La Letteratura Latina



Nel 240 a.c., secondo Cicerone, il letterato di origine greca Livio Andronico compose il primo dramma scritto in lingua latina.

Per convenzione questa data segna l'inizio della fase storica della civiltà letteraria di Roma, la quale si rivelò grande anche in quest'ambito.

 

Con le guerre puniche Roma diventò la "Signora del Mediterraneo" e profondi mutamenti si delinearono anche nella vita sociale: infatti alla grandezza militare e politica di Roma non corrispondeva quella culturale, ancora grezza e lontana dallo splendore raggiunto in Grecia, questo anche per quello che riguarda la lingua, arcaica e inadatta alle esigenze letterarie, contrariamente al greco. Il contatto diretto con la Grecia e l'affiatamento con le popolazioni culturalmente più progredite della Magna Grecia allargarono gli orizzonti: nacque così la letteratura latina; la penetrazione dei capolavori della civiltà ellenistica e lo sviluppo dello spirito romano aprirono la strada alla grande stagione della poesia e prosa di età classica.

 

L'opera di Livio Andronico (240 ca. a.c.) e la morte di Silla (78 a.c.): questi i termini di riferimento per la letteratura dell'età arcaica. Un periodo denso di avvenimenti significativi per la storia di Roma. La distruzione di Cartagine (146 a.c.) chiuse l'epopea africana; la spedizione contro la Macedonia e contro Antioco il Grande diedero a Roma la sovranità sulla Grecia e l'Asia Minore; la battaglia di Pidna (168 a.c.) distrusse definitivamente l'impero di Alessandro e la Macedonia diventò la prima provincia romana in Oriente.

L'infiltrazione dell'ellenismo a Roma determinò profondi cambiamenti nella compagine sociale e culturale; all'inizio questo processo di compenetrazione si espresse nel puro travestimento formale, nella traduzione in lingua latina dei capolavori greci; ben presto tuttavia prese vita uno stile più distaccato e indipendente, che esaltava le peculiarità dello spirito romano e le plasmava in un gusto morbido e raffinato. Così Roma finì con l'arricchire il patrimonio culturale e spirituale della Grecia, universalizzandone i valori etici e gli ideali umanistici.

 

In questo periodo, sotto l'impulso della cultura greca, si svilupparono quasi tutti i generi letterari: la poesia drammatica, che nella tragedia e nella commedia si ispirò al glorioso teatro greco e vantava esponenti quali Livio Andronico, Nevio, Plauto e Terenzio; la poesia epica, che celebrò le origini leggendarie del popolo con Ennio; la prosa e la storia annalistica, forgiata sulla struttura degli Annales più antichi; la poesia satirica, di schietta vena nazionale, che trovò in Lucilio il suo primo grande esponente; la poesia lirica, inaugurata dai poetae novi di cui Catullo fu il massimo esponente; l'eloquenza, che si conformò progressivamente alla precettistica della retorica greca, insegnata nelle scuole da maestri greci che abitavano nell'Urbe.

La pragmaticità romana portava tuttavia al sostanziale disinteresse per ogni attività teoretica: la letteratura sarà considerata per lungo tempo attività indegna per i cittadini romani, vieppiù per magistrati; per molto gli unici generi considerati degni delle classi più elevate saranno l'oratoria, il diritto e la storiografia, tutti molto legati alle attività pratiche.