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NULLO Francesco


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Nullo Francesco

 


di Giuliana Donati Petteni

1. - I primi anni, In famiglia, gli studi (1826-1848).
Nato a Bergamo il 1° marzo 1820, in una signorile casa della vecchia contrada S. Orsola (
1 ), in Borgo S. Leonardo, primogenito di Arcangelo ( 2 ), commerciante e possidente, e di Angela Magno ( 3 ), bergamaschi, Francesco Nullo ereditò dal padre e dalla madre una tempra energica, uno spirito orgoglioso, una vivace passione per lo studio ( 4 ), un'indole attivissima, ma riservata, un'anima dalle indefinite nostalgie, un fisico piuttosto delicato (così nei primi anni di vita) ( 5 ), un temperamento romantico ( 6 ), che caratterizzò la sua personalità dalle contraddizioni solo apparenti.

Il suo fare chiuso e taciturno, soprattutto nell'età giovanile, era un atteggiamento esteriore, più per serbare con gelosia il fuoco ch'era dentro che per selvatichezza.
Carattere tipicamente bergamasco il suo, aderiva in modo perfetto all'ambiente nativo: all'asprezza della catena orobica, cerula in lontananza, alla dolcezza della verde pianura che sfuma all'orizzonte.
Accanto ai fratelli Carlo ( 7 ), Giuseppe ( 8 ), Ludovico ( 9 ), Giovanni ( 10 ) Pietro ( 11 ), visse la prima infanzia nell'intimità della famiglia e frequentò con lode le Scuole Elementari dei Tre Passi, nel sontuoso edificio del Bianconi, fatto costruire, nel 1826, in Borgo S. Bartolomeo, dal Comune ( 12 ).
In questa Bergamo, industre e laboriosa, che reagiva in silenzio alla triste dominazione straniera, intensificando l'attività produttiva e dando vita alla libertà del pensiero in molteplici espressioni d'arte ( 13 ) Francesco Nullo, ragazzo, fu colpito dagli echi dei primi processi contro i Cospiratori Mazziniani ( 14 ) « credenti nella Missione commessa da Dio all'Italia » e, forse presago del suo futuro destino, nella sua mente di sognatore taciturno, già vedeva la Patria libera dalle Alpi alla Sicilia ( 15 ).
Nel 1837, desiderando continuare gli studi, entrò convittore nel Ginnasio Vescovile di Celana ( 16 ), iscritto al primo corso di « Gramatica » ( 17 ) e vi rimase sino al 1840, avendo come compagno di camerata il fratello Carlo ( 18 ).
Superati con « eminenza » quattro corsi ginnasiali, lasciò a Val S. Martino, non senza una viva nostalgia per il suo collegio, dove aveva vissuto anni tanto sereni, fortificando il corpo con una disciplina costante e nutrendo la mente con un'elevata cultura umanistica ( 19 ).
Per esigenze di famiglia i genitori gli fecero poi seguire gli studi commerciali a Milano, « ove restò lungo tempo ( 20 ) », probabilmente presso FI. R. Scuola Tecnica di via Cappuccio, la cui fama era allora molto diffusa in Lombardia. Anche qui diede prove « di capacità eminente » ( 21 ).
Con la scienza del commercio e della pubblica economia, Francesco Nullo apprese il diritto mercantile, la dottrina della produzione e del cambio, tutte le pratiche di conteggio, si perfezionò nel disegno ( 22 ) e fu probabilmente un assiduo frequentatore del corso libero di Letture Straordinarie intorno alle più importanti applicazioni della scienza all'industria ( 23 ). Imparò con facilità il francese ed il tedesco e si servì di queste due lingue con eleganza nei vari viaggi che dovette fare, più tardi, all'estero per motivi d'affari o per fini politici ( 24 ).

2. - A Porta Tosa (Marzo 1848).
Si avvicinava intanto il fatidico '48: «l'anno che fu, perché l'Italia fosse! ».
La « politica del cuore » ( 25 ) stava per avere il suo trionfo, sia pure di breve durata.
A Milano il seme della rivolta contro l'odiato governo austriaco, imposto ai Lombardo-Veneti dal banchetto dei tiranni ( 26 ), col giungere della primavera, era in rigoglio.
Il Caffè della Cocchina, il S. Carlo, le trattorie suburbane del Corvetto e dell'Isola Bella erano le sedi preferite per i conciliaboli dei giovani amici di Cesare Correnti, di Giulio Carcano, di Angelo Fava.
Vi si discuteva del 9° Congresso Scientifico di Venezia ( 27 ) e di quel primo grande atto di opposizione all'Austria che era la « Mozione » presentata alla Congregazione Centrale Lombarda dall'avvocato Giovan Battista Nazari ( 28 ) di Treviglio...
Il Manara , il Lissoni , il Ravizza , il Simonetta , tutti i più accesi patrioti lombardi facevano dell'ironia sui « pannicelli caldi » ( 29 ) con i quali si voleva medicare l'Italia e pensavano al da farsi dal momento che « la pera era matura » ( 30 ).
Si può con attendibilità credere che Francesco
Nullo fosse in questo gruppo di « ardenti » ( 31 ); infatti il suo battesimo del fuoco Io riceve proprio a Milano, dove, con i fratelli Ludovico ( 32 ) e Giuseppe ( 33 ) lo vediamo tra i più accesi cooperatori dell'abbattimento di Porta Tosa ( 34 ), il 22 marzo 1848.
Altri trecento Bergamaschi erano pure accorsi, in nome di Dio, a portare aiuto agli insorti ( 35 ).
Sotto la « protezione di un frate entusiasta », guidati da due ufficiali pieni di ardimento, il Regazzoni e il Bonorandi , i cittadini di Bergamo furono i primi, fra i Lombardi, a partecipare al movimento insurrezionale milanese, dando un contributo efficace all'esito positivo delle Cinque Giornate ( 36 ). Tra i numerosi feriti, si ricorda il fratello del Nullo, Ludovico, che « nel bollore della mischia aveva riportato una grave lacerazione nella gamba destra » e aveva dovuto essere ricoverato all'Ospedale della Senavra ( 37 ).
All'alba del 23 marzo le truppe del Radetzky abbandonarono precipitosamente Milano, dopo aver commesso « efferate barbarie » ( 38 ). « Francesco Nullo, sempre confuso nella generalità dei combattenti, ma sempre intrepido ed ardito, si fermò a Milano sino alla cessazione del pericolo, a scongiurare il quale aveva prestata l'opera sua ed era disposto a prestarla ancora » ( 39 ).

