Arte nel Mondo Romano





Dalla Monarchia alla Repubblica

Nei primi secoli della loro civiltà, i Romani dimostrarono scarso interesse per l'arte. Occupati ad espandere i loro territori, da affermare la loro potenza militare e ad istituire ordinamenti politici e sociali, ritenevano inutili e addirittura corruttrici dei mores le espressioni artistiche; mentre nel mondo greco l'arte rappresentava una dimensione fondamentale che dava forma alla cultura, a Roma non era che un "sur plus".

Per far fronte alle modeste e ridotte esigenze in campo artistico, essi si rivolgevano ad artisti e artigiani greco-italici ed Etruschi, il cui contributo divenne patrimonio dell'arte romana fondendosi progressivamente con gli apporti greco-ellenistici.

Solo dopo la conquista della Magna Grecia (le colonie greche del sud Italia) e della Grecia (tra il III e il II secolo a.c.) iniziò un processo di evoluzione della cultura e del gusto: Roma aveva battuto militarmente la Grecia ma quest'ultima aveva sconfitto Roma sul piano artistico.

La conoscenza di un diverso modello di vita e l'arrivo nell'Urbe di migliaia di opere d'arte come bottino di guerra determinarono una nuova sensibilità estetica; nacque l'amore per la bellezza e la raffinatezza dell'arte greco-ellenistica.

Un nuovo eclettismo culturale vedeva la fusione di componenti classicheggianti e popolari; le nuove conoscenze artistiche venivano adattate a quelle che erano le esigenze dello Stato, esigenze quindi di ordine pratico, civile, politico.



Età imperiale e tardo-imperiale

Con Augusto e l'inizio dell'età imperiale l'arte diventò uno strumento "propagandistico", di potere e celebrazione per lo Stato, ovvero per l'imperatore: monumenti celebrativi, ritratti, statue e rilievi diventarono mezzi per esaltare la grandezza di Roma, far conoscere personaggi e tramandare fatti storici.

In età imperiale e nel tardo impero la ricca e fiorente produzione artistica fu caratterizzata da una alternanza tra momenti in cui si imposero ideali estetici di chiara derivazione greco-ellenistica e momenti di tendenza popolare di origine repubblicana.

L’attività costruttiva promossa da Augusto continuò con grande fervore nell'età giulio-claudia (14-68 d.C.): con Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone si edificarono i primi palazzi imperiali sul Palatino, si sistemarono alcuni quartieri, si alzarono le grandi arcate degli acquedotti Claudio e dell'Aniene Nuovo.

Il periodo in cui però si rinnovò veramente l'edilizia con fabbriche grandiose e geniali fu quello dei Flavi (69-96 d.C.): Vespasiano, Tito e Domiziano.

Con Traiano (98-117 d.C.), il quale portò i confini dell'impero alla massima espansione, questo rinnovamento raggiunse il vertice: le opere monumentali promosse dal grande imperatore univano all'aspetto fastoso e scenografico quello utilitaristico dell’architettura civile, e i modelli della capitale furono trasmessi anche nelle terre più lontane dell'impero.

L'impulso dato alle arti figurative da Traiano è stato così importante per Roma, da essere paragonato a quello che Pericle esercitò su Atene durante il suo governo.

Adriano (117-138 d.C.) preferì mettere fine alle azioni di conquista di Traiano e consolidare lo Stato. Promosse opere di difesa memorabili come il vallo di Adriano, una muraglia fortificata, di circa 20 chilometri di lunghezza, che divideva in due l'Inghilterra, eretta per difendere la Britannia meridionale. Uomo di grande cultura, appassionato conoscitore della civiltà figurativa greca, favorì le arti, dando loro particolare impulso. Collezionista impareggiabile, raccolse nella enorme villa, che si fece costruire ai piedi dei monti Tiburtini marmi greci, dipinti pregiati, cammei e gemme incise.

Durante il suo regno la scultura tornò spesso ad imitare i modelli del classicismo greco, mentre in architettura venne realizzato uno dei capolavori: dell'edilizia romana, il Pantheon, il grande tempio dedicato a tutti gli dèi.

Con Antonino Pio (138-161 d.C.) si costruì poco nella capitale, ormai satura di monumenti, ma si lavorò nelle province. Nella scultura continuò la tendenza classicista sostenuta da Adriano.

Un nuovo linguaggio espressivo e formale, staccato dal naturalismo ellenistico e dalla greca organicità della forma, apparve con Marco Aurelio (161- 180) quando si avvertirono i primi sintomi della crisi di disgregazione dello Stato.

L'ultima grande fase dell'edilizia romana prese avvio con Caracalla (212-217) e venne portata a termine da Diocleziano (284-305) e Massenzio (306-312): influssi orientali e provinciali si mescolarono nelle opere architettoniche che diventarono così ancora più animate e complesse.
A Roma, con Costantino (312-337) che concesse nel 313 la libertà di culto ai cristiani iniziò la costruzione della grandiosa basilica dedicata all'apostolo Pietro. Nello stesso anno, la capitale dell’impero venne spostata a Bisanzio per motivi strategici e politici.