6.2. IL SISTEMA DIFENSIVO DELLA CITTÀ DI SALERNO

Il sistema difensivo salernitano previde più di un castello, costruzioni tutte di derivazione longobarda, creati non in base ad un'unica visione difensiva della città; furono piuttosto il risultato di singole iniziative attuate nel tempo dai Longobardi e dai Normanni secondo le loro esigenze.
Dei tre castelli salernitani, attualmente esiste solo il castello Arechi, essendo stati distrutti il Palazzo Arechi e il castello di Terracena.
Dello scomparso Palazzo Arechi dell'VIII secolo, di cui rimangono solo le memorie, è ben difficile stabilire in quale misura esso fosse un'opera difensiva oltre che residenza dei principi longobardi.

Il castello di Terracena, costruito da Roberto il Guiscardo o forse da suo figlio Ruggero Borsa, è stato individuato nei pressi dei conventi di S. Michele e di S. Benedetto. Ciò è confermato dal ritrovamento di due torri, di un camminamento con cisterna e di diversi elementi architettonici, di cui la parte più interessante è costituita dalla decorazione in tufo giallo e grigio della torre sulla traversa di S. Giovanni. Qui le ricorrenze orizzontali delle finestre sono animate da fasce con i motivi più vari, da quelli ad andamento geometrico a quelli più complessi, mentre le decorazioni investono tutto il castello. La fabbrica, ad ogni modo, non esisteva più già dal secolo XIV, quando Alessandro IV donò il suolo al monastero di S. Benedetto, sul cui lato meridionale sarebbe sorto il Castelnuovo che ospitò nel secolo XV la regina Margherita di Durazzo.
Il castello Arechi, posto in una vantaggiosa posizione naturale sul monte Bonarie, fa parte di un poderoso sistema difensivo fondato dai Romani, per opporre un valido baluardo alla rivale Licenzia sostenuta da Annibale. Quanto rimaneva del Castrum romano fu restaurato e ampliato dai Longobardi che considerarono Salerno di grande importanza strategica, in quanto unico sbocco sul Tirreno del Ducato di Benevento. Dopo la sconfitta di Desiderio, re dei Longobardi, Arechi II elesse a principato indipendente il ducato di Benevento e, nominatosi principe, si stabilì a Salerno trasferendovi la capitale. Egli restaurò il castello, che oggi porta il suo nome, arricchendolo di quattro torri merlate collegate tra loro da ponti e mura e formando un eccezionale organismo di difesa; vi ospitò una corte principesca presieduta dalla consorte Edelberga.

Figura 6. 1. Castel Terracena Facciata nord

I principi che gli succedettero fecero costruire altre torri sulle colline circostanti e resero ancora più sicuro il castello, che infatti potette resistere per circa un anno agli attacchi del Guiscardo.
Gisulfo II, che fu l'ultimo principe longobardo, difese strenuamente la sua indipendenza dalla prepotenza dei Normanni comandati da suo cognato Roberto d'Altavilla detto il Guiscardo, ma alla fine Salerno fu conquistata; si pose così fine al principato longobardo dopo 237 anni.
Durante il regno del Guiscardo il castello fu alquanto trascurato, successivamente passò ad Ildebrando che vi organizzò la prima crociata contro i Turchi.

Figura 6. 2. Castello di Arechi

Durante il conflitto fra Tancredi ed Enrico IV il castello, difeso dai seguaci di Tancredi, oppose una disperata resistenza ma infine, costretto ad arrendersi, venne distrutto assieme alle mura della città.
Nel periodo Svevo il castello fu oggetto delle cure di Federico II che provvide ad ampliarlo e a fortificarlo per le nuove esigenze difensive.
Con la venuta di Carlo I d'Angiò e del suo successore furono effettuate importanti riparazioni alle torri e alle mura a spese del popolo.
Nel periodo vicereale, sotto don Pedro da Toledo e don Parafan de Ribera, vennero effettuati vari restauri e, poiché sul litorale salernitano si verificavano frequenti incursioni di pirati, furono costruite numerose torri di difesa e di avvistamento.
Sotto i Borbone e durante il decennio francese il castello venne completamente trascurato tanto che, agli inizi del secolo XIX, perse la funzione di fortezza capace di assicurare la difesa della città; passò allo Stato nel 1815 e successivamente ai privati.
I lavori di restauro, iniziati da oltre venti anni, intesi a conservare ogni traccia ed ogni elemento necessario per una lettura completa del monumento, hanno permesso la creazione, nella zona riservata al pubblico, di un primo nucleo espositivo delle ceramiche e dei reperti provenienti dal castello stesso.

Oltre alle ceramiche che sono copiosamente rappresentate anche dalle faenze barocche, sono state recuperate numerose monete, tra cui 21 tarì d'oro e 34 denari d'argento datati tra l'XI e il XII secolo e altri esemplari argentei legati all'ampliamento sud-orientale del castello in epoca vicereale.
Esistono, inoltre, nel castello una biblioteca finalizzata allo studio delle opere di fortificazione del territorio salernitano, una sala per mostre e un salone per conferenze, oltre ad una serie di altri servizi per il buon funzionamento del monumento stesso.
Opera sussidiaria a difesa del nucleo centrale del castello, a nord del monte Bonarie, è la Bastiglia, forse costruita da Arechi II per avvistare i nemici provenienti dalla via Fossa Lupara, oppure innalzata da Gisulfo II per proteggere il castello da attacchi laterali. Essa è a struttura cilindrica, rinforzata sul fronte orientale da una mezza corona, e contiene, sull'intera altezza, un unico ambiente centrale, ad un livello di circa cinque metri dal suolo, il cui accesso era consentito solo con l'uso di scale rimuovibili, secondo un uso comune nelle opere difensive medioevali.

All'interno del perimetro difensivo urbano di Salerno, nella zona di Torrione, si trova il Forte La Carnale, eretto forse nel XII secolo, che fa parte di un insieme di quattro torri a difesa del territorio. L'origine del suo nome è tutt'ora ignota; c'è chi lo fa risalire alla parola Kerna (pietra), chi ritiene sia collegata ad una strage di saraceni avvenuta nell'872 e chi invece la fa risalire all'uso di seppellire, in quella zona, i cadaveri dei nullatenenti.
La Carnale era probabilmente una torre cavallara, come fa presupporre la presenza di alloggiamenti nelle murature di ferri, rinvenuti in recenti restauri.

Figura 6. 3. Forte La Carnale

Nel secolo XIX la Carnale, che aveva assunto il nome di Forte di S. Giuseppe, subì delle trasformazioni nel corso delle quali venne munita di batterie costiere, di cui ancora esistono tracce nei terrazzamenti.
Costituivano parte integrante del sistema difensivo salernitano il Castelvetrano e il Castello Vernieri nella zona di Fuorni: il primo costruito con lo scopo di difendere dalle scorrerie dei Saraceni la Valle del Picentino, il secondo più a carattere di residenza che di fortezza vera e propria.