3. - Sulle terre bagnate dal Piave (Aprile-Maggio-Giugno '48).
Quando il Governo Provvisorio di Milano pubblicò il Bando per invitare la gioventù lombarda « a conquistare l'emancipazione della rimanente Italia, senza la quale non v'era indipendenza, e a farla finita una volta con qualunque dominazione », Francesco Nullo non esitò a dare pronta ed intelligente attuazione a questo invito.
Quasi tutti gli storici che si sono occupati con viva passione del nostro Eroe, dallo Stefanoni ( 40 ) al Sylva ( 41 ), dall' Abba ( 42 ) al Locatelli-Milesi ( 43 ), dal Caversazzi ( 44 ) al Gervasoni ( 45 ) al Vajana ( 46 ) lo fanno presente nel Corpo dei volontari del Manara all'inseguimento degli austriaci verso Peschiera ( 47 ), poi nel battaglione del col. Bonorandi , che aveva come campo d'azione il lago d'Idre e il Tirolo meridionale.
Ma, nel necrologio apparso sulla « Gazzetta di Bergamo » del 14 maggio 1863, si legge: «Francesco Nullo fu nel '48 fra i Bergamaschi che durante le Cinque Giornate accorrevano in aiuto di Milano, poi, con l'eletta Compagnia detta « delle Barricate » partiva da Milano stessa, combatteva nel Veneto e trovavasi alla difesa di Treviso » ( 48 ).
Questa notizia viene ripresa e confermata da Giovanni Antoriucci ( 49 ), che, dando sul « Bergomum » e su « L'Eco di Bergamo » ( 50 ) le tracce « per una nuova biografia di Francesco Nullo », sostiene, attraverso l'attento esame di alcune « fonti documentarie » ( 51 ), la partenza del Nullo per Treviso con i volontari della Scuola di Artiglieria di Milano e nega, appellandosi alla versione differente delle testimonianze contemporanee, la partecipazione del Nostro alle azioni svolte nella zona del Garda e del lago d'Idro, dove operavano i Battaglioni guidati dal Manara e dal Bonorandi ( 52 ).
Seguendo questa nuova traccia, riteniamo che, nell'aprile del 1848, Francesco Nullo sia partito da Milano diretto a Pavia-Polesella-Rovigo-Padova ( 53 ), per raggiungere la città di Treviso, che, con altre province del retroterra veneziano, aveva chiesto soccorso urgente al Governo Centrale Provvisorio di Lombardia ( 54 ), essendo minacciata dalle truppe del Generale Nugent , operante nella zona del basso Piave ( 55 ).
L'aiuto dei Lombardi, nei quali si aveva una grandissima fede per le prove di valore date in Milano, sarà un vincolo d'eroismo e
di sangue che stringerà la Lombardia alla Venezia, vincolo destinato a far crollare le opposizioni del Manin alla fusione ( 56 ).
E' motivo di giusto orgoglio annoverare, tra questi pionieri dell'ideale unitario, il nostro Nullo, messaggero dell'eroismo orobico sulle terre bagnate dal Piave.
L'opera prestata dagli artiglieri della Scuola di Milano per la costruzione delle barricate volanti, fu preziosa in tutto il territorio della Venezia; tenacissima, inoltre, la resistenza opposta in Treviso contro le ripetute intimazioni di resa degli austriaci assedianti ( 57 ).
La volontà di uno è volontà di tutti, sicché sarebbe impossibile, in tale effervescenza generale di ardore patriottico, ricostruirefatti isolati d'eroismo, legandoli ad un nome, non ancora emerso fuori del burrascoso mare della guerra di popolo ( 58 ).
Il 14 giugno, in seguito alla capitolazione della città ( 59 ) che era stata violentemente bombardata, i volontari lombardi uscirono da Treviso, ma il loro valore fu riconosciuto persino dai nemici che lasciarono, a questo manipolo d'eroi, l'onore delle armi ( 60 ).

4. - L'arruolamento nella R. A. Sarda (1848-40).
Ritornato a Milano, per la via di Ferrara, il Nullo raggiunse i volontari bergamaschi allo Stelvio e, militando sempre come artigliere ( 61 ), tenne vigilata quella porta d'Italia, impedendo agli austriaci di piombare alle spalle dei combattenti, che operavano nella zona tra l'Oglio ed il Mincio.
Quando il 25 luglio, dopo la battaglia di Custoza, il generale Radetzky da assalito si fa assalitore, rinsaldato da più di centomila uomini, giunti dal Friuli e dal Tirolo, ha inizio la triste ritirata dei Regi, che, impegnati in una dura guerra di posizione, sono respinti fin sotto le mura di Milano, costretta pur essa alla resa, dopo solo centoquarantacinque giorni di libertà ( 62 ).
All'annuncio dell'Armistizio Salasco, che ridava la Lombardia in mano agli austriaci, i Corpi volontari delle ormai inutili posizioni difensive: Tonale, Croce Domini, Stelvio, Caffaro, Santa Caterina, tenuto consiglio alla Madonna di Tirano, circa le decisioni da prendere, e fallita la speranza di unirsi con Garibaldi a Morazzone, per un'estrema resistenza, piegarono, attraverso la Svizzera, in Piemonte ( 63 ), dove furono arruolati nella Divisione Lombarda ( 64 ).
Una lettera del Ministero della Guerra di Torino ci fa conoscere che il sottotenente d'Infanteria Milanese Francesco Nullo, con
Decreto 8 settembre 1848, era stato « ammesso nella R. A. Sarda, facente parte del Deposito di Cuneo » ( 65 ).
Scrupolose ricerche, eseguite recentemente ( 66 ) all'Archivio di Stato di Torino, hanno portato al ritrovamento di altre tre lettere di carattere ufficiale, che confermano tale destinazione del Nullo ( 67 ).
Quindi, il nostro Eroe, dall'autunno del '48 alla primavera del 1849, fu sicuramente in Piemonte e combattè nella R. A. Sarda con la speranza di ritornare vittorioso sull'adorato suolo natìo.
