in questo sito   la storia di questa notte   amici   ospiti   artisti   Sant'Agata   Livorno   Firenze   rilancio   realized   home

All'ombra e al sole
di Giuliana Parigi

[Silvestro Lega - Verso il Gabbro ]
 

Chi l'avrebbe mai detto! Caterina Parrini, classe di ferro 1940 (come dicevano i suoi fratelli), colf ad ore, si trovava in prima fila proprio accanto al sindaco, al parroco, e alle altre autorità. Non solo! Al momento del taglio del nastro, il sindaco volle che fosse lei a farlo. Era tutta rossa e tremava per l'emozione ma anche per la soddisfazione. Si era fatta un cappotto nuovo, grigio spigato e sfoggiava un colletto di pelliccia ampio che le aveva regalato la signora presso la quale lavorava.
Il nastro cadde, tutti batterono le mani calorosamente ed entrarono nel parco. Nel primo parco della loro cittadina.
Erano stati predisposti dei tavoli con un piccolo rinfresco; al muro risplendevano, illuminati dal sole, i disegni a colori vivacissimi dei bambini delle elementari.
Cominciarono alcuni discorsi di circostanza da parte del sindaco, del parroco e della marchesa. Tutti fecero cenno all'attività svolta da Caterina. Ogni volta che il suo nome veniva pronunciato si levava uno scroscio di applausi. Finì per commuoversi e mettersi a piangere. Per fortuna il rinfresco riportò le cose alla normalità.
Con un bicchiere in mano ed un salatino in bocca, Caterina ammirò il "suo" parco. Aveva la forma di un triangolo dai lati quasi uguali. Era piccolo e forse non era il caso di chiamarlo parco! Ma possedeva un bel boschetto di querce, delle siepi di alloro che formavano una specie di stella, ed un prato assolato di fronte ad una piccola costruzione. Il comune aveva provveduto a mettere panchine e illuminazione e a sistemare i vialetti.
Sul cancello di ingresso era stato lasciato lo stemma della marchesa.
I cittadini avevano preso subito possesso del parco sciamando ognidove. I più stavano sul prato al sole. La temperatura era rigida, tipicamente invernale ma il sole aveva voluto essere presente a questo avvenimento. Caterina godeva anche della bella giornata; le sembrava che lì il sole fosse più splendente e il cielo più terso, più azzurro. I bambini erano, ovviamente, i più felici e già si rincorrevano e giocavano. Pensò al nipotino che presto l'avrebbe fatta nonna e per il quale si era gettata in quell'avventura. Lontano andò la sua mente..... fino all'infanzia al mare. Al suo paese proprio oggi festeggiavano "la primavera a mare": le barche prendevano il largo e gettavano ghirlande sotto gli occhi di tutti dalla riva. Poi sulla piazza veniva distribuito pesce fritto, pane abbrustolito e condito con olio, vino a volontà. Finiva sempre con balli, canti e scherzi. Ma la vita era dura gli altri giorni e i suoi erano venuti in questa cittadina più a nord. Qui si era fatta grande e da marito.
Caterina sospirò più volte e riportò la sua attenzione al parco.
Cercò il parroco; voleva fargli ammirare la meridiana che c'era sulla costruzione e farsi tradurre la scritta in latino. -Qui c'è l'ombra ed il sole, insomma c'è tutta la vita cara Caterina. Ora che finalmente c'è un parco, spero di campare un altro poco! Te che ne dici?- Era bello sentirsi dire così dal Sig. Alfonso, maestro in pensione da tantissimi anni, presto avrebbe festeggiato gli ottantanni.
Tutti avevano da dirle qualcosa, da farle festa e complimenti: una sottile malinconia si stava impadronendo di lei, già la sua mente ritornava al vivere quotidiano carico di affanni e di problemi. E proprio dal più grosso, enorme, terribile, pazzesco, problema della sua vita era nata anche una vita tutta nuova. Ma di questo Caterina parlava malvolentieri, eran cose tanto delicate e riservate che toccavano nel profondo.
La festeggiata non era solo lei ma anche le altre donne che strada facendo aveva incontrato e coinvolto nell'impresa "parco".
E anche diversi uomini dai quali avevano avuto aiuto, consigli. Pochi, a dire il vero, avevano creduto in loro. Certo qualcuno si era dimostrato "stupito" quando alle loro riunioni non aveva sentito chiacchiere da donne come pensava......
Come tutte le feste anche questa era finita; alla spicciolata tutti uscirono e per oggi il parco rimarrà ancora chiuso, ma da domani ognuno potrà scegliere di stare all'ombra od al sole.
Nella vita non era così, pensava Caterina, si vorrebbe stare sempre al sole, ma arrivano anche tante ombre: a volte sono cercate.... più spesso.... arrivano e basta.
Le donne del Comitato si abbracciarono e baciarono. Luana fatti pochi passi si fermò di botto, si girò indietro per chiedere: -quando ci troviamo?- Le parole le morirono in gola. Non c'era più da trovarsi, l'obbiettivo era stato raggiunto; già non c'era più motivo di trovarsi. Eppure...
L'incontro con Caterina era stato proprio buffo! Si erano scontrate ad una angolo con le biciclette; tutte e due cariche di sporte della spesa, tutte due di corsa e già con la mente a cosa cucinare: la spesa dell'una e dell'altra si era sparsa per ogni dove per la strada, fermando il traffico. In fretta e alla rinfusa avevano raccolto insieme mettendo tutto nelle borse senza dividere. Luana aveva invitato a casa sua Caterina per riprendersi ognuna la sua spesa. In casa avevano finito per ridere della scena, per medicarsi e per presentarsi. E chissà come venne fuori la storia del parco donato dalla marchesa al Comune ma che nessuno si decideva a far sistemare ed aprire.
-Perché, lei che è professoressa non scrive una letterina ben fatta al Comune. Lei ha studiato, lei saprà di sicuro anche a chi mandarla.-
-Lo chiederò alla mia amica Piera; lavora proprio in Comune.-
Luana fu di parola e poiché Piera abitava proprio nelle vicinanze del parco, si dette subito da fare, la cosa la interessava da vicino. E così erano già in tre, anzi in quattro perché Caterina giorno dopo giorno, aveva rimesso entusiasmo anche nella marchesa, la donatrice.

