3.9. ROSCIGNO - MONTE PRUNO

Le prime segnalazioni di materiale archeologico affiorante nel corso di lavori agricoli, alle pendice del Monte Pruno di Roscigno, risalgono alla prima metà degli anni venti. Il nucleo più consistente è rappresentato da 48 pezzi d'ambra, provenienti con ogni probabilità da più di una sepoltura, rinvenute casualmente a Pattano nei pressi di Teggiano. Tra le ambre, molto interessanti sono i pendagli intagliati, articolati in forme diverse con protomi femminili di profilo o prospetto risalenti ai secoli VI-IV a.C.
Il ritrovamento delle ambre attirò l'attenzione degli studiosi sulla presenza di una comunità stabile nel territorio di Roscigno.
Una ulteriore conferma si ebbe nel novembre del 1938 quando il Marzullo recuperò una sepoltura, sul pianoro del monte Pruno, immediatamente definita "principesca" per la ricchezza del suo corredo, splendido per la qualità e la eccezionalità degli oggetti, ed emblematico per la comprensione di quei processi di trasformazione che investono la società indigena dell'interno quando vengono a contatto con i Greci che abitano lungo la costa tirrenica. Oggi i reperti sono in bella evidenza nel Museo Provinciale di Salerno.

Figura 3. 30. Candelabro

Malgrado successivi ritrovamenti che confermavano l'ipotesi dell'esistenza di un sito, un programma sistematico di esplorazione fu avviato solo nel 1988 e consentì l'individuazione della cinta muraria a doppia cortina, con torri e porte d'accesso, e che circonda il colle su due lati; si può ipotizzare che le mura proseguissero sui versanti dove affiora il cordone roccioso.
Che la zona occupata dal circuito murario fosse precedentemente già abitata è stato confermato dal rinvenimento, al di sotto delle mura di una sepoltura a fossa con copertura a tumulo di pietra e terra con il corredo, disposto su un fianco e ai piedi del defunto, che comprendeva una punta di lancia ed un coltello, vasi di ceramica subgeometrica, una grande olla, brocchette tronconiche ed un kylix a vernice nera, reperti che stavano a dimostrare lo schema associativo dell'area dell'alto Sele e della Lucania. Sul pianoro sono state individuate sepolture i cui corredi si collocano intorno alla metà del VI sec. a.C. e allo stesso periodo è datata una sepoltura, violata dai tombaroli, che ha conservato buona parte del corredo metallico che, con i suoi due elmi in bronzo, la spada e due lance connotano il defunto come un capo guerriero.

Figura 3. 31. Brocca di bronzo

Figura 3. 32. Kantharos d'argento

Le strutture abitative sul pianoro sono in ordine sparso; e senza una vera e propria organizzazione di tipo urbano; le emergenze archeologiche al dì fuori della cerchia delle mura stanno a documentare bene l'estensione e l'ampiezza del centro antico che con un sistema di nuclei abitativi sparsi su un largo territorio, al momento del pericolo raccoglie tutta la sua popolazione sulla cima del colle fortificato e protetto.
L'ampiezza e l'articolazione dell'insediamento trovano conferma nella individuazione, a Cuozzi, di altre strutture abitative e sepolcrali
Negli ultimi anni le ricerche archeologiche, che si sono concentrate in una ristretta valletta, a ridosso di un tracciato che conduce sul pianoro del monte Pruno, hanno portato alla luce un'interessante sepoltura femminile, con una bella colonna di ambra; tale sepoltura certamente doveva far parte di una necropoli più ampia ancora da ricercare.
In questa stessa valletta si trova una complessa struttura abitativa del IV sec. a.C. con vani disposti intorno ad un porticato, in qui sono stati rinvenuti interessanti materiali archeologici. Poco distante è stata individuata la necropoli degli antichi abitanti della casa con sepoltura a semicamera con ricchi corredi di oggetti metallici e ceramici tra cui un cinturone di bronzo, proprio del guerriero lucano.
Come per tanti altri insediamenti di età lucana, anche per Roscigno si registrano segni di abbandono improvviso alla fine del III sec. a.C., solitamente messi in relazione con le prime manifestazioni della presenza romana.