3.3. L’AGRO PICENTINO: PONTECAGNANO

L'Agro Picentino riveste, da un punto di vista storico, un'importanza primaria nell'ambito delle scoperte archeologiche che da anni riportano alla luce resti di antiche civiltà.
Pontecagnano, città testimone di antiche tradizioni sta lentamente riscoprendo un passato in cui era stata il centro indigeno più importante della Campania meridionale. Come dimostrano i dati archeologici, il sito su cui sorge oggi la cittadina di Pontecagnano doveva essere occupato, già verso la metà del VII sec. a.C., da un insediamento piuttosto vasto che si estendeva dal fiume Picentino alla località di S. Antonio e delimitato dalla SS 18 e l'autostrada Salerno-Reggio Calabria.
A causa della sovrapposizione dell'abitato moderno all'antico, gli scavi al centro dell'abitato sono stati piuttosto limitati, e non hanno ancora fornito un'idea precisa dell'organizzazione dell'antica città; i reperti venuti alla luce nelle sue necropoli possono però dare l'idea delle culture e civiltà che si sono colà succedute.

Rari sono i ritrovamenti che risalgono al Neolitico. Indici più chiari di queste presenze sono stati individuati nel territorio di Olevano sul Tusciano nelle grotte dell'Angelo. A Pontecagnano è documentato l'Eneolitico caratterizzato dalla presenza della cultura del Guado. Le genti del Guado, provenienti dall'area Egeo-Anatolica, usavano seppellire i morti in grandi tombe formate da una o più grotte scavate nel terreno alle quali si accedeva attraverso un vestibolo a pozzo.
Le tombe eneolitiche di Pontecagnano documentano, inoltre, una fitta rete di rapporti con le restanti città della Campania e con le città adriatiche (nella tomba n° 1497 sono stati rinvenuti vasi di Gioia del Colle e di Andria).

Figura 3. 12. Tomba 2047

Esigue sono le testimonianze relative all'età del bronzo (sec. XII - XI a.C.). Dal territorio di Giffoni Valle Piana e da Olevano sul Tusciano (grotta di Nardantuono) provengono vari frammenti di grossi vasi di impasto decorati a cordoni che probabilmente potevano servire da contenitori per le derrate alimentari. Da Pontecagnano provengono solo pochi frammenti che stanno comunque a dimostrare il commercio tra il centro e le aree interne.
Agli inizi del IX sec. a.C. una comunità proveniente dall'Etruria meridionale si insedia nei territori che si estendono tra i monti Picentini ed il mare e tra il Picentino e il Tusciano portandovi la cultura Villanoviana. Non si conosce l'esatta ubicazione dell'abitato villanoviano ma sono stati scoperti i suoi sepolcreti principali. La cultura Villanoviana si articola in due fasi: la prima (IX sec. a.C.) vede l'insediamento di gruppi che usano il rituale dell'incinerazione, con la raccolta delle ceneri in un vaso biconico di piccole dimensioni insieme ad altri oggetti del defunto in tombe a pozzo o in tombe a ricettacolo; la seconda (770 - 730 a.C.) è caratterizzato da profonde trasformazioni: le tombe a pozzo scompaiono, quelle a ricettacolo diventano più rare mentre si diffonde il tipo di sepoltura in casse di grosse lastre di travertino rozzamente squadrate.
Dal 730 alla prima metà del IV secolo a.C.. Pontecagnano vive il periodo di maggiore floridità economica per la ricchezza di apporti culturali provenienti dall'area anatolica e siriano-fenicia (cosiddetto periodo orientalizzante). Nel rituale funerario si afferma il rito dell'inumazione, muta il reperto di vasi e oggetti ornamentali, oltre ai vasi di origine locale e greca diventano frequenti i prodotti del mondo orientale rappresentati da contenitori di unguenti e oggetti in bronzo e argento.

Figura 3. 13. Corredo della tomba 494

Nel corso del VI secolo a.C. Pontecagnano vede ridimensionata la propria sfera di influenza dalla fondazione di Poseidonia. La nuova colonia, attestatasi sul Sele, controlla i traffici verso il mondo greco ionico e costituisce un polo di attrazione dei commerci etruschi. Anche l'insediamento di Fratte, che rappresenta il passaggio obbligato tra la Valle del Sarno e la Piana del Sele e che segna una nuova direttrice di scambi col mondo della Magna Grecia da una parte e l'Etruria dall'altra, si pone in posizione concorrenziale con Pontecagnano. Questa nuova situazione pare non abbia inciso profondamente sull'economia picentina che poteva contare su un ricco retroterra.

Risalgono a questo periodo particolari testimonianze rinvenute nelle due aree santuariali di Via Verdi e di località Pastini: vasi di bucchero e a vernice con iscrizioni dedicate ad Apollo.
Pontecagnano conosce un periodo di declino in seguito alla crisi del mondo etrusco (IV secolo a.C.) che non è più in grado di sostenere la navigazione del basso Tirreno e Pontecagnano, legata com'è alle città costiere, vede svanire i traffici marittimi riducendosi sempre più ad un agglomerato agricolo.
Ma un mutamento importante avviene tra la fine del V e inizio del IV secolo a.C., quando si verifica il sopravvento delle popolazioni indigene (sanniti e lucani) sulle antiche colonie greche ed etrusche. Testimoniano questo mutamento politico e culturale i corredi tombali con reperti di provenienza paestana realizzati con la tecnica a figure rosse, e le monete di Paestum e di Velia.
Il III secolo a.C. rappresentò per Pontecagnano e il suo territorio la fine dell'autonomia e l'inserimento nell'orbita romana. I Piceni furono deportati e insediati nel golfo di Poseidonia, insediamento che fu poi distrutto e spopolato dai romani per essersi schierato con Annibale durante la II guerra punica. Le sepolture di questo periodo presentano corredi funerari piuttosto poveri.

Figura 3. 14. Skyphos