Per fortuna la casa era ancora silenziosa; Caterina si levò in fretta i vestiti della festa e indossò una vecchia gonna lunga e il solito golf bordeaux. Seduta sul letto cominciò a scrivere una lettera alla sua amica.

" Cara Antonietta quello che mi è capitato oggi è stato così bello che o pensato di fartelo sapere. O fatto aprire io il parco che la marchesa dove lavoro aveva regalato al comune ma lui non ne faceva nulla lo teneva lì a riempirsi di erbacce e poi cascava anche il muro di cinta. Quando sarà nato il mio primo nipotino lo potrò portare a prendere una boccata d'aria visto che in casa siamo tanto stretti non ciabbiamo nemmeno un terrazzino. Come sai o dovuto cambiare casa questa è tutta umida e piena di muffa. Ma, ringraziando il Signore, sempre una casa è; non siamo per la strada come i disgraziati. Credo di aver fatta la mia bella figura accanto a tutte le persone importanti della città e il nastro lo tagliato con le mie mani, sai il nastro che mettono per le nagurazioni come si vede alla televisione che fanno anche i ministri. Sinceramente non sono stata solo io a farlo aprire, io ho avuto l'idea per via del mio nipotino, ma tante signore mi hanno aiutato. O conosciuto tante donne e a parte la soddisfazione di aprire il parco mi a fatto tanto piacere parlare con queste signore molte anche struite perfino professoresse e maestre o che lavorano negli uffici che contano. Eravamo giovani e vecchie insieme molte fanno parte di gruppi che io non sapevo nemmeno esistessero al momdo. Cosa vuoi che ti dica Antonietta forse aveva ragione la mia mamma che tutto il male non vien per nuocere. Mi sembra di aver aperto gli occhi solo ora sulle cose che ci sono nel mondo. Te non ci crederai ma o cominciato anche a leggere dei libri che mi ha prestato una di quelle signore e poi a lavoro dalla signora marchesa tutti i giorni vuole che sia io a leggere il giornale e lei capisce subito da come leggo se o capito o no, se no me lo spiega. Così ora so un sacco di cose non che siano molto belle anzi il mondo pare vada tutto di traverso ma non so come spiegarti, te lo dirò a voce quando vengo al paese. Come era la festa da voi oggi? credevi melo fossi dimenticata? Mi pare di mangiarlo il pesce fritto in piazza.
Ti o voluto tenere allegra e contenta perché dice che le disgrazie a rammentarle vengono e poi non si può star sempre a piangere però cio un gran macello cara Antonietta e vivo in una grande angoscia. Questa angoscia dice il dottore mi fa ingrassare e io mi vergogno anche di questo che mi fa ingrassare e non diventare la statua del dolore tutta patita. Ma forse è meglio così perché nessuno se ne accorge e non mi domanda e io non devo raccontare le mie tristezze che mi fanno piangere giorno e notte. Quando stavo con tutte le signore non piangevo e non ci pensavo.
Ti ricordi quando la maestra ci diceva che l'unione fa la forza che in compagnia prese moglie un frate forse questo lo diceva tua zia Anselma o che le bambine sono uguali ai bambini? era vero.
Salutami tutti e scrivimi tanto noi gli errori non li correggiamo perché non li vediamo! Baci a Pasqualino. tua amica Caterina"