Ma, dopo la dolorosa sconfitta di Novara, che fu il Waterloo del Piemonte e di Carlo Alberto , e che ai Lombardi aveva tolta ogni fiducia nell'aiuto piemontese, Francesco Nullo, dietro sua domanda, ottenne la dispensa dal servizio ( 68 ) per accorrere a combattere a fianco di Garibaldi ( 69 ), contro l'usurpazione francese, su quel tragico teatro d'eroismo che fu il Gianicolo.

5. - Tra i lancieri della morte di Angelo Masina (Giugno 1849).
A Roma le idee del Mazzini determinarono nel giovane bergamasco un'immensa suggestione.
Con qual animo egli vi fosse giunto dal Piemonte è facile immaginarselo! « Una nuova epoca sorgeva allora e quelle libere istituzioni, quel Governo che amava il suo popolo, quel popolo che idolatrava il Governo da lui eletto, quelle leggi, quelle libertà, quelle franchigie compirono d'un tratto la lacuna politica che era rimasta nel suo cuore ».
« Egli, come confessò dappoi, altero di poter dirlo, fu repubblicano, perche conobbe che la logica, la giustizia, il buon senso lo guidavano direttamente a quella teoria.
Amò Mazzini , e come si era tentato di dipingerlo alla sua immaginazione sotto i colori più tetri, che le calunnie dei governi facilmente fornivano, appena lo vide in opera e conobbe le sue virtù, i suoi sacrifici e le sofferenze accagionategli dal suo buon volere, non potò a meno di rendergli quel tributo di venerazione che fu il solo retaggio, il solo compenso delle fatiche dell'Esule » ( 70 ).
Ma, in Roma, un altro Grande esercitò il suo fascino sul giovane Nullo: Giuseppe Garibaldi , l'epico Condottiero di eserciti che « hanno per tenda il cielo, per letto la terra, per testimonio Iddio » ( 71 ).
Ammirandone sul campo dell'azione le doti di uomo eccezionale e di eccezionale Comandante, Francesco Nullo, sin da questo momento, si lega a Garibaldi per la vita e per la morte e si propone di seguirne l'esempio dimostrando Io stesso slancio, lo stesso ardore combattivo. Io stesso disprezzo del pericolo, lo stesso anelito di giustizia, lo stesso disinteresse per ogni tornaconto personale, qualità subito notate dal Generale, che lo sceglierà per mansioni delicate ed incarichi di estrema fiducia ( 72 ).
Il 31 maggio, « giorno in cui il Nullo venne ufficialmente aggregato ( 73 ) ai Lancieri della Morte » del colonnello bolognese Angelo Masina , il plenipotenziario Ferdinando Lesseps ( 74 ) conclude l'armistizio.
Ma, all'alba del 3 giugno, ventiquattr'ore prima dello scadere della tregua, i Francesi attaccano improvvisamente gli avamposti di Villa Panfili e di Villa Corsini, impegnando i nostri in una lotta disperata, che segnerà, nella storia del Risorgimento nazionale, pagine d'inobliabile eroismo.
I ripetuti ferocissimi attacchi francesi a Villa Spada e al Vascello costringono i difensori a continue giostre di prodezza.
Si diradano le file: le cariche « a ferro freddo » ( 75 ), ordinate da Garibaldi , se da una parte consentono ai nostri di prendere alcune posizioni strategiche, esigono, però, un grande spargimento di sangue.
Tra le ville patrizie, un tempo dimora di tranquilli ozii, serpeggia la morte.
A fianco del Nullo combattente cadono morti, o gravemente feriti, gli amici più cari: Giacomo Antonio David ( 76 ), Luciano Manara , Enrico Dandolo , Goffredo Mameli , Giuseppe Dall'Ovo ( 77 ) e lo stesso col. Masina , che il Nullo aveva seguito più volte al galoppo, con la sciabola balenante nell'aria, lungo i viali di Villa Corsini, presa e perduta cinque volte ( 78 ).
Ma lui, il bellissimo cavaliere dal bianco mantello e dallo spencer turchino ( 79 ), pur lanciandosi sempre tra i primi, esce da ogni azione sempre incolume, quasi fosse, come l'eroe omerico, invulnerabile.
Dal 27 al 29 giugno, sette batterie francesi tirano con trentun bocche da fuoco su tutte le posizioni romane; Garibaldi , improvvisata una terza linea difensiva, tenta di arrestare il nemico a Ponte Sant'Angelo ( 80 ).
Francesco Nullo rinnova le eroiche gesta delle Cinque Giornate, ma sul cielo di Roma non brilla l'astro della vittoria di Porta Tosa! ( 81 ).
La fine dell'infelice Repubblica Romana è ormai stabilita; l'Assemblea ( 82 ) ha decretato di far cessare l'inutile resistenza, e Garibaldi , radunati i suoi legionari in piazza San Pietro, promette a chi Io vuoi seguire sino a Venezia « fame, sete, marce forzate, battaglie e morte » ( 83 ).

6. - Tenente Quartiermastro a Cotona - Ambasciatore a S. Marino (Luglio-Settembre 1849).
Al tramonto del 2 luglio, tremila uomini escono da Porta San Giovanni e marciano silenziosamente lungo la Tiburtina ( 84 ).
Anche se quattro eserciti ostili ( 85 ) serrano da ogni parte la colonna dell'intrepido cavaliere della libertà italiana ( 86 ) ed una fitta rete di ferro cerca di paralizzarne le mosse, Garibaldi non abbandona l'idea di portare aiuto ai Veneziani ancora in armi per tener viva la fiamma della riscossa, accesa nel '48 ( 87 ).
Tuttavia, « quelli che avevano indossato la camicia rossa del Volontario per coprir qualche magagna e quelli che avevano la Patria più sulle labbra che nel cuore », non reggono alle difficoltà che erano state annunciate e che ogni giorno vanno veramente aumentando ed aggravandosi.
Le lunghe marce, i rapidi bivacchi, le improvvise diversioni per sfuggire agli inseguitori, la diffidenza e l'ostilità trovate nelle popolazioni ( 88 ), durante la ritirata, assottigliano la Legione. Soltanto i puri sanno rimanere fedeli al programma di Garibaldi .
Francesco Nullo, già tutto proteso verso il suo destino di dovere e di gloria, non è vinto dalle faticose galoppate per i dirupati sentieri dell'Appennino pieno di agguati; la sua tempra, eminentemente soldatesca, non teme il crepitare dei moschetti che, or qua or là, risuonano sinistri nel silenzio delle vallate marchigiane; da buon bergamasco, parco di parole, ma prodigo di fatti, egli non si risparmia un momento.
