Dal 1955, ogni quattro anni, si svolge ad Amalfi, tra giugno e
luglio una manifestazione storico-agonistica di grande risonanza
nazionale e internazionale, la Regata delle Antiche Repubbliche
Marinare, con lo scopo di rievocare con una festa tipicamente
marinara i fasti, le vicende e la presenza storica delle quattro
repubbliche: Amalfi, Genova, Pisa e Venezia. |
La regata, che si disputa tra quattro imbarcazioni in
vetroresina riprodotte su modello dell’epoca, uguali per sagoma e
struttura e contraddistinte dai rispettivi colori e simboli
cittadini, è preceduta da un grande corteo che ricorda episodi e
momenti legati alla storia marinara delle quattro repubbliche.
Il corteo di Amalfi, con i suoi costumi di foggia bizantina in
damasco, velluti, broccati dai vari colori e omerali trapunti
d’oro, disegnati negli anni Cinquanta dallo scenografo Roberto
Scielzo, ripropone l’antica opulenza e la grande importanza
militare, economica e commerciale conquistata dalla società
amalfitana intorno agli anni Mille.
Uno stuolo di armigeri, trombettieri, timpanisti marinai fa da
scorta al Duca che, avvolto in un ampio mantello laminato d’oro,
avanza protetto dagli Alfieri e affiancato dai Giudici e dagli
Ambasciatori che portano in mano le insegne della dignità e dei
poteri.
Il corteo di Genova rievoca l’organizzazione comunale assunta
dalla città alla fine dell’XI secolo, esaltando la nobile figura
di Guglielmo Embriaco, detto “testa di maglio”, che durante la
prima Crociata riuscì a forzare le mura della Città Santa e a
conquistare Cesarea e Tiro, portando in patria le ceneri del
Battista e il Sacro Catino che, secondo la tradizione avvalorata
in Palestina, Gesù utilizzò durante l’ultima cena per mangiare
l’agnello pasquale. Attorno al popolare eroe sfilano, tutti nei tipici costumi
dell’epoca, crociati, capitani, paggi, alfieri, tamburini e
trombettieri, gli stessi che lo attesero nel 1101 quando, al suo
ritorno dall’Oriente, donò le reliquie del Battista alla città.
Al centro del corteo, seguito da un gruppo di armati che
precede le rappresentanze della nobiltà e gli esponenti del
popolo, viene ricordato l’annalista Caffaro Coschifellone,
presente alla battaglia di Cesarea, che scrisse i famosi “Annali”,
divenuti poi la fonte ufficiale della storia di Genova.
Il corteo di Pisa offre uno squarcio storico della sua
organizzazione comunale e della sua grandezza prima della
sconfitta di Meloria, quando il 6 agosto 1284 la superba potenza
navale pisana fu sopraffatta da quella genovese, e rievoca la
figura di Chierica di Sigismondi, eroina del popolo pisano che
salvò nel 1004 la città da un improvviso attacco di saraceni che
stavano risalendo l’Arno, avvertendo in tempo le sentinelle.
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La popolare fanciulla, con le sue damigelle, è posta al centro
del corteo, preceduta dai massimi organi della Repubblica, tra cui
spiccano il Capitano dei Giudici, i Senatori, il Collegio degli
Anziani, il Capitano del Popolo, il Console dei Mercanti e i
Priori delle sette arti, ed è seguita dall’Ammiraglio della
flotta, dai Consoli del Mare e da un gruppo di marinai guidati da
un Patrono e due Comiti.
Il corteo di Venezia mostra la ricchezza e la potenza raggiunta
dalla città nel Quattrocento e rinnova l’episodio di Caterina
Cornaro, regina di Cipro e vedova del re Giacomo di Lusingano, che
torna nella sua città natale e dona il suo regno alla Repubblica
di San Marco.
Siamo nell’anno 1489 e la regina, proclamata “Figlia prediletta
di Venezia” viene accolta dalla Serenissima Signoria, e da popolo
e nobiltà con grandi onori e manifestazioni di giubilo. Il corteo
è aperto da tamburini e trombettieri e da otto nobili che
impugnano il vessillo di San Marco che papa Alessandro III regalò
a Venezia nel 1171 per essere stata arbitro di pace nella guerra
tra Papato, Impero e Comuni; seguono dieci Senatori e il Doge con
il suo famoso mantello. Gli Ambasciatori di Siria, Persia, Turchia
ed Egitto sono schierati attorno alla regina, che avanza su una
sfarzosa lettiga sorretta da schiavi mori, a cui fanno da ala otto
damigelle, una delegazione cipriota e un gruppo di schiavoni
armati.
L’intero corteo parte da Atrani, dalla chiesa di S. Salvatore
de Birecto ove i Duchi ricevevano i segni della loro investitura,
passa per la cattedrale di S. Andrea e si ferma in piazza Flavio
Gioia ove attende l’inizio della regata che parte da Capo di
Vettica e, dopo un percorso di circa 2000 metri, termina nello
specchio d’acqua antistante Amalfi.
Gli equipaggi, composti da otto vogatori e un timoniere, devono
essere formati da nati o residenti da almeno cinque anni nella
città per la quale gareggiano. Ciascuna barca ha polene e colori
differenti: il cavallo alato e l’azzurro per Amalfi, il grifone e
il bianco per Genova, l’aquila e il porpora per Pisa, il leone e
il verde per Venezia.
La manifestazione termina con la consegna del trofeo
rappresentato da una galea medioevale che deve essere custodita
per un anno dalla città che si aggiudica la regata per poi essere
messa in palio nell’edizione successiva, dello stendardo del primo
premio e della medaglia d’oro all’equipaggio vincitore, e delle
medaglie in vermeille, d’argento e di bronzo agli altri equipaggi.
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