La rilesse due o tre volte, la chiuse bene bene e la infilò subito in borsa per non lasciarla a giro e non dimenticare di impostarla. Faceva fatica a ricalarsi nella casalinga ma pensò, sorridendo, che domani poteva passare un attimo dal parco e fermarsi, sempre un attimo, a scambiare due chiacchiere con qualcuno sulla panchina.
Un attimo..... ma aveva scoperto che, non sapeva dirlo cosa provava, ma si sentiva meglio e quell'attimo tutto per sé, le dava la carica per tutti gli altri attimi di cui era fatta una giornata.

L'indomani la marchesa le fece un regalo strepitoso!
-Caterina vestimi, per favore. Usciamo, andiamo al parco a vedere se davvero la gente sentiva il bisogno di questo spazio verde.-
Caterina quasi volava leggera mentre preparava la signora e ancora più allegramente spinse la carrozzella fino al cancello.
Salutarono il dr. Brettoni, gran politicante, e Caterina non resisté alla tentazione di fare un accenno alla sua mancanza di aiuto per quel parco.
Era stata incaricata Liliana di contattare il dr. Brettoni visto che suo marito lo conosceva e che anche lei si occupava di politica. Liliana tornò infuriata da quel colloquio; le guance arrossate, sventolando le sue lunghe mani un po' sotto il naso di tutte gridava: -Sapete? o passiamo tutta l'idea al suo partito che gestirà la cosa anche per farsi propaganda, oppure ci metteranno i bastoni fra le ruote. Era scandalizzato che io, simpatizzante di un altro partito, fossi andata a chiedere collaborazione per qualcosa che serve a tutti i cittadini! E' un modo di fare politica che mi fa andare su tutte le furie.-
Che riunione di fuoco fu quella! Persino Ornella si era scaldata. Lei con l'aria eternamente incantata. Forse erano gli occhioni azzurri azzurri e una gran massa di capelli quasi rossi, la statura piccola, la figura minuta o il fatto che facesse la pittrice a darle quell'aria. Non si era sposata; aveva dedicato la sua vita alla mamma anziana e inferma permettendo così ai suoi fratelli di "farsi grandi, istruiti, ricchi e.... dimentichi di me" come diceva lei, senza rancore e tutta sorridente. Aveva cominciato a dipingere stando accanto alla mamma nella grande camera. Il parco le sembrò una idea magnifica per andare a dipingere all'aperto. Confessò anche che sperava di farsi notare e trovare un marito per andare a fare dei bei viaggi in compagnia.
Invece andò a finire che diversi politici ci misero il cuore in questo affare del parco, proprio coinvolti dall'entusiasmo di Caterina e amiche.
Il primo uomo che entrò a partecipare non fu un politico, ma il parroco al quale Milena aveva chiesto la disponibilità di una stanza . Ormai erano in tante e nelle case ci stavano un po' strette e a trovarsi fuori faceva freddo. Non solo concesse la stanza, ma stette lì con loro, fornì consigli e tanto incoraggiamento; dietro lui arrivarono i giovani con tutta la loro allegria, fantasia, inventiva, voglia di rendersi utili.
Ed erano proprio i giovani la presenza più significativa e più... rumorosa nel parco quando arrivarono Caterina e la marchesa.