Creato, a Cetona, Tenente Quartiermastro, addetto agli alloggiamenti, copre la carica con tale dignità e zelo che Garibaldi , accolto il consiglio del maceratese Filippo Belli ( 89 ), « di chiedere ospitalità in terreno neutro », sceglie proprio lui per trattare con i Capitani della Repubblica di S. Marino.
Scortato da dodici Lancieri, con la guida di Eugenio Corraducci ( 90 ), nottetempo, Francesco Nullo sale al galoppo sul Monte Titano, si presenta al Capitano Reggente Domenico Maria Belzoppi e gli porge il messaggio del suo Generale. « Pareva un cavaliere venuto in sogno! », scrive l' Abba , con una felice immagine poetica ( 91 ).
Ma la situazione era drammatica non soltanto per i Garibaldini accerchiati dagli Usseri dello Stadion e dalle agguerrite milizie dell'Arciduca Ernesto ( 92 ), anche i Sammarinesi, così vicini alle truppe austriache ed isolati su quell'estremo lembo di Appennino di sole sedici miglia quadrate, erano, dalle condizioni stesse della natura, obbligali a difendere con gelosia la loro neutralità, per impedire un rovinoso conflitto con l'Austria.
Pertanto, il Capitano Belzoppi, « pur rimanendo affascinato dalla bellezza di quel soldato della patria e della sventura » ( 93 ), si vide costretto ad un riguardoso, ma fermo rifiuto, e consegnò al giovane Nullo il seguente dispaccio per Garibaldi

« Generale
il Quartier Mastro della vostra Cavalleria Francesco Nullo arrivato qui (sic) con dodici suoi uomini circa l'ora di notte, ci ha domandato di potersi fermare alcune ore e di essere sovvenuto delle ragioni occorrenti, nelle quali domande lo abbiamo pienamente soddisfatto.
Esso (sic) poi ci ha narrato come sarebbe vostra intenzione di transitare con la vostra Colonna pel territorio di questa Repubblica, o che ora da voi spedito per informarsi delle disposizioni nostre intorno alla vostra venuta.
Vi ringraziamo di questo atto, che ave!;e voluto praticare con noi, e che ci mostra il riguardo che avete verso il nostro Governo.
E poiché questo avviso che ci avete dato, ci ha costretto a palesare al vostro inviato la pericolosa posizione in cui ci troviamo per la vicinanza delle truppe austriache, ed il grave rischio che correreste voi stesso, diriggendovi (sic) a questa volta egli ci ha pregato a volere tutto ciò significare direttamente a voi in iscritto, come facciamo, per dirvi che il littoraic vicino non vi può più offrire mezzo d'imbarco, perché fin da qualche giorno si tengono lontane dalla riva tutte le barche, che le suddette truppe in Rimini ingrossarono di molto tra ieri e oggi, avendo alla testa un Generale ed essendovisi aggiunta anche della Cavalleria e che di più mandarono ieri verso il confine della nostra Repubblica dei pichetti (sic)
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NOTE
(1) Al N. 1120, come risulta dal voi. V, tav. 51, N. 86 del libro degli Atti di nascita della Parrocchia di S. Alessandro in Colonna (Archivio della Parrocchia), dove il Nullo fu battezzato coi nomi di Francesco Giuseppe. Padrino di Battesimo fu lo zio paterno Giuseppe, medico chirurgo.
(2) Possidente e commerciante; nato a Bergamo il 5 settembre 1801 da Francesco e Giulia Colombi; unitosi in matrimonio con Angela Magni il 7 maggio 1825. Morto a Bergamo il 9 gennaio 1852).
(3) Magno o Magni, come risulta da numerosi documenti ufficiali consultati (Atti di Stato Civile, Archivio Anagrafe del Comune di Bergamo; Archivio Parrocchiale di S. Alessandro in Colonna). Nata a Bergamo il 16 marzo 1800, da Carlo ed Angela Pesenti. Vedova di Bartolomeo Ciliari, sposò in seconde nozze Arcangelo Nullo, dal quale ebbe sette figli: Francesco, Carlo, Giuseppe, Ludovico, Giovanni, Giulia, Pietro.
(4) L. STEFANONI, Francesco Nulla martire in Polonia (notizie storiche), Milano, Edit. C. Barbini, 1803, pag. 14 e Registri Scolastici del Collegio di Celana»: anni 1837, 1838, 1839, 1840. Archivio privato di Celana.
(5) L. STEFANONI, opera citata, p. 14.
(6) Lettera di E. Zasio al Museo del Risorgimento di Bergamo, vetrina 25.
(7) Carlo Pietro, nato a Bergamo il 6 gennaio 1827. Entrò convittore nel Collegio Vescovile di Celana, come il fratello Francesco, probabilmente dietro consiglio dello zio paterno, Canonico Ludovico. Dal 183'1 al 1843 rimase in Celana; poi fu alla Scuola Militare di Vienna, donde usci Ufficiale di Artiglieria. Passò in Belgio, dove si dedicò alla meccanica. Tornato in Italia sposò Palmira Rosti, da cui ebbe un figlio di nome Carlo, che seguì la carriera militare e divenne Generale di Artiglieria.

GUIDO SYLVA , nella sua opera: Cinquant'anni dopo la prima Spedizione in Sicilia, ristampata dal Comune di Bergamo, a cura del prof. A. Agazzi, col titolo: L'VIII Compagnia dei Mille, S.E.S.A., Bergamo. 1959, parlando di Carlo Nullo dice che fu coi fratelli Francesco e Ludovico « all'espugnazione di Porta Tosa nel 1848; fece la Campagna del 1859 da volontario nell'Esercito regolare piemontese e fu ferito alla battaglia di S. Martino ». E' opportuno chiarire che alcune di queste affermazioni del Sylva non mancano di inesattezze.
(8) Giuseppe Maria Luigi, nacque a Bergamo il 31 dicembre 1827; combattè a Porta Tosa e a Castel Toblino, come sergente nella Colonna Bonorandi.
Il suo nome figura nell'elenco dei profughi illegali del 1849, al N. 115. Una lettera autografa, conservata nella raccolta degli eredi di Antonio Pesenti, porta la firma « G. Nullo » e la data del 31 luglio 1862. Giovanni Antonucci, sul « Bergomum » N. 3, 1940, pag. 141, riportandola fedelmente, l'attribuisce a Giuseppe Nullo. Giuseppe mori celibe, il 1° dicembre 1863.
