Oggi
il mestiere di mercante d'arte è messo a dura prova: per
farlo bene ci vogliono cultura, occhio, fiuto e soprattutto il
coraggio di difendere i propri artisti e la loro identità
in un sistema dell'arte sempre più globalizzato.
Cent'anni fa era sufficiente acquistare quadri dalle successioni
ereditarie e rivenderli ad appassionati della pittura, felici
di possederli e di poterne godere il più a lungo possibile.
Ora non è più così. Il rapporto con il tempo,
il rapporto con l'opera, la velocità di rotazione dei
quadri: tutto è in continuo cambiamento. Tutto. Il mercante,
l'artista, il cliente. Diceva Bernard Berenson, poco prima di
morire alla fine degli anni Cinquanta: " Eravamo dei picture
dealers. Ora viene il tempo dei picture brokers". Già.
E' finita l'epoca in cui un grande mercante d'arte olandese come
Joseph Duveen poteva esclamare: "L'arte non ha prezzo! Quando
si paga l'infinito con il finito si fa sempre un affare".
Ora l'infinito non esiste più
si può solo
desiderarlo. In questo contesto, non pochi acquirenti si trasformano
essi stessi in mercanti, e nella categoria si infiltrano avventurieri,
avvocati radiati dall'ordine, medici che aprono una galleria,
vedove dell'artista. Il culmine si è toccato negli anni
Ottanta.
Le opere non avevano più un valore artistico, avevano
soltanto un valore commerciale. Da un mese all'altro il loro
prezzo poteva lievitare del 20 per cento. Un Pissarro che nel
1980 valeva 180 milioni di lire, nel 1988 ne quotava 600; il
cliente cui era stato venduto un Toulouse-Lautrec nel 1982 lo
riportava al mercante tre anni dopo dicendo: "Lo venda questo
è il momento!" La rotazione delle opere ha conosciuto
una vorticosa accelerazione. Stiamo assistendo a un fenomeno
sbalorditivo. I collezionisti non conservano più i quadri
che comprano. Un tempo solo la loro morte poteva rimettere sul
mercato le loro opere. Ora c'è gente che compera un quadro
il lunedì e se ne sbarazza il mercoledì. Tutto
è sempre in vendita e si dimentica la differenza che esiste
tra un quadro brutto e uno di valore. Nell'opera di Renoir si
trovano forse 400 bellissime tele in una produzione di 5.600
quadri! E lo stesso vale per ogni pittore. Di Cézanne
ci sono 200 quadri meravigliosi e altri 1300 che lo sono molto
meno. Ma negli anni Ottanta tutte le differenze sono saltate.
Dai magazzini dei mercanti e dagli atelier degli artisti sono
uscite "opere commerciali" : l'artista, dopo aver dipinto
un quadro, lo riproduceva fino alla desertificazione del mercato.
In questo già Ricasso era insuperabile. Diceva: "C'è
richiesta. Ecco cosa vuole la gente. Allora diamoglielo!".
Questa follia universale si è sviluppata fino all'inizio
del 1991, poi con la guerra del Golfo c'è stato il panico
generale. Tutti rimettevano in vendita i loro quadri come fossero
titoli. E i titoli andavano giù. Le opere di Andy Warhol,
di Lucio Fontana, di Alberto Burri si deprezzarono della metà.
Soltanto i mercanti che avevano sempre cercato i quadri migliori
non conobbero grandi tracolli. Soprattutto quelli che agli artisti
chiedevano la prima scelta, acquistavano alle migliori condizioni
e conservavano le opere. Il vero mercante ha dalla sua parte
il tempo, la rarità, lo stock..anche se talora è
necessario aspettare e poi soffrire molto quando arriva il momento
di vendere. A partire dal 1995 i valori dell'arte si sono riequilibrati,
ma in America il mercante è stato eliminato dall'artista
moderno, che è molto più intelligente di tutti
i suoi predecessori. Oggi è di moda prenotare i quadri
dall'artista, come al tempo di Raffaello e di Vermeer. Si comprano
tele che non esistono ancora, ma i committenti non sono certo
i papi del Rinascimento o i nobili di Versailles.
Come consigliare a qualcuno l'acquisto di un'opera che non c'è?
Si rischia il cortocircuito: un pittore di talento difficilmente
entrerà nei libri di storia dell'arte se non incontra
chi decide di puntare su di lui, chi gli organizza le mostre,
chi gli sponsorizza i cataloghi, chi propone i suoi soggetti
ai collezionisti che fanno tendenza e soprattutto chi difende
i suoi prezzi, andando ad acquistare le sue opere ovunque appaiano.
E' sempre il grande mercante che fa il grande artista. Questo
vale per il Cattelan da 2 miliardi, il Moranti da 400 milioni
e i giovani artisti da 5 che hanno esposto, dal 15 al 18 novembre
a Torino, ad Artissima 2001.
[ Marina Mojana ] |
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