Caterina aveva scoperto mondi nuovi, volti nuovi, realtà fino ad allora sconosciute, collaborazione e solidarietà ma quello che più l'aveva colpita è che ogni donna ogni uomo era un mondo! Una storia unica, singolare e che ricchi e poveri avevano in comune gioie e dolori, affanni e speranze; ognuno le sue, è vero, ognuno diverse, è vero, ognuno portava il suo fardello ma si potevano anche portare insieme questi pesi e gioire insieme delle cose belle.
Per esempio. La storia della signora marchesa l'aveva trovata incredibile. Dietro ogni facciata di casa, sia questa un palazzo od una stamberga, ci sono tanti misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi. Difficilmente vengono alla luce, il pudore li fa tenere ben stretti almeno che la vita con le sue vicende tragiche, a volte, non li porti alla ribalta, alla mercé di tutti come era successo a Caterina. Si era sentita denudata, violentata, messa in pasto alla curiosità, alla pietà, alla commiserazione della gente. Dove aveva trovato la forza per proseguire?
Altro fatto invece, è condividere tutto ciò con dei compagni di viaggio che ti aprono anche il loro cuore.... cuore più delle volte ferito come il tuo, magari solo in maniera diversa.
Questo a Caterina era sembrato di trovare in quello strano gruppo che si era formato intorno ad un parco fatto a triangolo con zone al sole e zone all'ombra.
La storia della marchesa nessuno la conosceva: e sì che la marchesa, essendo l'unica aristocratica della città, era ben conosciuta da tutti. Ma conoscevano la facciata.
La raccontò lei stessa un giorno che erano tutti giù di corda e le difficoltà sembravano aumentare invece che diminuire.
Non era nata marchesa, anzi nemmeno signora, ma povera in canna ed orfana di tutti e due genitori molto presto, e costretta a sbarcare il lunario. A Caterina di tutto il lungo racconto era rimasto impresso l'incontro della "poveretta" con il marchese suo futuro marito. Era l'inizio della stagione di caccia, Maria (poi marchesa Maria) era stata chiamata dalla fattoressa ad aiutarla per l'arrivo dei cacciatori come tutti gli anni. La giornata passò nei preparativi degli alloggi per "i signori cacciatori", per i cani e per i fucili che la fattoressa dopo un incidente pretendeva fossero tenuti in una stanza apposita, chiusa a chiave. Verso il tramonto la strada si animò del trotto dei cavalli, del latrare dei cani, delle grida di saluto e di richiamo. Fece la sua comparsa, con gran stupore di tutti, la prima automobile. A guidarla c'era il marchese, bello, sportivo, elegante e compiaciuto di essere al centro dell'attenzione. L'aria intorno alla fattoria si era fatta elettrica, eccitata, carica di aspettative. Solo chi ha vissuto, diceva la marchesa, la vigilia dell'apertura della caccia, può capire. Prende tutto e tutti. Oggi la caccia è diventata "fuorilegge" ma allora... era carica di ritualità.

Maria ebbe un gran da fare a servire nelle camere di quei signori eccitati, agitati, esagitati, esigenti. Solo il marchese non perdeva la sua calma : -Per questo solo lui mi notò subito la sera stessa. Mi notò anche il giorno dopo quando tornarono carichi di selvaggina e stanchi, sudati, impolverati e dovevo correre come una forsennata per l'acqua calda. Mi notò la mattina della partenza sempre affannata a portar bagagli. Domandò di me alla fattoressa e tornò più volte, finché, con tutta semplicità, come se fosse la cosa più normale di questo mondo, mi chiese se volevo sposarlo.-
Ma anche "l'epilogo", come lo chiamava la marchesa, accese la fantasia di Caterina e non solo la sua.
Maria, ormai vedova, ricca, marchesa, colta, introdotta nella migliore società, perde la testa per il suo giovanissimo amministratore, appena arrivato in villa. Maria gli fa una corte sfacciata e pressante; il giovane all'inizio diffida, poi acconsente. Decidono di sposarsi, lontano, in Comune al paese di lui. Partono, si sposano. La sera si fermano, sulla via della luna di miele, ad un albergo fuori mano. Nessuno sa dove sono e perché sono partiti. Il giovane marito tenta di ucciderla; non ci riesce ; lei rimarrà inferma su una carrozzella per sempre; lui finisce in prigione con una condanna di 15 anni: non fa nemmeno una piega. Ma quando si rende conto che pur essendo il marito della marchesa, non erediterà nulla per indegnità, si impicca in cella. Amaro il commento della marchesa: -Non mi regalò neppure una notte d'amore!-
In città tutti seppero di un incidente di macchina dove l'amministratore era rimasto vittima e la marchesa invalida. E' incredibile: si dice che le donne sono incapaci di tenere un segreto: eppure, senza mettersi d'accordo, nessuna raccontò mai niente. La storia della marchesa rimase dietro la facciata, e nei loro cuori.