(9) Ludovico Angelo Maria, nato a Bergamo il 14 gennaio 1829, con i fratelli Francesco e Giuseppe fu uno dei più coraggiosi combattenti a Porta Tosa, nel 1848, dove fu ferito gravemente alla gamba destra. Una lettera autografa di Ludovico Nullo (trovata da G. Antonucci nella raccolta Camozzi alla Civica Biblioteca « Mai » di Bergamo, e pubblicata sul « Bergomum », 1940, N. 3, pag. 142) inviata a Gabriele Camozzi da Bonassola (Levante), il 18 febbraio 1852, ci fa sapere che dal 1850 Ludovico Nullo era impiegato delle Dogane nazionali.
La trascrizione dell'atto di morte sul Registro N. 2, atto 745, parte II.
Ufficio Anagrafe del Comune di Bergamo, rende noto che « l'ultima dimora di Ludovico Nullo fu Kampong Makassar (nell'isola di Celebes) e la professione infermiere in ritiro ». Morì a Batavia, nell'isola di Giava, il 12 settembre 1881.
(10) Giovanni, nato a Bergamo il 29 luglio 1830; sposò Beatrice Cavallanti; visse sempre con la madre, in via Prato (via XX Settembre); sostituì il fratello Francesco nella Ditta « F. Nullo & C. »; morì il 31 marzo 1875 (Reg. N. 1, atto 278, a. 1875 - Uff. Anagrafe Comune di Bergamo) senza lasciare figli.
(11) Pietro, ultimogenito (la penultima nata era una femmina: Giulia, morta a soli quattro mesi di vita, il 22 aprile 1832), nacque il 21 settembre 1834.
Stando alla testimonianza del Sylva , Pietro " divenne Guardia Marina nella R. Armata Sarda e peri con il poeta Nievo a bordo dell'« Ercole », mentre era diretto a Napoli, nel marzo 1861 ». In seguito a ricerche fatte dalla madre, risultò « i assente e di ignota dimora » sin dal 1855 (come da attestato municipale 5 aprile 1864). A Genova esercitava il commercio delle tele, fornitegli dal fratello Francesco. (Archivio Palazzo Giustizia, Bergamo, Atti del notaio G. B. Zanchi, colto 13290, n. rep. 2732.
(12) Oggi: Scuole Elementari M. O. Antonio Locatelli.
(13) B. BELOTTI, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, voi. Ili, libro XI, cap. II, pag. 160 e seg.; libro XI, cap. III, ediz. 1940, Ceschina, Milano.
(14) B. BELOTTI, opera citata, vol. III, libro XI, cap. I, pag. 145 e seg.
(15) Com'egli stesso confessò « i suoi idoli furono sempre: la libertà e la nazionalità ».
(16) Collegio Convitto fondato da S. Carlo nel 1576 in Val. S. Martino, nel Comune di Caprino (Bergamo).
(17) Corrisponde alla prima classe dell'attuale Scuola media.
(18) Vedi nota n. 1, pag. 6O.
(19) Sotto la guida del Rettore Don Francesco Taschini, che fu il primo ad introdurre moderni metodi d'insegnamento a Celana, e degli insegnanti; Don Giovanni Valsecchi e Don Giovanni Rota.
(20) L. STEFANONI, opera citata, pag. 14.
(21) L. STEFANONI, opera citata, pag. 14.
(22) Materia alla quale veniva allora data la massima importanza nelle Scuole tecniche (vedere: Archivio di Stato di Milano: Fondo Istruzione, p. m. 1847; 558, fase. 332; 1848 N. 342).
(23) Era complemento all'istruzione degli allievi della Scuola tecnica del Cappuccio.
(24) A Vienna e a Cracovia, nel 1863, dove portò un gruppo di volontari bergamaschi in soccorso dei Polacchi.
(25) Quella che si appoggiava all'entusiasmo popolare, non alle relazioni diplomatiche.
(26) II Congresso di Vienna.
(27) Tenutosi il 13 settembre 1847, aveva permesso agli intervenuti di scambiare feconde idee politiche in linguaggio scientifico.
(28) Nazari o Nazzari, deputato degli estimati non nobili della provincia di Bergamo (vedi B. Belotti, opera citata vol. III, libro XI, cap. IV, pagg. 246-247).
(29) Le riforme.
(30) Con tale espressione i patrioti volevano significare ch'era giunto il momento per agire.
(31) Infatti « nel 1848 era conosciuto nel mondo studentesco della metropoli lombarda » (vedi: G. ANTONUCCI, « Bergomum », dicembre 1939, pag. 185) (« Alle barricate tra gli studenti..., vi si confondevano lombardi di ogni città che colà si trovarono preparati al cimento o vi volarono al primo grido di allarme», pag. 22 delle Memorie narrate da C. BARONI, I Lombardi nelle guerre. del 1848-1849, vol. I, Torino, Cassone, 1856).
(32) Nullo Ludovico, di Bergamo, anni venti, negoziante in pannine « fu uno dei più coraggiosi che impadronitisi di Porta Tosa vi appiccarono il fuoco; egli riporto una grave ferita nella gamba destra » (vedi nota di A. FACONTI Le cinque giornate di Milano. Morti, feriti e benemeriti, Milano, 1895, N. 1104, elogio di Antonio Lissoni, Maggiore di Piazza e Capo di Stato Maggiore dei combattenti).
(33) Giuseppe, fu sergente-alfiere nella Colonna Bonorandi; si distinse a Castel Toblino col capitano Madaschi e col sergente Leidi (vedere: C. BARONI, Lombardi ecc.. Memorie, ed. Cassone, Torino, 1856, vol. I, pag. 61). Il suo nome è compreso, al N. 115, nell'elenco dei profughi illegali compilato dalle autorità austriache nel 1849, il che comprova che si era messo in cattiva luce agli occhi della Polizia austriaca). (Vedere: Archivio Municipale, Civica Biblioteca « Mai », Bergamo, Cart. 25, N. 4, anno 1849, Gah. T ; fila I, 16 sopra).
(34) Meritamente chiamata Porta della Vittoria (avviso del Governo provvisorio di Milano del 6 aprile 1848).
