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MAIRONI Alessio


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Maironi Alessio

 

nato a Bergamo il 28 dicembre 1841 dal nob. Gustavo Federico e Carolina Regazzoni, morì a Calatafimi il 30 maggio 1860. A 17 anni, uscito dal nostro Liceo, era studente di legge a Padova, ma lasciava libri e codici per arruolarsi volontario va a conoscere, quasi fanciullo ancora, i disagi delle lunghe marce Il Sylva , che gli fu amico e condiscepolo e che conservava, come venerata memoria, un fazzoletto intriso del suo sangue (che, insieme con la lettera che segue e alcuni altri documenti, è ora conservato nel civico Museo del Risorgimento), lo ricorda, nelle giornate di Solferino e S. Martino, in marcia con la sua Compagnia (la 12° del 3° Reggimento Volontari) attraverso la Val Trompia, diretto a Bagolino, indi a Salò sul Garda.

Nell'atmosfera di gloria in cui vivevano, chi badava se il pane era ammuffito, se i Croati che avevano abitato nella chiesetta, trasformata in caserma a Collie, avevano lasciato nella paglia una ripugnante eredità, di parassiti? Con filosofica serenità quel gruppo di studenti si raccoglieva sotto i castagni e pestava tra due sassi tutte le cuciture dei vestiti.

E per quel giorno la pulizia era fatta! Ma questa non era la guerra, quale l'avevano tutti sognata ed il desiderio di vivere le ore epiche di una battaglia, rimase vivo nel cuore del giovane volontario. Non esitò quindi, l'aprile dell'anno seguente, a rispondere all'appello che Garibaldi lanciava per la liberazione della Sicilia. Decise tosto di partire, ma come giungere fino a Genova, se non aveva denari? Al padre, sebbene agiato e possidente, non osava chiederli, perché lo sapeva decisamente contrario alla sua partenza; sottrasse perciò alla mamma un orologio d'oro; lo vendette e partì esultante e spensierato. Da Quarto, prima d'imbarcarsi scriveva al fratello: " Ier l'altro ad onta delle proibizioni fattemi dal nostro buonissimo padre partii da Bergamo Paolo, che io non lo feci ne per cattivezza d'animo ne per disobbedire al nostro padre, ma bensì perché conosceva essermi impossibile rimanermi a casa sentendo che i nostri fratelli Siciliani avevano bisogno del nostro aiuto. Ti prego, quanto so e posso, a parlare al papa ed alla mamma onde rassegnarli al mio errore ed accertarli che non penso che ad essi ed al momento in cui, pieno di gloria, stante le minacce del papa, verrò a gettarmi ai suoi piedi ad implorare perdono ". A Calatafimi Alessio Maironi combattè da leone; segue Francesco Nullo che, riuniti attorno a se i compatrioti, irrompe verso il Pianto dei Romani, in un inferno di palle e di fuoco; disprezza il pericolo ed avanza, forte e impetuoso, finché un colpo non lo arresta. E' ferito al braccio destro, appena sotto la spalla, ed è trasportato a Vita, nel convento dei Cappuccini prima, e subito dopo a Calatafimi, nel convento di S. Michele. La ferita non era grave e dopo alcuni giorni era già convalescente. Seguendo l'impulso della sua natura esuberante ed allegra, s'infilava allora per una porticina, vicina al suo letto, che conduceva alla cantoria dei buoni frati e lì, coll'amico Sylva , come lui convalescente, si divertiva a tirar mantici e a pestar sull'organo, facendo un baccano indiavolato. Ma questo esercizio e forse lo strapazzo di una gita, fatta con un frate ed alcuni compagni a Segesta, doveva essergli fatale. Una mattina si sveglia con un grido; era tutto insanguinato: la ferita si era riaperta e la rottura di un'arteria aveva prodotto l'emorragia. Si cerca d'arrestarla con rimedi dolorosi quanto insufficienti e quando ormai l'infelice non ha più nemmeno la forza di lamentarsi, gli è proposta un'operazione. Gli avrebbero legato l'arteria praticando un'incisione sopra l'ascella. Egli acconsente, con un'ultima tenuissima speranza, e Prima che vengano i medici - scrive il Sylva - mi fa chiamare avendo egli a confidarmi i suoi pensieri più intimi, i suoi ultimi desideri " e vuole che " io rimanga ad assisterlo ". E l'operazione è fatta, senza nessuna disinfezione, con un bisturi, una pinzetta ed una forbice mezzo arrugginita. Inutile tortura La cancrena avanza ed egli muore con un ultimo pensiero per la mamma di cui non ha avuto più notizie dal giorno in cui l'ha lasciata, gravemente ammalata, fuggendo di casa come un ladro! Ed il poco denaro che ancora aveva con se, l'ultimo avanzo forse dell'orologio venduto, serve agli amici per procurargli una bara e per seppellirlo con un certo decoro a Calatafimi. Non aveva ancora 19 anni ed era forte, alto e biondo, con un carattere buono e sereno sempre, che gli aveva guadagnalo l'amore ed il rimpianto dei compagni e dei superiori. La medaglia d'argento al valor militare col soprassoldo di L. 100 veniva decretata alla sua memoria il 31 maggio 1863.

BIBLIOGRAFIA. - Elenco Uff., N. 573 - "Illustr. Ital.", p. 433, con fotografia. - G. SYLVA , L'VIII Compagnia dei Mille, S.E.S.A. Bergamo, 1959, pp. 158-182-198-257-261-262. - SYLVA , Fatterelli Garibaldini del 1859, '60, '61, '62, in " Rivista di Bergamo ", gennaio-febbraio 1926, p. 9. - D'AYALA, p, 238. - G. BANDI, I Mille, Firenze, Salani, pp. 176-177. - MENGHINI, Spedizione, p. 166. - PECORINI-MANZONI, 15° Divisione, p. 498 ss. - " Bergomum c (Bollettino della Civica Biblioteca), Anno 1910, ottobre-dicembre, p. 54. -Id., Id., Anno 1929, gennaio-marzo, p. 70. - Notizie dall'Anagrafe Comunale di Bergamo e orali dal garibaldino Zanotti. - Archivio di Stato di Torino. - RENATO SIMONI: Un Garibaldino rosso di carne e nerissimo di pelo ricorda Alessio Maironi. Che bel giovane!. - esclama -. Mi è morto fra le braccia! in " Corriere della Sera " del 25 giugno 1910.

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Creato da: Astalalista - Ultima modifica: 26/Apr/2004 alle 22:54 Etichettato con ICRA
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