Il maestro in pensione trovò un'idea che ebbe poi un gran seguito, e una grande utilità per la cittadina.
Una bella mattina, sotto il piccolo portico che impreziosiva la casetta dentro il parco, apparve un manifesto con una poesia a firma del maestro: inneggiava alla vita, alla natura, all'amore. Apparvero poi, dediche, annunci, iniziative, appuntamenti, scambi, organizzazioni di gite o di raccolte per qualche necessità.
Così al parco ci si andava anche per vedere che c'era di nuovo in città. C'era poi Mimma che con delle strisce prendeva bonariamente in giro un po' tutti. Qualche pittore espose i suoi quadri che ritraevano il parco e i personaggi quasi fissi del parco. I ragazzi "provavano" le loro orchestrine.

Ma poi dopo tre mesi due avvenimenti luttuosi vennero a turbare e ferire il parco.

Accadde di notte. L'acqua aveva scrosciato ininterrottamente e violentemente per tutto il giorno. A sera pareva tornato tutto calmo. Ma ricominciarono tuoni e lampi in un gran crescendo senza più piovere. Un fulmine colpì l'albero più alto del parco e da lì partì un incendio. Per fortuna i danni furono pochi perché era piovuto. Ma la gente rimase colpita nel vedere quell'alberone ferito a morte.
Più grave e più drammatico quello che successe qualche giorno dopo.
Il Sig. Piero, addetto alla pulizia del parco, vide dentro al boschetto qualcosa dentro a dei cartoni: era un ragazzo giovane che dormiva. Lo riconobbe per uno di quelli che frequentava spesso il parco giocando a palla a volo, non sapeva il suo nome ma la faccia gli era familiare. Per quanto gli sembrasse strano e fosse proibito, il Sig. Piero lo lasciò fare e scosse la testa pensando alle stranezze dei ragazzi di oggi. Finì tranquillamente il suo lavoro e si portò nel boschetto per svegliare il ragazzo e rimproverarlo. Purtroppo era morto per overdose.
La droga , in questo modo drammatico, entrava per la prima volta nella vita della cittadina.
I fogli sotto il portico per giorni e giorni furono pieni di messaggi su questo argomento, non c'erano più le strisce comiche e neppure gli scambi di gattini o cuccioli di cani.
La vita del parco si fece seria, sia nelle zone all'ombra che in quelle al sole.
Le donne del Comitato si ritrovarono per parlare, sembrava loro impossibile che il parco fosse stato testimone della fine tragica di una giovane vita, facevano fatica ad accettarlo. Ora vi si entrava quasi in punta di piedi e lo sguardo correva subito, non più al portico o ai fiori che erano spuntati in qua e in là, ma al boschetto. La mamma del ragazzo veniva spesso a portare dei fiori nel punto in cui si era addormentato per sempre. Decisero di avvicinarla e porgerle il loro aiuto, la loro comprensione, simpatia, compagnia. Temevano un rifiuto un chiudersi ancora di più di questa mamma, invece..... pareva non aspettasse altro per non sentirsi nella vergogna, nell'isolamento. Parlò, parlò e parlò nella speranza di salvare altre giovani vite. Trovò la forza anche di prendere delle iniziative per i giovani più in pericolo.
Caterina disse: -Le disgrazie affinano e aprono il cuore. Anche a me è successo così. Certo sarebbe meglio non venissero.-
Parlarono a lungo con la marchesa di ciò che era successo. Caterina si fece questa idea : è vero la città è fatta di tante singole persone con la loro individualità e storia, ma tutte insieme formano una cosa unica, come un corpo. E in questo corpo ognuno può far circolare sottili veleni che portano alla distruzione o benefici ricostituenti che lo fanno crescere, diventare più sano, lo salvano. Aveva capito giusto? Non lo sapeva ma certo ora si sentiva non "appiccicata" alla gente quasi con un senso di fastidio, non in lotta contro di loro, ma guardava con un occhio nuovo come se fossero, non dico parte di sé stessa, ma parenti stretti sì. Sorrise all'idea dei parenti stretti: lì in città non ne aveva nemmeno mezzo.
E tutto il mondo funzionava nella stessa maniera?