(35) Il numero di 300 è dichiarato nel « Rapporto del 27 marzo 1848, inviato dal Commissario Governativo Oldofredi al Governo provvisorio di Milano, in cui s'elogia il caldo amor nazionale die distinse la città di Bergamo in questa memoranda lotta. Questi prodi cittadini nel mentre primi in Lombardia spedivano trecento armati in soccorso della Capitale minacciata... » (Museo del Risorgimento di Milano, Archivio Casati, Cart. N. 158).
(36) « Desidero ardentemente che codesto Governo voglia inserire nel Giornale Ufficiale l'attestazione della riconoscenza milanese per quanto venne operato dai Bergamaschi » (vedere: rapporto Oidofredi al Governo provvisorio di Milano del 27 marzo 1848 presso il Museo del Risorgimento di Milano, Archivio Casati, N. 158).
(37) La citata nota di A. Facenti ricorda un episodio spiacevole occorso al giovane Ludovico Nullo, mentre era degente all'ospedale della Senavra: « Essendogli stati rubati gli abiti, per raccomandazione del Ministro della Guerra, ottenne L. 200 per acquistarne altri, onde rimpatriare ».
(38) L. STEFANONI, opera citata, pag. 20.
(39) L. STEFANONI, opera citata, pag. 22.
(40) Primo biografo del Nullo. Scrisse l'opera più volte citata da noi: Francesco Nullo martire in Polonia, Ed. C. Barbini, Milano, I edizione 1863, II edizione 1867, con riferimenti non sempre precisi.
(41) G. SYLVA , Cinqnant'anni dopo la prima Spedizione in Sicilia, ed. Isnenghi, Bergamo, 1910. Opera ristampata (Ini Comune di Bergamo, a cura del prof. Alberto Arazzi, col nuovo titolo: L'VIII Compagnia dei Mille, S.E.S.A., Bergamo, 10.59. G. SYLVA ,il più bello dei Mille, in « Rivista di Bergamo», maggio, 1923 e nella citata L'VIII Compagnia dei Mille.
(42) GIUSEPPE CESARE AURA, Ritratti e profili - Francesco Nullo, S.T.E.N., Torino, 1112, pp. 71-79.
(43) G. LOCATELLI-MILESI, Per F. Nullo. In memoriam, 1 ottobre 1907, Istituto Italiano Arti Grafiche, Bergamo. Id., I Volontari Bergamaschi nel Trentino e in Valcamonica, 1848, Bergamo, Arti Grafiche, 1896. Id. F. Nullo, « Bergomum », 1932, N. 4, pag. 205.
(44) C. CAVERSAZZI, Per F. Nullo, Numero Unico, Bergamo, 1 ottobre 1907, Arti Grafiche. Id., Profilo di F. Nullo, in « Bergomum », agosto 1938.
(45) G. GERVASONI, F. Nullo, biografia 112 in « Bergamo e i Mille » a cura del Liceo « P. Sarpi », Bergamo, Arti Grafiche, 1932, da pag. 82 a pag. 100. E' uno studio prezioso per la bibliografia e curato con « intelletto di amore », ma non privo di inesattezze.
(46) A. VAJANA, F. Nullo, Milano, «Quaderni di poesia», 1939, I edizione; II edizione 1957, Bergamo, Ed. S. Alessandro. Id., F. Nullo. Un precursore dell'Unità Europea. Anche la seconda edizione presenta inesattezze.
(47) Prima decade di aprile del 1848.
(48) Il necrologio porta la firma abbreviata A. E' attribuito a Federico Alborghetti, patriota e storico bergamasco d'indiscusso valore, molto amico del Nullo.
(49) Appassionato cultore di studi storici, molto preciso nella ricerca, sempre mosso da un fine scientifico, ha offerto una serie di articoli documentati per una nuova biografia di Francesco Nullo più aderente alla realtà storica (vedere: « Bergomum », N. 1, 1937; « Bergomum », NR. 2-3, 1938; «L'Eco di Bergamo » dell'8 giugno 1938; « Bergomum », N. 3-4, 1939; « Bergomum », N. 3-4, 1940; « Bergomum », N. 1-2, 1947; « Bergomum », N. 4, 1952).
(50) « Bergomum », N. 4, 1939; « L'Eco di Bergamo » dell'8 giugno 1938, pag. 3.
(51) Lettera del Ministero della Guerra di Torino del 17 maggio 1849 (Museo del Risorgimento di Bergamo, vetrina 25). Certificato redatto il 14 novembre 1849 dall'I. R. Delegazione Provinciale di Bergamo, su richiesta della Pretura di Caprino (Archivio della Pretura di AImenno S. Salvatore, N. 341/1849). Decreto rilasciato dal Ministero dell'Interno del Governo delle Romagne, l'8 dicembre 1856, N.566 (Museo del Risorgimento di Bergamo). « Il Ministro dell'Interno, vista la domanda del sig. Nullo Francesco Sotto Tenente d'Infanteria Milanese, visti i documenti ad essa uniti, autorizza il sig. Nullo Francesco a portare la Medaglia di rame avente da una parte il Leone alato di S. Marco col motto - Indipendenza Italiana - e dall'altra una Croce raggiante ed il motto - Vessillo di Vittoria 1818 - che a segno di onore fu decretata nel 1848 per quelli che presero parte ai gloriosi fatti della Venezia. Dato il... 8 dicembre 1859. Il Ministro A. Montanari. Governo - Sezione Interno per le Romagne ». Da notare che in Bergamo questa medaglia si trova solo nel medagliere di Francesco Nullo.
