11.1. PREMESSA

La spinta livellatrice della civiltà industriale, il ritmo frenetico del lavoro e, soprattutto, la poca passione delle nuove massaie, ha comportato, inevitabilmente, la nascita di una "cucina italiana" a tutto scapito delle cucine regionali e locali che costituivano un patrimonio di sapori particolari, che rendeva molto variato, fino a pochi anni fa, un viaggio gastronomico nel nostro paese.
Assaporare la cucina tipica locale significa recuperare il gusto, oltre che la memoria, di quel retaggio di cultura e quindi di civiltà che sono le nostre cucine locali, un retaggio che altrimenti rischia di andare irrimediabilmente perduto.
Muoviamo quindi, in questa nostra ricerca, alla riscoperta della genuinità della tipica cucina nostrana, quella che si tramanda di generazione in generazione, la quale potrà essere povera quanto si voglia, ma è sempre ricca, anzi ricchissima, di umori e di estri, di geniali trovate e di gradite sorprese.
La bontà del clima, la ricchezza del mare, la fertilità delle pianure e la natura con i suoi aromi, usati in sapienti miscugli, fanno di questa terra uno dei distretti gastronomici più ricchi d'Italia.
Non vi è dubbio che la base della cucina salernitana sia la stessa in uso nel napoletano ed in altre zone del Mezzogiorno, ma, come per il dialetto, così anche per la cucina, ogni paese vi lascia inevitabilmente, una sua impronta caratteristica e vi apporta quelle novità e quelle variazioni che rispondono meglio alle proprie tendenze e ai propri gusti.
Data la ristrettezza dello spazio, segnaliamo soltanto alcuni piatti caratteristici e quelli possibili con i nostri prodotti tipici, limitandoci a notare che essi sono sì fonte dell'arte dell'arrangiarsi, ma recano pur sempre l'impronta delle nostre nobili e gloriose tradizioni, capaci di esaltare la nostra cucina nella sua poetica, versatile e rurale semplicità.