lepanto, e San Domenico che riceve il Rosario.
    In una nicchia il Presepio di Cesare Tarrini (1922) scolpito sul legno del seicento. Decorazioni alle pareti contemporanee alla cupola.
  4. Cappella di S. Caterina: l'altare maggiore (1758) in marmi policromi di Bartolomeo Cassarrini fu donato dalla Compagnia di Santa Caterina (vedi sotterranei) Ai lati tele del senese Lorenzo Grottanelli: Santa Caterina ad Avignone che esorta papa Gregorio XI a tornare a Roma, e la traslazione a Siena del capo della Santa. Sulla volta affresco del fiorentino Giuliano Traballesi (XVIII secolo) che aveva dipinto anche la volta del coro ora scomparsa. Dietro l'altare il coro ligneo è il più antico della città (1604), precedentemente appartenuto al Duomo, nel 1763 fu acquistato dai Domenicani. Sulla parete di fondo notevole la pala lignea di Giorgio Vasari (1511-1574) ideata per la cappella di San Michele in Vaticano, dono alla nostra Chiesa del Conte Antonio Filicchi (vedi cappella di San Vincenzo Ferrer). Alle pareti tele di ignoti del secolo XVIII.
  5. La cappella che precede l'ingresso alla sacrestia è dedicata a San Giuseppe patrono di Toscana. Sull'altare la tela raffigurante la sagra famiglia è attribuita alla scuola del Passignano (1560-1535). Sulla volta affresco rappresentante lo sposalizio di Maria Vergine dei fratelli Jacopo e Antonio Terreni eseguito a spese della Congregazione dei Legnaiuoli e Maestri d'ascia. Il trompe l'oeil alla parete sono del XVIII secolo.
  6. La Cappella di Gesù della Pietà una volta era la terza entrata alla chiesa; fu deciso di organizzare qui una cappella per meglio onorare l'immagine, ritenuta taumaturgica, che viene conservata sull'altare. Precedentemente l'immagine era all'ingresso della chiesa, oggetto di particolare devozione da parte dei marittimi che qui venivano ad impetrare la grazia del ritorno. La statua fa parte di un gruppo di sei di cui cinque presenti nella in questa chiesa mentre la sesta si trova nella chiesa di San Ferdinando. Volute all'inizio del XVIII secolo dalla pietà religiosa del Granduca Cosimo III, furono modellate in cartapesta da Giovanni da Mentone, cappellano cappuccino dei galeotti del bagno penale e probabilmente da essi aiutato nell'opera, si vede chiaramente la "differenza di mano" fra le figure. La strada che le ha portate in questa chiesa si ignora, resta il fatto che le figure, che rappresentano la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, erano state pensate e collocate nell'ospedale sorto al posto del bagno penale del bastione del Villano, quando quest'ultimo fu trasportato in Fortezza Vecchia. Rappresentando il dolore fisico del Redentore ed avevano lo scopo di alleviare le sofferenze dei pazienti, che ad esse si rivolgevano per ottenere grazie. Ed ecco il fiorire di una devozione che si concentra nella figura di "Gesù della canna" [vedere INCONTRO N.ro 23] così chiamato per la scettro denigratorio che regge, come si legge nelle sacre scritture; [ cliccare sull'immagine per ingrandirla ]rappresenta Gesù nel pretorio mentre le altre figure sono: Gesù flagellato alla colonna e Gesù sulla via della Croce (nella stessa [ cliccare sull'immagine per ingrandirla ]cappella), Gesù nell'orto degli ulivi (di fronte sotto la cantoria) mentre, nella chiesa di San Ferdinando, si trova Gesù deposto. L'ultima figura è quella di Maria Addolorata che si trova nella Mostra d' Arte Sacra. Intorno a queste figure c'è stata la fioritura di pittoresche opere d'arte una piccola collezione di ex-voto dipinti che si trova alla Mostra, interessante soprattutto perché dal momento che la devozione a Gesù della Canna era ristretta alla Città di Livorno conserva un'interessante testimonianza storica per la città sia dal punto di vista figurativo paesaggistico, da quello linguistico fino a quello degli eventi storici.
  7. La cappella di S. Vincenzo Ferrer era originariamente dedicata a S Tommaso d'Aquino come testimonia l'affresco della volta che rappresenta il trionfo del Santo (ignoto secolo XVIII), La cappella fu eretta con il contributo dei cattolici orientali di lingua araba, a testimonianza stanno le lapidi sul pavimento dell'altare un pregevole reliquiario statua in legno raffigurante S. Vincenzo Ferrer (ignoto XVIII) Interessanti confessionali lignei del 1700 e una lapide che ricorda come la statunitense S. Anna Seton (canonizzata da Paolo VI nel 1976), non ancora convertita al cattolicesimo, venisse qui ad ascoltare la Messa, mentre ora ospite dei Conti Filicchi.
  8. La cupola affrescala negli anni '60 del XIX secolo da Cesare Maffei rappresenta sulle otto vele: i quattro evangelisti, S. Domenico che riceve il rosario da Maria Vergine e le storie di Maria.
  9. La sacrestia della Chiesa ha la volta completamente affrescata nel 1855 dal pittore Cesare Maffei e dal Decoratore Pietro Calamai, gli stessi che hanno affrescato la cupola. Fra le volute nelle lunette sono dipinti gli stemmi del Papi appartenuti all'Ordine dei Domenicani, versetti del salmo 115 e una frase dal vangelo di Giovanni. Il mobilio è originale, e all'interno dei grandi armadi è conservata quella che probabilmente è la più ricca collezione di paramenti della città di Livorno.
  10. Sotto la Sacrestia, il coro, l'altare maggiore e il convento si sviluppano i sotterranei; hanno occupato un ruolo importante nella storia della chiesa, permettendo, grazie agli introiti che i Domenicani recuperavano affittandoli, la costruzione di tanta parte della Chiesa, Durante l'anno duemila la dott. Ada Amadei del Gruppo di Antropologia del Museo di Storia Naturale di Livorno ha operato uno studio dei resti conservati nella sepoltura sotto l'altare maggiore, la camera mortuaria privilegiata dalla Compagnia di Santa Caterina, che aveva donato in cambio l'altar maggiore. Lo studio ha permesso di compiere ulteriori studi sulla storia della chiesa, sulla sua costruzione e ha prodotto un interessante lavoro sulla Compagnia stessa dal punto di vista antropologico. I risultati sono riportati in una Pubblicazione "La Cripta di Santa Caterina da Siena" a cura di Ada Amadei, Clara Errico, Michele Montanelli. Nella Mostra è esposta una parte dei ritrovamenti. I sotterranei sono visitabili.
  11. La Mostra D'arte Sacra allestita al II piano del convento è collocata nell'appartamento che una volta corrispondeva al piano delle celle private, comprende una piccola cappella, dove i Domenicani si riunivano per le preghiere serali. La cappella deve essere stata concepita in epoca relativamente recente, ovvero dopo la seconda restituzione ed è interessante osservare come la riduzione dello spazio disponibile abbia indotto a utilizzare ogni vano, come ad esempio la cappella stessa all'interno di un pilastro e l'anticappella all'interno del campanile. Qui sono conservati ed esposti molti preziosi reliquiari per lo più di epoca settecentesca, la collezione di ex Voto dipinti in devozione a Gesù della Pietà e una parte, a rotazione, dei paramenti liturgici antichi.

[tratto da: Piccola guida della Chiesa di Santa Caterina in Livorno e delle sue opere - Ed. 2002]

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