(52) Essendo andata distrutta buona parte dei fondi « Dandolo e Manara » al Museo del Risorgimento di Milano, in seguito ai bombardamenti del 1943, non è stato possibile consultare preziosi documenti dell'epoca: l'elenco alfabetico dogli individui componenti il Battaglione Manara e la relazione sulla presa della polveriera di Peschiera e sulla marcia su Castelnuovo. Il maggiore NOARO , anima del fatto d'armo di Lazise e Castelnuovo, nel suo volume: Dei Volontari in Lombardia e nel Tirolo, Torino, 1850, nel ricordare quanti si distinsero a Castelnuovo, non fa parola di Francesco Nullo. Interessante, ma non priva d'incertezze, una lettera della contessa Giovanna Camozzi Giulini, al fratello Cesare Giulini, con particolari attorno ai Nulìo, scritta dopo i fatti di Sarnico (Archivio St. Gamba, vol. 46, N. 4604, 20 maggio 1802): «... essendo qua (sic) Gabriele, da lui m'informai di quanto concerne il Nullo prima della Spedizione in Sicilia. Non è desso che servì nei Bersaglieri; Battista dice che dev'essere un suo fratello, ma io non ne sono certa...; poscia ritornato parti con Gabriele alla fine della Campagna servendo come Artigliere... ». Nell'elenco dei Bergamaschi che più si distinsero a Milano durante le Cinque Giornate, fatto il 30 marzo 1848 dal col. Bonorandi e dall'Andreossi (nota 41, pag. 288, B. BELOTTI, opera citata, vol. III. cap. IV, libro XI) si legge: « F. Nuàllo e èdue altri fratelli » (Arch. S. Mil. Gov. Provv. 1848, cart. 205). Anche questo elenco, come altri preziosi documenti, dev'essere andato distrutto durante i bombardamenti su Milano, del 1943; infatti, non è reperibile. All'Archivio Storico « Gamba » (Civ. Bibl. « Mai », Bergamo), nel vol. 94, cart. 9573, aprile 1848, si trova un elenco nominativo degli Ufficiali appartenenti al Corpo Volontari organizzato in Bergamo nella seconda metà di aprile del 1848 e comandato dal col. Bonorandi « Corpo formato con parte dei quadri del Battaglione richiamato dal Tirolo italiano e che era forte di oltre 600 uomini ».èè il nome di Francesco Nullo. L'elenco porta la firma di Nicola Bonorandi e la data del 28 gennaio 1861. Vedi: ALBERTO AGAZZI, Il 1848 a Bergamo, Rass. Stor. Ris., ott.-dicembre 1953, pag. 490 seg.
(53) Il 28 aprile, sul vapore Pio IX .
(54) Fu l'8 aprile che il Governo Provvisorio di Milano si trasformò in Governo Centrale Provvisorio di Lombardia.
(55) Il Nugent voleva congiungersi al Radetzky sul Mincio.
(56) Manin era repubblicano sin nelle midolla e la Repubblica Veneta vantava quattordici secoli di storia.
(57) Vedere: CARLO PAGANI, Uomini e cose in Milano dal marzo all'agosto 1848, Ed. Cogliati, 1906, Milano, pagg. 511-512.
(58) Il nome di Francesco Nullo acquista una risonanza nazionale durante la Spedizione in Sicilia.
(59) Capitolazione conclusa daàà Olivi, il 14 giugno 1848.
(60) C. PAGANI, opera citata, pag. 507; lettera di Giuseppe Casanova sulla « Rassegna Storica del Risorgimento Italiano », a. 1924.
(61) Cfr. lettera della Camozzi Giulini al fratello Cesare con particolari attorno al Nullo (Arch. Storico « Gamba », Civ. Bibl. Bergamo, vol. 46, N. 4604) « ... partì con Gabriele alla fine della campagna servendo come artigliere... ».
(62) Con l'armistizio Salasco, 9 agosto 1848, Milano tornava all'Austria.
(63) Guidati dal capitano Baroni, che a Vercèè accordarsi con il generale Olivieri, il quale disponeva alla accettazione dei volontari lombardi e provvedeva ai loro bisogni materiali e morali.
(64) Per volere di Carlo Alberto .
(65) E' una lettera del 17 maggio 1849 da Torino, trovasi al Museo del Risorgimento di Bergamo, Rocca, vetrina n. 25.
(66) Nel gennaio 1959, per cortese interessamento del Direttore dell'Archivio di Stato e della contessa Lucia Solci Scarpi.
(67) 369/1849, N. 876. Ill.mo sig. Presidente della Commissione di scrutinio dei titoli degli Ufficiali Lombardi - Titoli del Sottotenente Nullo Francesco,
20 gennaio 1849. « Ho l'onore di trasmettere a S. V. Ill.ma le qui unite carte concernenti il sig. Nullo Franàà Sottotenente al servizio del Governo Provvisorio di Lombardia, con preghiera di voler sottoporre all'esame di codesta
Commissione e di farmi poscia conoscere il giudizio della medesima profferito circa l'ammiàà, o no, della domanda ivi contenuta ».
(Omissis) N. 2921-308/1849
Divisione Personale Guerra e Marina, 28 febbraio 1849. Ill.mo sig. Luog.te Generale Comandante la Divisione Lombarda - Alessandria. Il sig. Nullo Francesco Sottotenente nelle Truppe Lombarde e destinato a far parie di codesto Deposito (Deposito di Cuneo). Di tanto pregiomi informare la S. V. Ill.ma per sua norma di intelligenza (omissis). N. 2922 - Ill.mo sig.
Comandante il Deposito d'Ufficiali Lombardi - Cuneo - 28 febbraio 1849 (Ardi. Stato, Torino, Sez. Riunite). N. 2923 - Ill.mo sig. Intendente Generale d'Armata - Alessandria - 28 febbraio 1849 (Arch. Stato, Torino, Sez. Riunite). N. 2924 - Sig;
Nullo Francesco, Sottotenente nelle Truppe Lombarde - Torino - 28 febbraio 1849 (Arch. Stato, Torino, Sez. Riunite), « La S. V. Ill.ma viene da questo Ministero destinata a far parte del Deposito d'Ufficiali Lombardi in Cuneo dove eàà recarsi quanto prima ed aspettare le determinazioni che saranno prese sul suo conto, senza che questo abbia a considerarsi come un affidamento ad essere riconosciuta nel grado di Sottotenente che occupa nelle Truppe Lombarde (omissis) ».
(68) 17 maggio 1849 (Museo del Risorgimento, Bergamo, vetrina 25). « II sig. Nullo Francesco nominato sottotenente ed ammesso al servizio nella R. Armata in virtù del Decreto 8 settembre 1848 ed ora faciente parte del Deposito di Cuneo, col grado di Sottotenente, e dispensato dal servizio in seguito a sua domanda,... non essendo ancora riconosciuto il suo grado (fece parte della spedizione allo Stelvio) ».
(69) L. STEFANONI, opera citata, pag. 28.
(70) L. STEFANONI, opera citata, pag. 29.
(71) G. C. ABBA , Da Quarto al Volturno - Noterelle di uno dei Mille, Ed. Zanichelli, 151 edizione, 1925, pag. 19 (in mare, 7 maggio).