Sopraggiungeva la bella stagione, le giornate più lunghe fecero venire l'idea di chiedere al comune di posticipare la chiusura del parco. La sera i profumi del parco erano più intensi e già apparivano e scomparivano le lucciole. I ragazzi facevano gli eterni giochi chiamandosi e rincorrendosi. Le conversazioni degli adulti, invece, si facevano più quiete, più sottovoce e gli argomenti non erano l'attualità ma ricordi intervallati da sospiri. Qualcuno accennava ad una canzone, si sa, le canzoni hanno un forte legame con i ricordi; si evocano a vicenda.
Per Caterina si avvicinava a gran passi il momento di diventare nonna. Alternava giornate di immensa gioia e le sembrava già di stringersi al seno quella nuova vita, canticchiava e ripassava nenie e cantilene che non cantava più da venticinque anni! A giornate di angoscia nel terrore che tutto non andasse bene, che il bambino non nascesse normale, che lei non fosse più all'altezza di aiutare la figlia o peggio che la figlia non volesse il suo aiuto. Raramente a Caterina veniva lo sconforto di sentirsi vecchia, di avvertire la tristezza del tempo che passa che si mette a correre sempre di più. Ma di fronte ad una nuova vita era diverso.
Il gran giorno venne e con esso la sorpresa: a Caterina arrivarono non uno ma due nipotini. Già erano gemelli e non se ne erano accorti.
Una bocca in più in casa di Caterina nella situazione in cui si trovavano, non era uno scherzo da poco, ma avevano accettato con gioia. Ora dovevano di nuovo rifare i conti e rimboccarsi le maniche più e più volte. Il tam-tam delle amiche e amici funzionò a meraviglia. Nel giro di una giornata era stato trovato tutto l'occorrente per due fantastici gemelli.
E fu con una carrozzina doppia che Caterina il 15 luglio varcò il cancello del parco.
Aveva scelto l'ora dell'apertura, la mattina presto, non solo perché l'ora era più fresca, più pulita, più quieta. Voleva dare solennità a questo ingresso e desiderava di essere da sola con i suoi nipotini. Si sentiva un po' ridicola e quindi non l'aveva detto a nessuno, ma da giorni e giorni, mentre si affaccendava intorno ai piccoli pensava ad un "discorso" da fare loro, in quel parco.
Si portò all'ombra del portico; sedette sugli scalini; tirò giù il soffietto delle carrozzine e li guardò e li riguardò, li ammirò:
-Siete belli da morire, non ce ne sono al mondo come voi, parola di nonna Caterina. Volevo dirvi, cari i miei batuffolini, che sono fiera di voi.- Non sapeva più andare avanti. Si guardava intorno smarrita . Seguiva il volo degli uccelli e il leggero dondolio degli alberi mossi dal venticello; leggeva e rileggeva la breve poesia che il maestro aveva trascritto in ricordo di un suo amico morto. Diceva :

E' la Notte la mia luce e la mia gioia
vera fede è il non conoscerti
sapere solo che Tu mi conosci
fa di me la mia essenza.

Troppo difficile per lei; ci sarebbe voluto la marchesa a spiegargliela, ma il suo istinto le diceva che parlava di speranza ed era proprio questo che voleva dire ai suoi batuffolini.
Sbuffò per tutti questi scrupoli che le erano venuti di non essere capace di parlare a due marmocchietti e per di più sangue del suo sangue, che diamine!

-Nonna non ha nulla da lasciarvi, nemmeno una poesia o belle parole; vi lascia questo parco con tutto l'amore che ci ha messo.
Ed è contenta perché non ne godrete da soli ma insieme a tanta altra gente.-

Si sentì spossata e sollevata insieme: chissà come sarebbe stata la vita dei suoi nipotini...... Loro dormivano beati, Caterina sognava anche lei beata. Per lo meno nei sogni poteva far andare tutto liscio come l'olio. Ma anche nella realtà cercava con tutte le sue forze di far "quadrare" la vita.

-Salve Caterina. Come va?-
-Contentiamoci dell'onesto!-

 ritorno a "Altre Notti"