(72) A Cetona lo crea tenente quartiermastro e a Macerata Feltria lo manda ambasciatore a S. Marino (1849); al Almenno, nel 1859, il Nullo chiede ed ottiene dal Generale di penetrare, nottetempo, in Bergamo per riferire « come stavan le cose » (pag. 254, G. TIGRI, Il montanino Toscano, Firenze, Le Monnier, I edizione 1860, II edizione 1959). Nella primavera del 1860 Garibaldi gli affida gli arruolamenti dei Bergamaschi per la Spedizione in Sicilia; il 27 maggio del 1860, invitato da Garibaldi « a dare l'esempio per il nuovo assalto » (G. LOCATELLI - MILESI, Garibaldi per Bergamo e per i Bergamaschi, Bergamo, Arti Grafiche, 1934, pag. àà il Nullo ad entrare primo in Palermo. Ed ancora: èè tra i pionieri dello sbarco in Calabria, l'8 agosto 1860 »àà settembre col Dittatore, di nuovo, a Palermo per la scelta del Governatore civile, dopo le dimissioni del Depretis , in ottobre, messo a capo della spedizione nel Sannio, contro la rivolta dei « cafoni »; nel maggio del 1862 àà, per conto di Garibaldi , una spedizione in Tirolo; nell'agosto dello stesso àà « tra i fedelissimi » all'Aspromonte.
(73) Ricerche fatte recentemente all'Archivio di Stato di Roma, per cortese interessamento del Direttore (nei fondi della Repubblica Romana 1849 e dei Volontari 1848-1849) hanno portato a questo accertamento: Francesco Nullo era sicuramente a Roma nel mese di giugno 1840.
Nell'Archivio dei Volontari - Ruolo degli isolati, Deposito degli Ufficiali, busta 4 sono stati rinvenuti i seguenti documenti: la nota degli « Ufficiali (tra i quali Francesco Nullo) ammessi nel Corpo degli Ufficiali di Deposito e che hanno diritto al soldo dal 5 giugno 1849 inclusive ».
Ricevute firmate, relative al soldo riscosso dalla Cassa dell'Intendenza Generale e dal Cassiere del Ministro della Guerra in data 7, 15 giugno e 1° luglio 1849.
C. BARONI, nell'opera citata, a pag. 212, vol. II, scrive che Manara giungeva a Civitavecchia il 26 aprile, per via mare; Baroni, per via terra, entrava in Roma il 1° maggio; altri sfidarono il viaggio per la Toscana, pur di giungere a Roma e vi giunsero sul finire di maggio.
G. ANTONUCCI, sul N. 4 del « Bergomum », 1939, nel suo studio documentato per la messa a punto di alcuni momenti della vita di Francesco Nullo, sostiene che « F. Nulio arrivò a Roma solo dopàà di maggio ». Negli elenchi degli Ufficiali della Compagnia del Masina, compilati dal Loevinson, non figura F. Nullo.
G. GUERZONI nella Vita di Garibaldi . Ed. Barbero. Firenze, 1882, vol. I. pag. 286, ricorda che i lancieri del Masina all'attacco di Velletri erano soltanto 40, mentre sul finire dell'assedio di Roma erano 85. Per la suaàà militare in difesa della Repubblica Romana, F. Nullo ottenne dal Ministero dell'Interno del Governo delle Romagne, in data 8 dicembre 1859, N. 567, l'autorizzazione a portare « la Medaglia d'argento avente da un lato l'emblema militare col motto - Indipendenza Italiana - dall'altra una Lupa coi gemelli lattanti e il motto - Benemerito della Patria - che, a segno d'onore, fu decretata nel 1848 per quelli che valorosamente combatterono per l'Indipendenza d'Italia », Museo del Risorgimento di Bergamo, Rocca, (vetrina 25). Il pittore Marco Ravazzi rappresentò il Nullo a cavallo in Roma in un affresco del 1851, nella àà Dall'Ovo di Sforzatica (Bergamo).
(74) II diplomatico Ferdinand Marie Lesseps, lo stesso che, sul progetto del nostro Negrelli, ràà il taglio dell'Istmo di Suez.
(75<èè, alla baionetta.
(
76) Bergamasco, « cosi aitante di persona, come caldo di parola » (vedi: G. GUERZONI, opera citata, pag. 289), caduto nella difesa di Porta S. Pancrazio.
(77) Bergamasco, ferito gravemente alla difesa del Vascello.
(78) G. GERVASONI, F. Nullo, biografia N. 112 del volume « Bergamo e i Mille » edito a cura del Liceo « Sarpi » di Bergamo, 1932, pag. 85.
(79) La divisa dei lancieri era: spencer turchino pantaloni rosso-cupo, ciakò alto, rosso e nero con l'insegna del teschio in oro, pennacchio nero, mantello bianco (vedi: E. LOEVINSON, G. Garibaldi e la sua Legione nello Stato Romano, Roma, Dante Alighieri, 1902-1907, parte II, pag. 127).
(80) G. GUERZONI, opera citata, pag. 328, vol. I.
(81) 22 marzo 1848, Milano.
(82) Riunita in Campidoglio (pag. 329, G. GUERZONI, opera citata, vol. I).
(83) G. GUERZONI, opera citata, pag. 331.
(84) G. GUERZONI, opera citata, pagg. 331-332, vol. I.
(85) Gli austriaci, gli spagnoli, i borbonici, i francesi.
(86) Garibaldi , secondo la definizione dei patrioti.
(87) èè l'ultimo focolare della rivoluzione del 1848 a spegnersi in Europa (26 agosto 1849), (vedi: A. OMODEO, L'era del Risorgimento Italiano. Ed. Scient. It., Napoli, 1948, cap. XIV, pag. 365).
(88) I nemici di Garibaldi avevano sparso, tra le popolazioni, la fama ch'egli fosse « un orribile predone sanguinario ».
(89) Capo della Deputazione Comunale di Macerata Feltria e capo del movimento italiano dell'intero Montefeltro (vedi: E. Linunoi, Dal Metauro al Titano - Le ultime tappe della ritirata garibaldina del 1849, Atti del XXIII Congresso di Storia del Risorgimento di Bologna, 1935, pag. 219).
(90) Giovane volontario maceratese, ottima guida (vedi: E. Linunm, studio citato, pag. 220).
(91) G. C. ABBA , Ritratti e profili, Torino, S.T.E.N., 1912, « F. Nullo », pag. 73.
(92) Figlio di Ranieri, Viceré di Lombardia.
(93) G. C. ABBA , opera citata, luogo citato.
--------------

continua

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